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La luce in fondo al tunnel


di Thefab
08.04.2020    |    8.194    |    10 9.5
"E, soprattutto, passo le ore col telefono in mano a spiare ogni sua mossa: gli accessi, i post pubblicati, le storie..."
Con Alessio mi sono spinto veramente oltre il limite della decenza. Mai, pur reputandomi un ragazzo molto aperto e abbastanza perverso, avrei pensato di arrivare a fare certe cose. Eppure, non posso assolutamente negare che mi sia piaciuto. Nei giorni seguenti perdo completamente il freno e inizio un periodo di totale intensità sessuale. Ormai sono stato bocciato, quindi la scuola la lascio totalmente perdere. Ho sempre casa libera per via dei turni di lavoro dei miei famigliari e quindi scateno le mie fantasie più perverse. La mia abitazione è un via vai continuo dei miei uomini: Alessio, Giuseppe e il mio ragazzo Vesim. Le visite iniziano al mattino e vanno avanti fino al tardo pomeriggio. Delle volte, se non ho casa libera, faccio sesso in auto oppure li porto nella cantina di casa mia. Inoltre, in tutto questo, continua a essere molto presente anche la figura di Elena.
La mia vicina è assatanata di me e capita spesso e volentieri che scavalchiamo i reciproci balconi e facciamo sesso tra di noi. Intanto, Alessio mi ha sempre più in pugno.
Dopo aver constatato con i suoi occhi che sono davvero disposto a fare tutto, mi chiede anche di soddisfare le sue voglie a distanza. Capita spesso, infatti, che facciamo delle videochiamate molto hot oppure che mi commissiona dei video da fargli e mandargli. Solo a distanza di tempo, mi rendo conto di quanto io sia stato stupido a inviare così tanto materiale mio, anche col volto in primo piano, ad una persona con la quale aveva una storia di solo sesso, per lo più selvaggio.
Tornato ai video da me girati, ormai sono completamente impazzito per la pratica di indossare l’intimo femminile di mia sorella. Pensare che, quando Alessio me l’ha proposto, era stato anche sul punto di vomitare. Ora lo faccio con frequenza, ne sono quasi ossessionato. Ho iniziato perfino a spiare i movimenti di mia sorella. So quando si masturba, so quando esce col ragazzo e ci fa sesso. Ogni volta, cerco di stare in agguato e, non appena lei mette la sua biancheria sporca nel cesto del bagno che io e lei dividiamo, subito come un falco cerco di farla mia. Se sono solo e posso usarla subito, non me lo faccio ripetere due volte e spesso ci faccio anche un bel video per Alessio.
In caso contrario, la nascondo in camera mia e la utilizzo appena possibile. Ci sono delle volte in cui riesco ad avere due paia di mutandine contemporaneamente e le sue calze. Quest’ultime le indosso, mentre le due mutandine le uso differentemente: un paio lo metto, l’altro (quello più odoroso) lo metto sul volto. E mi masturbo sia il sedere che il cazzo, senza nessun ritegno.
Mi osservo, soprattutto quando il tutto lo faccio in camera dei miei che c’è quello specchio magnifico, e assomiglio sempre più ad una troia. Ho i capelli ormai lunghi alle spalle, biondi e lisci, indosso l’intimo femminile e non ho peli sul mio corpo magro ma definito.
Ho talmente desiderio di indossare intimo femminile sporco, che arrivo a rubarlo anche ad Elena, rischiando tantissimo di essere scoperto. Alterno la mia collezione fino a renderla inutilizzabile, ci sborro dentro tante di quelle volte che alla fine alcuni pezzi di biancheria sono costretto a buttarli.
E’ un periodo in cui mi piaccio molto, mi masturbo tante volte guardandomi allo specchio oppure riguardando i video che giro per Alessio. Il periodo di follia sessuale va avanti per alcuni mesi, sono diventato ufficialmente maggiorenne e intanto è iniziato il nuovo anno, il 2018. La mia routine viene sconvolta da una notizia. La aspettavo da tanto ma, appena la ricevo, anziché rendermi felice, mi fa sprofondare totalmente: il ragazzo di cui sono innamorato da oltre un anno, del quale ho accennato in alcuni precedenti capitoli, si è lasciato col suo fidanzato. Per la prima volta, da quando ci conosciamo, ho realmente l’occasione di provare a farlo mio. Abbiamo fatto sesso in passato, poi io avevo tenuto a freno i miei sentimenti e lui, pensandomi uno che volesse solo divertirsi, si era iniziato a frequentare con un altro ragazzo.
