Racconti Erotici > Lui & Lei > Patrizia - Primo incontro
Lui & Lei

Patrizia - Primo incontro


di Dreamfree
10.07.2023    |    96    |    0 8.0
"Le feci cenno di andare al bar dove prendemmo altri due cocktail, questa volta pagando e le proposi di sederci nella stanza dei divanetti..."
Patrizia – primo incontro
Un sabato di inizio giugno mi trovai libero dal lavoro già nel pomeriggio, Siccome dalla settimana successiva in poi sarebbe iniziata la stagione del lavoro vero, quello che non ti fermi per settimane e che sarebbe durata fino a fine settembre, il titolare mi lasciò il week end libero. Decisi così di passare dal bar del paese in cui trascorsi la mia adolescenza, per fare aperitivo con i miei coetanei.
Poi avrei cenato e dormito dai miei genitori, cosa che facevo molto raramente in quanto avevo affittato un monolocale a 5 km dal deposito da dove si partiva per recuperare ore di riposo visto che spesso si arrivava dai viaggi tardi e si partiva molto presto
Quando arrivai al bar mi fecero “le feste” quasi come fa un cane. Erano i soliti 5 o 6 che conosco, quelli che al sabato non lavoravano e passavano ancora la giornata lì, più nuove leve, ragazzini e qualche ragazzina che iniziavano a venire al bar e tra una domanda e l’altra, “dove sei stato?”, “Ma quanta strada fai?”, “Sei mai stato qui?”, “Sei mai stato là?”, ordinavo aperitivo per tutti aggiungendo “Offro io”.
In un gruppetto di ragazzini in disparte si alzò una voce femminile che chiese “Anche a noi?”. Guardai verso di loro e vidi una ragazzina alta 1,40 direi, un po' in carne con i capelli biondi cortissimi quasi rasati su un lato ed un ciuffo lungo color fucsia sull’altro lato, diversi orecchini, occhi da furbetta e bocca carnosa. Anfibi leggeri, leggings neri, blusa in pizzo bianco semitrasparente con sotto reggiseno nero terza misura credo, braccialetti e collane varie di cui molti in cuoio, lo notai perché sono sempre piaciuti anche a me.
La guardai, mi girai dal barista e dissi “Anche a loro”, si sollevò un applauso. Ordinarono tutti da bere, si fece un brindisi e poi si riformarono i capannelli. La ragazzina dai capelli bicolore venne da me mentre stavo parlando con Antonello, compagno di scuola delle medie. Con il suo aperitivo in mano, si avvicinò e disse “Tu chi sei che non ti ho mai visto?”. Guardai Antonello, ci scambiammo un sorriso e dissi: “Circa 10 anni fa, quando ne avevo 12 o 13 ho iniziato a venire qua, tu chi sei?”. Fece una risata di approvazione della mia battuta, “Patrizia” esclamò mentre mi colpiva amichevolmente con la spalla sul braccio facendomi versare in terra un po' del contenuto del bicchiere che avevo in mano. La guardai negli occhi con sguardo severo, “Mi disse scusa scusa”, si attacco al braccio con la mano e mi fece versare un altro goccio”; guardai Antonello e facemmo una risata; mi girai e dissi maliziosamente “Potresti essere punita per una cosa così!”, strinse leggermente gli occhi luccicanti e fissandomi con aria di sfida esclamò “Vorrei proprio vedere!” voltò le spalle e si allontanò lentamente. “Guardai Antonello, spalancai la bocca in una smorfia di stupore e ridemmo. Finimmo il discorso e lui mi salutò con la scusa di dover andare a cena.
