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Il casale abbandonato


di adad
24.07.2020    |    19.808    |    20 9.1
"”, rispose Anselmi, a cui, per la verità, una sera con il bellissimo brigadiere non dispiaceva affatto..."
“Quindi, lei sostiene che nel casale abbandonato, sito in frazione Zeppi, non si sa che numero, avvengono atti illeciti con commercio di prostituzione e sostanze proibite di natura stupefacente. È così?”, fece il brigadiere Caldarelli alla donna che gli sedeva davanti.
“Proprio così.”, rispose la donna.
“Oh, vediamo. E lei come lo sa, mi scusi?”
“Lo so perché l’altro ieri, sull’imbrunire, mi trovavo a passare in macchina per quella zona e ho visto diverse persone che ci entravano.”
Ovviamente, la signora non poteva ammettere che stava pedinando il marito, di cui da tempo sospettava l’infedeltà. La sua speranza era di poterlo cogliere in flagrante adulterio, onde addebitargli la colpa del divorzio e portargli via la casa e pure le mutande. Non che le importassero le mutande del marito, ma poteva sempre rivenderle allo stracciarolo, ricavandone qualche euro.
“Ma lei come fa a saperlo, mi scusi, che queste persone si recavano al casolare per commettere atti illeciti?”
Lo scetticismo era evidente sul bellissimo volto del brigadiere, un volto, glielo dicevano tutti, degno di un attore hollywoodiano.
“E secondo lei che ci andavano a fare tutti questi uomini in un casolare abbandonato? – ribatté la donna, piccata - Perché ci sono prostitute, è ovvio! E dove ci sono le prostitute, c’è anche la droga, sempre, ci può scommettere!”, concluse categoricamente.
“Magari fosse così semplice.”, pensò il bellissimo brigadiere Caldarelli, senza chiaramente dirglielo.
“E poi ho chiesto in giro e vengo a sapere che succede tutti i giorni, che tutte le sere quel casale diventa un ritrovo di pervertiti! Insomma, dovete intervenire!”, si accalorò la signora fraintendendo per menefreghismo il silenzio del brigadiere.
“Stia calma, signora. Adesso l’appuntato raccoglie la sua denuncia, lei la firma e la mandiamo avanti con le indagini del caso. Va bene?”
“E va bene.”, fece quella, che avrebbe desiderato invece una retata immediata, in cui incappasse magari anche il marito fedifrago.
“Anselmi, - disse il brigadiere – raccolga la denuncia della signora e gliela faccia firmare.”

“Brigadié, che facciamo con la denuncia della signora?”, chiese l’appuntato rientrando poco dopo con il foglio firmato.
“E che facciamo, Anselmi? La inoltriamo al magistrato e deciderà lui.”
“Però, brigadié, devo ammettere che qualche chiacchiera di gente che si incontra in un casale abbandonato, l’ho sentita pure io; però non so se è questo della denuncia: di casali abbandonati ce ne sono parecchi nelle campagne fuori città.”
“Pensa che sia il caso di dare un’occhiata in giro, prima di passare la palla al magistrato?”
“Non sarebbe male.”, assentì l’appuntato.
“Facciamo così, Anselmi, - disse il brigadiere Caldarelli – lei cerchi su Google maps dove si trova questa frazione Zeppi e stasera io e lei ci facciamo un giretto da quelle parti. Si faccia trovare pronto per le nove.”
“Ma io smetto il turno alle diciannove!”
“E va bene, Ansè, faccia conto che la invito a mangiare una pizza. Anzi, dopo il sopralluogo, andiamo a farcela davvero una pizza, ok?”
“Come vuole, brigadié.”, rispose Anselmi, a cui, per la verità, una sera con il bellissimo brigadiere non dispiaceva affatto.
“Passo a prenderla io per le nove. In borghese, mi raccomando.”

Qualche minuto dopo le nove, il brigadiere Caldarelli fermava l’auto davanti alla villetta dell’appuntato Anselmi, il quale lo aspettava già da dieci minuti, pestando i piedi per l’impazienza. Era vestito in jeans e maglietta l’appuntato e si mimetizzava perfettamente nel ruolo di sfaccendato un po’ malavitoso,che avrebbe dovuto impersonare.
Caldarelli, invece, indossava mocassini di pelle e un paio pantaloni di lino color senape con una camicia aperta fino a metà petto.
“Accidenti, brigadié, - esclamò Anselmi sinceramente ammirato, entrando in macchina – lei è uno schianto!”
“La faccia finita, Anselmi, dai, sennò finisce che ci prendono per due ricchioni. Siamo in servizio, non se lo scordi.”