Forse, proprio questa situazione nuova, la voglia di vedere me stesso finalmente felice e capace di amare, mi spaventa. La prima reazione che ho è su Vesim. Il pomeriggio stesso che ho saputo la notizia, mi devo vedere con lui a casa sua. Nell’appartamento c’è il fratello piccolo ma a me non interessa niente. Mentre quest’ultimo gioca in salone con la play, io chiudo la porta della camera di Vesim e inizio a palparlo. Lui prova a tirarsi indietro, anche se ha voglia. La paura che il fratellino possa scoprirci lo frena ma io non ho di questi problemi, divento insistente più che mai e, quasi con la forza, lo costringo ad un rapporto sessuale.
Gli abbasso i pantaloni e lo metto a pecora, appoggiato sul bordo del letto. Io, sempre con i pantaloni abbassati alle caviglie, sono alle sue spalle e glielo spingo tutto nel culo. Scopo senza badare minimamente a lui, sono un vero e proprio animale. Sfogo la mia rabbia nelle sue chiappe, rantolo come un maiale senza fregarmene nulla della presenza del fratello nell’altra stanza. Vesim prova a soffocare i miei versi, ogni tanto mi sussurra di stare zitto ma io sono scatenato. Mi aggrappo ai suoi fianchi e prendo un ritmo indiavolato. Lo scopo talmente forte che, oltre al rumore forte delle mie palle che sbattono sui suoi chiapponi carnosi e bianchi, è anche il letto stesso che viene sbalzato contro la parete.
Siamo fortunati, perché il fratello non viene nonostante il casino enorme e io, dopo cinque minuti di ritmo indiavolato, gli sborro completamente nel culo. Non aspetto neanche che lui finisca, mi do una sistemata e vado via. La sera stessa, molto meschinamente, lo lascio per messaggio, definitivamente. Non posso stare con una persona che non amo quando quella che amo è finalmente libera. Mentirei a tutti, soprattutto a Vesim. L’ho trattato male a sufficienza, sono stato un verme con lui e l’ultimo episodio è emblematico in tal senso. Farla finita con lui è la forma di maggior rispetto che posso avere nei suoi confronti.
Vesim la prende malissimo, è una delle sue primissime delusioni, se non la prima. Ma non posso fare altrimenti. Successivamente, senza nemmeno dar loro un’ultima occasione di vedermi, chiudo totalmente i rapporti con Giuseppe e Alessio. Vi devo dire la verità? Mi è dispiaciuto per Giuseppe, lui mi voleva veramente bene e con me si è comportato con i guanti di velluto. Di Alessio, invece, non me ne importa più nulla. Anzi, un po' ce l’ho anche con lui perché mi ha sempre usato come una troia e mi ha spinto a fare cose estreme.
Bene, ora sono di nuovo single, il ragazzo che amo anche, voi direte: è tutto fatto. Niente affatto, perché io sono fatto apposta per complicarmi la vita. Avete presente quando c’è la possibilità di prendere una comoda autostrada e raggiungere la destinazione in pochi chilometri? Quella strada la lascio a voi, io prenderò sempre la strada più tortuosa, fermandomi di tanto in tanto a domandarmi il perché di quella scelta. A volte arrivo a fondo del percorso, altre rinuncio e torno indietro.
In questo caso? Ho bisogno di fare pace con me stesso, prima di tutto. Ho una paura matta, passo la prima notte senza chiudere un occhio. Ho il cuore che mi batte a mille e la pressione altissima. Mia madre, al mattino, mi deve portare dal medico. Secondo lui, ho ansia da stress e mi da dei calmanti da prendere.
