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Il tuo coinquilino


di Milla90
23.04.2018    |    96.781    |    40 9.7
"Ormai ero complice e la sua bocca sui miei capezzoli mi portò al terzo orgasmo..."
Perché racconto questa storia? Semplicemente perché pensavo che certe cose accadessero solo nei film, e prima di allora non avevo mai pensato di tradire il mio ragazzo. Per questo sento il bisogno di condividere la mia storia con qualcuno.
Mi chiamo Beatrice, ho 25 anni e prima di raccontarvi cosa mi è accaduto l’estate scorsa, vorrei presentarmi come si deve.
Sono alta un metro e settantrè. Non sono altissima, ma nemmeno una nanerottola, diciamo nella norma. Ho dei biondi capelli lisci con ricrescita e ramificazioni più scure che mi arrivano esattamente a metà schiena. Due labbra carnose e leggermente sporgenti, occhioni da cerbiatta color ambra e lunghe ciglia nere molto sensuali. Ho una terza abbondante, che diventa dolorosamente una quarta quando sono in ovulazione. Ho un culetto tondo sporgente ed una pancia piatta coronata da un piercing all’ombelico a doppia sfera. Mantengo il mio fisico andando quattro volte a settimana in palestra, e concentrandomi soprattutto sulle gambe e sugli addominali.
Studio giurisprudenza e mi guadagno qualche soldino facendo la modella per vari fotografi e per piccole marche d’abbigliamento o di costumi estivi. Il mio fidanzato, Luca, ha sempre sostenuto che io sia la copia sputata della modella instagram Raffaella Pastore. In effetti a guardarla mi vengono i brividi tanto siamo simili.

Il giorno incriminato mi trovavo a casa del mio ragazzo. Lui, laureato l’anno prima in economia, lavorava già in una compagnia assicurativa, io invece dovevo ancora laurearmi, ma stavo terminando gli ultimi esami.
Il giorno prima, infatti, avevo appena passato con 30 e lode l’esame di Diritto Tributario e avevamo festeggiato fino a tarda notte. Stanca e mezza ubriaca, anziché tornare a casa dai miei, mi fermai a dormire a casa di Luca. Facemmo sesso, ma ne io, ne lui provammo grosso piacere, eravamo entrambi troppo ubriachi per poter andare avanti più di sette minuti senza crollare addormentati.

Il mattino seguente mi svegliai tardi, erano le 11 del mattino. Luca, povero cristo, era già andato a lavorare e mi aveva lasciato un tenero biglietto sul comodino: “Buongiorno dormigliona. Sono dovuto uscire di corsa e non ho avuto il cuore di svegliarti. Volevo che ti riposassi! Ti ho lasciato il caffè nella moka e la torta al cioccolato in frigo. Chiamami dopo colazione, ti amo”.
Che tesoro che era.
Mi alzai sgranchendomi la schiena e stirandomi assonnata. Indossavo una tshirt bianca corta fino all’ombelico, e un paio di coulotte a strisce arcobaleno, molto pacchiane.
Mi diressi in cucina, dove a malincuore trovai il piatto della torta completamente vuoto se non per qualche briciola nera di cioccolato, e la caffettiera senza una goccia di caffè. In quel momento realizzai che a mangiarsele doveva essere stato il coinquilino nulla facente di Luca. Si, perché il mio fidanzato condivideva l’appartamento con un decerebrato che studiava economia e che, anziché studiare, passava la vita a fare il mantenuto dai suoi genitori, andare per feste, e non fare nulla durante le giornate. Era una persona che odiavo, lui lo sapeva e mi odiava di conseguenza. Mi metteva sempre di malumore con il suo linguaggio sboccato, i suoi modi di fare appiccicosi e il suo essere sempre fuori luogo. Aveva la fama di essere un donnaiolo, ma quando lo vedevo sempre lì al computer o davanti alla playstation mi saliva solo il nervoso e per di più mi preoccupava che potesse avere una pessima influenza su Luca, che invece lo trovava molto simpatico.
Sentii una risata sguaiata in un’altra stanza. Doveva essere lui, Paolo. Incazzata nera, senza pensare troppo al mio abbigliamento succinto mi diressi in salotto. Eccolo lì, con il mio caffè in mano, in vestaglia, a guardare qualche scemenza in TV e a ridere come un idiota.
