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Sottomissione - Capitolo 7 - il ritorno


di met811
25.03.2020    |    3.712    |    1 8.1
"Bello pulito glielo rimisi nei pantaloni e mi rialzai..."
Incipit: scrivo perchè in questi giorni ho più tempo e vorrei continuare le saghe iniziate.
Questo racconto non sarà pieno di sesso ma è la continuazione della storia e doveva essere fatta. Aspettate l'ottavo per le porcate maggiori.

Sarebbe stata davvero una serata molto particolare e su questo Dario non scherzava.
Io Francesco e Mattia finimmo di preparare la tavola. 12 ospiti.
Dario faceva spesso cene nel suo locale ordinando tutto con un catering che consegnava le cose pronte a domicilio e chiedendo a Salvatore il cuoco siciliano di venire e di cucinare per tutti.
Salvatore era un cinquantenne poco arrapante, sempre unto e con una grossa pancia prominente ma sapeva cucinare bene e Dario qualche volta mi aveva imposto di succhiargli il cazzo per ringraziarlo a fine serata. Quella sera comunque ci sarebbe stato il catering così mi aveva anticipato Dario. Io di solito in queste cene servivo a tavola e nulla più.
Quella sera però era tutto molto diverso il clima e Dario continuava a sogghignare tra se e se.
Quando tutto era pronto mandò Mattia e Francesco a prepararsi e in cantina a prendere il vino che aveva già scelto e mi disse di seguirlo in camera.
Sul suo letto c’erano un paio di jeans e un lupetto in cotone nero.
“Indossali senza nulla sotto e mettiti un paio di snikers, stasera non servirai a tavola ma sarai l’ospite d’onore.”
La curiosità mi stava per far replicare e chiedere il perché ma l’ultima volta che lo avevo fatto avevo ricevuto una sberla a tutta faccia quindi mi trattenni.
Mi spogliai nudo davanti a lui tenendo sempre gli occhi bassi e lui sorrideva con quel suo sorriso tra il diabolico e il porco a cui io non sapevo resistere.
Ero nudo. Sapevo che il mio padrone dopo aver sborrato doveva sempre pisciare e non attendevo altro.
Estrasse dai pantaloni il suo bel cazzone barzotto e come un automa mi inginocchiai ai suoi piedi e lo presi in bocca e come il peggior urinatoio di un bagno pubblico bevvi tutto senza perdere nemmeno una goccia di quel caldo nettare. Bello pulito glielo rimisi nei pantaloni e mi rialzai.
Mi vestii come aveva richiesto. Il lupetto metteva ancora più in evidenza i miei muscoli e il mio pettorale sodo, i jeans fascianti erano stretti sulle cosce e sul sedere ma con un piccolo sforzo calzavano a pennello.
Anche Dario nel frattempo si era cambiato.
Aveva un paio di pantaloni larghi, e una camicia bianca aperta quasi fino a metà petto.
“Ora scendiamo che gli ospiti stanno per arrivare”
In effeti le prime macchine stavano parcheggiando . Ci mettemmo sulla porta pronti a riceverli vicino al bancone dove era pronto l’aperitivo di benvenuto.
“Buonasera, Dario è un piacere rivederla” disse l’uomo entrando. Mah lo conoscevo. Era Amedeo, il mio vicino di casa in città. Un signore tutto distinto che faceva il contabile e che salutavo a malapena sulle scale. Magro occhiali fisico asciutto e un po’ stempiato. Che ci faceva li?
“E’ con vero piacere che ho accolto il suo invito per stasera. Signor Luca. Grazie anche a lei il suo amico Dario ha avuto un idea carina di fare una cena stasera”
Io ero imbambolato. Non sapevo che dire.
“Prego Amedeo si accomodi qui c’è un aperitivo.”disse il mio padrone con aria affabile.
