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trio

Vespa 125


di Membro VIP di Annunci69.it kiave
23.06.2015    |    1.836    |    3 8.9
"Scese fino a scoprire la figa di Elena piena..."
Non erano ancora i tempi della canzone di Cremonini, non c'era la crisi, si assaporava la libertà piacevole ( ma rischiosa) del vento tra i capelli. Però c'era la Vespa (125 in questo caso) e il mondo da conquistare. Almeno così ci pareva: giovani, studenti e con tante speranze su di noi, sul mondo, sul futuro.. Eravamo anche un po' scapestrati, meno controlli e si andava in tre sulla vespa. Quello che affiora è un dolce ricordo. Quelle sensazioni che il primo caldo, l'odore salmastro dell'estate rievocano e che vorresti riprovare. Tre amici inseparabili. Meglio 2 amici (maschi) e un'amica (donna). Alberto, Io e Elena. Studio, nottate, ma anche lunghe passeggiate. Bagni notturni, piacere. Si andava tutti e tre insieme sul sellino lungo della vespa., incoscienti, ma felici. Tre corpi vicini, avvinghiati. Io alla guida, Elena nel mezzo e Alberto ultimo. I due flirtivano. Ma da Elena, dal suo profondo, sarà perchè era estate, sarà perchè era arrapata, da tempo saliva un calore.. Una tepura che m'invadeva, mi toccava eccitandomi. Dopo giorni di calore alle parti basse, giochi in acqua e fuori. Alberto si fece più spinto. Un giorno stesi mentre prendavamo il sole, la pelle di Elena brillava felice di goccioline salmastre, Alberto le si avvicina e dice e fa, allo stesso tempo: perchè noon fai vedere a Ferdi quanto sono belle le tue tette. E contemporaneamente sfilava il reggiseno, già sganciato dal suo fermo. Magnifiche. Due collinette giovani, con siluri per capezzoli a sfidare il cielo. Battute, complimenti, eccitazione diffusa e un po' imbarazzata. Finimmo li. Ripartimmo e per quella sera niente più. La mattina dopo Come sempre presi Elena a casa e mi chiese di insegnarle a guidare la vespa. Partimmo. Qualche strappo alla frizione, ma poi tutto sommato se la cavò. Tanto che memore del giorno prima, eccitato e infoiato mi accucciai dietro il suo calore. Il mio palo era infuocato, non resistevo e Elena non fece minimamente cenno di fastidio, anzi.. il suo calore ormai mi prendeva. Incoraggiato, le mie mani sui suoi fianchi risalirono la lacoste rosa, circondarorono i seni, misurarono, palparono, giocarono con i capezzoli ormai dritti. Misi le mani sotto e il fuoco divampava. Toccavo le rose meravigliose dei capezzoli... Mi feci più audace, tirai fuori le mani da sotto la magliettina e accennai una tastatina sopra il jeans, proprio li. Un calore, da incendio, non si ritrasse anzi.. Il gioco continuò fino sotto casa di Alberto. Ripresi la guida, Elena al centro, Alberto dietro. La dolce cagnetta era in calore. Questa volta fu lei. Iniziò il massaggio sopra i jeans, la mia verga non teneva più.. voleva esplodere. Il suo corpo aderiva alla mia schiena, le sue mani andavano su e giù per la stoffa ruvida ma tesa dei levi's. E, con mia grande sorpresa, Alberto era consapevole di quanto accadeva e iniziò a frugare tra me e Elena, insinuando le sue mani sulle tette, sulla figa bollente... Mi venne un'idea... C'è una piazzola, seminascosta ai più, conosciuta da chi come noi aveva esigenze d'appartarsi . Un posto magnifico, una terrazza nascosta tra gli alberi e che guarda il mare... Arrivai, cavlletto e presi Elena tra le mie braccia. Mi baciava senza ritegno e devo dire che ci eravamo scordati del povero Alberto che riceveva le prime corna della vita. Presi Elena e limonandola, l'accucciai sulle mie gambe. Eravamo ormai prei. Le scivolai i jeans, le mutandine... e ricordo che era un lago. Le mie dita fradice dei suoi umori, prima una, poi due, tre entravano e uscivano una volta dalla figa per poi tuffarsi nel buchino stretto del culo, lubrificato dai tanti umori. Ormai veniva a ripetizione, non si frenava. Alberto, seduto accanto a noi si dimenava furiosamente il cazzo. Elena, poi scese con la mano. Liberò il mio cazzo dallaimbrigliatura dei bottoni e si lnciò prima in una sega violenta, poi in un pompino magistrale. Ricordo che desideravo la sua carne dopo averla assaggiata con le dita e la lingua. L'alzai, la girai e la presi così, appoggiata al muretto di cemento. La inforcavo, la sbattevo con forza facendo uscire e entrare il cazzo dalla figa e dal culo. Mentre la sbattevo, vidi Alberto, a fianco. Sempre col cazzo dritto e a menarselo. Presi il suo braccio e lo avvicinai a noi. Gli dissi.. dai carazzela.. è la tua ragazza. Si prese coraggio e iniziò a toccarle le tette con una mano,con l'altra si menava. Scese fino a scoprire la figa di Elena piena. Carezzava il bottone che continuanva a zampillare, Tastò il mio cazzo dentro, saggiò le palle che sbattevano con forza sul culo e ormai sulla sua mano. Non riuscii a resistere esplosi dentro e fuori il culo di Elena,. Una serie di colpi potenti e tanta crema.. già allora ne facevo tantissima, che iniziò a colare dal buchino di Elena... Alberto non aveva resistito segandosi aveva colpito piedi e sandali di Elena e le mie adidas... Bei tempi.. la Vespa, niente crisi... Sarebbe bello riprovare con qualche coppia... qualcuno ha voglia? ...
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