- Cosa stai facendo? – alzai subito la voce, portandomi davanti alla televisione.
- Secondo te scema? Sto guardando la tv – mi rispose tranquillamente sorseggiando il MIO caffè.
- Lo sai che quel caffè era per me, vero? – gli chiesi arrabbiata.
- Non sapevo fossi ancora in casa. Pensavo fossi uscita con Luca stamattina presto -.
Solo in quel momento notai che Paolo stava seduto sul divano a gambe larghe e che la vestaglia non copriva le sue parti intime. Era completamente nudo, e il suo pene flaccido era appoggiato sul cuscino cui sedeva. Era sicuramente un ragazzo piuttosto dotato.
- Mettiti almeno dei pantaloni quando ci sono io – lo redarguii.
Lui non fece una piega, e anzi mi incalzò – so perché sei così nervosa. Ieri notte vi ho sentiti quando siete tornati -, si riferiva di sicuro a quando io e Luca facevamo l’amore, - non è durata molto, e mi è sembrato che la cosa non ti soddisfacesse -. Un ghigno comparve sulla sua bocca.
Io rimasi interdetta da così tanta sfacciataggine e dopo un bel – Vaffanculo! - mi voltai e tornai in camera di Luca. Sentii il suo sguardo sul mio sedere, ma poco mi importava tanto ero arrabbiata.
Tornata in camera la prima cosa che feci fu di chiamare il mio fidanzato – Luca, perché non mi hai avvertita che c’era anche Paolo a casa stamattina? Lo sai che odio che mi lasci da sola con quel fallito –
Luca non diede troppa importanza alla mia sfuriata e al mio tono di voce e mi chiese se ci saremmo potuti vedere anche stasera per cena.
- Va bene! Ma vediamoci da me, non ci sono i miei e finchè qui c’è quell’idiota di Paolo non voglio più venire, mi mette in imbarazzo. Lo odio e non lo sopporto -.

Mi ricordai che nel pomeriggio avevo uno shooting, e non avrei avuto il tempo di tornare a casa a lavarmi, così presi il mio beauty, i miei vestiti e mi feci una doccia a casa di Luca.
Il loro bagno era molto spazioso, e la doccia larga. Era il doppio di quella del mio bagno. Mi piaceva anche che i vetri della doccia fossero completamente trasparenti. A Luca piaceva molto farsi la barba la mattina e guardarmi mentre mi lavavo.
Mi spogliai ed entrai in doccia, non appena l’acqua fu abbastanza calda cominciai ad insaponarmi le ascelle, le braccia, il seno ed il resto del corpo.
Non avevo nemmeno ancora fatto lo shampoo che sentii bussare alla porta del bagno. Era sicuramente Paolo.
- Che vuoi? – chiesi ad alta voce.
- Per quanto ne hai ancora? – domandò lui da oltre la porta.
- Sono appena entrata, dammi il tempo di farmi almeno lo shampoo ed il balsamo! – gridai.
Non ricevetti risposta.
Io me la presi con calma, mi faceva piacere fare attendere quel deficiente, la prossima volta anziché prendersi la mia colazione, si sarebbe prima fatto la doccia. Questo fu il mio più grande errore.
Mentre mi sciacquavo via il sapone dai capelli sentii la porta aprirsi.
- Cosa fai? – gridai coprendomi istintivamente il seno e la passera, vedendo Paolo entrare in bagno.
Lui si levò la vestaglia rimanendo completamente nudo di fronte a me, con il pene che gli pendeva lungo e pesante tra le gambe.
- Ho capito che vuoi finirmi l’acqua calda, e così prima che tu lo faccia, mi lavo anche io. C’è spazio per due in quella doccia, fatti più in là – mi spiegò tranquillamente venendo verso di me.
Io non sapevo come reagire e sempre cercando di coprirmi con le sole mani gli chiesi se stesse scherzando.
- Non sto scherzando principessa, se ti va bene resti e ci laviamo entrambi. Altrimenti questa è casa mia e puoi anche uscire con il sapone tra i capelli! – detto questo, entrò nella doccia con me.
