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Gay & Bisex

Il Taglialegna


di Flamingo
04.05.2023    |    15.002    |    15 9.5
""Buongiorno, le chiedo scusa..."
Con l'arrivo della bella stagione, ho l'abitudine di farmi delle belle passeggiate in mezzo alla natura.
Sono cresciuto in un paesino rurale, al quale mancano molte comodità, ma a prescindere da questo, tutto intorno ci sono ettari ed ettari di campi, boschi e lande, chilometri e chilometri di steppe, attorno alle quali, una vegetazione particolare cresce rigogliosa e sopratutto in primavera, i boschi che diventano fitti, vengono popolati dai contadini della zona per fare pulizia di sterpaglie, o per tagliare l'erba nei campi, o ad accatastare la legna tagliata d'inverno, o anche solo per riordinare e pulire il loro bosco.
Non faceva molto freddo quel giorno, si stava bene, come al solito mi incamminai per fare il mio solito giro attorno al paese, passando dalle parti esterne, costeggiando i boschi e le steppe desolate che con i primi caldi della primavera, iniziavano a colorarsi grazie al germogliare dei primi fiori e ciuffi d'erba, e ronzii di api che partono alla ricerca di nettare.

Dopo più di un'ora che camminavo in relax e buonumore, mi venne l'impulso di fare la strada di ritorno attraversando completamente tutti i boschi, invece che costeggiarli come sarebbe più facile e come tutti fanno, quindi entrai di soppiatto facendomi strada fra rami e qualche sterpaglia, incontrai qualche serpente che strisciava via, ancora addormentato e rimbambito dall'inverno, le foglie secche scrocchiavano sotto i miei piedi mentre lentamente mi addentravo, ma un rumore strano attirò la mia attenzione.

Era il rumore di un decespugliatore, capì subito che c'era qualcuno al di là degli alberi dov'ero io, mi nascosi dietro il platano più grosso che trovai in quel rettangolo di bosco fitto, e cercando di non farmi vedere, iniziai a curiosare.

Intento nel suo lavoro, c'era un uomo sulla sessantina, alto poco più di me, brizzolato ma più tendente al grigio. Aveva delle sopracciglia nere scure, folte e spettinate come due batuffoli di cotone, un naso pronunciato ma elegante, lungo di profilo ma stretto di fronte, portava uno splendido pizzetto argentato tendente al bianco, molto curato e folto, e portava un cappellino col frontino, color mimetica militare.
Lentamente abbassai lo sguardo sempre senza farmi vedere, il signore stava lavorando con addosso solamente una canottiera di quelle bianche con le coste, sudata e mezza sporca a causa del lavoro che stava svolgendo, dal petto, svettava un mantello di pelo folto e fitto color nero, ma che si schiariva man mano verso il centro, fino a diventare bianco come la neve.
Quel meraviglioso petto peloso, brillava alla luce del sole che entrava nel bosco, perché
era tutto cosparso da perle di sudore, che lo facevano luccicare come la magia delle favole.
Aveva la pancia, ebbene si, un pancione sodo da uomo maturo, che sotto la canottiera faticava a starci dentro. Per pantaloni portava delle braghe color mimetica militare, come il cappellino, strette a tal punto, che le grosse cosce spingevano in fuori un meraviglioso pacco, gonfio e ben pasciuto, la lampo dei pantaloni era costretta e tirata da tanto gonfio fosse, e a quella vista, ebbi subito l'impulso di distogliere lo sguardo, impaurito che qualcuno potesse passare e vedermi che stavo spiando.

Mi ero girato di spalle all'uomo, sempre nascosto dietro il platano, quando il decespugliatore si spense. Un attimo di silenzio nel quale se mi fossi mosso, le foglie secche avrebbero scrocchiato e si sarebbe accorto di me, invece per qualche motivo, volevo stare nascosto, quindi non mi mossi di un millimetro, sentivo gli uccelli cantare in mezzo al bosco e nient'altro. Ad un tratto, fece dei passi scroscianti sulle foglie, cacciò una bestemmia, sentivo un armeggiare di un qualcosa fra il metallico e il vetro, non capivo, rimasi nascosto di spalle all'albero.

