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Dalla WebCam Al Letto (2^ Parte)


di sicilturiddu
01.03.2015    |    2.450    |    2 9.3
"Giacomo come suo costume e abitudine, alzandosi dalla tavola si sdraiò sul divano, mentre io e LICIA rimanemmo a tavola continuando a scambiarci sguardi..."
Rimanemmo soli io e LICIA; non potevo prendere alcuna iniziativa per il patto concordato di non invadenza sessuale tra noi. Chiesi a LICIA che avrei avuto il piacere di allontanarmi per andare a fare quattro passi in città, per conoscere le sue bellezze storiche e architettoniche, passione che mi porto sempre dietro. Mi indicò quale strada percorrere per arrivare al centro storico, andai a piedi, mi suggerì di non rientrare tardi ma verso le 20 circa. Fu una passeggiata post-pranzo abbastanza salutare e culturalmente interessante, comprai in edicola una guida storica della città con relativa toponomastica, gustai le meraviglie delle chiese e dei palazzi storici, visitai quattro librerie che ho incontrato. Al mio rientro a casa Loro, dopo le 20,30 trovai Giacomo sdraiato sul divano, LICIA era a farsi una doccia, l’odorino che circolava in casa prometteva una cena succulenta e gustosa. La tavola era nuovamente apparecchiata come quella del pranzo di poche ore prima. Giacomo mi invitò a sedere accanto a Lui e mi disse: “come mai sei uscito da solo per conoscere la città e non hai chiesto la nostra compagnia?” Risposi: “ho ritenuto che per la privacy e per non destar sospetto tra i Vs vicini e conoscenti, era meglio che tutto rimanesse tra le quattro mura di casa, non per altro.” Ribattè Lui: “Turi sei davvero una persona molto attenta e responsabile, meriti davvero la fiducia e la stima che ti abbiamo concesso; in caso avremmo sempre potuto dire che fossi un nostro parente.” Mentre Giacomo finiva di pronunciare queste parole, sopraggiunse in cucina LICIA che disse: “ciao Turi bentornato; ti sei rilassato e divertito in città cosa hai visto e visitato, ti è piaciuta la città?”; descrissi in poche parole il mio pomeriggio trascorso in città, ciò che avevo potuto vedere e gustare, le mie impressioni e mostrato i libri che avevo acquistato; facendo Loro i complimenti per la città che abitano. LICIA invitò me e suo marito a prender posto in tavola, per iniziare a consumare la cena che Lei stessa aveva preparato e di non perder ulteriore tempo. Ci accomodammo a tavola, consumando una cena dalle prelibatezze uniche a base pesce: dall’antipasto, al primo, al secondo, il tutto innaffiato da uno squisito vinello bianco locale; per finire dolce preparato da Lei. La cena e lo scambio di opinioni sulla storia della Puglia e della città si protrasse fino alle 22,30 circa. Giacomo come suo costume e abitudine, alzandosi dalla tavola si sdraiò sul divano, mentre io e LICIA rimanemmo a tavola continuando a scambiarci sguardi permalosi e trasgressivi, con qualche carezza che io feci sulla sua mano. Guardai Giacomo e notai che aveva gli occhi già chiusi e che iniziava a russare ma molto lentamente; feci cenno a LICIA di guardare suo marito. LICIA gli si avvicinò, lo scosse un pochino, Lui smise di russare dicendo: “ah.. si.. ancora a tavola, mi ero appena appisolato, che ore sono?” rispose LICIA: “sono le undici passate”, ribattè Giacomo: “ecco perché mi sono appisolato, per me è già tardi, voi che fate rimanete a chiacchierare o venite a dormire?” di rimando LICIA: “Giacomo ma come potrei venire a dormire, non vedi che ancora devo sparecchiare e fare la cucina, non posso lasciare questo disordine, lo sia bene che non l’ho mai fatto in passato e non lo farò né adesso né in futuro, almeno spero!” Giacomo alzandosi dal divano traballando un pò sia per il sonno sia per il buon vino che aveva bevuto, si diresse verso la scala con un: “buonanotte e buona permanenza, a domattina!” Io nel frattempo mi ero spostato dalla tavola al divano. Alla scomparsa di Giacomo dalla stanza, si aprì davanti ai miei occhi e nella mia mente una prateria di pensieri e di possibilità che potevano avverarsi: è tutto stato da Loro programmato e concordato a mia insaputa; Giacomo che va a letto da solo, Licia che rimane con me, per farsi scopare lontano dagli occhi di Giacomo, al fine di rendere più eccitante il tradimento. Lui Giacomo che fino allora era stato sempre a suo fianco assecondandola in ogni parola, in ogni gesto, in ogni telefonata, in ogni foto, in ogni scelta di lingerie ed in ogni suo desiderio di esibirsi in cam con chi le faceva senso e piacere; perché lo sta tradendo? Questo è ciò che balenò in me nei minuti che rimasi sdraiato sul divano “della Webcam”, mentre Lei continuava a sparecchiare, a ripulire la stanza, nello spostare il kit: oliera-aceto-sale-pepe; questo scivolandole dalle mani si rovescio