Mi spostai per non avere contatti con lui, mentre notavo non troppo distrattamente il suo pisello sbattergli su una coscia e poi l’altra, tanto era grosso.
Non so perché non me ne andai, ma di certo non potevo uscire dalla doccia con ancora il sapone addosso. Non sapendo cosa dire riuscii solo a chiedergli di girarsi di schiena e di darci le spalle mentre finivo di lavarmi. Così magari non avrebbe curiosato troppo le mie forme.
- Glielo dirò a Luca, non sarà contento – lo ammonii.
- Si, brava. Diglielo. Sono proprio curioso di sapere come gli racconti che hai fatto la doccia con il suo coinquilino – mi rispose ridendo, mentre cominciava a lavarsi.
Aveva ragione, non potevo dire a Luca una cosa del genere, così gli dissi soltanto che doveva girarsi verso il muro e non fissarmi. In che situazione mi ero infilata? Nella stessa doccia con quel demente del coinquilino del mio ragazzo. A raccontarlo non ci si crede.
Cercai di lavarmi in fretta il sapone da dosso, e di passare subito a farmi il balsamo. Passò qualche minuto nel quale cercai di dimenticarmi della presenza di Paolo.
- Lo sapevo – disse lui ad un tratto.
- Cosa? –
- Che avevi un gran culo e delle bellissime tette. Mi sono sempre chiesto se fossero tue o se fossero finte –
- Taci per favore. Non farlo sembrare più strano di quello che è – gli risposi sull’orlo di una crisi di nervi, faticando per non insultarlo.
Stranamente Paolo si zittì. Ma sentii subito uno strano rumore.
Mi voltai appena, e vidi lui girato verso di me, a fissarmi le chiappe, mentre si toccava lentamente il pene ormai in completa erezione. Non ne avevo mai visto uno così, sembrava di granito. E curvava verso l’alto come una grossa banana.
- Non ti starai masturbando spero – chiusi gli occhi per l’arrabbiatura, tornando a lavarmi.
- Se non ti sta bene puoi anche uscire dalla doccia – mi rispose ridendo e afferrandoselo con due mani.
- Ho quasi finito. Smettila almeno di fissarmi! – dovevo finire in fretta e andarmene. Cominciavo a sentire troppo caldo e mi mancava l’aria.
- Sei odiosa! Te lo hanno mai detto? – mentre lo diceva sentii il suo bastone schiaffeggiarmi la chiappa destra due volte.
Io accecata dalla rabbia mi voltai di scatto – che cazzo pensi di fare? – non mi preoccupai nemmeno di offrirgli la vista completa del mio corpo totalmente nudo.
- A quelle come te serve davvero una scopata come si deve! – mi rispose rimanendo calmo, con il pisello che puntava minaccioso dritto contro il mio ventre, - guardati sei uno spettacolo –.
Quelle parole, da una persona che sapevo che mi odiava e che odiavo a mia volta, mi fecero stranamente piacere, ma lui continuò – sapevo che eri una da depilazione completa -.
Sentivo il suo sguardo sulle mie parti intime e di colpo i miei capezzoli si inturgidirono. Non sapevo cosa dire o cosa fare, rimasi immobile. Sconcertata dalla sua freddezza e dalla situazione che si era venuta a creare in un giorno come tanti altri.
Paolo, ormai senza freni continuò – senti lo so che tu mi odi. E tu sai che anche io non ti sopporto. Però sono disposto a lasciar perdere le nostre divergenze per un’oretta o due -.
Capii subito che cosa avesse in mente, ma chiesi lo stesso – che vuoi fare? – con tono parecchio spaventato.
- Non hai ancora staccato gli occhi dal mio cazzo un secondo. Pensi che non me ne sia accorto o che non sappia che Luca ce l’ha la metà del mio? – mentre diceva queste cattiverie senza senso, portò una mano a toccarmi tra le cosce.
Io sobbalzai, afferrandogli il braccio – NO! –.
- Si invece, senti come sei bagnata – e mi infilò dentro un dito, cominciando a masturbarmi.
Mi irrigidii e per la strana sensazione quasi come a cercare sostegno mi appoggiai alla parete piastrellata di fianco a me.
