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Prime Esperienze

Lo sconosciuto


di MrMellors
01.11.2023    |    9.159    |    7 9.2
"Solo allora parlo ma non sono io è l'altra me: Spingi, muovi questa mano! E la mano obbedisce e sono di nuovo giù affogata, riempita del cazzo maestoso, ..."
Sto pensando tra me e me, ferma, in auto, c’è un silenzio, intorno, raggelante.
Sono seduta sul sedile del passeggero di una macchina in cui non sono mai salita prima.
Alla guida c’è un uomo, che non conosco, di circa 50 anni.
Lui non mi guarda e non parla, io non lo guardo e non fiato.
Ho la bocca asciutta, il cuore in affanno, la lingua paralizzata, le gambe strette ed uno strano calore che mi pervade dal centro del mio corpo e sale sino alla testa.
Un imbarazzo quasi palpabile ed irreale e ancora più strano è il motivo che mi ha portato in questa macchina, qui, ora, adesso.
Il silenzio è interrotto dalla sua voce calda, sicura:
“Poco più avanti, dietro la curva, c’è uno sterrato che porta direttamente al mare se lo si percorre tutto, ma pochi la percorrono perché la strada è piena di buche e li ho un piccolo chalet dove vengo in estate".
Che sia imbarazzato quanto me?
Penso a quello che mi ha detto, immagino lo chalet dove tutto si compirà, mi prendo il mio tempo per pensare mentre lui continua a guidare.
Mi rendo conto da sola che la strada fa schifo, salto a destra e sinistra aggrappandomi dove posso ma scivolo e poggio istintivamente la mia mano sulla sua coscia per evitare di scivolare. E' un attimo.
Lui mi guarda, sicuro, poi allarga la bocca in un breve sorriso. Sa cosa vuole, sa cosa voglio!
“Ok, siamo arrivati”. Non vedo nulla o quasi, nessuna luce.
Non parlo, la mancanza di salivazione mi rende faticoso parlare
Spegne il motore e tira via le chiavi, sembra avere una incertezza, poi senza dire una parola apre lo sportello ed esce. Lo seguo curiosa e come ipnotizzata. A pochi metri scorgo una costruzione, piccola, buia. Lui si avvicina, sale un gradino e cerca a tentoni qualcosa. E luce fu! Siamo in un piccolo portico di uno chalet, a circa 100 metri dal mare. Fruga in tasca per le chiavi ed apre. La luce rivela un ambiente semplice ma curato.
Non parla entra, lascia le chiavi sul tavolo, si gira e mi guarda con sguardo interrogativo. Non capisco, cosa devo intuire o cosa ho fatto? Mentre gli occhi si abituano alla luce capisco! Il mio sguardo rimane bloccato su quella immagine, ma quando ha avuto il tempo? Ero attaccata a lui e non mi ero accorta di nulla. Ma non c'è tempo di ragionare, di cercare spiegazioni sono li per quello, cerco quello, desidero quello.
Finché prendo in mano tutto il mio coraggio, o la sfacciataggine a seconda di come la si vuol vedere, e mi avvicino con la mano tesa a stringere il suo pene. Dritto, perfetto, eretto che sbuca tra i pantaloni e mi punta deciso, consapevole della sua bellezza. Deve essersi aperto la patta nel tragitto tra l'auto e lo chalet, ma non ho visto nulla.
Una mano stringe il suo pene, l'altra si appoggia al suo petto, stringe i pettorali. Non alzo lo sguardo, conosco i miei desideri e gli occhi mi distrarrebbero dalla mia immaginazione. Abbasso lo sguardo verso quel desiderio che cerco di tenere con cura tra le dita, chiuse a serrarlo. Solo quello voglio, non lui, non il suo corpo, non i suoi occhi che mi parlano.
Con un colpo di reni si solleva col bacino e si siede sul tavolo, gambe penzoloni, ed in un attimo spinge giù i pantaloni.
Rimane esposto al mio sguardo con il pene che esce dai boxer blu.
