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la donna diversa che è dentro di me


di shary88
15.05.2023    |    5.314    |    23 9.8
"Paolo è una persona mite, che non si ribella alle angherie, come le definisco io, ma, per quieto vivere, lascia correre, perché la nostra situazione..."
La donna diversa che è dentro di me.
Sharon sei una puttana! 01

Mi chiamo Sharon, ho 34 anni, sono alta, anzi, bassa 1,60, capelli lunghi, castano scuro, occhi marroni, 3a abbondante di seno ed un bel culetto, almeno così dicono. Non sono magra, ma nemmeno grassa, credo di aver le curve al posto giusto. Sono sposata da otto anni con Paolo, dopo esser stati fidanzati per nove, ed abbiamo due figli piccoli. Lavoro da quattro anni, come segretaria in uno studio associato di consulenza fiscale. Lo studio è gestito da tre soci: il più anziano è Giulio, un sessantenne con un bel fisico possente e già questo mi intimidisce. Mi incute una certa soggezione e poi va aggiunto anche che ha due occhi da furbetto da cui ti senti sempre valutata quando ti osserva. Poi c’è Sandro, che è alto e magro, uno sguardo da porco che sembra spogliarti con gli occhi. La terza persona è Rosa, moglie di Sandro. Anche lei è anziana e di salute cagionevole, è ancora una bella donna di quelle un po’ rotondette, classica statura e corporatura mediterranea. Appena mi hanno assunta, circa quattro anni fa, lei mi ha fatto subito un bel discorsetto, senza troppi peli sulla lingua.
«Mi serve una persona efficiente, intelligente e pratica. Il suo abbigliamento al lavoro deve essere costituito da: o gonne o pantaloni con giacca, tailleur, oppure, più casual, gonna o leggings con camicetta e maglione sopra. Non mi serve una segretaria sexy, che metta in mostra le sue grazie, o che indossi tacchi alti o camicette aperte. Qui ci passa tanta gente, soprattutto uomini e, per questo, esigo un comportamento esemplare. Se non se la sente, lo dica subito, così non perdiamo tempo!»
Ho iniziato a lavorare con lei quasi sempre al suo fianco, anche se ho sempre avuto gli occhi degli altri addosso e questo, dentro di me, mi ha in qualche modo un po’ intimidita. Mi sentivo spogliare e nello stesso tempo ero impaurita al solo pensiero di esser nelle loro mani, che reputavo da veri porci. In fondo io di sesso, all'epoca, ne avevo fatto assai poco. Avevo avuto, prima di mio marito, solo due ragazzi e una storia con uno più grande di me, che mi palpava dappertutto e mi definiva, con estremo piacere da parte sua, una puttanella che si concedeva troppo facilmente. Ovvio che, con queste premesse, appena conosciuto quello che poi sarebbe diventato mio marito, ho messo ben in chiaro che certe espressioni non le tolleravo e che le mani doveva tenerle a posto. Oggi, dopo due gravidanze avvenute in rapida successione, a trovarmi in un ambiente di lavoro dove la malizia è di casa, non è più motivo di fastidio per me, anzi, aggiungo che, le rare volte che riesco a ritagliarmi un attimo per me ed uscire con le amiche, mi vesto decisamente più provocante, con minigonna o leggings e, se ne ricavo qualche apprezzamento, me ne sento più che lusingata. Del resto, non è da sottovalutare il fatto che mio marito è spesso stanco ed il sesso è ridotto al lumicino, sia come qualità che come quantità. Lui lavora come tecnico in sala controllo di una centrale elettrica e, da poco, è arrivato un nuovo caporeparto che lo vessa, imponendogli ritmi ed orari davvero sfiancanti. Paolo è una persona mite, che non si ribella alle angherie, come le definisco io, ma, per quieto vivere, lascia correre, perché la nostra situazione economica non è per niente florida: un muto, un prestito e due figli, ci lasciano molto poco da poter sperperare e questa condizione, in qualche modo, ci costringe a tenere ben strette le nostre fonti di reddito.