- F.. Fermati! – dissi ancora chiudendo gli occhi e stringendogli più forte il braccio.
Per tutta risposta mi infilò dentro un secondo dito, e con l’altra mano portò la mia sinistra sul suo pisello.
- Stringilo – mi ordinò. Ed io obbedii. Era grosso, duro e spaventosamente caldo. Fu una frazione di secondo di debolezza che tanto bastò per incoraggiarlo.
In un attimo Paolo spense l’acqua della doccia, mi afferrò dai fianchi e mi fece girare con la faccia contro i vetri.
Sentii la sua punta all’entrata del mio sesso, e lo sentivo strusciarsi contro le mie grandi labbra.
- Non possiamo! – dissi debolmente, cercando sostegno con le mani contro il vetro.
Ma quelle parole non ebbero effetto, e lo sentii cominciare ad entrare.
- Fai… Fai piano ti prego – dissi disperata, mentre lo sentivo scivolare lentamente ma costantemente dentro di me.
Standomi dietro, Paolo mi afferrò dai fianchi all’altezza delle anche, e disse – non ti devi preoccupare – e cominciò a spingere più deciso dentro di me.
Sembrava non finire mai, ma il dolore provocato dalle sue dimensioni durò meno di trenta secondi, e cominciai a percepire una sensazione di pienezza totalmente nuova.
Ad un certo punto si fermò ed io pregai che avesse finito di entrare, poi invece diede una spinta più forte e lo sentii arrivare alla cervice. Era la prima volta che qualcuno entrava così a fondo dentro di me, la cosa mi spaventò e io mi irrigidii per la novità della sensazione. Paolo dovette accorgersene e cominciò ad accarezzarmi la schiena – stai tranquilla principessa, non voglio farti male – e detto ciò cominciò ad entrare e ad uscire da dentro di me.
Fu puro godimento sentire scorrere la sua lunga asta avanti e indietro, lentamente, ma con una piacevole costanza. Mi vennero i brividi e sentii Paolo afferrarmi più saldamente i fianchi con entrambe le mani. Aumentò il ritmo dei suoi colpi, cercando ogni volta di farlo uscire quasi completamente per rimettermelo tutto dentro subito dopo.
- Devi fermarti – provai a farlo ragionare. Se di li a poco non si fosse fermato sarei venuta, - fermati ti prego -.
- Risulti odiosa anche mentre ti fai scopare! – mi sgridò, dandomi un colpo di reni più forte degli altri. Io lanciai un grido e rimasi zitta a subire. Non volevo arrivare all’orgasmo, ma il ragazzo sapeva cosa stava facendo e cominciò a darmi colpi più forti e decisi.
Cominciai a dover trattenere i miei gemiti, mi morsi le labbra.
- Scommetto che non sei abituata a farti scopare così – ghignò Paolo alle mie spalle non smettendo di colpirmi.
Io non risposi, ma era vero. Non ero solita farmi prendere da dietro a quel modo, con tanta forza ed irruenza. Nè ero solita avere dentro di me un pisello di quelle dimensioni.
Non so come, ma Paolo mi portò subito ad avere un orgasmo. Fu potente. Tremai chiudendo gli occhi, e involontariamente spinsi il mio corpo contro di lui, per cercare di prenderne il più possibile dentro di me. Rimasi zitta, trattenendo un grido di piacere.
Paolo, che non era uno sprovveduto, se ne accorse e afferrandomi da una spalla con una mano mi aiutò a prolungare il piacere con colpi più violenti.
- Sei venuta? – mi chiese fermandosi un momento.
Io non risposi per la vergogna. Lui capì e lo sentii ridere e chinarsi a baciare la mia schiena. Lo odiai ancora di più se era possibile, ma dovetti ammettere con me stessa che era stato molto bravo.
Lui sfilò il suo grosso pisello da dentro di me e mi fece girare. Mi sentii vuota.
- Hai finito? – gli chiesi stupita di questo cambio di posizione repentino, cercando di non far trapelare lo stordimento che mi aveva provocato l’orgasmo.
- No, volevo assaggiarti un po’ – si chinò e comincio a leccarmi tra le cosce.
