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Un creampie per Federica


di Neptunian
27.10.2020    |    1.998    |    0 4.9
"Questa volta Federica potè sentire la sborra riempirle la bocca e istintivamente accarezzò con la lingua quell'asta turgida e tremante, quasi a volerla..."
"Almeno non verrò sverginata da questi stronzi" pensò Federica mentre suo fratello si posizionava tra le sue gambe. Aveva paura ma era anche eccitata e curiosa di scoprire il mondo del sesso, visto che non aveva scelta. Giovanni, aveva la punta del suo cazzo a contatto con la fica della sorella ed era diventato rosso come un peperone. La guardava cercando di rassicurarla, ma non era così sicuro di essere lui a rassicurare lei: Federica aveva uno sguardo determinato, anche perchè per lei l'alternativa sarebbe stata molto peggio.

"Che staj aspetann? Mittancill arint o c'a chiavamm nuj!"

Giovanni deglutì e lentamente spinse la punta dentro la sorella. Federica sussultò e scosse la testa per fargli capire di continuare e Giovanni le spinse il resto dentro. Federica si fece scappare un "Ah!" di piacere e dolore mentre i tamarri che li avevano costretti acclamavano l'atto.

"C'piace pur a q'est!"

"Oi loc oi"

"Chiavat a' soret!"

Adesso che erano così vicini i due si guardavano come non si erano mai guardati. Le loro labbra erano sempre più vicine, finchè Giovanni non baciò Federica sulle labbra. Federica ricambiò, e loro lingue s'intrecciarono in un bacio dolce e proibito. Giovanni perse il controllo e iniziò a stantuffare la sorella in profondità, schiavo di quel calore di cui era sbagliato approfittare. Federica non potè fare altro che assecondare i movimenti del fratello, mentre gemeva e si sorprendeva di quando era bello avere il suo cazzo dentro. Ormai non c'era differenza tra i due e una coppia di infoiati qualunque.

Giovanni le alzò le gambe, portandole le ginocchia alle spalle e subito riprese a spingerlo nella sorella. Federica gemeva tanto e forte, e il suo corpo assecondava i movimenti del fratello senza esitazioni. Le loro lingue erano quasi sempre nella bocca dell'altro, e se non lo erano, era perchè erano impegnate a leccare e baciare quello che capitava a portata. Fu così Federica scoprì il piacere di farsi infilare il cazzo dentro mentre veniva baciata sul collo e fu così che Giovanni scoprì il piacere di avere la lunga e sottile lingua della sorella in fondo alla bocca.

Giovanni iniziò a stantuffare più forte, preparandosi ad uscire dalla sorella che urlava di piacere. Lo aveva quasi tirato fuori quando due tamarri lo afferrarono prontamente.

"Arò staj jenn o scè?"

Con un'azione rapida e corale, i due tamarri lo spinsero supino mentre altri due sollevavano Federica, che si ritrovò a cavalcioni del fratello. Mentre Giovanni lottava come poteva contro i due che lo bloccavano supino, gli altri due alzavano una Federica confusa che provava a respingerli e la lasciavano cadere di peso lungo l'asta del fratello - "Aah!" ansimò sensualmente la ragazza. Sentì di nuovo le mani dei due alzarla e questa volta li lasciò fare.

"Aah!", assecondando i tamarri che la alzavano.

"No aspet.." ma Federica venne lasciata di nuovo di peso e Giovanni non riuscì a finire la frase. Era troppo tardi e non potè fare altro che riempire la figa della sorella di sborra, mentre i quattro sghignazzavano come faine.

Tornato al raziocinio, Giovanni uscì dalla sorella:

"Ma sit' strunz' over?!?"

Purtroppo per i due la notte non era ancora finita. Mentre Giovanni imprecava e i tamarri gli ridevano appresso, Federica decise di togliersi una curiosità, un languore che sentiva dentrò di sè. Infilò due dita dentro di sè per raccogliere il nettare caldo che sentiva e le portò alla sua bocca: non potè non farsi scappare un "mmmh" che portò l'attenzione di tutti su di lei. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa e che si potesse rendere conto degli sguardi che aveva addosso, Federica si servì di nuovo.

"Vabbè uaju cest a'cca' è troj over!"

"Si' o vuo' t'o r'amm nuj!"

Giovanni fece per difenderla, ma gli altri due lo avevano già afferrato.

"No non voglio!"

Si ribellò Federica mentre due cazzi duri le venivano sbattuti in faccia.

"Statt zitt c'a t'piac!"