Certo, non siamo poveri, ma nemmeno ricchi: diciamo che non possiamo permetterci frivolezze, cene o altri divertimenti. Con una vita così piatta, è ovvio che a volte, dentro di me, avverto un certo desiderio di trasgredire, che mi porta ad immaginare situazioni davvero al limite. Nel mio intimo, son rimasta la ragazza schiva e timida di una volta, ma, adesso, i ruoli si sono ribaltati. A volte mi prende una voglia esagerata di qualcosa di nuovo che, prima, non avevo mai provato. Ho delle fantasie latenti che mi eccitano con tale veemenza da indurmi a masturbare e finché non ho sfogato la mia libidine, non smetto di pensare a situazioni in cui mi vedo a sostenere rapporti con più uomini, che mi strappino i collant durante il rapporto e mi prendano vestita, oppure che mi imbrattino le calze di sperma ed esser costretta a tornare a casa in quelle condizioni. Son situazioni che, reputandomi timida, introversa, inesperta, mi sconvolgono e non capisco come possano pervadere la mia mente. Due giorni fa, in ufficio, la signora Rosa ha avuto un malore. Il suo cuore malandato ha fatto un po’ di capricci e abbiam dovuto chiamare un’ambulanza che l’ha portata in ospedale assieme al marito; nell'occasione, son rimasta da sola con Giulio. Dopo essersi sincerato delle reali condizioni della signora, mi ha convocato nel suo ufficio.
«Sharon, la signora Rosa resterà per qualche tempo lontano dall’ufficio e, poiché lei ha da sempre lavorato al suo fianco, mi aspetto che sia in grado di seguire tutte le pratiche che erano di sua competenza. Naturalmente io non le farò mancare il mio supporto, ma mi aspetto da lei la massima collaborazione e potrà anche capitare di dover fare dello straordinario. Se non si può organizzare, me lo dica subito, così da cercare e trovare un’altra persona.»
Gli ho dato la mia disponibilità, con la riserva di dover consultare mia suocera ai fini dell'accudimento dei bambini e lui ha assicurato che avrebbe aspettato fino al giorno dopo, per un quadro più preciso. Quando ne ho parlato con lei, si è subito detta disponibile a tenere i nostri figli, anche oltre l’orario solito.
«Ragazza mia, avete un mutuo che vi succhia molte delle vostre risorse e poi, anche il prestito per la macchina di tuo marito, quindi, se hai la possibilità di guadagnare qualche altro soldino, non aver scrupoli e lavora tranquilla, che ai piccoli provvedo io. Sono così teneri e carucci che, per noi, non sono un problema, ma una gioia.»
Il giorno dopo informo il signor Giulio che sono disponibile a lavorare anche oltre l’orario normale. Siamo nel suo ufficio e lui mi scruta con al suo solito, un po' duro, quasi burbero.
«Ne ho parlato, sia con mio marito che con mia suocera, ed entrambi sono giunti alla determinazione che, con un mutuo e un prestito in corso, dei soldi in più ci farebbero proprio comodo.»
Lui ha annuito ed io, in quel momento, non mi son resa conto di quale arma avevo messo nelle sue mani. Per il resto della settimana, abbiamo lavorato alacremente. Il venerdì sera, però, ci siam resi conto che una parte di lavoro andava completata per forza, in quanto da consegnare il lunedì venturo.
Dopo una breve riflessione, abbiamo convenuto di lavorare anche il sabato mattina, giorno che, generalmente, restiamo chiusi. La sera ne ho informato mio marito e lui, dopo un sospiro, mi ha guardato rassegnato ed ha aggiunto che avrebbe tenuto lui i bimbi e che la spesa l’avemmo fatta nel pomeriggio, in virtù del fatto che lui avrebbe lavorato il giorno successivo. In effetti, un aspetto particolare del suo lavoro consiste nel fatto che una domenica, ogni tre, deve lavorare. Sono in quattro nella sala controllo, ma la domenica ne lavora uno solo a giro e, quindi, ci saremmo visti davvero poco. Avevo una certa voglia di far sesso, ma ho avuto l’impressione che saremmo passati oltre, anche questa volta. Il giorno dopo, indosso una gonna a portafoglio, tenuta allacciata a metà gamba, da una grossa spilla da balia e, sopra, una camicetta bianca con solo due bottoni aperti, ma che, in ogni caso, grazie al reggiseno molto sottile, modella il mio seno e lo rende molto attraente. Quando entro, Giulio è già in ufficio. Mi da un'occhiata e fa un mezzo sorriso compiaciuto. Lavoriamo per circa due ore molto intensamente, poi lui, a metà mattina, ordina al bar di sotto una colazione formata da caffè e cornetti. Mentre consumiamo il caffè, si informa su di me e la mia vita matrimoniale. Lo fa con un certo tatto e senza dar a vedere che abbia un reale interesse: instaura il dialogo quasi fosse una conversazione abbastanza banale.
«Da quanto tempo siete sposati? Come va la vita matrimoniale? Hai delle soddisfazioni?»
