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La ragazza si applica (ovvero, una lezione di lingua)


di Membro VIP di Annunci69.it VisconteDiValmont
31.05.2020    |    448    |    2 9.5
"Ne ho avuto la prova qualche giorno fa, quando sono andato ad un incontro con una ragazza, organizzato a sua insaputa dal suo compagno..."
Il bello di un sito come questo è che a volte è evidente che le persone si impegnano molto per i loro partner. Ne ho avuto la prova qualche giorno fa, quando sono andato ad un incontro con una ragazza, organizzato a sua insaputa dal suo compagno. In realtà non era proprio a sua insaputa, lei sapeva che il compagno aveva concordato con me di fare un incontro, ma non si aspettava quel genere di incontro.
Torno un po’ indietro nel tempo per chiarire meglio la situazione. Un paio di settimane fa ho cominciato una conversazione con una coppia; l’uomo (che chiamerò Marco) mi dice da subito che è solo lui a gestire il profilo della coppia, e che vorrebbe fare una sorpresa alla sua dolce compagna. E’ una cosa che intriga molto anche me, quindi mi impegno per portare la cosa a buon fine; in più la ragazza è giovane e carina, e anche un po’ minuta, che per me è una caratteristica molto positiva. Quindi di comune accordo arriviamo a stabilire quale sarà la situazione: io sono un insegnante privato di lingua (lo so, sembra solo uno squallido gioco di parole ma è la verità) e lei, la chiamerò Arianna, per coincidenza ha detto a Marco che vuole migliorare il suo inglese. Perfetto, le premesse non potevano essere migliori.
In pochi giorni mettiamo giù il piano e definiamo i dettagli. Io arrivo da lei, ovviamente fingo di essere lì solo per una lezione, e poi pian piano provo a sedurla. Anzi, mi lascerò sedurre, Marco infatti mi assicura che sarà lei a fare il primo passo; io dovrò solo opporre un po’ di resistenza per non far nascere il dubbio nella ragazza che io sia in combutta con il compagno. Ottimo, tutto semplice, anche troppo semplice. E infatti, proprio all’ultimo spunta un imprevisto. Marco mi dice che lei non ama gli uomini con la barba; io ovviamente non ho intenzione di togliermela. Lui molto correttamente mi avverte che le mie possibilità sono calate di molto, ma io non mi lascio intimorire: meglio così, senza rischio non c’è brivido.
Finalmente arriva il giorno della lezione. Raggiungo l’appartamento di Arianna, lei mi apre e mi fa strada nel suo soggiorno. Piccola ma con i tacchi alti, porta un vestitino corto e calze che risaltano le sue gambe snelle. Dalle anticipazioni di Marco so che non indossa nient’altro. Lei mi sorride e mi parla amabilmente, ma vedo che il suo sguardo va spesso sulla mia barba e che non ne è proprio affascinata. Ci accomodiamo al tavolo trasparente del soggiorno; mentre parliamo lancio molte occhiate alle sue gambe accavallate e al suo piccolo seno che comunque si lascia guardare attraverso la scollatura del vestito. Nei primi minuti mi trattengo, faccio un po’ di conversazione in generale e le propongo di fare un test di inglese sul laptop che ho portato. Presto però mi rendo conto però che l’incontro sta diventando una normale lezione e quindi decido di prendere in mano la situazione, letteralmente. Dico ad Arianna che voglio testare la sua conoscenza dei vocaboli che indicano le parti del corpo; le chiedo mano, braccio, seno, vita, fianchi, cosce e gambe. Lei non è molto ferrata in realtà, tanto meglio; io le insegno le parole, poi verifico se lei se le ricorda. Ma invece di chiederle di tradurre i termini, la tocco su ognuna di queste parti del corpo. Lei fa un po’ l’imbarazzata ma mi lascia fare; alla parola fianchi mi rendo conto che effettivamente non porta le mutandine. Sento che ci stiamo eccitando entrambi, lei a volte mi dice che non ricorda la parola in inglese perché si sta agitando; benissimo, tutto secondo i piani. Però resiste ancora e non mi lascia salire con la mano tra le cosce.
Per fortuna qui è proprio l’inglese che mi viene in aiuto: la parola che indica coscia è “thigh”, un vocabolo dalla pronuncia non semplice. In effetti Arianna non lo dice nella maniera giusta; le spiego allora come si pronuncia il “th”, con la lingua che sporge un po’ tra gli incisivi. Lei, forse di proposito, non riesce a produrre il suono corretto, e allora io le dico che forse è il caso che io le faccia vedere come va messa la lingua in modo corretto. Detto questo mi alzo dalla sedia, la prendo per il suo vitino sottile e la sposto senza molto sforzo sul divano. Ero già pronto a strapparle le calze di dosso, ma appena sollevo il vestito mi accorgo che non ce n’è bisogno: i collant hanno già una pratica apertura in corrispondenza di quei due buchi che noi amiamo tanto nelle nostre adorate femmine. Mi metto quindi di impegno a leccare la sua figa piccola ma carnosa; rasata, stretta e con due belle fettine rosee ai lati, quelle labbra che sembrano un sipario di carne che si apre per rivelare il calore e l’umidità della donna.
Lei mi porta in camera per stare più comodi e io seguendo le indicazioni di Marco la lecco ancora a lungo; lei geme e mi dice di proseguire così, ma la conferma che sto facendo un buon lavoro mi arriva sotto forma di un getto caldo che mi riempie la bocca. A quel punto mi svesto e le faccio succhiare il cazzo, ma qui c’è un ostacolo. Come mi aveva anticipato Marco, Arianna mi dice che non è abituata a fare pompini e che non le piace il sapore del pene in bocca. Peccato, ma non mi perdo d’animo; una volta tolto il vestitino comincio a penetrarla (con condom) a missionario. Lei gode e mi dice che il suo ragazzo potrebbe entrare in qualsiasi momento, ma in realtà sappiamo tutti e due che non è vero. La scopo in altre posizioni, ma sempre con forza, sfogando quei mesi di astinenza forzata dovuti alla fottuta pandemia. Lei lascia che la chiami puttana, ammette di meritarsi quell’appellativo e poi mi chiede di venirle in faccia. Io, da bravo insegnante che si adegua alle esigenze degli allievi, esaudisco il suo desiderio.
Siamo entrambi sudati e sfiniti, ma quando lei torna dal bagno io voglio fotterla di nuovo. Le mangio ancora un po’ di figa, e questa volta esploro anche il suo culetto vergine con il dito. Lei però, forse un po’ intimorita, mi dice che ora devo proprio andare perché il compagno sta tornando. Questa volta sono io che oppongo resistenza, ma alla fine mi rivesto ed esco di casa, non senza la promessa di fare almeno un’altra lezione. D’altronde, la pronuncia del “th” non si impara certo in una sola lezione..
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