Dario aveva organizzato una cena con tutte persone che mi conoscevano . Il mio capo area in banca con la moglie al seguito e il figlio diciottenne carino ma tutto preso dal suo cellulare , tre mie colleghi o meglio impiegati dell’ufficio dove io ero direttore Francesco Saverio e Mirko tutti e tre sulla quarantina sposati e leggermente in sovrappeso, e da ultimo mio fratello Enrico. Non lo vedevo ne sentivo da anni da quando avevo rotto i rapporti con tutta la famiglia. Come aveva fatto a trovarlo? Loro non sapevano della mia vita da schiavo.
Enrico era più giovane di me, era il cucciolo della famiglia. Era ancora all’università e nonostante mi assomigliasse molto fisicamente era molto diverso da me. Timido e sempre in difficoltà a parlare. Come aveva fatto a convincerlo? Entrando mi salutò con una stretta di mano e un bacio sulle guance e anche lui ringraziò Dario dell’invito.
Mancavano ancora però tre persone per arrivare ai dodici previsti ma Dario fugò ogni mio dubbio.
“Mi sono permesso di invitare alcuni miei amici per unirsi a noi. Anche loro conoscono bene Luca “Erano tre ragazzi, che arrivarono in quel momento tutti ben vestiti . Si li conoscevo perché erano degli schiavi di Dario che mi avevano provato in tutti i buchi del mio corpo per soddisfare i capricci del mio signore. Erano tre bei maschi palestrati e porci.
Ero sbiancato perché non sapevo dove saremmo andati a parare e in gioco c’era tutto, la mia famiglia, il mio lavoro tutte le mie conoscenze.
Ognuno sorseggiava il suo aperitivo in piedi a gruppetti e tutti mi guardavano e sorridevano.
Dario prese la parola.
“Siamo tutti qui per una cena in onore del nostro caro Luca. Tutti lo conosciamo sotto aspetti diversi, chi per il lavoro, chi per le amicizie, chi perché vicino di casa ma sono certo che nessuno lo conosce in tutte le sue sfaccettature. Vedrete che dopo stasera lo conosceremo tutti un po’ di più. Ma ora accomodiamoci a tavola e verrà servita la cena”
Io sudavo freddo. Dario mi aveva in pugno. Avrebbe dichiarato al mondo chi ero realmente e ogni mia copertura sarebbe saltata.
Dario a capotavola, io al suo fianco e a fianco a me il mio capo area poi la moglie e il figlio a seguire i miei tre colleghi di fronte a loro i tre maschi a seguire Amedeo il vicino e a fianco di Dario proprio di fronte a me mio fratello Enrico che mi osservava pensieroso.
Entrarono Mattia e Francesco con dei vassoi con i calici con dentro del vino rosso e andarono a servire ogni commensale.
“In alto i calici per il nostro Luca perché il futuro sia sempre meglio del presente e del passato” disse Dario e tutti sorseggiarono il vino apprezzandone il gusto e cercando di indovinare l’anno di produzione.
Dario si accostò a me e mi disse all’orecchio. “Ognuno avrà la sua sorpresa stasera non temere, sei mio e non hai nulla da temere. Vedrai che ci divertiremo. Il brindisi ha già dato il via alla serata”.
Aveva messo nel bicchiere di ognuno qualcosa. Era già successo in passato e ora mi era tutto più chiaro.
Iniziarono ad arrivare le portate e si chiacchierava amabilmente quando qualcosa cominciò ad attivare la serata.
La moglie del mio capo non riusciva più a restare sveglia e per ben due volte il figlio la salvò da finire con la testa nel proprio piatto davanti all’ilarità generale. A quel punto Dario le consigliò di stendersi al piano di sopra per riposare un po’ e Mattia le fece strada. Restammo solo uomini e l’atmosfera si fece incandescente in poco tempo.
Dario continuava a sorridere a mio fratello che lo guardava entusiasta ad ogni parola che pronunciava e in questo rivedevo in lui me stesso. Il signor Amedeo si era lasciato andare e toltosi la cravatta e la giacca scherzava amabilmente con il giovane al suo fianco, Mike un ragazzo di colore di indubbia bellezza.
I miei impiegati facevano lo stesso ma l’atmosfera era veramente calda sarebbe bastato un fiammifero per accenderla.
Dario aveva in mano quel fiammifero.
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