Decisi che fosse il caso di approfondire con Patrizia ed andai a cercarla. La trovai nel cortile del bar sotto un albero seduta su di un muretto con gli ultimi due ragazzini rimasti, si stava infatti avvicinando l’ora di cena e gli altri erano già andati via. Come mi presentai sulla porta del bar per uscire nel cortiletto, lei alzò la testa come se stesse aspettando di vedermi da un momento all’altro, mi guardò negli occhi, le feci segno alzando il bicchiere con una mano e facendo girare il dito orizzontalmente con l’altra mano, come dire “facciamo un altro bicchiere?!”. Lei salutò i ragazzini, saltò giù dal muretto e mi raggiunse.
Ordinammo un altro giro che il barista ci portò fuori, accendemmo una sigaretta e rimanemmo in piedi in un angolo del cortile dove c’era una botte per appoggiarsi. Ci presentammo seriamente, io raccontai qualcosa di me e viceversa. Scoprii che aveva 17 anni e che a settembre ne avrebbe fatto 18, che aveva appena finito un triennio di scuola superiore e che abitava in paese da meno di un anno, per quello non l’avevo mai vista prima. Ad un certo punto dissi “Ok, vado a cena”. “Ci vediamo dopo?” mi chiese. “Certo, intorno alle dieci” risposi.
Alle 22.00 tornai al bar e la trovai li, sempre gli anfibi gambe nude, gonna corta stile scozzese, top nero scollato a manica lunga con l’ombelico scoperto, niente reggiseno e gli immancabili braccialetti, collane e fronzoli vari. Mi vide arrivare, come scesi dall’auto mi corse incontro come si fa con un vecchio amico. Si mise in punta di piedi e mi bacio di sfuggita sulla bocca chiedendomi “Disco?”. “Bene!” dissi. Bevemmo una cosa lì al bar, si prese la macchina e via in discoteca. Entrammo e come consuetudine andammo al bar, visto che la bevuta era compresa nel biglietto di ingresso. “Due Angelo azzurro grazie”. Bevvi tutto in un sorso solo con aria di sfida e lei fece lo stesso. La guardai stupito, “Questa è dura da uccidere” pensai. Ci buttammo in pista con la musica progressive anni 90 e le luci strobo che facevano sembrare ci si muovesse a scatti. Dopo più di un’ora di salti iniziai ad apprezzare la sua personalità anche se la sua fisicità non mi appassionava.
Le feci cenno di andare al bar dove prendemmo altri due cocktail, questa volta pagando e le proposi di sederci nella stanza dei divanetti. Lei accettò. La stanza dei divanetti era una stanza dove c’era il passaggio delle persone che andavano da una pista da ballo all’altra, ma i divanetti da due posti rimanevano in ombra. Lì chi voleva appartarsi per limonare poteva farlo mentre i “guardoni” si appoggiavano al muro in piedi, magari bevendo e fumando, magari a farsi venire il cazzo duro guardando i più fortunati. Ma soprattutto la musica arrivava a basso volume e si poteva chiacchierare. Ci sedemmo, facemmo un paio di sorsi e un paio di parole ancora, poi poggiammo i bicchieri sul tavolino. Non vedevo l’ora di sentire le sue labbra carnose sulle mie, ci avvicinammo ed iniziammo a limonare come se ci conoscessimo da sempre. Mi era già successo altre volte di agganciare una tipa e fare la stessa cosa su quei divanetti, ricordo Gabriella, Enrica, Monica ed altre con le quali limonavi un pò, ti facevano venire il cazzo duro e poi ciao, andavi a casa a farti una sega. A forza di limonare la voglia aumentò, il cazzo si indurì e fu un attimo scivolare con la mano sotto la gonna per trovare le mutandine bagnate, e fu anche un attimo che il buttafuori passò di lì e disse “State esagerando, fuori!”