Sono lì concentrata con le mani e gli occhi. Sposto l'altra mano su una coscia e appoggiandomi mi metto in mezzo alle sue gambe, inginocchiata. Il mio volto è a un palmo da quel desiderio irresistibile e bramato e adesso finalmente stretto nella mia mano. Solo adesso un altro senso si sveglia. Maschio, solo odore di maschio, pulito sì ma maschio.
“Dai, mostrami”. Mi dice.
Effettivamente voglio solo quello, ma non voglio mostrare nulla a lui, solo a me. Voglio dire a me stessa ne sei capace. Sai superare tutte le convenzioni e le paure.
Nessuna esitazione, è mio e allargo le labbra intorno all'asta e le stringo senza riuscire a contenerlo tutto. L'altra mia mano lascia la sua coscia e prende possesso delle sue palle, grosse, pendenti, dure.
“Sono piene, mi fanno male”. Sento come un'eco, la sua voce roca mentre mi dedico ai suoi testicoli.
Il cazzo ormai è in balia delle mie labbra, è come immaginavo, lo percorro quasi tutto ma non fino in fondo dove è largo e peloso. Salgo di nuovo lungo l'asta e gli bacio la punta quasi con troppa devozione. Nessuna cortesia lo voglio. A me piace proprio il cazzo e sono felice di essere li e in nessun altro luogo.
Con la lingua scorro sull’asta da sotto fino al frenulo, lecco e stringo facendolo mugolare ancora. Sento che mi guarda ma non può capire cosa provo. Sono piena di lui, la mia bocca gode e la mia testa si perde.
Quando guardo il glande perdo lucidità, so bene quali pensieri mi ispira ma adesso voglio solo immaginare che apra le mie labbra e spinga. Le appoggio sulla punta e aspetto. Capirà?
Lui sembra esitare e a me sembra un tempo dilatato, aspetto poi la sua mano si muove, sale lungo la nuca e si ferma a carezzarmi. Giù! Dice, mentre la mano spinge decisa e le mie labbra si allargano ma non ho il tempo di nulla la mano, prima gentile, ora si è fatta carnefice e mi precipita verso il basso apro, apro più che posso, ma non basta. Soffoco, soffoco poi la mano smette di spingere, sollevo le labbra ed ho un attimo per respirare un attimo per realizzare che quello che voglio mi ha trasformato in un lago sia in bocca, dove la saliva cola abbondante, sia sotto dove sento la fica totalmente bagnata.
Adesso si che posso imboccare il suo cazzo e la scena si ripete come in un copione, torno ad affogare, la carne riempie la mia bocca e l'eccitazione sale, la sua mano diviene meno imperiosa. Solo allora parlo ma non sono io è l'altra me: Spingi, muovi questa mano! E la mano obbedisce e sono di nuovo giù affogata, riempita del cazzo maestoso, conosciuto dapprima in foto, non so quanto possa esserne affascinata, ma la sua bellezza è nella forma e nella durezza. Giù ti prego trattami cosi, senza riguardo, penso tra me e me. Questo voglio, prendimi la bocca, obbligami ancora e sarò tua.
Lo sento emettere gemiti strozzati intuisco siano apprezzamenti che mi infondono sempre più voglia.
Succhio, roteo la lingua alla base della cappella poi di nuovo lo imbocco con tutta la mia energia.
Lui scalpita, mi prende la testa a due mani e me la spinge forte sul cazzo, facendolo finire al fondo della gola. Adesso tocca a me! faccio come mi ha detto la mia amica Marianne e deglutisco, come a dover mandare giù un boccone ma non funziona ma ci riprovo e riprovo ed al terzo tentativo ho tutta l'asta dentro.
Sento la sua cappella schiacciarsi dietro il palato.
Inizia a venirmi un conato mi tiro dietro e lui mi lascia recuperare. Sento sgorgare una lacrima ma non voglio e mi ributto giù famelica.
Aspetta paziente che mi asciughi gli occhi bagnati poi mi prende di nuovo la testa e la guida verso lo scroto.
