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Posto di blocco Parte 3


di Membro VIP di Annunci69.it archer81
06.08.2013    |    14.982    |    3 9.5
"Le mie gambe cedettero e mi trovai sdraiato a terra con il peso di quell’omone su di me..."
Passai una notta ancora più agitata della precedente sia per il dolore che sentivo al mio povero sedere che era stato massacrato da Rocco quella sera sia per la paura che avevo per quanto sarebbe potuto nuovamente succedere.

Al mattino decisi di chiamare in ufficio fingendo di non stare bene e delegando ad un mio collega la gestione della pratica di Rocco.

Erano circa le 4 del pomeriggio quando sentii suonare al campanello della porta sul pianerottolo. Pensai si trattasse come al solito della mia vicina di casa che, non avendomi visto uscire la mattina, voleva sapere se era tutto a posto.

Non guardai neanche dallo spioncino, sicuro com’ero che dall’esterno nessuno si sarebbe potuto infilare nel palazzo, ed aprii la porta girando la chiave e togliendo il catenaccio.

Appena scostai la porta mi ritrovai improvvisamente scaraventato a terra in quanto dall’esterno avevano approfittato dell’apertura per fare irruzione nel mio appartamento cogliendomi di sorpresa.

Appena mi ripresi dallo spavento e dalla botta alla spalla rimediata nella caduta misi a fuoco la scena che mi si prospettava davanti: tre individui in divisa tra i quali riconobbi immediatamente Rocco con un sorriso beffardo.

Il secondo era senza ombra di dubbio il collega del posto di blocco che lo affiancava due sere prima quando mi avevano fermato mentre il terzo era un ragazzo biondino che avrà avuto circa 25 anni.

Rimasi impietrito e terrorizzato per quello che stava succedendo e per l’evoluzione che la situazione avrebbe potuto avere.

Mi aspettavo che mi avrebbero aggredito e malmenato prima ancora di abusare nuovamente di me ma le parole di Rocco mi sorpresero ulteriormente: “Cosa fai lì per terra? Non ci offri nemmeno un caffè?” proruppendo successivamente in una sonora risata.

Come un automa mi diressi in cucina dove cominciai a preparare il caffè con il poliziotto più giovane appoggiato allo stipite della porta che controllava ogni mia mossa.

Trovai gli altri due poliziotti in salotto comodamente seduti su due poltrone e servii loro il caffè sedendomi sul divano accanto al giovane biondo in divisa.

Rocco riprese a parlare: “Sai, quando oggi il tuo collega mi ha chiamato per dirmi che si sarebbe preso cura lui della mia pratica mi sono preoccupato che ti fosse successo qualcosa e quindi sono venuto con i miei colleghi Riccardo e Lorenzo a sincerarmi che tu stessi bene” e scoppiò nuovamente in una risata.

Scoprii così che il ragazzo giovane si chiamava Lorenzo mentre il collega suo coetaneo si chiamava Riccardo.
“Dimmi un po’, qual è il problema?” riprese Rocco “hai forse paura di me?” ridendo sempre più sguaiatamente.

“Adesso da bravo vieni qui e trovi il modo per farti perdonare per lo scherzetto che mi hai combinato” continuò.

Rimasi fermo sul divano con lo sguardo fisso a terra imbarazzato ed impaurito senza avere il coraggio di una parola o di un’azione.

Passarono alcuni istanti al termine dei quali prese la parola Riccardo: “Su da bravo, vieni qui da noi e sucaci la minchia”

Venni quasi strattonato da Lorenzo che mi spinse verso i colleghi. Mi inginocchiai tra le gambe di Rocco ed armeggiando con i suoi pantaloni tirai fuori il suo cazzo che era già duro e me lo cacciai in bocca succhiando con estrema foga.

La situazione mi terrorizzava ma allo stesso tempo tirava fuori il lato peggiore di me facendomi agire come la peggiore delle troie.

Ci presi gusto e cominciai a succhiare e leccare con partecipazione guardando quello stallone negli occhi e cacciandomi quel bastone nodoso fin in fondo alla gola.

Dopo poco mi ritrovai Riccardo il piedi accanto a me che richiedeva la sua dose sbattendomi il suo cazzo largo sulle guance e chiamandomi ripetutamente troia e puttana succhiacazzi.

Comincia ad alternare le succhiate tra quei due bei cazzi mentre il terzo poliziotto mi stava spogliando lasciandomi praticamente con il culo all’aria. Cominciò a giocare col mio buco con il manganello di servizio stuzzicando la mia apertura anale e forzandola leggermente facendomi arrivare vere e proprie scariche di adrenalina al cervello.

Smisi di succhiare Rocco e gli chiesi di scoparmi di nuovo con forza trattandomi come la peggiore delle troie. Lui non se lo fece ripetere due volte e cominciò a infilarmi il cazzo in culo facendomi sbattere le palle contro le mie chiappe riprendendo a darmi sonore manate.

Mentre Rocco mi inculava ed io emettevo mugugni ed urla di goduria persi di vista gli altri due poliziotti finchè non vidi avvicinarsi il giovane Lorenzo che si aprì la patta dei pantaloni e tirò fuori un cazzo dalle dimensioni asinine.

Me lo sbattè in bocca soffocandomi con gli affondi di bacino che mi dava con forza e irruenza come se stesse scopando una figa.

Mi sentivo riempito con il cazzo di Rocco piantato nel culo e quello di Lorenzo che mi allargava l’esofago.

Andarono avanti ancora per alcuni minuti finchè Rocco riempì il mio culo del suo seme in una sborrata colossale che lo fece urlare di goduria e successivamente accasciare su di me.

Le mie gambe cedettero e mi trovai sdraiato a terra con il peso di quell’omone su di me. Dopo poco si rialzò e il suo posto venne preso da Riccardo che riprese a stantuffare il mio culo ormai largo con colpi forti e decisi che mi squassavano a mi facevano urlare.

Lorenzo nel frattempo si stava segando davanti a me godendosi quella scena di violenza.

Passarono pochi minuti ed anche Riccardo mi riempì di sborra nel culo mentre quasi contemporaneamente Lorenzo mi sborrava in faccia.

Rimasi a terra ansimante per alcuni istanti mentre i poliziotti seduti sul divano si riprendevano dallo sforzo e dal piacere.

Rocco si accese una sigaretta, si avvicinò a me che ancora ero sdraiato a terra e con gli stivali a pochi centimetri dal mio volto si abbassò e mi disse: “Hai capito che con me devi fare il bravo?”

Annuì col volto e li vidi tutti e tre dirigersi verso la porta scomparendo dietro la stessa.
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