Ancora imprecazioni, sembrava avesse difficoltà sul fare qualcosa, ma ad un tratto, ritornò il silenzio più totale. Passarono un bel pò di secondi, sembravano infiniti.
Venni destato da uno scroscio che si faceva sempre più incessante......
"Sta pisciando!!" ripetevo nella mia mente, ecco perché aveva spento il decespugliatore,

"girati adesso o mai più!" continuavo a ripetermi in testa, il cuore mi batteva in gola, e martellava così forte che pensavo mi potesse sentire.
Feci un respiro, presi coraggio, mi girai, e piano piano iniziai a sporgermi da dietro il platano.

La scena che vidi aveva del paradisiaco, non trovo altro aggettivo per descriverla.
L'uomo era intento a sorseggiare un birra da una piccola bottiglia di vetro, aveva calato i pantaloni fino alle ginocchia e con l'altra mano, reggeva un splendido pisello circonciso.
Moscio, corto, ma tozzo e grosso, sorretto da uno scroto pelosissimo ed enorme.
Aveva due palle gigantesche, veramente grandi, come quelle da tennis! Erano enormi e gonfie a tal punto, che dondolavano ad ogni suo movimento maldestro della mano, mentre, sopra il cazzo intento a spruzzare un getto infinito di urina, c'era un pube brizzolato e folto che saliva su fino all'inizio del pancione.

Fu una pisciata lunghissima ed io l'ammirai tutta, nel mentre, continuava a bersi la sua birra, fino a quando il pisello iniziò a diminuire il getto e velocemente iniziò a gocciolare.
Lui non badò ai particolari e alle gocce che finivano un pò dappertutto, comprese le scarpe e sicuramente qualcuna sui pantaloni calati.
Iniziò a scrollarselo, fece un ruttone di soddisfazione e riprendendo a sorseggiarsi la birra, continuò a scrollarselo e con il pollice e l'indice, asciugò le ultime gocce di urina, e lo costrinse di nuovo dentro ad un paio di boxer che portava, di quelli larghi, bianchi con le righe azzurre e con l'elastico che portava la scritta COTONELLA.

Dovetti scuotere la testa per capire che aveva finito e che mi ero esposto completamente fuori dall'albero, ero ipnotizzato da quella vista, di scatto tornai dietro l'albero, ma fu troppo tardi, lui se ne accorse.
"Guarda che puoi anche uscire, tranquillo! Vuoi una birra?" mi disse in modo tranquillo e pacato.
Il cuore mi martellava nel petto, volevo sparire, ero in preda al panico.
"Allora? Guarda che non ti mangio! Vengo a prenderti io? Dai non farmi arrabbiare...." continuò.
Presi coraggio e lentamente uscii da dietro il mio nascondiglio di fortuna.

"Buongiorno, le chiedo scusa.... cioè ... ecco, io non volevo disturbarla, mi dispiace..."
"DAI SMETTILA PRENDI QUA!" urlò interrompendomi e offrendomi una birretta.
La presi senza fiatare, ed iniziai a sorseggiare tremolante e ancora molto imbarazzato.
"Stai passeggiando?? Sei di qui?"
Io annuì con la testa.
"Capisco... Io sono due giorni che vengo qua a lavorare, ma per fortuna ho quasi finito, così mi godo il weekend a casa con la famiglia. Sai, nessuno viene mai a darmi una mano, perché a nessuno interessa, e finisce che sono sempre solo come un cane."
Io rimasi in silenzio e continuavo a bere la birra.
"Ti hanno tagliato la lingua?" sbottò.
E mettendosi a ridere continuò: "Beh il cazzo non te l'hanno tagliato di sicuro, guarda li che roba..!"
e continuava a ridere.
Abbassai lo sguardo sui miei pantaloni e mi accorsi di avere un erezione talmente enorme e spaventosa, che spingeva sulla tuta da ginnastica, era evidente in un modo grottesco.