“Leccami, mi piace”
Obbedisco a quelle meravigliose appendici. Adoro i testicoli, e lo dimostro con la cura che metto a stimolarli: “Oh siiiii, brava!
Sto scomoda e comincia a farmi male il braccio su cui scarico il peso.
Mi alzo con una smorfia di dolore, toccandomi il braccio.
Lui capisce al volo. Vieni! Scende dal tavolo mi prende per mano e si incammina verso il letto.
Non ho più scampo se supero quella porta. Mi guida sino al letto, mi fa sedere, poi prende una benda e la pone sugli occhi e mi dice di aspettare.
Passa un tempo interminabile poi sento solo il suo pene sulle mie labbra. E' giunta l'ora! Una sola spinta e mi sento soffocare, le labbra si sono aperte e quel palo di carne è dentro.
Poi mi fa allungare e stendere e si mette in ginocchio sopra la faccia.
Ancora una volta mi mette le palle in bocca mentre con la mano intuisco che si accarezza il cazzo.
Riprendo a leccare e succhiare i suoi gioielli gonfi e pieni, pregustandomi il loro contenuto. Mi appoggia il pene sul viso, mi copre con la sua asta dura all'inverosimile.
“Non ce la faccio a resistere! Sono troppo eccitato!
Si spinge un po’ indietro e mi infila il cazzo in bocca, di nuovo fino alla gola poi lo tira fuori e me lo sbatte, su tutto il mio viso dal mento ai capelli. Poi di nuovo si ritrae ed un attimo dopo spinge come un forsennato nella mia bocca. Non chiedo di meglio!
“Voglio inondarti, vai avanti dai!”
Io non voglio succhiare, io voglio essere comandata, obbligata, presa. Sono incastrata sotto di lui e finalmente capisce e non mi dà tregua.
I movimenti sono ritmati e veloci, vuole godere il prima possibile.
Con l’unica mano libera gli stringo le palle e lui per risposta me lo spinge fino in gola mugolando.
“Ah eccomi” Perché, perché cazzo mi avvisi, non erano questi i patti penso senza parlare.
Aspetto, voglio, anelo. Non vedo l’ora di sentire il sapore dello sperma, ne sono ossessionata.
Aumento la pressione delle dita sui testicoli e li spingo dolcemente verso il basso poi stringo l'asta alla base mentre finalmente la sua mano sulla nuca spinge, spinge, spinge.
Gli ultimi colpi sono sempre i più scomposti, in controtempo col mio massaggio, mi blocca, mi tiene ferma sino in fondo e i fiotti fanno fatica ad uscire con il glande schiacciato in gola.
Chiudo gli occhi finché finalmente sento il liquido farsi strada, poi uno schizzo colpisce in fondo, vicino alla gola. Uno, due, tre fiotti e adesso soffoco ma la mano mi impedisce di alzarmi. Mi tiene, mi obbliga. Sotto sono un lago lo sento senza toccarmi. Ora lui si muove lascia uno spiraglio e finalmente tutto il seme esplode e la sua mano fa il suo dovere, implacabile. Sto affogando nel suo sperma ancora, ancora. I colpi del cazzo continuano inesorabili nella mia bocca. Mi sento piena, presa, voglio, desidero solo quello e la mia bocca non riesce a gestire insieme la carne e quella quantità di seme. Apro le labbra, abbandono quel palo e mentre lo lascio un filo di sperma cade nella mia scollatura. Impazzisco a leccare ogni cosa, è mio, tutto mio ma soprattutto mi ha fatto sentire quello che voglio essere. Usata, dominata da uno sconosciuto, quello il nostro accordo, non gli ho chiesto altro nei nostri lunghi scambi di messaggi. Mi alzo, non lo guardo, non c'è trionfo, voglio ricordare tutto ma non il suo aspetto. Mi allontano, mi asciugo le mani sui pantaloni e passo la lingua lungo le labbra a cercare ogni goccia per non disperderla.
“Accompagnami”! Dico. Andiamo!
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