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La Puttana del Direttore [PARTE 1]


di AmbrosiaTrav
11.02.2024    |    39    |    0 8.0
"Chissà cosa altro avrebbe voluto da me, aveva ragione, sarei stata la sua troia personale per molti mesi [CONTINUA]..."
Era il mio primo giorno del servizio civile, una seccatura che rallentava le mie aspettative di laureato con master, pronto a lanciarsi nel mondo del lavoro.
Entrai nella sede di Roma in pieno centro e il Direttore del Personale Dr. T mi accolse x un brevissimo colloquio.
T era un uomo molto alto, brizzolato, maturo, palesemente fuori forma, con una pancia pronunciata, un fare autorevole ma non minaccioso, anzi cordiale.
Mi disse che sarei rimasto nella sua segreteria la prima settimana per poi prendere il posto di un altro ragazzo che aveva finito il Servizio in un museo, come sorvegliante.
Non era certo una buona notizia per me: volevo studiare per dei concorsi, preferivo un lavoro da scrivania che mi lasciasse del tempo per me senza buttare 10 mesi della mia vita. Inoltre il servizio di sorveglianza imponeva turni in piedi, al freddo, così provai a chiedere di essere impiegato per lavori di ufficio, dove sarei potuto essere più utile vista la mia preparazione. Ma il mio destino sembrava segnato.
Trascorsi la mia prima settimana nella segreteria del Direttore T, insieme alle sue 2 segretarie, gentili, in un clima sereno dove mi feci apprezzare e ben volere. Studiavo nei tempi morti, e guardavo la mia posta privata, in particolare le mail che scambiavo con un uomo più grande conosciuto poco prima, con il quale cercavo di instaurare una amicizia intima ed erotica.
Un giorno, lasciata incautamente aperta la mia mail privata durante una pausa, il Dr. T passò di fretta a prendere un documento dalla mia scrivania. Al suo rientro da una riunione, nel primo pomeriggio, mi chiamò nella sua stanza.
"Dimmi una cosa. Chi è Ambrosia?" Rimasi impietrito, paralizzato. "Non lo so... Chi?"
"Lo sai che sei qui per lavorare vero? E dovresti stare piú attento quando nel luogo di lavoro ti fai gli affari privati."
"Direttore mi scusi, ma ho sempre fatto tutto il lavoro che Lei e le segretarie mi avete chiesto".
"Ma si stai tranquillo, ti sto dando solo un consiglio, non ho nulla da dire sul tuo comportamento, anzi. Ti ho chiamato per dirti che tra qualche giorno inizierai il Servizio presso la sede museale a piazza Xxx".
"Direttore, non c'è la possibilità di restare qui, sarei più utile viste le mie caratteristiche." Rimase pensieroso per qualche istante.
"È molto difficile, i ragazzi li utilizziamo per il servizio di custodia, fammici riflettere, ma la vedo molto difficile, vedo che margini ci sono. Piuttosto, mi è sembrato di vedere che quella Ambrosia è molto carina, mi piacerebbe conoscerla". "Direttore, ma veramente non lo so, è solo un gioco... ". T mi interruppe: "non dire nulla. Tu conosci Ambrosia, ti sto chiedendo di parlarle e dirle che avrei piacere di conoscerla. Puoi fare questa cosa per me? "
Annuii con la testa senza fiatare, volevo togliermi da quell'imbarazzo, così tornai alla mia scrivania ed analizzai la situazione: il Direttore aveva visto le mie foto da femminuccia troia, non so se aveva anche letto la mia corrispondenza ma di certo voleva conoscermi nei panni di Ambrosia, e lo aveva fatto con un sottile ricatto, dato che le mie sorti per i successivi 10 mesi dipendevano da lui.
Il giorno successivo trascorse senza che T mi disse nulla, pensavo mi chiamasse, ma nulla. E io non sapevo cosa fare: T non mi piaceva, non l'avevo mai considerato nelle mie voglie di femmina, ma non volevo in alcun modo trascorrere 10 mesi della mia vita in un posto freddo, disagiato senza potermi preparare e studiare.
Il giorno successivo andai dal Direttore per sapere se ci fossero delle novità.
"Non ancora. E tu, che mi dici?". Volevo stare lì, e in fondo l'idea che un uomo importante (così lo vedevo) mi avesse adocchiata mi lusingava. Così timidamente gli dissi "ok" annuendo col capo. "Molto bene, bravo. Allora, domani è venerdì, verrai al lavoro più tardi, e rimani il pomeriggio. Quando le segreterie andranno via Ambrosia verrà da me. Va bene?". "Va bene Direttore".