La forte penombra dell’abitacolo, nascose per fortuna il rossore salito alle guance dell’appuntato, che si accomodò sul sedile e si allacciò la cintura, non senza aver sbirciato con la coda dell’occhio in basso a sinistra, ma senza riuscire a distinguere niente.
Partirono, prendendo la direzione che Anselmi indicava, sulla base delle indicazioni di Google Maps, l’auto del brigadiere, infatti, era un vecchio modello non ancora dotato di navigatore satellitare. Uscirono dalla città, scambiandosi a malapena qualche parola, e presero per una strada di campagna, che li condusse, dopo qualche chilometro, nei pressi di una sagoma ormai indistinta nell’oscurità, nelle cui vicinanze erano parcheggiate diverse altre macchine.
“Sembra che la donna avesse ragione. – mormorò l’appuntato – Qui ci dev’essere qualcosa di losco.”
“E noi lo scopriremo.”, affermò con sicurezza il bellissimo brigadiere Caldarelli, andando a parcheggiare accanto ad una siepe, poco più avanti.
“Anselmi, - disse poi, slacciandosi la cintura – spenga il cellulare, mi raccomando: andiamo a dare un’occhiata.”
Tenendosi più riparati possibile, si avviarono verso il casale, dove nel frattempo erano arrivate altre persone, chi in macchina, chi in bici o in moto, che parcheggiavano qua e là. E per quanto si poteva notare erano tutti uomini, per lo più giovani, ma anche qualche vecchio. Per ora, tutto sembrava confermare quanto la donna aveva denunciato. Ma se c’era commercio di prostituzione, dovevano esserci anche delle donne… donne, però, non se ne vedevano: che fossero già dentro, in attesa dei clienti?
Il brigadiere Caldarelli cominciò a sospettare qualcosa di grosso, un traffico nelle mani di chissà quale mafia, delle tante che sono approdate in Italia negli ultimi anni. Si avvicinarono alla massa scura del casale, cercando di decidere come procedere, quando la loro attenzione venne attirata dal fioco bagliore che sortiva dal vuoto oculare di una finestra. Si avvicinarono di soppiatto, approfittando del favore di un cespuglio che li proteggeva da sguardi indiscreti, e quello che scorsero all’interno, illuminato fa un fuocherello acceso in un angolo, li lasciò a dir poco basiti. La prima cosa che videro, infatti, fu un culo in piena vista, illuminato dal chiarore baluginante delle fiamme: apparteneva ad un uomo, giovane all’apparenza, in piedi e con i pantaloni calati alle caviglie. Davanti a lui si riusciva a scorgere nella penombra un’altra persona in ginocchio, inequivocabilmente impegnata a fargli qualcosa di losco.
“Che succede?”, bisbigliò l’appuntato alle orecchie di Caldarelli, che gli stava davanti.
“C’è qualcuno, lì, con i pantaloni calati e una ragazza che…”
“Cazzo! gli sta facendo un pompino! – esclamò Anselmi, molto meno raffinato del suo brigadiere – E non è una ragazza, brigadié, guardi, è senza pantaloni e c’ha l’uccello… e duro anche!”
“Ma questo è un posto di ricchioni, allora! – fece il brigadiere – altro che commercio di prostituzione: Ansè, qui vengono a battere i ricchioni!”, e sarebbe scoppiato a ridere per il sollievo.
“E infatti ne avevo sentito parlare, di questo posto. Brigadié, guardi quei due che sono entrati adesso, lì sulla destra…”
In quel momento, infatti, dal buio una porta sgangherata erano sbucati due figuri, uno alto e atletico, vestito con quella che sembrava una tuta da motociclista di pelle nera, stivaloni e berretto militare, l’altro più mingherlino era tutto nudo, tranne un minuscolo perizoma. Il motociclista lo teneva per un braccio e se lo trascinava dietro piagnucolante.
Anselmi e il brigadiere Caldarelli seguivano la scena dal bordo della finestra, da cui facevano capolino per non farsi scorgere.
Il motociclista trascinò l’altro fino al centro della stanza, dove gli affibbiò un paio di violente ceffonate sulle chiappe nude, poi lo costrinse in ginocchio e gli tenne premuto il volto sul suo inguine. Disse qualcosa, ma le parole non giunsero fino ai due fuori dalla finestra.
“Ma che diavolo…”, fece il brigadiere, mentre il motociclista, sollevato l’altro da terra, lo prendeva nuovamente per un braccio e lo portava fuori dal loro campo visivo.
Caldarelli e l’appuntato Anselmi si spostarono lentamente verso l’altro angolo della finestra, finché li rividero: il motociclista era seduto su una cassa di legno e teneva il mingherlino steso sulle sue ginocchia, dandogli energiche sculacciate a tutta mano, i cui schiocchi cominciarono a risuonare vividi nella notte.