Gli rispondo che son già passati otto anni e, con un muto da pagare, il prestito della macchina e due figli piccoli, la vita non ci lascia troppo spazio per i divertimenti, con l'aggiunta che, essendo Paolo sempre impegnato nel suo lavoro, capita spesso che resto da sola e, quindi, mi dedico prevalentemente ai figli. Lui sentite le mie parole, sorride un po’ sornione. Ci rimettiamo a lavorare e, ad un certo punto, mentre son piegata a 90 per mettere dei fogli in una cartella, noto che lui mi guarda il culo. Strano, penso dentro di me, eppure la cosa mi eccita. Decido di provocarlo un po' e, perciò, continuo più spesso a piegarmi davanti a lui e, ben presto, noto che lui, sorridendo compiaciuto, ha sviluppato un pacco davvero grosso. Sono eccitata da questo gioco, che reputo innocente, invece è solo l’inizio di qualcosa che avrà un seguito. Mi sarei aspettata delle avance da parte sua, invece è rimasto ad ammirare il mio culetto e, mentre torno verso casa, ci ripenso e, dentro di me, mi reputo una stupida, per aver provocato uno che poi mi incute quasi timore. Sono rimasta delusa del fatto che lui non mi abbia, né abbia tentato di sfiorarmi. Il pomeriggio, io e mio marito con i bambini, andiamo a far la spesa in un grosso super mercato, posto in un grande centro commerciale, dove vi sono anche delle giostre per i piccoli, che vanno matti per un trenino tipo bruco/mela e, mentre loro si godono il giro, mio marito incontra un suo collega di lavoro e parlano fra loro, ma quando mi avvicino smettono e si danno occhiate d’intesa che mi lasciano un po' interdetta. Nascondono qualcosa e questo mi irrita. La sera vorrei scopare, ma lui si addormenta e io resto a pensare che siamo davvero alla frutta in fatto di sesso. Me ne vado in bagno e mi masturbo con una certa violenza, quasi a sfogare la mia frustrazione. Il lunedì torno al lavoro con, dentro di me, un certo sconforto. Giulio mi riceve con un sorriso e lavoriamo senza sosta. Indosso dei jeans abbastanza attillati, che evidenziano il mio culetto e lui indugia a lungo, ma ci sono diverse persone che entrano ed escono e quindi tutto resta limitato alle sole belle occhiate. Sono inquieta. Lavoriamo molto e, con il pubblico che si alterna alla nostra presenza, non abbiamo molte occasioni di confronto, poi, mercoledì, torna Sandro e subito ci convoca entrambi nel suo ufficio.
«Mia moglie Rosa si è stabilizzata, ma il medico gli ha proibito tassativamente di svolgere qualsiasi lavoro, qualsiasi sforzo, qualsiasi emozione o dispiacere. Ne consegue che tu, Sharon, poiché lavori da quattro anni insieme a lei, toccherà che sia tu a doverti occupare delle sue pratiche. Sai benissimo che abbiamo dei clienti alquanto particolari, che meritano un'estrema riservatezza e discrezione, di conseguenza, mi aspetto che tu possa portare avanti il suo lavoro in maniera impeccabile e con molta attenzione. Per quanto riguarda quello che svolgevi tu, troveremo una nuova segretaria. Naturalmente confido nella tua assoluta abnegazione. Questo comporterà un cambio di orario, perché dovrai lavorare mattina e pomeriggio. Naturalmente il rientro nel pomeriggio potrai sceglierlo tu fra i seguenti orari: 14-17 oppure 15-18. Decidi come ti sta meglio per i bambini cui pensare.»