Sto sempre peggio, inizio a vedere la porta di casa mia come un limite da non oltrepassare, pieno di paure e di insidie. Non solo non vado più a scuola, come facevo da tempo, ma inizio a saltare gli allenamenti, a non vedere gli amici. Mi rendo irreperibile anche per Elena, le dico che non sto bene e non posso vedere nessuno. Più passano i giorni e più la situazione peggiora: se prima il limite da non oltrepassare era la porta di casa, ora diventa quella della mia camera. Non mangio, non faccio la doccia, non parlo con nessuno. Trascorro le giornate sul letto o al computer. Mi trastullo il cervello, a cercare di farmi forza, a capire il perché sto reagendo così. E, soprattutto, passo le ore col telefono in mano a spiare ogni sua mossa: gli accessi, i post pubblicati, le storie.
Lui (non farò il suo nome, gliel’ho promesso) inizia a scrivermi sempre più spesso. E’ preoccupato per me, non capisce cosa mi stia succedendo. Non mi vede più agli allenamenti, nessuno degli amici comuni mi ha più frequentato, talvolta non rispondo neanche al telefono. Prova a convincermi a uscire, mi chiede di prenderci un caffè, di farci un giro, anche in comitiva purché io esca e dia segnali di vita. Io respingo ogni sua proposta. Non perché non vorrei, perché proprio non riesco. Sono in condizioni indecenti. I capelli sono sempre più lunghi ma iniziano a starmi male, vanno per conto loro, sono sporchi. Ho una leggera peluria sotto il mento, non ho voglia di tagliarla anche se mi sta da cani. Non mi tolgo il pigiama da giorni. Qualche volta ho provato a masturbarmi, raramente sono riuscito a prenderla come fonte di svago e arrivare fino in fondo, tante volte mi sono fermato a metà e ho pianto.
Ho pensato alle esperienze avute, all’indecenza di alcuni miei comportamenti. Questo non vorrà dire che in futuro non ne avrò altri (ve ne parlerò nei seguenti capitoli) ma intanto la sto vivendo male. Passano le settimane senza che la situazione cambi. I miei sono sempre più preoccupati, dovrei andare da uno specialista ma non c’è verso di farmi uscire di casa e né di avere una conversazione costruttiva con me. Qualche volta mia madre riesce a mettermi un piatto col mangiare davanti alla porta della camera, che prendo magari ore dopo, giusto per non morire di fame. Capita che non abbia neanche voglia di andare in bagno a fare pipì e la faccia in una bottiglia.
Il tutto dura fino ad Aprile, se non ricordo male. Mi alzo la mattina e mi sento diverso, sono stranamente in forza, sono più coraggioso, più ottimista. Ho le idee chiare. Mi masturbo con convinzione, arrivo ad un violento orgasmo. Poi esco dalla camera col pisello ancora di fuori e vado a farmi una bella doccia. Sto sotto il getto dell’acqua per almeno un’ora.
Mi lavo via i dubbi e le incertezze, le paure, i timori. Sono finalmente pronto per affrontare la situazione. Facendo un gesto che non è da me, prendo iniziativa. Chiamo il mio lui, gli telefono direttamente senza neanche contattarlo prima per messaggio. E’ felice di sentirmi, ci facciamo una bella chiacchierata e lo tranquillizzo sulla mia condizione.
“Hey, ti va se ci vediamo stasera? Vorrei parlarti?” propongo verso la fine della telefonata.
“Certo, come ci organizziamo?” mi fa lui.
“Passami a prendere per le 9:30, ci andiamo a fare una birra in tranquillità, da soli”.
E così andrà: all’orario stabilito, lui è sotto casa mia. Andiamo al pub, ordiniamo due birre. E’ un giorno in mezzo alla settimana, c’è pochissima gente e ci siamo scelti un tavolino piuttosto appartato, in modo tale da poter parlare liberamente. Gli parlo del mio periodo ma non riesco mai a dirgli che sono innamorato di lui e lui fa lo stesso. A fine serata decido di agire, la birra, sommata ai tranquillanti che ancora prendo, mi ha fatto effetto doppio e perdo il freno inibitorio. Lo devo fare mio, definitivamente.