Mi cadde il mondo addosso, dalle mani mi scivolò la bottiglia di birra, che finì in mezzo alle foglie secche sottostante al terreno fangoso e boschivo, ed iniziai quasi a piangere dall'imbarazzo e dalla paura.
"EHI! Dai non sprecare così la birra! Ma cosa ti prende?!" disse raccogliendo la bottiglia.
Io risposi: "Ecco io..... io....non so..... cioè.."
In quello mi abbracciò di scatto, mi prese la testa e la affondò nel suo petto peloso e sudato.
Sentivo il suo odore da uomo maturo, misto sudore, con un profumo lontano di bagnoschiuma e un deodorante da uomo. Mi stava avvolgendo con i suoi braccioni e mi accarezzava la testa.
"Stai tranquillo, non è successo niente. Calmati che sennò così ti viene un capogiro. Rilassati e respira profondamente" sussurrò dondolando, ma sempre con me stretto fra le braccia:
"Sai mi ero accorto che mi spiavi mentre facevo pipì, ma ti ho lasciato fare, mi eccitava l'idea di essere un tuo desiderio, e poi volevo capire se meritavi anche tu attenzioni, ed ora che ne ho la conferma, se vuoi, posso concederti di fare felice un vecchiaccio come me."
"Ti va?"
Io alzai gli occhi e lo vidi determinato. Feci di si con la testa, allora ci sedemmo per terra appoggiati ad un albero, e piano piano lui riabbassò i pantaloni.
"Fai tu dai, così io mi rilasso e mi riposo un attimo..." disse.

Non me lo feci ripetere due volte, gli tolsi i boxer e vidi quello splendido cazzo ormai barzotto che puzzava ancora un pò di urina, ma io volevo iniziare da quelle splendide palle.
Lo costrinsi ad abbassare del tutto i boxer, "sei un buongustaio ee?" mi disse scherzando, e io affondai la mia faccia, completamente in mezzo a quel ben di dio.
Leccavo e ciucciavo quello scroto peloso, che man mano si faceva sempre più rigido e gonfio dall eccitazione, il cazzo iniziava a diventare sempre piu duro, con pulsazioni regolari ma intense.
Annusavo i suoi umori, che iniziavano ad uscire e a gocciolare dal glande circonciso, me ne saziai subito, senza neanche sprecarne nemmeno un poco.
Lui a vedermi così intento, impegnato e devoto al suo gioiello, iniziò a godere lentamente, le pupille gli si dilatarono, e si abbandonò alle mie cure.
Iniziai a spompinarlo di gusto, in fondo fino in gola, su e giù, su e giù, ciucciavo e leccavo, dalla cappella fin giù tutto il cazzo, per poi leccare e annusare le palle ormai gonfie di miele, mentre con una mano lo segavo e l'altra mano gli accarezzavo il petto peloso e i capezzoli duri come bottoni di una giacca.

Il suo cazzo era diventato di marmo, e grande come un palo, avevo la faccia piena dei suoi liquidi sessuali, e a sentirlo gemere e respirare in quel modo, mi impegnai ancora di più.