Sono emozionata perché tutto questo rappresenta un cambiamento totale, una promozione quasi inaspettata. Sono felice e, nello stesso tempo, mi sento un po' preoccupata, perché l'ufficio di Rosa è qualcosa di veramente particolare che necessita di molta attenzione. Mi piace l'idea di avere una stanza tutta per me e questo mi gratifica ancor di più. Nel pomeriggio, prima di uscire, aiuto Sandro a togliere le cose della vita di Rosa sparse per il suo ufficio, per, infine, prenderne possesso. Quando lo racconto a mia suocera, mi abbraccia, perché molto contenta, e mi dice che, finalmente, mi sto realizzando, mentre, quando ne parlo con mio marito, lo vedo un po’ corrucciato, titubante, quasi immagini cose diverse da quelle che gli ho riferito e questo mi incuriosisce. Nei giorni a seguire, lavoriamo alacremente, ma il venerdì ci rendiamo conto che sono ancora ben lungi da aver pareggiato il disavanzo creato da questa nuova mansione, dovendomi occupare sia dell'ufficio di Rosa, che delle altre pratiche che svolgevo prima come segretaria. E' necessario che, il sabato mattina, io faccia di nuovo lo straordinario, lavorando per almeno mezza giornata, con lo scopo di cercare di pareggiare un po' i conti. Mentre mio marito è impegnato in una verifica di test di sicurezza, io indosso un vestito color salmone chiaro, che fa risaltare i miei capelli neri; ha uno scollo davanti, che evidenzia il petto avviluppato in un reggiseno tipo balconcino, che lo fa apparire un po’ più grosso di quello che è. Sotto indosso delle caste mutandine ed un paio di collant neri, molto sottili e velati. Hai piedi calzo degli stivaletti con un po’ di tacco, per non sembrare troppo bassa. I miei superiori mi accolgono con un sorriso, scambiandosi uno sguardo compiaciuto. Lavoriamo alacremente e, a metà mattina, come di consueto, arrivano caffe e cornetti. Mentre sorseggio il mio caffè, entra Sandro con in mano un fascicolo ed un foglio appena stampato. Mi guarda molto preoccupato e la sua voce mi gela il sangue.
«Sharon, hai compilato tu questo documento?»
Lo guardo cercando di capire e non rispondo. Lui mi guarda e mi ripete ancora se sono stata io a compilare e mettere quel foglio in quella cartella. Io prendo la cartella e guardo, rendendomi conto che in quel foglio deve esserci un qualche errore che non riesco a visualizzare. Lui guarda Giulio, poi torna da me e, con voce dura, mi chiede spiegazioni.
«Sharon, ti rendi conto che se questo foglio fosse finito nelle mani della finanza, il nostro cliente avrebbe pagato una grossa multa? Sharon, questi errori non si possono fare! Noi ci siam fidati di te e tu non puoi commettere errori di questo calibro!»
Giulio lo guarda e prende a sua volta la cartella, osserva il foglio e poi si rivolge a me con una voce durissima, mentre mi chiede spiegazioni.
«Sharon, come cazzo hai fatto a metter due zeri di più a questa cifra? Ti rendi conto che multa avrebbe preso il nostro cliente? È uno dei nostri migliori clienti; non puoi fare queste cazzate!»
Lo guardo, cerco una spiegazione, ma non mi viene e così peggioro ancor di più la situazione.
«Ma io... ma io, non credo di aver fatto questo errore... cioè, forse… ma non ne sono sicura!»
Lui mi guarda con occhi di fuoco e mi rendo conto di aver commesso una nuova cazzata nella cazzata.
«Cazzo, Sharon, questo no, cazzo! Non va bene! Lo sai che chi non ammette i propri errori mi fa infuriare? Esci, vattene! Non sei degna della nostra fiducia, soprattutto, odio le persone che non si assumono le proprie responsabilità. Se hai sbagliato, e non doveva succedere in particolare con questo cliente, era più giusto ammetterlo. Mi hai profondamente deluso! Esci da questo ufficio e lunedì tornerai a far la segretaria! Troveremo un'altra persona degna di fiducia da a questo posto! Vattene, esci immediatamente!»
Ho testa bassa, esco con le lacrime agli occhi. Mi appoggio al muro e mi rendo conto che ho sbagliato. Rosa controllava sempre, più di una volta, prima di stampare, in specie se aveva fretta, mentre io, presa dalla tensione, non ho controllato e, adesso? Mi rendo conto che sto giocando il mio futuro. No. Non lo accetto! Sarebbe una sconfitta che non voglio e non posso accettare! Che figura ci faccio con le persone che mi conoscono? Con mia suocera, che mi adora e con mio marito, che sicuramente farebbe strane congetture. Cavolo, no! Devo avere la mia seconda chance. Non voglio arrendermi così! Entro e li vedo che stanno ancora con quel foglio in mano. Mi guardano ed io mi avvicino a loro e poi, a testa bassa, cerco di convincerli a darmi una seconda opportunità, anche se son consapevole che questo significherà mettermi nelle loro mani, cosa che mi spaventa, ma cerco di farmi coraggio, sperando di venirne fuori con poco.
«Io… devo aver sbagliato per la fretta, per la tensione di questi giorni! Rosa, quando aveva fretta, era molto più attenta e io questo lo avevo sempre notato, ma, evidentemente, non ne ho fatto tesoro. Vi prego, datemi una seconda opportunità! Ho imparato la lezione e non farò più errori. Vi prego… son disposta ad accettare qualsiasi punizione! Qualunque cosa per di restare al mio posto. Vi prego, non mandatemi via!»
