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Gay & Bisex

Il regalo dei miei bulli parte 2


di Thefab
30.04.2020    |    7.367    |    4 9.0
"Non so se ce l’abbia con me dopo quella maledetta estate in cui combinai casino con quasi tutto il gruppo a causa della mia sessualità..."
Mentre percorro il corridoio che mi riporta verso la camera da letto mi accorgo di avere davvero voglia. E’ incredibile come sia bastata una mezzora abbondante di sesso per cambiare completamente il mio stato d’animo. Mi sento sempre più a mio agio in questa situazione e adesso che tornerò in camera dimostrerò di che pasta sono fatto. Ho il pisello già barzotto, complice soprattutto la pomiciata fatta in balcone con Alberto. Cribbio quanto mi piace, è veramente spettacolare e non riesco a credere che abbia davvero questo debole per me.
Sono felicemente fidanzato e questo è sicuro, però Alberto è l’unico che riesce, almeno per quei momenti di passione, a prendermi completamente la mente e il corpo. Mi fa impazzire, starei ore a guardarlo per quanto è bello. Durante il breve tragitto, dal salone alla camera, non smetto di fissargli le chiappe. Non sono carnose come le mie ma ha veramente un bel sedere, piccolo e ben fatto. D’altronde, tutto il suo corpo è proporzionato, seppur nella sua eccessiva magrezza.
Intanto, iniziamo a udire i rantoli da toro di Leonardo provenire dalla stanza. Quando ansima così, grintoso e passionale, vuol dire che è vicino all’orgasmo, che per lui sarebbe il secondo della serata. Entriamo in camera. C’è una puzza pazzesca di sesso, che prima magari non avevo percepito perché trovandomi dentro mi ero assuefatto. La differenza con il salone è incredibile, fa un caldo boia e c’è un odore assurdo di sudore, sperma e piedi di Vesim, che si conferma un tipo non particolarmente pulito, come avevo avuto modo di scoprire, mio malgrado, nel periodo di fidanzamento. Leo sta scopando a mille proprio Vesim, in posizione missionaria. Il mio ex ragazzo se ne sta là a gambe larghe, completamente impazzito di piacere mentre Leo lo chiava a macchinetta. E’ una scena piuttosto eccitante, devo ammetterlo. Al loro fianco, Pietro li guarda, si sega il pisello e ansima con la sua voce da troietta. Quando siamo andati via per fumarci la sigaretta, era proprio lui che si stava facendo scopare da Leo, che evidentemente ha preteso di cambiare culo.
Noi rimaniamo in piedi, di fronte al letto, a gustarci la scena: Alberto ed Enea hanno iniziato a segarselo. Alberto ce l’ha ancora moscio mentre quello di Enea sembra aver preso più vita.
Decido di prendere iniziativa, mi metto alle loro spalle e gli impugno i rispettivi cazzi, segandoli al posto loro. Quello di Alberto diventa duro in pochissimi istanti, al solo tocco della mia mano, mentre quello di Enea è già come un mattone. Intanto, sul letto, Pietro giunge all’orgasmo, inizia ad ansimare come una troia, si contorce, più effemminato che mai e spruzza all’aria.
Da grande mignotta qual è, raccoglie lo sperma che gli è finito sulla pancia e, guardando verso di noi, si lecca di gusto le dita. Enea gli dice di avvicinarsi, lo fa mettere sul bordo del letto e gli mette l’uccello in bocca. Pietro inizia subito un pompino, di pieno gusto.
Io, a questo punto, posso concentrarmi sul mio preferito, sul fantastico Alberto. Continuandolo a segare, inizio a baciargli il collo da dietro, lui gira lentamente la bocca e ci baciamo. Poco dopo, Leonardo sborra come un cammello, inondando il culo di Vesim, che nel frattempo urla come un idiota e si sega il pisello a mille.
Dopo aver sborrato, Leo si alza e dice che è stanco e appagato, quindi per lui l’orgia finisce qui. Enea gli dice che intende svuotarsi rapidamente per la seconda volta e poi andarsi a fare una canna dillà insieme.
Mentre Enea termina con Pietro, Leo va a prepararne una in salone per dopo. Anche Pietro si propone, dicendo che intende svuotare Enea e poi unirsi a loro.