Mi piaceva, era buonissimo, avevo perso il controllo, ero come un vampiro che succhiava le sue vittime preso dall'isteria di astinenza, il nonno godeva da matti, mi prese la testa fra le mani e iniziò a scoparmi la faccia fortemente.
Mi scopava fino in gola, al limite del soffocamento, ma non importava, io sbavavo e non
controllavo bene la situazione, ma lui se ne fregava, mi sbatteva come un toro, lo sentivo arrivare, non si fermava, contiuava a sbattermi le sue enormi palle in faccia, si sentiva lo schioccare del suo scroto sudato e pieno di saliva, sul mio viso.
Si mise ad ansimare sempre più veloce fino ad urlare, stava venendo.
il suo cazzo in bocca pulsava in una maniera indescrivibile, e la cappella mi stava soffocando, ma lui continuò a spingere lo stesso, con colpi più lenti ma profondi e cominciò a spruzzare come un irrigatore. "BRAVOOO Cosiii!! Siiii!!! BRAVOOO! Siiiiiii!! GODOO!!"
Gettava dosi copiose di miele caldo dentro la mia bocca, fino a riempirla e la sborra iniziò a
scorrermi e a colarmi giù per il collo e il petto, non ce la facevo a deglutire al suo ritmo, era tanta roba!
Continuava a sborrare, non si fermava più, era in preda all'orgasmo, non controllava più niente, era perso. Mi arrivarono schizzi sugli occhi, sul viso, sui capelli, ovunque, non si fermava, e in tutto questo, lui continuava a godere ed urlare di piacere.
Finalmente molto dopo si placò, aveva svuotato i coglioni completamente addosso a me, e io ringrazio madre natura per quel momento.
Profumavo di sborra in un modo incredibile, lui rimase appoggiato all albero con gli occhi chiusi, ancora in preda al godimento e rilassamento, ormai con il suo splendido cazzo ritornato a
dimensioni normali, ma sempre tozzo e con lo scroto svuotato ma grosso.
Con la mano mi accarezzava il viso pieno di confettura, e di tanto in tanto la toglieva e si leccava le dita.
"Scusami, ti ho proprio farcito..." mi disse sorridendo, e respirando come se avesse appena fatto una corsa;
"Per me è stato un onore" gli risposi in modo educato.
"Beh, però neanche quel cazzo lì, non si svuota da solo" disse, indicando il mio pisello in tiro dentro
il pantalone della tuta da ginnastica.
Si distese sull'erba mista foglie secche, e fece una cosa che mi rese sbalordito.
si tolse i pantaloni e i boxer del tutto, ed allargando le gambe sbottò: "Ora è il tuo turno! Te lo meriti..."
Di nuovo, non me lo feci ripetere due volte, mi calai i pantaloni e le mutande, e gli mostrai il mio cazzo duro e gocciolante, completamente stonfo del mio liquido prespermatico.

Lui di scatto si alzò seduto, prese le mie palle con la sua mano enorme, le strinse dolcemente e mi tirò a se per lo scroto, al che disse: "Ohibò! Ma guarda che dolcezza sbrodolante!" e lo prese interamente in bocca, gustandosi per bene la canna del mio cazzo e pulendolo bene dalla cappella fino in fondo. Vedevo il mio pene sparire sotto quei baffi e quel pizzetto brizzolato, e sentivo la sua lingua calda che scivolava attorno al glande, come se stesse gustando un lecca-lecca, poi si staccò, mi diede un bacio sullo scroto e si distese nuovamente, invitandomi a fare di lui ciò che volevo, così mi riavvicinai e alzandogli le gambe sopra le mie spalle, mi misi a mangiargli il culo.
In mezzo alle natiche era pelosissimo, tutto bagnato, probabilmente causa la sborrata di poco prima, la prostata aveva lubrificato quel buco degnamente.
Era profumato e pulito e questo mi eccitava ancora di più, con la lingua gli scopavo l'ano, mentre col naso annusavo il suo perineo sotto le palle.

