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Un creampie per Alessandra


di Neptunian
07.06.2020    |    8.729    |    0 9.9
"Quando fu pronto, la piegò in due, iniziando a spingere sempre più forte..."
"Allora, dove sono i soldi?"

"Non lo so!", rispose Alessandra guardando il suo ragazzo legato ad una sedia. Non poteva tradirlo così, nonostante la situazione.

Nuda e costretta contro la parete, le sue mani erano incatenate dall'alto, in modo che non toccasse terra. Una sbarra d'acciaio passava dietro le sue gambe, poco sotto il suo culo e le impediva di muoversi liberamente con le gambe. Quella fredda sbarra era l'unico appoggio che aveva, ed era costretta a scegliere tra appogiarsi e patire il freddo o lasciare che le sue braccia sostenessero tutto il suo peso. Sapeva di non essere così in alto e che non le mancavano che pochi centimetri dal pavimento, ma non toccare terra la faceva sentire insicura. Dopo ore in quella posizione, la sbarra era diventata una tortura insopportabile, poichè le impediva di riscaldarsi in qualunque modo e le garantiva una sensazione di freddo costante.

"Visto che vi piace giocare, gioco anche io", disse l'aguzzino dietro di lei.

"Vediamo quanti centimetri di cazzo ti devo mettere nel culo prima che il tuo ragazzo parli"

Alessandra si fece uscire un "No!" di disperazione e in preda all'agitazione, provò a spingere come poteva per cercare di liberarsi. Qualcosa di caldo e grande le accarezzò la schiena, scendendo fino al suo ano. Quel calore inaspettato dopo ore di freddo fece muovere il suo corpo verso quella sorgente di calore. La sua testa invece, sapeva benissimo cos'era e ne era terrorizzata.

Sentì una punta enorme premere contro la sua apertura.

"Sei pronta?" le chiese il suo aguzzino ridendo di gusto e iniziando a spingerglielo dentro lentamente e inesorabilmente. Centimetro dopo centimetro, Alessandra poteva sentire la sua apertura anale allargarsi come una voragine, mentre qualcosa di caldo e confortevole s'insinuava dolorosamente dentro di lei. Alessandra riuscì solo a pensare che se glielo avesse infilato dentro di colpo sarebbe svenuta e avrebbe avuto bisogno di essere ricucita. Dopo attimi interminabili, il contatto con il corpo del suo aguzzino le fece capire che era tutto dentro.

"Però che brava, non sei ancora svenuta!" sghignazzò l'aguzzino

Alessandra non era più sicura di essere così lucida, perchè le sembrava di avere un braccio lì dentro e comunque doveva impegnarsi parecchio per non perdere il controllo. Le arrivava al diaframma, ne era piena e ogni piccolo movimento la scuoteva fino alle spalle. Allontanarsi significava anche tornare al gelo costante di prima, e dopo tutte quelle ore di freddo, non poteva dire di no a un po' di calore.

Il suo ragazzo nel frattempo era stato imbavagliato, si agitava e mugugnava in continuazione. "Come fa a dirvi dove sono i soldi se lo avete imbavagliato?" pensò Alessandra.

Alessandra venne riportata alla realtà da una sensazione di vuoto. Il suo aguzzino lo aveva sfilato per metà e adesso lei si sentiva vuota. Glielo infilò di nuovo dentro e avrebbe voluto dire di no, ma quando entrava le svuotava i polmoni e non riusciva a dire niente. Faceva malissimo ma anche se avesse voluto, il suo corpo stanco, freddo e disperato, l'aveva già tradita per quel calore così intimo e proibito. L'unica cosa che poteva fare era non svenire, non voleva nemmeno immaginare cosa le avrebbero fatto da svenuta.

Alla quarta penetrazione, Alessandra non ce la fece più e venne mentre il suo aguzzino continuava a stantuffarla senza riguardi. Voleva gemere e liberare il suo orgasmo ma le mancava il fiato perciò riusciva solo ad emettere sospiri spezzati. Ormai tutto quello che importava era rimanere cosciente.

Il suo aguzzino spostò le mani dai suo fianchi al suo collo, passando sotto le sue braccia e iniziò a spingere sempre più forte. Alessandra sgranò gli occhi, visto che non poteva nemmeno urlare finchè non sentì nella sua pancia una sensazione di caldo intimo e intenso mentre il suo aguzzino faceva versi animaleschi. Finalmente non aveva più freddo, aveva il culo pieno di sborra di uno che non aveva nemmeno visto in faccia ed era venuta come una sgualdrina davanti al suo ragazzo legato.

---

Alessandra si svegliò con un gran mal di testa. Aprì gli occhi cercando di capire cosa era successo. Il profumo di lenzuola pulite e una vista familiare le fecere capire di essere a casa, nel suo letto. Era mattina, il suo ragazzo si era già alzato per prepararle la colazione. Doveva essere stato tutto un sogno, pensò mentre sprofondava la testa nel cuscino. Sentì la porta della camera aprirsi, "ecco che mi porta la colazione" si disse mentre sorrideva beata. Lo sentì salire sul letto e mettersi su di lei, "oh sì fammi le coccole della mattina" continuò a pensare.

Sentì una punta enorme premere contro la sua apertura e le mani di qualcuno prenderla per i fianchi. Era slegata e questa volta poteva lottare, ma il suo aguzzino era molto più forte di lei e non aveva difficoltà a bloccarla.

"No!", disse agitandosi mentre veniva invasa di nuovo. Quando fu tutto dentro il suo aguzzino le sussurò all'orecchio:

"Shh! Ci siamo divertiti tanto ieri, così oggi facciamo il bis"

"Basta, vi dico dove sono i soldi!"