Io e Alberto continuiamo a baciarsi e lui fa un cenno a Vesim di avvicinarsi a loro. Il giovane albanese, di due anni più piccolo di me, viene verso di noi e si inginocchia. Alberto gli afferra la testa e gli infila il cazzo in bocca.
Io, intanto, sto strusciando il mio cazzone sulle chiappe di Alberto. Non so se si farà scopare davanti a tutti, ma lo vedo molto tentato. Noto, mentre continuo a baciarlo, che Enea si sta scopando già Pietro. I due vogliono chiudere velocemente per andare a fumare.
Pietro è steso a pancia in sotto, con le gambe leggermente divaricate mentre Enea se lo sta montando da dietro, spingendo come un ossesso, senza alcun accenno di romanticismo in quello che fanno. Alberto ci fa cenno di andare ad occupare il lato di letto rimasto libero dopo che Leo è andato in salone. Ci stendiamo tutti e tre, uno vicino all’altro, a pochi centimetri dai due che chiavano.
Alberto è in mezzo e io e Vesim ai suoi lati. Lo stiamo baciando, coccolando, gli tocchiamo il corpo. Mentre siamo vicini al suo cazzo e glielo stiamo leccando, ci troviamo con le lingue vicine. Ci viene spontaneo baciarci e iniziamo a pomiciare davanti ad Alberto, che a questo punto ha un’illuminazione. Eccitato dalla visione di me e Vesim, mi dice di scoparmelo davanti a lui. Vesim inizialmente fa un po' di storie ma alla fine cede. Alberto ci lascia il posto e io lo faccio mettere a missionaria. Vesim poggia i suoi piedi maleodoranti sul mio petto mentre io, in ginocchio, lo penetro secco.
Non so quante volte me lo sono scopato quando stavamo insieme eppure sembra un’eternità. Devo ammettere che la sensazione di stare dentro al suo culo non è niente male, l’avevo quasi completamente rimossa dai miei ricordi. Ha un culone un po' grasso e abbondante ma è perfetto per sbatterlo con violenza. E’ ciò che merita, è una troia e io gli darò quello che vuole.
Inizio a spingere come uno scannato e intanto ci pomicio senza sosta. Intanto, Alberto fa il giro perimetrale del letto e arriva alle mie spalle, quasi neanche lo sento. Mi accorgo della sua presenza quando mi allarga le chiappe con le mani e inizia a leccarmelo. Io, preso alla sprovvista, non riesco quasi più a coordinare le spinte, anche perché tornando a ritroso col movimento del culo, rischierei di fargli male. Resto dentro a Vesim ma non mi muovo più, gustandomi lui che mi lecco l’ano.
Mi stacco dalla bocca di Vesim e inizio a gemere mentre Alberto mi sta ripulendo, con la lingua, ogni centimetro di culo.
Proprio in quel momento, al nostro fianco, Enea giunge al secondo orgasmo di giornata dopo essersi scopato per circa dieci minuti Pietro a un ritmo infernale. I due, ancora nudi e sporchi, si alzano stremati e lasciano la stanza.
Rimasti ormai in tre, possiamo sfogare tranquillamente i nostri istinti, cosi Alberto decide di sostituire la lingua nel mio culo con il suo meraviglioso cazzo. Me lo spinge dentro, mettendosi in piedi sul materasso alle mie spalle. Io, per inerzia, mi muovo al suo stesso ritmo e intanto riprendo a scopare Vesim. Siamo praticamente chiusi a sandwich e ansimiamo sempre più forte e senza freni.
E’ magnifico, io ogni tanto bacio in bocca il mio ex ragazzo, che risponde finalmente passionale. Alberto mi sta facendo impazzire, è una sensazione bellissima quella di essere scopati mentre, contemporaneamente, si penetra un culo. Il cazzo mi sembra quasi stia esplodendo per il piacere e il calore che sento.
Dopo qualche minuto, Alberto propone di cambiare posizione. Ormai so che desidera anche lui prenderlo un po' nel sedere e infatti vuole stare in mezzo. Guarda Vesim con autorità e gli dice che non deve dire a nessuno che lo ha visto prenderlo nel culo. Il giovane albanese, subito intimorito, giura che manterrà il silenzio. A mia sorpresa, però, Alberto chiede proprio a Vesim di scoparlo da dietro, perché vuole assolutamente il mio culo. Alberto mi penetra a missionaria, mentre Vesim, alle sue spalle, seppur con qualche fatica vista la sua proverbiale imbranataggine, riesce a metterglielo dentro.