"Ommioddio.... così mi fai godere anche da dietro!! Ommioddio!" iniziò a parlare il vecchio,
lamentandosi positivamente.
E poco dopo, tremolante e super eccitato, puntai il mio cazzo in quel culo ormai diventato come il burro a forza di leccarlo e succhiarlo, e lo penetrai lentamente.
"OHHHHH SSSIII !! BRAVOOOOO BRAVOOOO!" urlò di piacere il taglialegna.
Entrai dentro quell'uomo fino alle palle e iniziai a scoparlo. Dapprima lentamente, poi sempre più a ritmo deciso.
Il mio cazzo e il mio scroto applaudivano sul suo culo, e lo schioccare rimbombava nel sottobosco.
Godevo come un matto e mentre lo scopavo mi distesi sopra di lui e iniziai a baciarlo. Lui mi lasciò fare e mi concesse un bacio passionale e gustoso, caldo e armonioso, nel mentre, il mio respiro gemeva di piacere.
Stavo arrivando al culmine ma volevo ancora stare dentro quel toro maturo, non resistetti e
accellerai. Lui se ne accorse e ad un tratto, rividi lo sguardo che aveva all'inizio, gli si dilatarono le pupille e guardandomi mi urlò: "Si bravo!! Scopami così bravo!! GODI CAZZO, Godiiiiiiiii!!"
Venni... Ed iniziai a godere e a sborrare di gusto, lui mi avvinghiò con le gambe intorno al collo e mi costrinse a scaricargli tutto dentro.
Lo riempii con 3 o 4 getti di piacere, fino in fondo.
"Senti che bella caldaaaa........" mi disse gemendo.
"Caspita ragazzo, non resisto.... oddio.... non RESISTO!!"
Ed anche lui ebbe un orgasmo potentissimo! Di nuovo.....
Dal suo cazzo iniziarono a partire fiotti di sborra, meno intensi della prima volta, ma il primo gli arrivò lo stesso sotto il mento, mentre gli altri sul petto e sulla panciona.
Ero sfinito, svuotato e soddisfatto. Mi adagiai sopra di lui e gli leccai via la sborra che aveva sulla pancia, per appoggiarmi.
Mi guardò dolcemente e nel silenzio, mi baciò di nuovo.
Passò un bel pò di tempo in cui rimanemmo distesi uno sopra l'altro in silenzio, ma ad un tratto lui lo interruppe dicendo:
"Amici?" disse sorridendo.
"Beh questo è poco ma sicuro! Signor???" ma non mi rispose.
"Quando passi di quà, sai che se trovi una jeep rossa in fondo al campo, io sarò qui, e una birra per te in fresco c'è sicuramente!" continuò.
"Grazie mille..." risposi educatamente.
"Bene, addesso scusami, ma mi alzo che devo finire di tagliare quella legna per stasera, sennò mia moglie poi chi la sente!"

Ci pulimmo come meglio potevamo, e ci vestimmo poi in fretta,
l'imbarazzo purtoppo era ritornato, pesante e noioso.
Lui aveva riaquistato il suo ruolo di uomo maturo, con una famiglia sul groppone e un lavoro duro, da svolgere prima di tornare a casa da sua moglie e i suoi figli,
quella luce che aveva negli occhi fino a poco prima era scomparsa, era diventato di nuovo uno sconosciuto.

Io in quella situazione, rimanevo a distanza e rispettavo questo suo essere, d'altronde mi regalò un pomeriggio fantastico, inaspettato ma splendido.
Puliti e rivestiti ci salutammo velocemente, lui imbracciò la motosega per finire il lavoro, si girò a guardarmi un'ultima volta e mi fece un occhiolino, io faticai a non corrergli incontro per dargli un'ultimo abbraccio.
Feci cenno con una mano, e lui alzò di risposta la sua, sorridendo ed esclamando: "Ciao bello! Buona passeggiata!"

E accese la motosega.
Mi incamminai, in lontananza sentivo la motosega che ruggiva, sempre più lontana, e nella mia testa, me lo immaginavo mentre buttava giù alberi, sterpaglie e rami secchi.
Feci un sospiro malinconico e misi le mani in tasca sovrapensiero, ma sentii qualcosa.
Tirai fuori un pezzo di carta, era l'etichetta di una delle bottiglie di birra che aveva, la girai e dietro, c'era abbozzato qualcosa in calligrafia tremolante e un pò antica.

SABATO 10/06

Mi bloccai e guardai l'orizzonte nel vuoto... A quella data, mancava ancora più di un mese, ma sorrisi, piegai quel bigliettino, e lo riposi in tasca quasi in modo religioso.
Ormai la motosega non la sentivo più, ero troppo lontano, ma ero felice come una pasqua, avevo trovato un amico speciale, e non avrei perso per niente al mondo, il suo prossimo appuntamento.
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