Il mingherlino sguaiolava ad ogni colpo e si dimenava, ma nulla poteva contro la
ferrea stretta dell’altro, che lo teneva inchiodato sulle sue gambe. Ma era evidente che stava godendo come un matto.
“Anselmi, - bisbigliò il brigadiere – e qui dobbiamo intervenire: è in atto una violenza!”
“No, brigadié, - fece l’appuntato – è un rapporto consenziente. Quello con la tuta è il master e l’altro il suo schiavo. Vede che è tutta una scena? Sono venuti qui per esibirsi e magari vogliono coinvolgere anche qualcun altro.”
E infatti, in quel momento lo schiavo, lasciato libero, scivolò in ginocchio davanti
al motociclista e prese a leccargli forsennatamente il montarozzo dell’inguine, mugolando per un piacere, sul quale non si potevano avere dubbi.
L’altro lo lasciò fare per un po’, poi gli poggiò un piede sul petto, spingendolo indietro, si alzò e si sfilò la tuta, restando solo con uno slippino nero che esaltava straordinariamente il suo fisico atletico. Quella vista sprigionava un tale magnetismo erotico, che Caldarelli emise un leggero sibilo dalle labbra socchiuse, mentre Anselmi restava per un momento senza fiato.
“Vieni qua, puttana!”, disse il master e la sua voce profonda risuonò nella stanza, tanto che anche gli altri due, rimasti indifferenti fino ad allora, si distolsero da quello che stavano facendo e si volsero a guardare. Lo schiavo si accucciò ai piedi del master, che lo afferrò per i capelli, gli sollevò la testa e gli strofinò il pacco sulla faccia:
“Lecca, puttana sfondata… Lecca…”, mugugnava.
E quello leccava a lingua spianata, tanto che lo slippino fu in breve lucido di saliva. Infine, il master si cavò pure quello, rimanendo del tutto nudo, tranne gli stivaloni e il berretto militare. Il cazzo che sfoderò, pur essendo ancora molle, era impressionante e lo schiavo ci si avventò sopra, ingoiandone una buona metà. Il mugolio bramoso, con cui si affondò nella gola buona parte di quel nerbo, risuonò fra quelle mura appena illuminate dal bagliore del fuoco.
“Cazzo…”, mormorò Caldarelli.
Anselmi, dal canto suo, non disse niente, ma si sentì rimescolare tutto l’apparato intestinale, il respiro stesso sembrò morirgli nella gola riarsa, mentre veniva investito da una tempesta ormonale, di cui non ricordava l’eguale. Senza rendersene conto, poggiò una mano, la sinistra, sul fondoschiena del brigadiere e prese a palpeggiarlo, entusiasmato dalle forme sode che sentiva sotto il tessuto leggero. Il brigadiere sembrò non accorgersene, attento a spiare quello che succedeva nella stanza.
“Chi ti ha dato il permesso?”, tuonava intanto il master e, spinto indietro il famelico schiavo, lo piegò sulla cassa, dove prima si era seduto lui, e raccolta da chissà dove una cintura di cuoio, cominciò a frustarlo selvaggiamente sulle chiappe.
Quello gridava come un ossesso.
“Voi due, - ordinò allora il master, rivolgendosi agli involontari spettatori – fatelo tacere.”
Senza farselo ripetere, uno corse a ficcargli il cazzo in bocca e cominciò a scopargli la gola, mentre il master seguitava a frustarlo. La faccenda andò avanti per un po’: i due si alternavano a servirsi della bocca dello schiavo, intanto che il master, smesso di frustarlo, gli lavorava il culo, sputandogli nel buco e slargandoglielo con le dita.
Fuori dalla finestra, intanto, nel buio della notte, il brigadiere e l’appuntato spiavano sbalorditi gli eventi. Caldarelli sembrava impietrito dallo sbalordimento per uno spettacolo a cui mai si sarebbe aspettato di assistere; Anselmi, invece, era tutto un ribollire di eccitazione: sentiva il cazzo tirargli nelle mutande ormai fradicie: avrebbe voluto precipitarsi nella stanza e partecipare al festino, qualunque ruolo gli avessero assegnato, ma osava a malapena respirare, mentre continuava a lisciare le magnifiche natiche del bellissimo Caldarelli.
“Brigadié, è meglio di Youporn…”, mormorò ad un certo con voce allupata.
“Puoi dirlo forte, Anselmi.”, assentì il brigadiere, abbassando un braccio.
Anselmi spasimò che volesse toccargli il pacco in sobbollimento… magari tirarglielo fuori… Avrebbe dato chissà che cosa per coinvolgerlo in un gioco erotico, lì, al momento, nell’oscurità della notte, mentre da dentro risuonavano i gemiti di gente persa nella passione.
Ma Caldarelli si limitò a darsi una smanacciata all’inguine, evidentemente anche lui in preda ad un certo disagio.