. E così facemmo, finimmo il bicchiere e andammo via. Spostai l’auto in una zona buia del parcheggio e ricominciammo con la lingua, con tanto impeto che la nostra saliva colava giù per i menti. “Sei un porco con quella lingua” mi disse sottovoce. “Vedrai adesso” risposi. Abbassai i sedili anteriori della macchina finchè i poggiatesta poggiarono sui sedili posteriori, la coricai, infilai la mano sotto la gonna corta scozzese dove trovai un lago, ed iniziai a massaggiarla attraverso le mutande bagnate marce di eccitazione e venne praticamente subito. Le strappai letteralmente via le mutandine, le aprii le gambe e in mezzo ad un lago trovai una figa morbida e completamente rasata come quella di una bambina. Ci misi la testa in mezzo ed iniziai a stuzzicare il clitoride con la punta della lingua insinuandola ritmicamente tra le grandi labbra in un bagno di viscida eccitazione. Il suo succo e la mia saliva colavano sul sedile che iniziavo a sentire bagnato con la faccia appoggiata su di esso. Lei cercò in qualche modo di arrivare con la mano al mio cazzo ma glielo impedii più volte. Venne di nuovo, stingendomi la testa a scatti tra le gambe e ululando di piacere mi riempì la bocca di umori viscidi che leccai e ingoiai avidamente. Continuavo a leccare mentre mi teneva per i capelli la testa in mezzo alle gambe ansimando e contorcendosi come un serpente. Mi tolse la testa da in mezzo alle gambe e mi spinse sul mio sedile, la assecondai. Mi slacciò la cintura e poi i pantaloni con una foga animalesca, immaginai cosa avrebbe fatto da lì a poco e l’intensità con cui lo avrebbe fatto; alzai leggermente il bacino e mi calai un po' jeans e mutande finchè il mio cazzo non saltò fuori.
Non ci furono mezzi termini di approccio, lo prese con la mano, gli calò la testa sopra, se lo infilò subito in bocca ed iniziò a spomparlo con avidità. “Piano piano” dissi “Più piano, così mi vai venire subito”. Lei rallentò leggermente il ritmo ed il serraggio, ogni tanto lo estraeva, mi faceva il giro della cappella con la lingua e poi giù di nuovo con forza facendolo sparire quasi tutto nella sua bocca facendomi sentire ogni volta il fondo stretto della sua gola. Sentivo la saliva calda che mi colava sullo scroto e per resistere ancora un po' mi distraevo pensando che mi stava inzuppando il sedile e mi sarei incazzato. Finchè le dissi “Vengo, vengo…” non sapevo come avrebbe voluto concludere, ma lo capii subito, lei non si tolse, strinsi il sedile con le mani ed il cazzo cominciò a pulsare rovesciandole in bocca una quantità enorme di sborra. Ingoiava e continuava a pomparmi, avevo capito che voleva farmi quello che avevo fatto a lei. Continuavo a godere, stavo impazzendo dal piacere. Quando si fermo, alzò la testa, mi guardò negli occhi e scoppiammo a ridere. La bocca bagnata con un rivolo di sborra che le colava da un lato del labbro mi fece impazzire, le presi la testa tra le mani e gliela leccai. “Sei un porco!” esclamò ridendo. “Io?” ribattei in forma di domanda. Ci baciammo ancora con la lingua. Mi è sempre piaciuto molto limonare dopo essere venuto nella bocca di una donna, sentire il gusto del mio sperma e condividerlo con lei.