Loro si guardano e scambiano un sorriso fra l’ironico ed il compiaciuto. Giulio mi osserva con occhi carichi di desiderio: è palese che mi sta esaminando, mentre tremo e, dentro di me, mi sento davvero in balia delle loro perversioni. Ad un certo punto è Sandro che parla per entrambi.
«Davvero sei disposta a tutto? Pensaci bene, perché la punizione potrebbe esser dura!»
Annuisco e lui mi si mette di lato, prende la mia mano e la porta sopra il suo pacco durissimo. Sono quasi sconvolta per tutto questo e, in un attimo, realizzo di esser caduta dalla padella nella brace. Giulio fa lo stesso con l’altra mano ed ora mi sento in loro potere. Realizzo che adesso che non c’è più Rosa ed io non sono altro che il loro giocattolo e, sebbene sono terribilmente sconvolta, la cosa mi eccita: sento le mutandine che si bagnano. Riluttante, afferro la verga di Sandro. È molto lunga, dura; saggio anche la durezza di quella di Giulio che, seppur mi sembra più corta, è di sicuro più grossa. Non dicono nulla, ma la mano di Sandro si appoggia alla mia spalla e mi invita ad inginocchiarmi davanti a lui. Lo guardo, implorante, cerco di dissuaderlo dal farmi fare ciò che è chiaro che vogliono.
«No, vi prego! No, sono sposata!»
Loro mi guardano senza dir nulla, ma la mano continua ad impormi di abbassarmi. Faccio una parva resistenza, avevo sperato che si fossero accontentati di una sega, ma sicuramente non sarà così semplice. Mentre obbedisco, lui apre la zip e subito mi trovo davanti alla faccia un cazzo di una ventina di cm, bello, duro, dalla forma troncoconica. Ha la cappella piccola, ma il tronco, scendendo in basso, si allarga e questo mi mette una certa tensione addosso: non avevo mai visto un cazzo così bello! Supera in tutto quello di mio marito ed emana un odore di maschio che mi eccita al massimo. Nello stesso tempo, ne sono impaurita. Appese a quel membro così duro, ci son due grosse palle che sembrano ben piene e lisce. Sensazioni contrastanti pervadono il mio corpo. La cautela mi frena e la mente cerca di farmi sottrarre a questo che identifica come un vero atto di sottomissione a quei due maiali, ma intanto la mia fica sbrodola in maniera incontenibile. Cerco di sfuggire a tutto questo. Con mio marito, certe cose non le faccio, però devo anche dire che lui non me le ha mai chieste e io ho sempre evitato di prendere iniziative per non apparir troia.
«No vi prego… non voglio…non lo faccio neanche con mio marito.»
Si sono dati una bella occhiata d’intesa e poi mi hanno infilato un cazzo in bocca.
«Apri e ingoia! Se non li fai a lui, a noi, da oggi, li farai ogni giorno!»
Li guardo allibita, poi, sebbene riluttante mi abbasso e, con la lingua, vado a lambire quelle due sfere: quel che faccio fa gemere di piacere Sandro. Dopo aver leccato e succhiato quelle bocce una per volta, comincio a risalire con la lingua lungo il filetto, fino ad arrivare alla punta, che lecco facendovi ruotare la lingua sopra e insinuando la punta nello spacco. Lui geme, appoggia entrambe le mani sul mio capo e poi, con un movimento del bacino, me lo spinge ancor più nella bocca. È grosso e lo sento scivolare dentro la gola con forza, perché è decisamente grosso. Spero di farlo godere il più in fretta possibile, sperando che si accontenti: non sono molto brava a far pompini, e questo mio marito me lo ha sempre rinfacciato. Avverto dei conati di vomito che cerco di contenere, perché voglio far sborrare il più in fretta possibile quella grossa verga. Lo sento forzare nella mia gola e, ad ogni spinta, ne entra un po’ di più, mentre intanto Giulio mi ha fatto stringere la mano sulla sua verga che risulta esser molto grossa, perché le dita non riescono a circondarla. Le mani di Sandro, appoggiate sul mio capo, mi imprimono una spinta molto decisa ogni qualvolta lui affonda quella lunga verga dentro la mia bocca e, quando la punta del mio naso, sbatte contro il suo inguine, lui geme di piacere.