Lui paga il conto e torniamo alla sua auto, gli domando se abbia fretta, visto che al mattino deve andare a lavorare ma mi dice che è a mia disposizione se ho voglia di fare qualcos’altro. Gli chiedo di parlare un altro po' in macchina, in un posto più tranquillo. Lo guido io, lo porto in un ampio parcheggio non troppo distante da casa mia. Qui, generalmente, vi organizzano mercati, sagre e bancarelle durante il periodo estivo, mentre nel resto dell’anno non vi è una sola anima. Spesso ci vanno i ragazzi a farsi le canne, si appartano sul lato est dove c’è una panchina.
Gli dico di parcheggiare l’auto in direzione opposta, contro una parete in retromarcia, in modo che nessuno possa arrivarci alle spalle e, allo stesso tempo, che riusciamo ad avere una visuale frontale completa.
Iniziamo a vedere dei video su Youtube mentre parliamo di calcio. Lui tiene il cellulare per mano e commentiamo. Io mi avvicino sempre più, sono ormai a pochi centimetri da lui.
Con la scusa di trovare la posizione ideale per vedere meglio, appoggio la testa sulla sua spalla. Con la mia mano sinistra, vado a contatto con la sua con cui tiene il telefono.
Gliel’accarezzo con dolcezza, quasi cercando di farlo passare per un gesto involontario. Intanto, il mio viso è davvero a pochi centimetri dal suo. Lo giro verso la sua guancia, ormai non guardo neanche più lo schermo del telefono. Respiro più profondo e i miei respiri arrivano sulla sua guancia. E’ in imbarazzo, capisce che io non sposterò in alcun modo il mio volto da quella posizione finchè non avrò ciò che voglio.
Lentamente, gira il volto verso di me, senza dire niente. Abbiamo le labbra a pochi centimetri, io chiudo gli occhi e colmo quella breve distanza che manca. Ci baciamo, sento la dolcezza delle sue labbra e la sua mano accarezzarmi il volto. Tremo mentre le nostre lingue tornano a contatto dopo più di un anno dall’ultima volta ma con ben altra enfasi. Stavolta c’è amore e non solo desiderio in questo nostro bacio.
Lui mi ferma, si sposta un attimo e mi chiede se sono sicuro di quello che sto facendo. Sa che sono stato poco bene mentalmente e ha paura che la mia sia una reazione del momento e che dopo possa pentirmene. Non vuole ferirmi. Io gli sorrido e gli dico, per la prima volta, che lo amo e che stavo male per lui. Non parlo più in generale, come avevo fatto al pub, ma entro nello specifico.
Anche lui dice di amarmi, da tempo. Di aver lasciato il ragazzo proprio quando si è accorto che l’amore per me era irrefrenabile. Di aver sofferto come un cane per me in questi giorni. Torniamo a baciarci, stavolta senza niente che possa fermarci. Io mi faccio molto più garibaldino. D’altronde è quasi un mese che non faccio sesso, lo desidero come non mai. Gli infilo una mano sotto alla maglietta, sento il suo petto definito, glielo palpo con foga. Lui, intanto, mi fa togliere la maglietta e mette a nudo il mio corpo liscio ma definito. Riprendiamo a baciarci, il suo sapore pervade la mia bocca, poi inizia a leccarmi il viso.
Io sto impazzendo, inizio veramente a perdere il controllo. Mentre sento l’umido della sua saliva scorrermi sul collo, fino ad arrivare ai miei capezzoli (già belli turgidi), col palmo della mano inizio a strusciare sul suo pacco, che è sul punto di esplodere.
“Voglio fare l’amore” gli sussurro.
Non perdiamo altro tempo, io scalcio via le scarpe e tolgo pantaloni e mutande. Ho il cazzo già mezzo sborrato. Resto in calzini e occhiali. Lui, a sua volta, si spoglia, restando solo con i calzini. Gli faccio tirare indietro i sedili, poi torniamo a baciarci. Stavolta sono io a leccarlo, arrivo rapidamente al suo cazzo e lo prendo in bocca. E’ un po' più piccolo del mio, ma di poco. Comunque di buone dimensioni.