Ricominciamo a muoverci a ritmo, con Alberto che sembra scatenato e io che inizio a segarmi il mio cazzone mentre ansimo. Alberto mi bacia dappertutto, mi fa sentire la cosa più bella e apprezzata di questo mondo. Vesim, da dietro, invece, mi fa sorridere ogni volta che lo guardo.
E’ in piedi, appoggiato sulla schiena di Alberto perché ha rischiato già di perdere l’equilibrio due volte e, con molta goffaggine, sta provando a fare del suo meglio nel ruolo dell’attivo.
E’ proprio lui, dopo pochi minuti, il primo di noi a sborrare. Inizia a spingere con più rapidità, è paonazzo per lo sforzo ed esplode in tutto il suo piacere, inondando completamente le chiappe di Alberto. Terminato lo sforzo, Vesim si lascia cadere a peso morto sul materasso, distrutto. Pensa di aver terminato ma Alberto ne richiama nuovamente l’attenzione e con autorità gli ordina di venirmi a fianco e di prendermelo in bocca.
Mentre Alberto continua a chiavarmi, Vesim mi fa un pompino intenso che mi fa capitolare quasi subito. Inizio a contorcermi, ho i muscoli completamente tesi, inarco la schiena e Alberto, capendo il mio piacere estremo, mi sfera 3-4 colpi di cazzo micidiale che mi fanno perdere la testa.
Urlo come un pazzo e schizzo un mare di sperma nella bocca di Vesim. Quest’ultimo prova a trattenerla ma poi è costretto quasi a sputarla. Se ne fa per allontanarsi, ma io lo afferro per il braccio, lo tiro a me e lo bacio in bocca con passione, assaporando la mia stessa sborra.
Lui è un po' esterrefatto ma risponde, piuttosto coinvolto, poi si stacca dalla mia bocca e bacia anche Alberto, prima di stendersi al nostro fianco e gustarsi la parte conclusiva della nostra scopata.
Io e Alberto siamo scatenati, io lo afferro per la schiena e ne ribalto la posizione, gli salgo sopra e inizio a cavalcarlo a mille. Mi poggio con i piedi sul materasso e gli saltello sopra, lui viene su col bacino cercando praticamente di arrivarmi fino all’intestino col cazzo, intanto mi schiaffeggia le chiappe. Lo vedo al culmine, quasi non respira più per lo sforzo, alza lo sguardo al cielo, io capisco che sta venendo e cerco la sua bocca, subito. Lui mi sborra totalmente nel culo. Restiamo tutti e tre sul letto, stesi, per almeno cinque minuti a coccolarci.
Alberto, prima di alzarsi, però, rimprovera Vesim con decisione:
“La prossima volta vedi di lavarti prima di venire, che puzzi da fare schifo” gli dice, umiliandolo davanti a me. Vesim abbassa lo sguardo. Una parte di me prova soddisfazione per questa umiliazione ma stranamente, stavolta, prevale la parte sensibile di me nei suoi confronti, così appena Alberto esce dalla stanza, mi avvicino a lui, gli accarezzo il sedere e gli dico di non prendersela. Tutti e tre, facciamo una rapida sosta nel bagno della mansarda e ci diamo una pulitina alle parti intime.
Tornati in salone, gli altri tre si sono rivestiti e stanno fumando sul divano e sulla poltrona una canna. Alberto va deciso verso la mia roba e prende nuovamente i miei boxer, abbinati ai miei calzini.
“Eh no dai, ancora?” gli dico io.
“Eddai su, che te ne frega. Scambiamoceli, è eccitante”.
Pur non condividendo molto la cosa, sono costretto a infilarmi i suoi slip e i suoi calzini, per poi rivestirmi lentamente. Alberto si finisce di fumare la loro canna, mentre io e Vesim restiamo in disparte, un po' imbarazzati per la situazione.
Alla fine, Alberto mi dice che sarà Pietro a riportarmi a casa mentre Vesim tornerà con Enea poiché lui e Leo hanno un impegno con la ragazza di quest’ultimo che fa il compleanno a mezzanotte.