«Brava, così mi piace! È dal primo giorno che ti ho vista, che avevo voglia di infilare il mio cazzo in fondo alla tua gola!»
Lo tiene, per qualche istante, fermo, immobile, tutto piantato nella mia gola, poi lo sfila lentamente e lunghi filamenti di bava colano da quella verga sul mio mento. Poi lo spinge di nuovo dentro la mia bocca. Lo fa con calma, senza fretta, facendomi abituare ad avere quel palo ben piantato nella gola. Intanto Giulio si è abbassato e, dopo aver allungato le mani, le hai infilate nella scollatura del mio vestito e, con un movimento deciso, ha sollevato il reggiseno, scoprendo i miei seni che inizia a stuzzicare, stringendone i capezzoli fra le dita. Mi piace tutto questo, mi eccita, mi sto bagnando in una maniera incredibile e, ad un tratto, la mia mente si spegne: scompare la madre, la moglie devota, la brava segretaria, per lasciare posto alla Sharon "puttana"! Sì, mi sento esattamente così, in questo momento! È una sensazione che mi sconvolge e, nello stesso tempo, mi eccita in maniera incredibile. Mi lascio andare al piacere che sto provando nel farmi scopare in bocca, mentre mani esperte mi torturano i capezzoli. Poi, ad un tratto, Giulio si solleva e Sandro sfila il cazzo dalla mia bocca e mi fa girare verso quello di Giulio. Mi trovo davanti un'altra meravigliosa verga, forse leggermente più corta della prima, ma di uguale spessore, se non di più. Ha la cappella più grossa e le vene sono più evidenti lungo il tronco, ma anche lui ha due grosse palle pelose che pendono sotto e che diventano subito oggetto delle mie attenzioni. Le lecco, le succhio, facendolo gemere, e poi cerco di infilare anche il suo in bocca, ma è decisamente più grosso. Devo farli sborrare in fretta, sperando che, se continuo a segarli, schizzeranno rapidamente. Sento che tutta questa faccenda mi sta sfuggendo di mano. Anche lui mi scopa un po’ in bocca, senza forzare troppo e, alla fine, con una certa difficoltà, riesco quasi ad ingoiarlo tutto, anche il suo. Sono un lago fra le cosce. I miei umori stanno inzuppando le mie mutandine e questo arrovella la mia mente; sono eccitata come non mai, i miei sensi fendono l'atmosfera erotica diffusa nell'aria. Ad un tratto, Giulio si sfila dalla mia bocca e insieme a Sandro, quasi all’unisono, mi sollevano e, fatti pochi passi, mi mettono distesa sul grosso divano, che c’è in quell’ufficio. Un attimo dopo, Sandro infila di nuovo il suo cazzo nella mia bocca, mentre Giulio si inginocchia fra le mie cosce e mi solleva il vestito, fino alla vita. Per un attimo osserva e scuote il capo, poi con una presa decisa mi strappa i collant all’altezza della fica; sposta le mutandine che sono inzuppate dei miei umori. Sono rimasta davvero sconvolta da un gesto così rude e determinato. Ho cercato di stringere le gambe, quasi a volermi sottrarre, ma lui con decisione mi ha aperto ed ha commentato soddisfatto.
«Accidenti! Questa puttanella è già bagnata fradicia!»
Un attimo dopo la sua lingua si insinua fra le pieghe della mia intimità e per me inizia un vero delirio. Lascia scorrere la lingua fra le pieghe della mia ostrica, dal basso all’alto, raccogliendo tutti i miei umori che sgorgano copiosi, mentre io vengo scopata in bocca da Sandro, che ora me lo spinge tutto agevolmente in gola. Sbrodolo di piacere, mentre Giulio, ad un tratto, arrotola la lingua in una maniera incredibile e, mentre con il labbro superiore mi schiaccia il bottoncino, con la lingua così arrotolata mi scopa. È una sensazione bellissima, mentre un tenue barlume di pudore si affaccia in me, facendomi sentire usata da questi due maschi così forti ed autorevoli. Si godono i miei buchi, mentre io mi sento sempre più puttana, specie nell’attimo in cui il mio corpo si tende di colpo ed un orgasmo devastante mi fa tremare tutta, dalla testa ai piedi. Giulio continua a leccare la mia ostrica e, mentre godo, vi insinua un dito dentro e mi scopa con la stessa intensità con cui mi succhia il bottoncino: questo trattamento mi fa gemere di piacere a bocca piena. Sandro si compiace del fatto che sto godendo con loro.