Io feci per fermarlo, ma ero talmente sensibile dopo essere venuta che la sua lingua mi paralizzò. Lo sentii correre tra le mie grandi labbra e farsi strada verso il più sacro dei miei buchi. Accarezzò il mio clitoride più volte, provocandomi brividi lungo tutta la schiena, e poi mi penetrò con la lingua. Rimase lì sotto almeno una decina di minuti, mentre io cercavo di trattenergli la testa con le mani invano. Si muoveva come un ossesso, doveva desiderarmi molto. Me la leccava senza sosta come se da questo dipendesse la sua vita e mi portò sul limite di un altro orgasmo.
Si alzò e mi prese in braccio, io lo circondai con le gambe per non cadere, e gli misi le mani sulle spalle. Mi fece calare sulla sua lunga e grossa asta, che stavolta entrò con molta meno fatica di prima e riprese a scoparmi tenendomi dalle chiappe appoggiando la mia schiena contro la parete della doccia.
Nessuno mi aveva mai presa e scopata in quella posizione, e subito fui di nuovo portata ad un secondo orgasmo. Mi aggrappai a lui, stringendogli le gambe attorno alla vita gli dissi – devi smetterla, o io… io verrò di nuovo. -
- E’ quello che voglio. Era da un sacco che volevo scoparti. Più o meno dalla nostra prima litigata – mi rispose ridendo.
Io non capii più nulla e appoggiai la testa contro la sua spalla destra, aspettando di venire di nuovo, mentre mi trapanava senza sosta alcuna.
- Paolo sto per v… sto per venire! Ti prego fermati – gridai, mentre lui aumentava i colpi e lo sentivo diventare leggermente più grosso e duro dentro di me. Doveva essere vicino anche lui all’orgasmo.
- Vengo! – gridai di nuovo. E lanciai un lungo gemito di sfogo appena il godimento irruppe dentro di me e frantumò le mie barriere.
Paolo non si fermò un secondo e continuò imperterrito ad entrare e ad uscire dentro di me. Io cominciai ad orgasmare soffocando il godimento con il mio volto premuto sulla sua spalla. Lo strinsi più forte tra le mie gambe e le mie braccia, aggrappandomi di più a lui quasi come ad un sostegno. Fu l’orgasmo più forte della mia vita e quasi persi i sensi.
Lui rallentò e pian piano si fermò, rimanendo piantato dentro di me.
- Piaciuto? –
- Non… non ero mai venuta così… così forte – riuscii a rispondere a malapena, mentre cercavo di riprendermi. Sollevai la testa dalla sua spalla, tornando a stringerlo meno con le cosce e con le braccia. Non riuscivo a guardarlo in faccia, così chiusi gli occhi. Non potevo pensare di affrontare lo sguardo di una persona che odiavo, ma che mi aveva appena regalato il sesso più bello della mia vita.
Paolo riprese a stringermi le chiappe e a sollevarmi e a calarmi lentamente sopra la sua lunga asta.
- Non hai ancora finito…? – gli chiesi stupita.
- Hai fretta? – mi chiese fermandosi.
- Dovrei andare ad uno shooting – gli risposi, come se nulla fosse.
- Mi piacerebbe fartelo saltare, ma così mi odieresti ancora di più. Mettiamoci qui – mi disse mentre mi teneva in braccio ed usciva dalla doccia per andare a sedersi sopra la tavoletta chiusa del cesso. Mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui, con il seno all’altezza del suo viso.
Io non dissi nulla, ma nemmeno mi alzai. Averlo dentro era particolarmente piacevole ed il mio corpo non rispondeva alla mia testa. Cominciai a muovermi sopra di lui, tenendolo dentro di me. Feci qualche cerchio col bacino, poi avanti e indietro, poi su e giù. Ci stavo prendendo gusto?
Sentii le sue mani allentare la presa sul mio culo, e spostarsi alla ricerca del mio seno. Era la prima volta che mostrava interesse per le mie tette.
- Finalmente, ora che ti muovi da sola, posso concentrarmi su queste due meraviglie – disse mentre cominciava a strizzarmele e a succhiarmi i capezzoli. Ormai avevo due chiodi duri.
Mi succhiò le tette, mentre io lo cavalcavo in preda al godimento. Ormai ero complice e la sua bocca sui miei capezzoli mi portò al terzo orgasmo.