Non sono particolarmente contento di andare in macchina con Pietro ma mi devo adeguare. Fino a circa un anno prima, quasi neanche lo salutavo. Nella mia stupidità, pensavo che se avessi salutato davanti a tutti un gay dichiarato, la gente avrebbe potuto pensare che fossi gay anche io.
Poi, successivamente, ho capito che è l’esatto contrario. Mostrarmi omofobo, disturbato dalla sua presenza e evitare di salutarlo, può far pensare l’opposto.
Io e Pietro non siamo mai stati amici, ma lui devo dire che mi ha sempre salutato e trattato con rispetto, anche nel periodo in cui lo evitavo. Probabilmente, dentro di sé, credo sapesse della mia sessualità e avesse dato una spiegazione chiara ai miei comportamenti. In auto, tuttavia, sono un po' imbarazzato. Guardo l’orologio ed è quasi mezzanotte, è proprio ora che torni a casa, altrimenti sarà dura svegliarmi stamattina. Tuttavia, i miei propositi vengono subito meno.
“Devi tornare a casa subito?” mi chiede Pietro.
“Si, ho scuola domattina”.
“Dai, ci facciamo una canna e un paio di birre e ti riporto, ti va? Non mi va di andare a dormire così presto” mi propone lui.
“Guarda, io non fumo” gli dico.
“Eddai, che sarà mai una canna” insiste lui.
La discussione va avanti un altro paio di minuti ma la decisione sembra già averla presa lui per entrambi, perché invece che girare per casa mia, ha tirato dritto verso la sua abitazione.
“Ma dove andiamo?” domando, sempre più perplesso e, in parte, contrariato.
“Da me, ho le birre in fresco e il fumo, stiamo in pace”
“Ma non ci sono i tuoi?”
“Si, c’è mia madre, i miei sono separati. Ma tanto è abituato, tranquillo”
“Sono io che non sono abituato” dico, per poi girare la testa verso il finestrino. Prendo il telefono e mando un messaggio sia al mio ragazzo che a mia madre, che mi hanno scritto per dirmi di andare a letto, che è tardi.
Arriviamo a casa di Pietro, che è vicina al mare. E’ la prima volta che ci vengo, sapevo solo a grandi linee in che zona abituava. Sono davvero imbarazzato e per nulla preso da questa situazione. Oltretutto, non è che mi faccia particolarmente piacere farmi vedere con lui, per i motivi che dicevo prima. Entriamo e in cucina c’è la mamma. Io sono rosso come un peperone, il mio solito imbarazzo e la mia timidezza iniziale.
“Buonasera signora” dico, quasi sottovoce.
“Ciao mamma, lui è Fabio, un mio amico” dice Pietro.
“ah un altro amico! Piacere” mi dice lei, evidentemente abituata ma per nulla contenta del via vai di ragazzi in casa sua.
Pietro prende un cartoncino da 6 bottigliette di birra dal frigorifero e mi fa cenno di seguirlo. Arriviamo in camera e lui chiude la porta a chiave. Fa un caldo boia e la camera fa schifo. E’ in disordine pazzesco, pieno di poster sui muri che richiamano a gruppi musicali e c’è odore di canna e di sesso. L’unica fonte di refrigerio, è un piccolo e sgangherato ventilatore, che Pietro provvede subito ad accendere.
Senza dire nulla, lui inizia a spogliarsi, rimane in mutande e si mette sul letto. Io, inizialmente, mi siedo sul bordo ma lui insiste per farmi stendere sul materasso anche io. Tolgo le scarpe e sto per accomodarmi quando mi invita a spogliarmi. Gli dico che mi vergogno e non mi sento a mio agio ma lui mi fa presente che fino a mezzora prima eravamo nudi su un letto a prendercelo nel culo.
Effettivamente il suo ragionamento, seppur sboccato, non fa una piega. A mia volta, mi denudo, fino a restare in calzini e mutande.
Iniziamo a bere e fumare, cose alle quali io non sono particolarmente abituato. Gli faccio più volte presente che avrei un po' di fretta ma a lui non sembra interessare molto e, a forza di bere e fumare, mi perdo anche io nelle chiacchiere.