«Brava, adesso godi pure. Finalmente possiamo assaporare il piacere che può donare il tuo corpo!»
Giulio, dopo aver raccolto tutti gli umori che gli ho riversato in faccia, sposta leggermente il dito dalla fica per portarlo un po’ più in basso e lo infila nel mio culetto. Ho un sussulto, una reazione istintiva, che mi porta a bloccare le gambe attorno alla sua testa, mentre sia lui che Sandro mi guardano sorpresi dalla mia reazione. Giulio si stacca un attimo dal mio corpo e mi chiede:
«Che c'è? Non ti piace esser presa nel culo?»
Lo guardo un po’ interdetta, mentre allento la presa delle gambe sul suo capo e, con voce molto incerta, perché in parte rotta dall’emozione, ma anche dal piacere che sto provando, gli rispondo in maniera alquanto incerta.
«Ecco io… Cioè non lo so! Io… mio marito non ha mai… Cioè, son vergine di culo!»
I due si scambiano uno sguardo molto stupito e, nonostante la sorpresa, Giulio commenta a modo suo quella strana scoperta.
«Accidenti! Mi stai dicendo che quel coglione di tuo marito non ha mai sentito il bisogno di scopare un culetto bello come il tuo? Caspita! Dev'esser proprio un fesso!»
Senza aggiungere altro, riprende a leccare la mia fica, che continua a secernere umori come un fiume in piena. Dopo che il mio corpo si è teso per un ennesimo orgasmo, i due si scambiano di posto. Un attimo dopo, è la lingua di Sandro che indugia fra le pieghe della mia ostrica e lecca avidamente il mio piacere; mentre godo, lui solleva il viso e i suoi occhi brillano di gioia, mentre allunga le mani e prende a torturare i miei capezzoli, spingendo il reggiseno più in alto, fin sotto il mio mento. Giulio, intanto, mi scopa in bocca, con molta decisione e il mio corpo viene scosso di nuovo da un altro orgasmo, che mi fa vibrare tutta. Poi Sandro si stacca dalla mia fica e, dopo essersi sistemato fra le mie cosce, cerca di chiavarmi, ma, ancora una volta evito che lo faccia, ma lui, con un movimento deciso, appoggia la propria cappella fra le labbra della fica e, con un affondo deciso, secco, scivola dentro di me. La mia vagina è così bagnata che lo sento scivolare con forza, mentre mi apre, dilata e, nello stesso tempo, riempie la mia cavità. Egli stesso rimane sorpreso dal trovarmi alquanto stretta.
«Accidenti, come sei stretta! Ma non hai partorito due volte? Mi sembra strano che tu sia così stretta, perché questo presuppone che: o tuo marito ha un cazzo molto piccolo, oppure non ti scopa per niente. In ogni caso, oggi ci pensiamo noi a farti godere, come merita una troietta come te!»
Lo sento così duro e possente dentro di me, che fremo e godo nel sentirlo definirmi troietta o puttanella, perché, in quel preciso momento è esattamente questo che mi sembra d'essere e la cosa mi eccita e mi sconvolge ancora di più. Sento la sua lunga verga arrivare fino in fondo, sbattere con decisione contro la bocca dell’utero, procurandomi un misto di piacere/dolore che percorre, simile ad una fitta, tutto il mio corpo, facendolo tendere e, subito esplodere, in un orgasmo così forte ed intenso da farmi tremare tutta. In quell’istante, ogni ulteriore remora scompare ed io mi lascio travolgere dal piacere. Godo. Vengo in maniera incontrollabile ed il piacere è così intenso che il mio corpo prende a fremere in preda a convulsioni mai avute.
Sandro mi scopa bene ed a lungo, mentre Giulio, con lo stesso impegno, mi chiava la bocca, facendomi impazzire perché stretta fra quei due maschi che mi stanno facendo provare sensazioni, nemmeno lontanamente immaginate. È un orgasmo continuo, il mio . Uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità, vengo a ripetizione, mentre loro instancabilmente continuano a scopare i miei buchi, fin quando, quasi all’unisono, il loro ritmo cambia e mi rendo conto che ora, sicuramente, raggiungeranno anch'essi quell'orgasmo a lungo trattenuto. È il mio piacere che scatena il loro, quando il mio corpo si tende ancora sotto l'effetto di un ennesimo orgasmo: il primo a riversarmi il suo in bocca è Giulio, che tiene fermo il cazzo fra le mie labbra. Me ne rendo conto quando mi blocca la testa fra le sue mani e mi intima di ingoiare tutto.