- Era da tanto che immaginavo le tue tette. Sapevo che erano grosse, ma non pensavo così sode e perfette! – mi elogiò Paolo.
Io ricordai quante volte mi ero lamentata con Luca del fatto che Paolo mi lanciasse continui sguardi alle scollature, e in qualche modo quel pensiero, unito al fatto che ora era lì a farmi godere e a stringerle tra le mani, mi fece godere molto.
- Sto venendo di nuovo. Non è possibile – dissi cominciando a muovermi più forte sopra di lui.
- Brava, non fermarti – mi esortò lui, mollandomi due sculacciate – sto per venire anche io, ma ti aspetto -.
Lo cavalcai con irruenza, sentendo il suo palo muoversi e gonfiarsi dentro di me. Mi paralizzai tremando sopra di lui, incrociando le braccia attorno al suo collo e portando il seno sul suo viso. Fu un altro orgasmo di potenza pari al precedente. Le forze mi abbandonarono di colpo e mi abbandonai su di lui, tremando ancora un po’ dal godimento.
Lui continuò a pompare dentro di me, fino a quando non mi fece spostare alzandosi e mi lasciò in ginocchio davanti al suo grosso pisello.
- Voglio venirti in bocca – mi disse lui masturbandosi con la destra davanti al mio viso.
Io in preda alla lussuria, senza remore, non lo delusi. Alla fine mi aveva regalato tre bellissimi orgasmi, mentre Luca non era mai riuscito nemmeno a darmene due. Senza capire niente, la mia eccitazione prese il sopravvento e lo afferrai con entrambe le mani. Era davvero caldo, ed era davvero lungo. Non appena lo presi in bocca comincio a schizzarmi in gola. Ne aveva un sacco. Rimasi sconvolta dalla quantità di sperma che aveva quel ragazzo, ma senza esitare ingoiai tutto, cercando di farlo godere fino all’ultimo secondo, masturbandolo con le mani mentre tenevo la sua punta nella mia bocca. Non avevo mai visto nessuno venire a quel modo. E la cosa mi eccitò ulteriormente.
Sentii la sua asta vibrare, ed io finii di pulirla per bene, baciandoglielo e leccandolo delicatamente.
Paolo, esausto, cominciò a rifiatare e si abbandonò a sedersi di nuovo sul cesso dietro di lui – che scopata! -
Non risposi. Riprendendo il controllo su me stessa, realizzai pian piano che cosa avevo appena fatto, e cominciai a vergognarmi. Rimasi in ginocchio a meditare su cosa era appena accaduto.
Paolo, non contento, riprese – non avrei mai detto che fossi così brava a fare i pompini! Mi sembravi una frigida e basta -.
- Che delicatezza… - gli dissi, quasi senza forze. Solo ora, tornata alla realtà, realizzai con chi lo avevo fatto.
- E’ un complimento, non fare quella faccia –
Io non risposi di nuovo, in conflitto con me stessa. Mi alzai, nuda davanti a lui, senza guardarlo in faccia, mi girai e mi guardai allo specchio. Avevo delle gocce di sperma sul mento, e qualcuna sul seno. Era venuto talmente tanto che non ero riuscita a tenermelo tutto in bocca. Mi lavai la faccia e il seno, mentre sentivo di nuovo i suoi occhi sul mio culo nudo.
- Ora puoi andare allo shooting se vuoi. Verrà meglio, sarai più sorridente – disse ancora Paolo, venendo a piazzarsi dietro di me.
Io lo guardai dallo specchio, e vidi il suo uccello ormai floscio pendergli dalle gambe. Come aveva fatto quella cosa ad entrare tutta dentro di me? Scacciai quei pensieri. Lui mi prese i fianchi con le mani.
- Quando vuoi, puoi tornare ogni volta che non c’è Luca – lo vidi sorridere, e questo fu troppo.
Mi voltai e gli mollai uno schiaffo in faccia.
- Non ricapiterà più! – ed uscii dal bagno.
Mi vergognavo di me stessa, e tutto in quella casa mi faceva venire la nausea. Mi vestii di corsa e fugii.

Lo shooting, in effetti, venne molto bene.

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