Il giorno dopo mi alzai più tardi e preparai il mio zainetto per Ambrosia, con gli abiti che tenevo nascosti in camera mia: un paio di décolleté viola, con tacco molto fine alto 12 cm, calze nere autoreggenti 20 den con balza in pizzo, immancabili reggicalze in pizzo nero, un completino reggiseno imbottito e mutandina in pizzo rosa, un vestitino corto attillato grigio e blu a strisce orizzontali, che mettevano ben in risalto il mio culetto tondo. A completare il tutto una parrucca fucsia e un rossetto rosso fuoco.
Arrivai in sede aspettando così tra una scartoffia e l'altra che trascorresse il tempo un po' preoccupata, ma il solo pensiero di infilare le mie cosce nel nylon e i miei piedini in quelle scarpe da troia mi eccitava da impazzire.
Alle16 anche la seconda segretaria salutò e andò via per il weekend. T. mi chiamò e mi diede una chiave: "Chiudi la porta della saletta di attesa e preparati. Non rispondere al telefono e se bussa qualcuno non rispondere. Quando è pronta, Ambrosia viene da me. Chiaro?" Annuii ed eseguii. Mi preparai in preda ad una eccitazione crescente, il suo tono fermo che mi impartiva ordini, la lingerie che mi accarezzava la pelle, e il rossetto senza vergogna che mi dava un tono da vera troia...
Bussai alla porta e mi invitò ad entrare. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, mi vergognavo e avevo paura che mi considerasse un finocchio pervertito.
"Vieni Ambrosia, finalmente. Sei ancora più bella di quanto avevo potuto immaginare dalle foto che avevo visto di sfuggita".
Si alzò e mi venne incontro, mi prese per mano e mi condusse sul divano dove ci sedemmo.
"Ti vergogni? Perché mai? Non dirmi che non sei mai stata davanti ad un uomo, oppure non ti piaccio proprio?". "No no... È che sono un po' timida, non ho molta esperienza".
Il Direttore, con la sua solita voce sicura proseguí "senti, a me piacerebbe avere la tua compagnia ogni tanto, ti piacerebbe restare qui a lavorare, e ogni tanto tenere compagnia al tuo Direttore?". Notai che il Direttore era visibilmente eccitato, perché quel pantalone si era gonfiato in modo sfacciato e spropositato, con mio stupore. Ciò mi fece sciogliere come neve al sole. Annuii per rispondere al suo invito apparentemente gentile, ma evidentemente torbido, di quella tipica arroganza dei potenti.
"Brava Ambrosia" le sue manone calde mi accarezzarono le cosce.
"Con queste gambe stupende mi hai fatto eccitare tantissimo.... Vuoi vedere? ". Annuii mentre lui, senza neanche attendere una mia risposta, si abbassò la zip e fece uscire il suo pisello maturo: con mio stupore ammirai quel bellissimo cazzo, pesante, turgido, spesso. La cappella era tutta scoperta, larga di un rosso scuro. Quel cazzone spesso e volgare, di uomo maturo e di maschio arrapato fece smuovere la troia femmina che era in me. Allargai le cosce per farmi accarezzare meglio, da quelle manone con la fede al dito. T mi prese la mano e la appoggiò sulla sua verga dura e iniziai a masturbarlo.
"oh si, brava, che puttanella che sei... ".
Si alzò, mi invitò a togliergli i pantaloni e a seguirlo alla scrivania. Alzò il telefono e fece una chiamata, mentre io continuavo a segarlo dolcemente. Chiamò il Direttore del museo dove dovevo prendere servizio, comunicandogli che quel ragazzo non sarebbe più andato, inventò problemi di salute che rendevano la destinazione al museo inopportuna, almeno fino ad aprile-maggio.
Mentre parlava mi guardava, facendo segno col capo di fare la brava puttana. Continuai a segarlo, eccitata e contenta di restare lì. T mi disse "sarai la mia segretaria troia vero?" Si Direttore".
"Brava puttanella, sei una bella checca. Prendilo tutto il cazzo del tuo Direttore", il suo respiro si fece sempre più pesante
finché dopo poco mi sborrò tra le mani, un fiume di sborra di un bianco trasparente e molto fluida, che mi inondò completamente le mani.
Mi porse dei fazzoletti, si asciugò e si rivestì.
"Puoi andare a casa adesso, avremo tante occasioni per tenerci compagnia... ".
Mi rivestii da maschio, eccitata al pensiero di essere diventata l'amante del Direttore, la puttana di un uomo maturo che mi teneva accanto a sé col ricatto, per soddisfare le sue voglie di porco maturo. Chissà cosa altro avrebbe voluto da me, aveva ragione, sarei stata la sua troia personale per molti mesi [CONTINUA]
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