Disse il primo, pronto ad metterglielo dentro fino alla gola non appena l'ingenua Federica l'aprì per controbattere. Ogni tanto i due si davano il cambio mentre Federica, elettrizzata dall'essere usata in modo così spudorato, faceva finta di opporsi.

"Pij tutt cos'!"

Disse uno schiacciandole la faccia contro l'inguine e sborrandole in gola. Federica riusci liberarsi solo quando il tamarro ebbe finito. Tossì, sputò e la sborra le arrivata fino nel naso.

"Fra' ma si strunz o'ver allor'!"

Disse in tono giocoso il secondo.

"Ossaj che nun è bon, non c'o' po' mittr' dentr' accusj. Guard' cumm s' fa."

Federica, che non aveva nessuna intenzione di farsi riempiere il naso di sborra di nuovo, cercò di ribellarsi ma alla fine si trovò di nuovo con un cazzo in bocca. Questa volta il tamarro lo tenne a metà della sua cavità orale e lei si calmò una volta capito che non sarebbe stato come prima.

"Accusì chell sent o' sapor!" - "Over eh!" replicò il primo.

Questa volta Federica potè sentire la sborra riempirle la bocca e istintivamente accarezzò con la lingua quell'asta turgida e tremante, quasi a volerla calmare: i grugniti del tamarro furono accompagnati dai gemiti di approvazione di Federica, che mandò giù tutto, più per gusto personale che per paura di far arrabiare i suoi "amanti".

"Azz mo' riman na' cos sul!"

I tamarri si scambiarono di posto, i due che stavano tenendo il fratello liberi di giocare con lei.

"Che mi volete fare?"

"Mo' c'dvertimm o'ver", rispose uno mentre l'altro rideva.

Ignara della loro idea di divertimento li lasciò fare, fino che non si ritrovò a pancia sotto. Federica era ingenua, ma scema no e non si fidava a farsi mettere in quella posizione, così iniziò a fare resistenza, inutilmente. Fu solo quando il tamarro sopra di lei le fece sentire il cazzo dietro che capì e iniziò ad agitarsi per davvero.

"No, lì no!"

"Ja, aropp chist ai'fatt tutt cos"

Il tamarro le portò le mani dietro la schiena e la penetrò senza recalcitranze. "No! Stronzo!" urlò lei in preda al panico e al dolore mentre il tamarro lo spingeva dentro di lei con forza e con gusto. Adesso sì che si sentiva violata, in quella morsa dolorosa contro il pavimento in cui non c'era piacere alcuno per lei.

"Finalment' c'acc cos c'a nun ce piac a sta zoccol!"

Per fortuna di Federica non durò molto e dopo una decina di minuti sentì la sborra di quel ragazzo riempirle il culo. Per sfortuna di Federica, l'ultimo tamarro aveva proporzioni asinine.

"No ti prego! Ti prego! Ti prego!"

Disse lei rendendosi conto di cosa stava per farle. Tutto ciò che ottene fu:

"Marò quant temp che nun o' mett aret a quaccr'un"

Federica sentì il culo aprirsì in due. Se il primo aveva optato per spinte lunghe e profonde, adesso si trovava alle prese con spinte corte e veloci che tenevano il tamarro vicino a lei, libero di baciarla sul collo e di stringerla a sè. Non poteva fare altro che resistere e sperare che finisse quanto prima. Il dolore era tanto, e Federica si constrinse a confortarsi in quel contatto fisico così ravvicinato e in quei baci che le lambivano il collo.

"Se non mi stesse rompendo il culo, mi starei godendo queste leccate", pensò Federica, che passò una buona mezz'ora ad alternare "basta", "ti prego" e "mi fai male!". Il tamarro spostò le mani sui suoi fianchi e la alzò, facendola sedere sulla sua asta, posizionata tra le sue gambe. Adesso Federica scendeva sulla sua asta grazie al suo stesso peso. Poi le girò la testa e si ritrovò lingua del tamarro in bocca, mentre le stringeva i fianchi e la faceva salire e scendere velocemente per tutta la sua lunghezza.

Guardò il fratello imbavagliato, le era venuto dentro e la verità era che le era piaciuto. Pensò a come aveva ingoiato tutta quella sborra e a come aveva goduto mentre lo faceva. Pensò alla lingua che aveva in bocca e che si stava facendo limonare da uno che le stava aprendo il culo peggio che a una puttana. "Forse sono troia" si disse.

Poco dopo sentì il tamarro venire dentro di lei. Si sentì soddisfatta per averlo fatto sborrare. "Sì, sono proprio troia" si disse mentre veniva anche lei.
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