Sento la sua pelle scorrere su e giù nella ferrea presa delle mie labbra. Lo spingo fino in gola e, durante il passaggio, spazzolo tutta la sua asta con la mia lingua. Sono famelico, desideravo quel cazzo più di ogni altra cosa al mondo. E’ il cazzo del mio amore, il cazzo che voglio con me e dentro di me. Mentre io lo sbocchino furiosamente, lui impugna il mio grosso uccello e me lo inizia a segare. Non voglio farlo sborrare durante i preliminari, né voglio fare lo stesso io. Me la voglio godere fino in fondo.
Scavalco il mio sedile e vado sul suo. Anche tirando indietro e reclinando il sedile, c’è il volante che mi ostruisce un po' lo spazio ma non importa, mi accontento.
Sono a cavalcioni su di lui e inizio a muovermi come una puttanella. In questo anno abbondante senza di lui ho imparato dei trucchetti, sono diventato estremamente più troia e voglio farlo godere. Mi sto strusciando sul suo cazzo con le mie chiappe, intanto gli strofino i miei piedi (coperti dai calzini a fantasmino) sulle gambe. Lui è feticista, ama i piedi molto peggio di me e quindi so che sta gradendo. Intanto non smetto un secondo di palparlo. Gli accarezzo il petto, passo la mano sui suoi numerosi tatuaggi. L’ho desiderato ardentemente in tutto questo periodo. Ho pensato a lui quasi in ogni scopata che ho fatto.
Con la mano destra, posiziono il suo uccello in direzione del mio buchino mentre con la sinistra mi aggrappo alla sua spalla. Spingo il suo cazzo dentro, mi faccio penetrare. Inizio a respirare in modo affannoso, lo guardo che sono una maschera di piacere. Ormai, dopo essermi masturbato e filmato per mesi, so benissimo il tipo di espressione che faccio a seconda dei vari momenti. Ora lo sto guardando a bocca aperta e potrebbe quasi sembrare che stia soffrendo il dolore. Non è così, è solo la mia mimica facciale.
Inizio a muovermi, sempre con più velocità. Il mio culo gronda piacere mentre in macchina inizia a fare caldo. Se prima, ogni tanto buttavo un occhio verso la strada per vedere se potesse arrivare qualcuno, da quando mi ha penetrato non me ne frega più niente. Possono anche venirci a guardare tutti quanti, riprenderci, farci la standing ovation. Niente mi può rovinare questo momento.
Prendo un buon ritmo, quasi mi struscio su di lui mentre il cazzo mi va a fondo. Me lo spingo tutto dentro, lo sento quasi allo stomaco, poi torno su e me lo tiro quasi del tutto fuori, lasciando solo la punta dentro. E’ una sensazione strepitosa e perdo completamente il contegno. Gli mordicchio la spalla, poi inizio ad ansimare a tutta forza. Anche in questo caso, conosco la mia espressione: ora sto quasi sorridendo, ma ho un sorriso aggressivo quasi a essere supplicato di venire scopato. Lui ogni tanto mi bacia, poi con le mani mi accarezza la schiena, il sedere, il corpo. Sento che mette la mano destra sul mio piede, mi toglie il calzino, inizia ad accarezzarmelo. Io sono indiavolato, ora sto proprio urlando e gli dico di chiavarmi.
Siamo sul punto di esplodere, tiro indietro la schiena quasi poggiandomi sul volante, rischiando anche di suonare il clacson. Mentre mi inarco all’indietro, lui viene in su col bacino ed ora è lui che mi scopa. Mi impugno il cazzo e inizio a segarmelo a tutta forza. Lui mi sfila anche il secondo calzino, che cade a terra sul tappetino dell’auto. Ora sono tutto nudo, ho solo gli occhiali da vista e sto ansimando come non mai. Sono tutto rosso in volto, sto godendo come non mai mentre mi masturbo a mille.
Il primo a capitolare, è il mio amore. Inizia a diminuire lentamente l’intensità della spinta, il suo respiro si fa affannoso, poi gli parte un primo schizzo devastante dentro al mio buco, seguito da almeno altri 4-5. Lo vedo lentamente svuotarsi, goccia dopo goccia, dentro al mio corpo. Rimango col suo pisello dentro e continuo a segarmi. Lui mi afferra per i fianchi e mi tira verso di lui. Vuole spompinarmi e io mi metto in posizione tale da permetterglielo. Ha il mio cazzo in bocca ma sono io che gliela sto scopando.
