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Scritto da lui: La Locandiera


di Membro VIP di Annunci69.it Cpcuriosa60
01.01.2024    |    1.454    |    3 9.7
"Contavo i giorni che mi separavano al ritorno alla vita da civile e al lavoro..."
Nota dell'autore: ripropongo il racconto, cancellatosi per errore (bere un po' meno?)
La prima versione aveva raccolto dei buoni giudizi, mi piace riscrivere di Mirandolina
........
Loretta sorride, mentre chatta con qualcuno.
Le chiedo perché.
"Un altro ragazzo che vorrebbe incontrarmi.
Mmm, non ha ancora 30 anni, non ha delle amichette con cui giocare?"
La guardo e capisco che non capisce.
Non sa che cosa cercano i ragazzi quando hanno voglia (quindi sempre) e non vogliono complicazioni sentimentali.
Mi ricordo di lei, La Locandiera.
Così la chiamavano i colleghi della piccola stazione dell'Arma nel piccolo paese veneto.
Fine anni '70 e ultimi mesi di naja per me.
Autunno inoltrato, bassa stagione, noia.
Nessuna ragazza in circolazione, per la maggior parte trasferite in città per studiare o impegnate nel lavoro in fabbrica con orari da schiave.
Non eravamo, del resto a Cortina dove c'era sempre un po' di vita ed i collegamenti col "mondo civile" mi avrebbero permesso di sfruttare i giorni di licenza.
A casa non avevo la "morosa" ma qualche buona amica, "nipotina del '68" che ogni tanto ... me la dava.
Contavo i giorni che mi separavano al ritorno alla vita da civile e al lavoro.
Quel sabato sera ero di servizio con un collega, a piedi nelle vie deserte del paese.
"È quasi mezzanotte, cinque minuti e finiamo il turno. Andiamo da Mirandolina, così la conosci"
Lo guardai, non capivo.
"Si' dai, La Locandiera, la proprietaria dell'albergo "Alla Posta" appena fuori paese".
Raggiungemmo in pochi passi il bar fronte strada, a fianco della sala colazioni per forse dieci stanze.
Entrammo e lei ci sorrise da dietro il bancone, venendoci poi incontro.
"Salve ragazzi, volete un caffè? Non ho ancora spento la macchina.
Accomodatevi, finché io chiudo la porta.
Altrimenti magari mi fate il verbale per esercizio fuori orario"
La guardai, affascinato dalla sua grazia, dalla dolcezza della sua voce e del suo corpo.
In un altro momento non l'avrei considerata, così diversa dalle ragazze che frequentavo.
Pensandoci ora, potrei dire che aveva forse 50 anni.
L'abito tipico delle Dolomiti, arrotondava ancor di più le sue forme, i fianchi larghi, il sedere ampio e la vita non proprio snella.
Era "pienotta" ovunque, ma il viso era senza rughe, liscio e luminoso.
Che dire poi del décolleté, ampiamente in vista.
Ci portò al tavolo due caffè ma anche due grappini e vidi con stupore che il brigadiere bevve entrambi.
Io ero titubante, allora da bravo atleta evitavo gli alcolici, soprattutto in servizio.
"Bevi, assaggia " mi disse lei.
"Dimmi che ne pensi.
La produce mio marito, dichiarando ogni litro, eh...
Tutto legale.
Stasera è andato proprio a ritirare un premio per la produzione di quest'anno, torna domani mattina"
Diceva questo, rivolgendosi a me, ma guardando fisso il brigadiere, che sorrise ed annuì sornione.
Alzai allora il bicchiere per non offenderla, ma il primo sorso mi scese bollente in gola e quasi mi soffocai.
E non per gli oltre 50 gradi alcolici ma per la vista del seno di lei che fuoriusciva dal corsetto, accarezzato dal mio collega.
Lo vidi prendere in bocca i capezzoli, lentamente ed allungare poi le mani sulla schiena della bella Mirandolina.
E il vestito cadde, svelandola coperta solo da un paio di mutandine bianche.
Con una lieve contorsione lei fece cadere anche quelle, rivelando una passera appena oscurata da un pelo folto ma chiarissimo.
Io avevo ancora in mano il bicchiere e lo strinsi forte, pensando: "Caspita...Bionda naturale!".
Li guardai e conobbi quella sera il vero piacere delle donne.
La vidi accogliere dentro di sé l'uccello di Antonio, fermo sulla sedia scomodissima.
La ammirai mentre lo cavalcava piano, godendosi la sensazione che evidentemente le dava decidere il ritmo e il movimento "dentro e fuori".
Ascoltai il suo respiro che accelerava, il gemito del suo orgasmo, così diverso dai gridolini di compiacimento delle mie amichette.
Dimenticai tutte le scene dei filmini porno, quando lei si piegò sul tavolino del bar per accogliere il suo compagno di giochi nel suo culo rotondo.
E toccai il paradiso quando mi chiese di metterglielo in bocca e bevve tutto il mio piacere, come mai nessuna aveva fatto prima.
La mattina dopo mi svegliai col cazzo duro.
"Che bel sogno" mi dissi.
Ma poi un leggero profumo si fece sentire e testando sotto il cuscino trovai delle mutandine di cotone bianco.
Le avvolsi all'uccello e mi masturbai piano.
Non ricordo se lei mi disse mai il suo nome.
Per me rimane sempre Mirandolina, La Locandiera.
E la naja fini' troppo in fretta.
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