"Il tuo ragazzo ha già parlato, quindi, adesso, possiamo divertirci quanto ci pare. Non sei contenta?"

Alessandra gelò. Erano rovinati. Non avevano più un centesimo, o per lo meno il suo ragazzo non aveva più un centesimo. Glielo aveva detto lei che questa storia sarebbe finita male.

"Il tuo ragazzo è di la, così puoi fargli sentire come godi senza vergognarti di essere vista dal tuo ragazzzo" disse ghignando l'uomo, mentre iniziò a stantuffare una Alessandra ormai rassegnata, visto che il suo corpo aveva già deciso per lei.

Dopo un po' la porta si aprì di nuovo, "qualcuno è venuto a salvarmi?" pensò Alessandra sorpresa. Quello che vide però fu tutt'altro. Era Emanuele, il socio del suo ragazzo, quello a cui doveva un sacco di soldi. Un grandissimo stronzo, e glielo avrebbe detto, se non fosse stata impegnata a farsi rompere il culo da uno dei suoi scagnozzi. Emanuele si stese accanto a lei.

"Che principessina!", disse lui accarezzandole il volto, "Avevi bisogno di trenta centimentri di cazzo in culo per perdere la tua aria da fighetta snob, eh? Non ti preoccupare, adesso ci divertiamo tutti insieme"

Alessandra degluitì preoccupata, mentre guardava con disprezzo Emanuele. Questa volta non aveva bisogno di vederglielo per sapere cosa l'aspettava: le sue amiche, Elena e Vittoria, glielo avevano già raccontato. Elena era stata così scema da farsi accompagnare a casa da Emanuele una volta che il suo ragazzo non c'era, ed Emanuele ne aveva approfittato, venendole dentro e mettendola incinta. Elena non poteva andare in girò a fare test e prendere pillole senza farsi scoprire, perciò aveva mentito al suo ragazzo, dicendo che era suo. Vittoria invece lo aveva chiamato per farsi consolare dopo che il suo ex l'aveva lasciata e aveva finito per perdere qualunque dignità quando alcuni video finirono su internet.

Il suo aguzzino uscì da lei e si sentì tremendamente vuota. Alessandra lo guardò dispiaciuta, ma Emanuele le prese la testa e la portò verso di lui.

"Succhiamelo un po' così mi viene duro"

Alessandra imbronciata e rassegnata non potè far altro che eseguire, per quanto poteva perchè le dimensione notevoli di Emanuele le impedivano di scendere più della cappella. Le sue amiche glielo avevano detto che era grosso come una lattina, "si vabbè" diceva sempre lei. Emanuele si spogliò, mise Alessandra a smorzacandela sopra di lui e lo puntò sulla sua vagina spingendola verso il basso con le mani sui suoi fianchi.

"Non mi entrerà mai dentro", disse Alessandra.

I due sghignazzarono tra di loro e l'altro uomo le mise le mani sulle spalle, spingendola verso il basso. Entrò dolorosamente dentro di lei, che più per istinto che per volontà, cercò di opporsi. Era di nuovo piena e questa volta la sensazione di calore era più intima, molto più dentro di lei. La dovevano spingere in due per scoparla in quella posizione e così fecero, finchè fu bagnata e allargata a sufficienza davanti.

Sentì una punta enorme premere contro la sua apertura anale e iniziò ad agitarsi. Emanuele la strinse al suo petto per tenerla ferma:

"Questo non te lo hanno raccontato questo le tue amiche?"

Alessandra, costretta tra i due non poteva fare niente. Era completamente piena e qualunque movimento le causava tanto piacere quanto dolore. I due iniziarono a muoversi dentro di lei alternati, così mentre uno entrava l'altro usciva. Il momento peggiore era quando i punti più larghi di entrambi si incontravano, uscendo o entrando. Non servì molto: al terzo giro Alessandra venne e i due continuarono impassibili, tanto da farle avere un altro orgasmo mentre si stava riprendendo dal primo.

Alessandra aprì gli occhi. Cosa era successo? Era sera, e si sentiva piena di qualcosa di appiccicoso e liquido. Dovevano esserle venuti dentro chissà quante volte. Almeno non era sveglia quando Emanuele le è venuto dentro, si disse per confortarsi.

"Ti sei svegliata finalmente." Emanuele era ancora lì, adesso c'era anche il suo ragazzo legato ad una sedia, in un angolo della camera da letto.

"Voglio che lui veda" le disse mentre la accarezzava dolcemente. Si sentiva terribilmente sporca ma che ci poteva fare? Non aveva scelta se non accontentarlo e sperare finisse presto.

Emanuele la baciò, e lei lo lasciò fare, un po' rincuorata dal non essere solo uno sborratoio. Poi lui si mise su di lei e strofinando la sua asta contro la sua vagina entrò senza troppi convenevoli, del resto Alessandra non aveva più nessuna volontà per resistere. Adesso che era stata già allargata e che erano solo loro due poteva apprezzarlo meglio. Riusciva a rimanere con abbastanza aria nei polmoni per esprimere il suo piacere, e sentire i suoi stessi gemiti la faceva eccitare ancora di più. Nella stanza c'erano solo tre rumori: i suoi, il suo ragazzo che protestava imbavagliato, e il suono del cazzo di Emanuele che entrava dentro di lei completamente bagnata.

Ogni tanto Alessandra veniva, mentre Emanuele si stava prendendo il suo tempo. Quando fu pronto, la piegò in due, iniziando a spingere sempre più forte. Alessandra voleva dirgli di no, di non farlo ma:

"Sì vienimi dentro!" fu tutto quello che riuscì a gridare mentre veniva riempita.
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