Mi aggrappo allo schienale e dò colpi decisi in avanti col bacino, trovo subito un buon ritmo, poi lo avverto con un urlo che sto venendo e gli sborro completamente in bocca.
Senza farmi alcun problema, apro lo sportello e scendo tutto nudo in mezzo di strada. Lui mi invita a rientrare ma non mi pongo alcun dilemma. Vado vicino all’aiuola, ancora nudo, e urino. Torno in macchina col cazzo che è rimasto sempre barzotto.
Lui si sta pian piano rivestendo, ma lo fermo. Ho ancora voglia. Mi guarda incredulo, ma io ho troppo desiderio di lui. Gli chiedo di spostarci sui sedili posteriori, entriamo e torniamo a baciarci. E’ tutto tenerissimo, rimaniamo in quella posizione non so per quanto tempo. Intanto i nostri cazzi tornano duri quasi da soli, abbiamo solo sfiorato con dolcezza i nostri corpi, massaggiato le nostre pelli lisce.
Ora è di nuovo in erezione. Mi metto a pecora, poggiando la testa sul sedile e allargando le cosce. Lui si posiziona alle mie spalle, rimanendo con i piedi sul tappetino dell’auto. Si aggrappa ai miei fianchi e mi penetra. Inizia a scoparmi aggrappato a me, mi bacia il collo, mi respira profondo sul viso. Io, a mia volta, ansimo fortissimo e, di tanto in tanto, giro la faccia verso di lui e lo bacio. Non smetto un attimo di dirgli che lo amo e lui fa lo stesso. Stavolta duriamo molto di più, nonostante il caldo feroce che c’è ormai in auto.
Quella posizione mi fa strusciare il pisello contro il sedile della macchina e la cosa diventa presto piacevole. Sono sul punto di esplodere ma ancora non voglio sborrare. Anche stavolta, faccio in modo che sia prima a lui a venire. Mi avvisa, io mi sposto, mi accuccio e glielo prendo in bocca. Voglio dissetarmi con la sua sborra. Mi viene tutto dentro, io bevo di gusto. Quando alzo il viso ho ancora le labbra sporche di sborra. Lui porta un dito sul mio viso, ne raccoglie un po' e mi mette il dito stesso in bocca. Lo succhio, famelicamente, poi, appena lo tira fuori, mi lecco le labbra con gusto, ripulendo fino all’ultima goccia.
Ora ho voglia di sborrare una seconda volta, sono durissimo. Lui è pronto a soddisfarmi, gli chiedo gentilmente di leccarmi i piedi. Non se lo fa ripetere due volte, nonostante sia sceso dall’auto scalzo e abbia camminato sull’asfalto e nel prato. Mentre me li lecca, io impazzisco. Mi sto segando a tutta forza, alzando anche il bacino per seguire il movimento. Come faccio spesso in questi casi, non so bene il perché, inizio a urlare “ah si, i piedi, si” e sborro come un cammello. Schizza ovunque, mi arriva perfino sugli occhiali e sui capelli. Poco male, sarà uno dei mille pretesti per andarli a tagliare domani!
Rimaniamo accoccolati quasi fino all’alba, senza dire quasi niente, nudi, innamorati, felici, finalmente insieme…
PS: questo per me è un capitolo molto importante. Sono stato indeciso fino all’ultimo se parlare di questi avvenimenti o andare direttamente oltre, facendo solo un rapido cenno. Ho parlato di me in modo veramente approfondito, cosa che ho fatto poche volte nella mia vita. Ora, da qui in poi la storia va avanti ma si sposterà di alcuni mesi. Torneranno ambientazioni e situazioni che tanti di voi hanno apprezzato nei primissimi racconti. Vi ricordo sempre che mi limito a raccontare ciò che mi è successo, che possa piacere o meno l’eventuale contenuto dei racconti. Alla prossima, Fabio…
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