«Adesso bevi, troietta! Ingoiala tutta, che è da tanto che te la volevo far assaggiare!»
Immediatamente inizia a inondare la mia bocca con getti di sborra calda, densa e dolce. Mi sento soffocare, da quanta me ne riversa in bocca, e vorrei sottrarmi a tutto questo, ma lui, con fermezza mi spinge il cazzo ancor più in gola, così da costringermi ad ingoiarla. In un attimo mi ritrovo la bocca piena che non riesce a contenerla tutta e due rivoli di sborra debordano dagli angoli delle labbra, giù sul mento, fino ad arrivare a bagnare il reggiseno. Quasi nello stesso momento, anche Sandro si svuota nella mia vagina. Un’ondata di calore riempie il mio ventre; mentre continua a pomparmi, sento di aver la fica completamente dilatata e, ad ogni ulteriore affondo, schizzi di sborra vanno ad inzuppare i miei collant strappati. Con qualche difficoltà riesco ad ingoiare tutta la sborra che Giulio mi ha riversato in bocca, poi lui mi fa ripulire quella sua verga che tanto piacere mi ha riversato in bocca; poi lui si sposta e lascia il posto a Sandro, che si sfila dalla mia figa e viene subito ricoperta dalla mutandina che era stata solo spostata. Mi presenta alla bocca anche il suo cazzo da leccare e ripulire. La sua sborra è leggermente più saporita, ma sempre piacevole ed io pulisco quella verga ancora intrisa dei miei umori. Poi, per un lungo interminabile momento, restiamo tutti e tre in silenzio, finché, aiutata da loro, mi rimetto in piedi, facendomi sentire la sborra che cola dalla fica e va ad inzuppare ancor di più, le mie allagate mutandine, che non riescono a contenerla, facendola scorrere lungo le cosce. È la voce di Giulio che rompe il silenzio e che detta le nuove regole del gioco.
«Poiché ti sei dimostrata umile e disponibile, siamo disposti a concederti una seconda opportunità. A partire da oggi, 15 novembre e fino alla fine del mese di dicembre, tu sarai in prova. Se avremo la conferma che sei una persona affidabile e davvero scrupolosa, a partire dal nuovo anno, ti faremo diventar socia di questo studio, con una quota del 10%.»
Lo guardo quasi incredula, ancora stordita dal piacere che continuo a provare. Quasi non realizzo cosa mi stanno dicendo, mentre Sandro completa l’accordo.
«Naturalmente tutto questo comporta un cambiamento radicale: dovrai esser qui, la mattina, per le 7:30 e, come faceva mia moglie, ci dovrei fare un pompino a ciascuno di noi due, perché ad entrambi piace aver le palle vuote per iniziare la giornata in maniera rilassata e serena. Inoltre noi, il venerdì sera, ci riuniamo insieme a casa di Giulio, che possiede uno splendido biliardo e, insieme ad un’altra coppia di amici, ci piace praticare questo gioco, che ci appassiona molto. Così verrai a cena con noi e poi ci terrai compagnia, mentre noi giochiamo. Anche il tuo abbigliamento deve cambiare: non voglio più vedere collant, ma solo calze autoreggenti o, meglio, niente. Non devi indossare alcun intimo, soprattutto mutandine: la tua fica dovrà essere sempre nuda e pronta, perché, in qualsiasi momento del giorno, ad ognuno di noi possa venir voglia di chiavarti, ti vogliamo pronta e disponibile. Vestiti in maniera un po' più seducente, ma non volgare e, circa l’altezza dei tacchi delle scarpe, potrai decidere tu.
Ora puoi andare, hai molte cose su cui riflettere e se, lunedì mattina, ti vedremo arrivare alle 7:30, capiremo che hai accettato la nostra offerta, altrimenti tornerai ad esser una semplice segretaria, per cui dovremo trovare qualcun’altra che assuma il tuo posto. In quel caso, nessuno ti chiederà più nulla: svolgerai semplicemente il tuo lavoro come hai fatto fino ad oggi e ti converrà tener la bocca chiusa, se vorrai continuare a conservare il tuo posto di lavoro. A te la scelta. La posta in gioco è molto alta ed i profitti saranno sicuramente cospicui, ma, come vedi, anche gli oneri non sono da meno. Decidi tu. Hai tra le tue stesse mani il futuro della tua vita.»
Li guardo ancor più sbalordita, quasi incredula per ciò che mi è stato detto. Esco dal loro ufficio e corro in bagno, perché sento la sborra colare sempre più, lungo le cosce.
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