sul vestito inzuppandolo di conseguenza di un misto olio-aceto condito con sale-pepe, di cui parte finì anche sul pavimento. Mi alzai di scatto, correndole incontro, cercando di aiutarla a rimuovere il vetro e il suo contenuto prima che si inzuppasse il pavimento. Lei tentava di asciugare il vestito bagnato e “condito”, non riuscendoci per la quantità di cui ne era inzuppato, decise di toglierlo per non rovinare anche il suo sottostante intimo che indossava; così per non rovinare ed inzuppare anche i capelli d’olio se avesse alzato il vestito dal basso verso l’alto, decise di sfilarlo dalle maniche grazie alla scollatura larga e abbassandolo verso il basso. Operazione che compì in un batter d’occhio, senza curarsi della mia presenza e della reazione che io avessi potuto avere alla visione dello spogliarello da Lei improvvisato. Rimase in due pezzi nel coordinato rosso pompeano con perfili neri ricamati, sulla sua carnagione bianca vellutata e scarponcino con tacco 6-8 circa. Ripulimmo insieme il pavimento mentre ad ogni occasione io cercavo di avvicinare le mie mani o la mia testa al suo corpo ormai quasi nudo, le chiesi se accettava di essere collaborata a lavare i piatti, mi invitò invece a rilassarmi sul divano, così feci. Ritornai sul divano, Lei riprese a lavare i piatti dentro il lavello della cucina girandomi le spalle; ancheggiando i glutei e le cosce ad ogni movimento delle sue mani all’interno del lavello. Una visione celestiale di un corpo in carne a me molto gradito, specie quando abbassandosi per depositare parte delle stoviglie all’interno del mobile sotto il piano della cucina, mostrava il bel lato B che si apriva al centro quanto più si abbassava, lo slip s’infilava nell’incavo tra i due glutei burrosi e corposi mettendo in vista i peli che fuoriuscivano dallo slip. Le tette sode e prosperose si facevano strada per uscire dall’angusto giaciglio ove erano state riposte. Il mio eccitamento gradualmente s’innalzava a livelli esplosivi; tra le gambe non riuscivo più a nascondere la mia erezione, mi sentivo bagnato da un’eiaculazione ancora non desiderata, la fronte iniziò a sudare, la schiena era percorsa da un formicolio caldo-umido, la posizione che assumevo la cambiavo ogni batter d’occhio, mi sentivo un leone in gabbia. La gabbia era rappresentata dalla condizione accettata “senza alcun impegno sul piano sessuale”, il leone ero io affamato di sesso e dalla voglia di assalire la preda indifesa che era LICIA. Masticavo una gomma, la modellavo all’interno della bocca a forma sferoidale o a forma fallica, giocavo come un forsennato ad un gioco dove io ero allo stesso tempo il giocatore vincitore (perchè godevo della celestiale visione del suo corpo) e il giocatore sconfitto (perché adocchiavo la preda ma non potevo azzannarla). Mi tormentavo, mi insultavo, mi castigavo mordendomi il labbro e la lingua, mi sentivo un’autolesionista per aver accettato di dormire nella sua casa senza poter dare sfogo ai miei piaceri sessuali; nonostante davanti a me Lei agiva e si muoveva con innata disinvoltura quasi a dimostrarmi e a dirmi: “lo hai voluto, adesso qui comando io, sarò io e solo io a decidere cosa, come e quando agire”. Ciò l’ho interpretato dal suo comportamento distaccato da me, come se io non fossi lì accanto a Lei vivo e vegeto; ma invece eccitato, sudato, frustrato, umiliato, ignorato e non degnato di un solo sguardo. Il silenzio era tombale, il rumore era quello dello stridere delle stoviglie tra di loro quando Lei li maneggiava e le spostava; in quel momento la odiavo, nonostante la mia eccitazione. Guardavo l’orologio del mio cellulare, i minuti non scorrevano mai, ero tentato di scattare alcune foto mentre Lei era girata e mostrava le spalle ed il lato B, volevo cogliere ed immortalare gli attimi più sensuali e sex che Lei mostrava, ma non riuscii mai a farlo per il patto concordato che mi vincolava a tenere un comportamento da galantuomo, rispettoso, educato, non invasivo. Le stoviglie e la pulizia della stanza sembravano infinite, ogni oggetto presente in quella stanza, che mi stava ospitando da ore, Lei lo prendeva in mano, lo guardava e lo rimetteva non al medesimo posto ma lo spostava di pochissimo, non capivo e non mi seppi dare una spiegazione plausibile. La stanchezza fisica si faceva sentire non poco, mentre la mia mente e la mia eccitazione, erano la zavorra che mi legavano a quel divano; le sue ancheggiate e i mancati sguardi verso me si annullavano reciprocamente; il dondolare dei seni e dei glutei mi eccitavano, i mancati sguardi mi intristivano sempre più. Quando, finalmente, mi degnò di uno sguardo accompagnato da: “Turi ancora sveglio, pensavo ti fossi già addormentato, vieni ti accompagno nella stanza degli ospiti al piano superiore; lì