Veniamo presi totalmente dai nostri discorsi sull’omosessualità, sul dichiararsi, sul giudizio degli altri. Io, che ancora non sono ufficialmente dichiarato, se non a scuola, sono affascinato dai suoi racconti su come ha affrontato l’outing. Gli faccio tante domande, inerenti anche a come lo hanno accettato i famigliari. Lui sembra convincente in ciò che dice. Poi gli chiedo cosa pensasse prima di me e mi dice che era abbastanza palese che fossi gay e quindi non si è meravigliato molto quando mi ha visto entrare a casa di Alberto. E’rimasto, invece, più sorpreso nel vedermi all’opera, perché non pensava fossi così spinto nel sesso. Aggiunge anche che lui mi ha sempre preso in giro per le forzate pomiciate che faccio con le ragazze quando c’è gente, ad esempio alle feste, etichettandole subito come fasulle. Successivamente, provo a farmi dire i nomi di qualche ragazzo del paese con cui ha scopato ma lui mi risponde abbastanza acido.
“Ti farebbe piacere se io domani andassi da altri ragazzi con cui scopo a dire che ho fatto un’orgia in cui tu ce lo prendevi nel culo?”
Io farfuglio qualcosa che assomiglia ad un no.
“E allora non mi chiedere degli altri, non sarebbe corretto farti nomi. Così come io non li chiedo a te”
Accuso un po' il rimbrotto, faccio un sorso di birra e rimango in silenzio per un po'. Intanto inizio a essere ubriaco e mi gira un po' la testa. Anche la canna, che intanto è la terza di fila, mi inizia a fare effetto e mi fa perdere lucidità. Sento Pietro che mi racconta di come Enea non volesse partecipare all’orgia e che era proprio questo il motivo per cui Alberto e Leonardo avevano ritardato a organizzarla. Inizialmente, avrebbe dovuto partecipare un altro ragazzo, del quale non mi fa il nome, ma quando questo si era tirato indietro, Alberto ha provato a convincere Enea, riuscendoci solo dopo giorni di martellamento, tipico del suo carattere ostinato e predominante.
Io, ormai, inizio ad ascoltare solo parzialmente e capisco ancora di meno. Sono sballato e anche stanco, sono sul punto di addormentarmi quando inizio a sentire la mano di Pietro che si sposta sul mio pacco. Me lo sta accarezzando dall’esterno.
“Ti va di scopare? Mi piace farlo quando sono sballato in questo modo” mi dice lui.
Io provo a dirgli di no ma lui mi ha già sfilato lo slip di Alberto e mi sta segando l’uccello. Mi avvicina la bocca e iniziamo a pomiciare. Io rispondo quasi per inerzia, sento l’odore di fumo e di alcol provenire dal suo fiato.
“Questa rimane tra noi, di solito non mi piacciono i ragazzi passivi come te ma faccio un’eccezione” mi sussurra.
Gli vorrei dire che neanche a me piacciono i ragazzi come lui, anzi, sono proprio l’opposto ma che è lui che sta abusando di me. Sto in silenzio e lo lascio fare, ormai ho capito che non ho alternative.
Per Pietro è solo un proseguo dello sballo, a lui non piaccio perché fondamentalmente sono passivo anche io, però ormai l’andazzo della serata è questo. Inutile pensare all’orario, è tardissimo e chissà se domani mi riuscirò ad alzare e a mantenere le promesse fatte.
Pietro si fa sempre più intraprendente, mi è ormai praticamente salito a cavalcioni sopra. Noto solo ora che non ha più le mutande. Chissà da quanto le aveva levate, senza che io me ne fossi accorto, visto il mio sballo.
Il suo pisello è barzotto e gli penzola tra le gambe mentre si struscia a me e mi bacia. Capendo che ormai non ho alternative, gli inizio ad accarezzare la schiena e arrivo rapidamente al suo culo.
Ha i chiapponi grossi, molto chiari come carnagione, leggermente pelosi. Li afferro e li strizzo mentre lui mi bacia con passione. Inizia a leccarmi il viso, sento la sua lingua passarmi sul mento, poi scivolare sul collo, sulle spalle, sul petto. Mi sta leccando tutto e io inizio a gradire.
Mi faccio prendere dal momento, ormai non me ne frega niente. Mentre Pietro mi fa eccitare sempre più, comincio lentamente a mugolare, il mio cazzo si è indurito quasi del tutto e lui non ha smesso un secondo di toccarmelo, di strizzarlo, di segarlo.