Misi una mano sul mio sedile e sentii che era bagnato, la guardai e dissi “Potresti anche essere punita per questo”. Mi fece uno sguardo di sfida e disse “E’ già la seconda volta che me lo dici, quando lo farai?”. Misi una mano sul suo sedile e sentii che anche quello era bagnato, cercavo una scusa per continuare il discorso, mi affascinava l’idea di dominarla e punirla in qualche modo e avevo già l’idea di dove volevo arrivare. La guardai con sguardo severo “Anche questo è bagnato!” dissi “Ti sei guadagnata dieci frustate a sedile”. Lei non disse niente ma continuava a guardarmi con aria di sfida. Non sapevo come era stata percepita la cosa, così sorrisi e lei fece lo stesso. Accendemmo una sigaretta e la riportai nel discorso “Davvero ti piacerebbe essere frustata?”. La risposta arrivò veloce: “Mio padre è un bastardo” iniziò “Lo vedo solo nel week end perché è sempre via per lavoro e quando arriva chiede sempre a mia madre se ho fatto qualche cazzata durante la settimana. Lei dice sempre che è andato tutto bene, ma se l’ho fatta incazzare parecchio ed è ancora arrabbiata con me glielo dice. Lui mi trascina in camera mia si toglie la cintura dei pantaloni e mi prende a cinghiate. Da quando ero piccola fa così ed ormai ho imparato a provare piacere da ogni colpo che prendo”. La guardai eccitato ma tristemente perché anche mio padre faceva la stessa cosa e parlandone sentivo ancora il bruciore dei colpi. Era una punizione che si tramandava dai tempi passati, probabilmente quello che avevano subito loro lo riversavano sui figli. Noi eravamo tre fratelli e quando da piccoli litigavamo lui si levava la cintura e giù cinghiate a tutti e tre, però la storia era finita con le scuole medie, mentre lei a 17 anni le prendeva ancora ed aveva imparato a godere di questo. “Ma nuda?” chiesi “No vestita” rispose. “Tu sai che io ti punirò nuda vero?” dissi guardandola negli occhi “Non vedo l’ora padrone” rispose. Questo dialogo ci eccitò nuovamente entrambi. “Mi devi scopare” disse. Eravamo ancora mezzi nudi. Misi in moto l’auto e ci spostammo ad un paio di chilometri da lì dove conoscevo una stradina sterrata tranquilla. Mi fermai, le ordinai di scendere; feci la scena di trascinarla per un braccio, le tolsi simulando violenza quella maglia nera, rimase con i seni nudi, la voltai, la spinsi sulla schiena e la schiacciai con forza con il seno sul cofano della macchina, lei mi assecondò, le alzai le braccia fino a farle stringere con le mani i tergicristalli, “Non mollarli per nessun motivo” dissi, le tirai su quella gonnellina corta scozzese, era ancora senza mutandine da prima, le appoggiai il cazzo alla fessura, attesi un attimo e la penetrai di scatto con forza tenendola per i fianchi. Ad ogni colpo si sentivano collane e braccialetti tintinnare sulla lamiera della macchina mentre lei gemeva rumorosamente con una guancia appoggiata sul cofano e gli occhi chiusi. Ogni tanto la schiaffeggiavo sul culo finchè venne godendo come una fontana. Tolsi il cazzo e mi accucciai a bere i suoi abbondanti succhi vaginali. Mi rialzai la penetrai nuovamente con forza, sempre più velocemente, fino a che tirai fuori il cazzo e le sborrai sul culo e sulla schiena. Raccolsi quel che potevo con la mano, la alzai tirandola per un braccio, la girai e le spalmai lo sperma che avevo raccolto sulla bocca e la baciai con la lingua. Lei si lasciò scivolare giù, si accucciò davanti a me e mi lecco il cazzo ancora gocciolante ripulendolo. Dopo un pò ci ricomponemmo, salimmo in macchina accendemmo una sigaretta e mi disse “Perché non ci mettiamo insieme? Siamo due porci meravigliosi” e rise. “Non credo risposi, non voglio impegnarmi, ho dei progetti che voglio inseguire. Se vuoi scopiamo da amici quando non sono in giro per il mondo” risposi. “Va bene padrone” annuì. “E ricordati che devi prendere ancora venti frustate” aggiunsi. “Certo padrone”. Ridemmo insieme. Erano già le 2 di notte, la riportai a casa sua mentre io andai dai miei genitori come programmato felice di aver trovato una gran maiala come piaceva a me.
La domenica mattina avrei dormito fino a tardi, pranzato con i miei e nel pomeriggio sarei rientrato al monolocale per preparare la valigia perché il lunedì mattina sarei partito prestissimo per il nord della Francia con rientro la domenica successiva.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Patrizia - Primo incontro:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni