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Lui & Lei

Quotidiano uno


di Aleternative
27.06.2014    |    7.406    |    0 6.0
"Ogni mattina scelgo un volto, al massimo due, lo rapisco e lo trascino nei miei pensieri sfavillanti di spontaneità, tanto genuini quanto dissoluti..."
Il mio quotidiano è prendere tutti i giorni il tram numero 19, attraversare la città ed arrivare al lavoro intorno alle 10. Il mio quotidiano è simile a quello di tanti altri, che abitano qui, come a Londra, a Parigi o a New York.
Quaranta minuti in cui il viaggio diventa il mio viaggio, che scompongo, stravolgo e rimescolo per contrastare la quotidianità. Quaranta minuti in cui osservo i volti, le mani, ascolto le voci e scruto i sapori di coloro che con me abitano giorno dopo giorno il tram. Il mio viaggio s’intrufola nella molteplicità dei pensieri che viaggiano lontani da quei binari. Ogni mattina scelgo un volto, al massimo due, lo rapisco e lo trascino nei miei pensieri sfavillanti di spontaneità, tanto genuini quanto dissoluti. Che sia una donna, che sia un uomo, non m’importa: il mio pensiero lo risucchia nel mio viaggio quotidiano stravolto dalla realtà. Questa mattina, ho scelto un uomo di circa cinquant’anni, ben vestito, aggrappato con una mano alla traversa, il giornale nell’altra mano e una borsa stretta tra i polpacci. Lo osservavo e pensavo alla sua notte, al suo letto e chi c’era di fianco a lui. Ho provato ad immaginare il suo cazzo, la fattezza del suo cazzo: il glande, la dimensione volumetrica. Iniziava ad eccitarmi l’idea che quell’uomo avesse un membro davvero grosso in circonferenza. Ho immaginato di prenderlo in bocca, spalancandola il più possibile per riuscire a non toccarlo con le labbra, avanzare fino a sentire il suo glande sfiorarmi l’esofago. E poi … chiudere la bocca per risucchiarlo ritraendo la testa. Per un momento penso di essermi talmente immedesimata nell’immaginazione che temo di aver fatto delle smorfie sconvenienti per una signora. Ma ecco che subito vengo catturata da un corpo fasciato da un tubino scuro. Un corpo voluttuoso, pieno di sensuale femminilità. Lo risalgo con lo sguardo fino ad arrivare al suo volto. Mi piace: una bellissima donna, con labbra ben delineate dal rossetto. È fine e … si la riconosco: è una commessa della Rinascente, al reparto trucchi. La sua bocca mi manda in confusione; i suoi fianchi pronunciati mettono in risalto due natiche da far girare chiunque ad ammirarle. La mia mente perversa decide che l’uomo deve fottersi quelle natiche da sballo, deve prenderla li, sul tram con il suo cazzo enorme in circonferenza; deve prima farglielo sentire strusciandosi a lei. La mia fantasia viaggia veloce: l’uomo con discrezione s’avvicina alla donna. Io, con una flebile movenza, mi porto di fronte a lei. Non voglio perdermi nemmeno un attimo del suo sguardo. Tutto intorno continua secondo i piani di ciascun quotidiano, mentre noi tre ci avviciniamo sempre di più l’un l’altro. L’uomo inizia a premere il suo corpo contro quello della commessa, spingendo il suo bacino verso il corpo voluttuoso; la comprime, mentre lei, con la mano protesa verso l’asta del tram a cui s’afferra, oppone resistenza indietreggiando coi suoi fianchi, con le sue natiche. Non resisto, la devo fissare con uno sguardo lussurioso e non mi sorprende l’essere ricompensata allo stesso modo. Dai lenti sussulti, dallo sguardo di lei, capisco che sta saggiando la fattezza di quel cazzo che sta scoppiando nei pantaloni dell’uomo. La commessa è arrendevole sempre di più, fino ad offrirmi la sua bocca, calda e fresca al contempo, deliziosamente famelica. Mi sento risucchiata e travolta dal languido ondeggiamento dei due amanti indecenti e immorali agli occhi dei viaggiatori. Il mio corpo è pervaso da bruciori peccaminosi; mi mordo il labbro inferiore con gli incisivi, risucchio saliva ma non riesco più a contenere il piacere che vuole esplodere a tutti i costi.
(“chfff”) Un suono assordante (quello dell’impianto pneumatico delle porte) mi ribalta nella quotidiana realtà. Fermata Duomo! Tutto ritorna più sbiadito, patinato di tungsteno; l’uomo ha il giornale sotto il braccio e scende con la sua valigetta. La commessa, poco più avanti, fruga nella borsa ed estrae il suo badge e riprende il suo passo frenetico verso i portici. Io rimango li, in piedi ed afferrata all’asta bollente del tram. La prossima fermata è la mia e anche questa mattina mi rifugerò in bagno per “leccarmi le ferite” del mio viaggio quotidiano.

Questo racconto è tratto da una delle fantasie della mia amica intima M. - donna quarantasettenne molto affascinante con cui – da diversi anni - è nata un’intesa molto speciale.
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