Pietro è arrivato già alla mia pancia, continua a passare la sua calda e umida lingua sulla mia pelle e il contatto mi provoca veri brividi di piacere. Sono in totale perdizione, talmente coinvolto e fatto che non mi ricordo neanche che nell’altra stanza ci sia la madre, che comunque sarà abituata a certi rumori provenienti dalla camera del figlio.
Finalmente, Pietro giunge al mio cazzo. Me lo lecca tutto, assaporando ogni centimetro della mia asta, comprese le palle. Poi me lo scappella con decisione e inizia a leccarmi solo la cappella. Sto impazzendo, ansimo e mi contorco sul letto, col piede sto tirando via praticamente tutto il lenzuolo tanto sono agitato. Gli afferro i capelli mori e leggermente ricci e lo trattengo con forza sul mio cazzo. Lui, finalmente, se lo fa entrare tutto in bocca e inizia un pompino da sogno.
Questo ci sa fare gente, è veramente esperto con la bocca. Ora che è tutto per me, me ne accorgo ancora meglio rispetto all’orgia. Noto che lo insaliva tantissimo mentre succhia, la lingua la usa un po' meno rispetto a come faccio io ma quando la “tira” fuori dà spazzolate veramente decise che mi mandano in visibilio. Se non avessi già sborrato due volte a casa di Alberto, più una nel pomeriggio con il mio ragazzo, probabilmente sarei già capitolato.
Devo ammettere che, dopo tre orgasmi, il pisello me lo sento un po' indolenzito ma poco male, sono talmente sballato che neanche ci penso troppo. Pietro muove la testa a tutta velocità e, intanto, con la mano sinistra si sta sditalinando il sedere.
Dopo un po', smette di succhiarmelo, mi sale sopra al cazzo e, con maestria, se lo infila dentro. Inizia a muoversi sopra di me, si sta facendo scopare da solo dal mio grosso pene e io godo.
Pietro mi osserva, la sua faccia è una maschera di godimento, è veramente eccitante vederlo così. Si muove lentamente, con passione, si regge con le mani sul mio petto e mi sorride. I suoi movimenti di bacino sono travolgenti, questo è troia a livelli colossali.
Sono talmente fuori che non ho neanche la concezione del tempo, credo che abbiamo continuato a scopare, in quella posizione, per molto tempo. Mi accorgo solo che sono allo stremo ma, complici le precedenti scopate, non riesco ancora a sborrare. Pietro si muove cambiando il ritmo di continuo, alterna momenti in cui spinge come un pazzo, ad altri più teneri dove pomiciamo anche e riprendiamo fiato. Ciò nonostante, anche lui è stanco e quindi mi chiede di prenderlo a pecora.
Si toglie da sopra di me e si posiziona a novanta di fronte a me, io lo afferro per i fianchi e lo penetro. Inizio a muovermi quasi per inerzia, gli sbatto il mio cazzo nel culo e le mie palle rimbombano sulle sue chiappe, mischiandosi con il rumore dei nostri gemiti, sempre più forti.
Sento, finalmente, giungere l’orgasmo dopo un vero e proprio tour de force. Aumento il ritmo, i miei colpi si fanno più violenti, poi sento proprio esplodere di piacere la punta del mio cazzo, inizio a schizzare nel suo culo all’impazzata e urlo di piacere. Lui mi incita a svuotarmi tutto, a continuare fino all’ultimo istante. Io mi muovo ancora per qualche istante, sono col fiatone.
Quando anche l’ultima goccia della mia sborra è ormai finita all’interno del suo culo, mi stacco da lui e crollo all’indietro, tramortito. Pietro si gira, si avvicina e mi bacia, dicendo che è stato bellissimo, poi mi sorride e si indica il cazzo, che è ancora dura.
“Quello che succederà adesso non devi dirlo mai a nessuno”. Io annuisco.
Mi sale sopra e riprende a baciarmi, intanto mi punta il cazzo sul buchino. Siamo sudati come porci, in camera c’è una puzza enorme. Il sudore ha contribuito a lubrificare ulteriormente il mio culo, che quasi gocciola tra caldo e voglia. Mi entra piuttosto facilmente dentro.
“Sei il secondo a cui lo metto, ritieniti previlegiato” io gli sorrido, gli vorrei rispondere che non vedo quale sia il previlegio visto che ho preso cazzi molto più grossi e vigorosi del suo ma lascio stare. Se avevo definito Pietro davvero abile ed esperto nel muoversi da passivo, non posso dire lo stesso del suo modo di scopare da attivo. Vedo subito che non è abituato e si muove in modo meccanico.
Tuttavia, io ho già sborrato e non ho grossi interessi nel godere ulteriormente, per cui me ne resto lì a farlo fare. Lui ogni tanto mi bacia in bocca e io rispondo, altrimenti se ne sta tutto il resto del tempo ad alitarmi e ansimarmi in faccia, con un’espressione da troia libidinosa.
Io gli accarezzo le chiappe, nel tentativo di farlo godere il prima possibile perché sono stanco. Pietro non dura moltissimo, inizia a mugolare con voce da donna, poi poggia la testa sulla mia spalla, mi assesta 4-5 colpi a velocità supersonica e mi schizza tutto nel culo.
Terminata la scopata, Pietro mi crolla sopra, praticamente stremato. Sento l’odore di sudore delle sue ascelle e la sua presenza inizia a darmi fastidio. Con un po' di fatica, riesco a levarmelo di dosso e inizio a fare pressione affinché mi accompagni a casa ma sto coglione non ha nessuna intenzione di alzarsi da letto.
Inizialmente mi propone di rimanere a dormire lì, io gli ribadisco per la centesima volta che devo andare a scuola e lui, per tutta risposta, si gira sul fianco, dandomi le spalle, e mi dice di arrangiarmi, che è troppo fatto e non se la sente di guidare.
Abbastanza contrariato per il suo atteggiamento, mi alzo e inizio a cercare i miei vestiti per la camera. Mi vesto, lo “ringrazio” per l’ospitalità e vado via. Appena prima che esca dalla porta della sua camera, con voce addormentata, mi chiede scusa.
“Si va bene, non ti preoccupare” gli dico io, prima di raggiungere il corridoio della sua casa e poi il portone di ingresso. Tiro fuori il telefono, sono quasi le 3 del mattino. Tra poco più di tre ore avrei la sveglia per la scuola e sono più fatto di un cammello marocchino. Inoltre, sul mio cellulare, sono inondato di messaggi del mio ragazzo, preoccupato per il fatto che non sia ancora tornato a casa.
L’unica cosa che mi viene in mente di fare, al momento, è chiamarlo, sperando che abbia il telefono ancora accesso. Fortunatamente mi risponde, sembra ovviamente contrariato ma alla fine accetta di venirmi a prendere.
Arriva una decina di minuti dopo, io intanto mi sono incamminato ma ho fatto pochissima strada, fermandomi un paio di volte per dei conati di vomito poi trattenuti. In macchina mi sorbisco l’ovvia ramanzina, alla quale quasi neanche rispondo, osservando con sguardo perso fuori dal finestrino.
Il mio atteggiamento non fa che indispettirlo ancora di più.
Il giorno dopo, seppur in condizioni da zombie, mantengo le mie promesse e vado a scuola. In mattinata, inoltre, ricevo un messaggio di scuse di Pietro, che non avendo il mio numero, mi scrive su Instagram in privato. Gli rispondo di non preoccuparsi, che sono cose che possono capitare quando si è sballati in quel modo e che non me la sono presa. E’ l’ultimo giorno scolastico di tranquillità. Il giorno seguente, il mercoledì, infatti, mentre passeggio per i corridoi con i miei nuovi amici, incontro Lorenzo. Vi ricordate di lui? Vi avevo consigliato di tenere a mente il suo nome perché sarebbe tornato!!! L’incontro mi scombussola da subito, Lorenzo mi guarda a lungo ma non mi saluta. Non so se ce l’abbia con me dopo quella maledetta estate in cui combinai casino con quasi tutto il gruppo a causa della mia sessualità. Solo vederlo, però, mi fa stare male. Praticamente, lui è tornato il giorno prima da Barcellona, dov’è stato in vacanza con i suoi amici e, per questo, non era presente a scuola. Anche oggi, non ho avuto modo di vederlo sul treno perché è arrivato alla seconda ora. Il confronto tra me e lui, tuttavia, è solo rimandato di poco…

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