potrai riposare fino a quando vorrai, non sarai disturbato da nessuno, nemmeno dal russare di Giacomo; sai io spesso non riesco a prender sonno quando vado a letto o mi addormento dopo di lui; spero che stanotte possa io riposare tanto in quanto stanca di una dura giornata piena e pesante”. Le chiesi se mi dava il tempo di prendere la mia 24 ore ed il PC portatile nell’auto posteggiata nel giardino di casa. Mi aprì l’uscio, nascondendosi dietro l’anta apribile per non farsi vedere da eventuali occhi indiscreti; sono uscito, presi l’occorrente in auto. Lei rimase nascosta dietro l’anta fin quando non rientrai; accostò l’anta, dette tre mandate di chiave al portoncino d’ingresso, accese le luci della scala che conduce al piano superiore dicendomi: “Turi seguimi ti accompagno su” e si avviò lungo la scala con me dietro a subirmi l’ulteriore sublime visione delle sue anche, dei suoi glutei, delle sue cosce, delle sue spalle ma soprattutto di godermi l’odore del sudore della sua figa e delle sue cosce che si strusciavano ad ogni gradino. Fui tentato di toccarle il culo, di infilarle la mano tra le cosce per verificare il calore della sua figa, di infilarle due dita della stessa mano contemporaneamente in figa ed in culo per verificare se fosse bagnata di umori vaginali o di sudore e di appurare quanto era dilatabile lo sfintere anale. Queste prove che desideravo fare, non le iniziai affatto, perché la rampa di scala terminò. Arrivammo sul pianerottolo del piano superiore: a destra una porta accostata, di fronte un’altra porta socchiusa, a sinistra due porte chiuse: una conduceva ad un ripostiglio e l’ultima nella stanza degli ospiti con letto matrimoniale, arredata con il gusto e l’eleganza alla “LICIA”. Quadri di nudi sia maschili sia femminili molto casti nulla di hard, tenda di un bianco candido con fiorellini trapuntati in un tenue celeste, piantane su due angoli a luce direzionabile e regolabile in luminosità, TV satellitare, telefono in camera, condizionatore con inverter, pareti tinte in bicolore rosso pompeano e celeste, soffitto bianco con attaccate stelline fosforescenti azzurre, comodini staccati non in tono con la testiera del letto. All’interno il bagno con vasca idromassaggio tipo “Iacuzzi” e doccia, lavabo doppio “Lei – Lui”, vaso inglese e bidet sospesi, asciugamani e tre teli da bagno, profumi, shampoo, bagnoschiuma di tutte le migliori marche e di diverse essenze; l’angolo della “Iacuzzi” rivestito con specchi. LICIA entrò per prima illustrandomi gli arredi e i dispositivi di accensione di tutti gli impianti ed il loro funzionamento sia della camera sia del bagno ma non della vasca idromassaggio, non capii il perché, ma non ebbi la curiosità di chiederglielo. Prima di uscire il mio cuore sussultò di gioia e di piacere quando si sedette sempre nuda in due pezzi sul letto con le gambe penzolanti sul tappeto, restando a busto dritto per un pò, poi sdraiandosi sul letto con le gambe aperte e la figa in bella vista che faceva fuoriuscire i peli mi disse: “questo letto è abbastanza morbido e rilassante, con reti ortopediche regolabili e materasso in lattice, qui ti assicuro farai sogni d’oro!” Così dopo avermi informato di tutto mi sussurrò sull’uscio a bassa voce: “ciao Turi ti auguro una notte di riposo salutare e rilassante, sappi e ricordati che su questo letto ho donato la mia verginità a Giacomo, scambiandoci il meglio di noi stessi durante la nostra vita sentimentale e sessuale; e che nessun altra persona oltre me e Lui ha poggiato la schiena o dormito qui; tu sarai la prima persona a farlo stanotte, ciò grazie alla tua simpatia ed al tuo modo di essere e di comportarti specie oggi, avendo tenuto fede al patto ed alla condizione che ci siamo dati al momento di fissare l’appuntamento qui a casa mia; questa decisione l’abbiamo maturata insieme io e Giacomo; buonanotte tesoro”. Mi baciò all’improvviso sulla fronte; corse per il piccolo corridoio, prima di imboccare sulla destra la scala, a bassa voce dissi: “anche a Te LICIA” ed è scomparsa nella penombra della luce notturna del corridoio sotto i mie occhi lucidi dall’emozione di aver ricevuto da Lei, in regalo irripetibile e l’onore di poter riposare le mie membra dove Lei era diventata DONNA E FEMMINA assaggiando il primo cazzo di Giacomo; e il bacio della buonanotte…..!!!!! Mi ritirai in stanza, chiusi la porta, mi sedetti sulla poltrona e ripassai i momenti topici della giornata; slacciai le scarpe, sfilai i pantaloni e la camicia, mi ritirai in bagno, feci la doccia e ritornando in stanza mi infilai sotto le lenzuola ancora vergini di sangue siciliano, mancava un quarto d’ora all’una di notte, spensi le luci e…. non ricordo più nulla……!!!!!
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