Nella stanza, intanto, proseguivano gli abusi: dopo esserselo fatto leccare in lungo e in largo, il master si era spostato dietro lo schiavo, sempre piegato sulla cassa, e glielo aveva schiantato nel culo tutto d’un colpo, prendendo subito a fotterlo gagliardamente. Nel frattempo gli altri due si davano da fare a tenergli occupata la bocca. Finalmente, dopo una cavalcata, che sembrò interminabile, il master si ingroppò e con una serie di colpi ben assestati, rigurgitò tutto il suo pieno negli abissi viscerali dello schiavo, che lo accolse mugolando.
“Fottetevelo voi, adesso.”, ordinò il master ai due, dopo essersi tirato fuori, col cazzo molle, da cui colava ancora un lungo grumo biancastro.
Quelli non se lo fecero ripetere e corsero a incularlo, prima uno e poi l’altro, sborrandogli nel culo tutto e due. Il master intanto si rivestiva, del tutto indifferente, e quando ebbero finito:
“Andiamo”, ordinò, e lo schiavo saltò in piedi e lo seguì.
I suoi occhi brillavano di piacere appagato e la sua unica contrarietà era forse che avessero già finito.
“Credo che abbiamo visto abbastanza. – disse Caldarelli, staccandosi dalla finestra – andiamocene, prima che qualcuno ci scopra e ci prenda per ricchioni pure noi due.”, e si allontanò, immergendosi nell’oscurità.
Anselmi, si sarebbe messo a urlare tutta la sua frustrazione, mentre l’uccello gli ribolliva nelle mutande, ma seguì ubbidiente il suo superiore, sia pure con un certo disagio a camminare dritto.
“Abbiamo scoperto come stanno le cose, Anselmi. Questo è un posto dove…”
Se dice un’altra volta “ricchioni”, giuro che gli sputo in un occhio!, pensò Anselmi esasperato.
“… dove gli omosessuali vengono a rimorchiarsi e a fare le loro sconcezze. Ha visto che razza di roba?”
“E già…”, fece stancamente l’appuntato.
Si sentiva svuotato. Il cazzo gli si era smosciato, ma era tutto dolorante: non vedeva l’ora di essere a casa e farsi una sega liberatoria. Ma una cosa non capiva: possibile che il brigadiere non si era accorto delle sue palpate? Mamma mia che culo…. se ne sentiva ancora la calda solidità sotto le dita.
Il brigadiere intanto aveva rimesso in moto la macchina e stava partendo.
“Le avevo promesso una pizza, Anselmi.”, disse con tono allegro.
“Mi scusi, brigadiere, ma mi sento stanco: io andrei volentieri a casa.”
“A casa? Non se ne parla. Io ho una certa fame e non mi piace mangiare da solo.
Conosco un posticino, dove la fanno da dio!”
L’appuntato Anselmi, tacque, rassegnandosi a seguirlo.
“Che facciamo con la denuncia della signora?”, chiese tanto per dire qualcosa.
“E che facciamo? L’archiviamo: io non ho visto commercio né di prostituzione né di stupefacenti. E lei mi ha fatto notare che quelli nella stanza erano adulti consenzienti, per cui qualunque cosa abbiano fatto, non c’è traccia di reato. Indagheremo su altri casali abbandonati, ma credo che troveremo dappertutto lo stesso.”
Tacquero per un po’.
“E non credo che ci sia traccia di reato neanche per le sue palpate, Anselmi, - ghignò il bellissimo Caldarelli, parcheggiando nel piazzale della pizzeria – visto che eravamo entrambi adulti consenzienti. Ma ne riparleremo. Venga adesso.”
Anselmi non si mosse, impietrito sul sedile. Allora, l’altro fece il giro e gli aprì la portiera.
“Su, venga, - gli disse, allungando la mano per aiutarlo a scendere – Ho una fame che non ci vedo. Avremo tempo per parlare e lei mi dirà tutto quello che mi deve dire… compreso che le piaccio, non è così?”
Anselmi boccheggiò, diventando tutto rosso. Vedendo quell’aria imbarazzata, Caldarelli si lasciò andare ad una cordiale risata.
“Tranquillo, - disse – non me la sono presa per le palpate, gliel’assicuro, anzi… l’ho trovato anche gratificante: diavolo, era la prima volta che mi qualcuno mi palpava il sedere!”
“Lo trovo difficile da credere, - riuscì a balbettare l’appuntato – lei è così bello.”
“Si vede che fin’adesso ho frequentato gli ambienti sbagliati. Facciamo una cosa, - aggiunse aprendo la porta della pizzeria – cominciamo a darci del tu, ok? Ummmmhhh… che profumino… Vieni, mangiamo adesso, parleremo dopo.”
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