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Nel parco del castello una Dea si appalesa


di culettosodo
19.07.2022    |    5.651    |    6 9.9
"Lei, Valentine, mi sorride come per darmi l’ossigeno necessario dopo tante brutture, sussurrandomi “sono qui per te, non l’hai capito, cherie?”..."
Ombre che si intrecciano furtive nel buio, tra vecchi tavoli in legno e panchine che la sanno lunga, mani che cercano avidamente il mio culetto nudo e profumato..
Sono arrivata da poco in questa gang semi-permanente nel parco, in questa strana bolgia assai volgare, oscena eppur quasi paradisiaca, fatta di respiri ansimanti, di carne viva e pulsante e di schizzi caldi, eppure mi hanno già fatto succhiare almeno tre cazzi gustosi, forse quattro. Dico forse perché quando sento l’odore di cazzo, le mani che frugano tra le mie docili ed invitanti chiappe, voci maschili che ordinano un po’ biascicando “continua.. troia!” o “prendilo tutto, puttana! Ssìì..aaahh” mi gira la testa, vado un po’ in trance e perdo la mia innocenza e la cognizione piena dello spazio e del tempo.
Sento di essere l’oggetto alquanto laido e perfino rassegnato del piacere di numerosi individui oscuri, decisamente porci; sono stata già messa varie volte a pecora sulle panchine scrostate e montata a turno senza ritegno, senza un “grazie” o un “posso?” quando ecco che appare da lontano quella che sarà la mia salvatrice, colei che già immagino mi riscatterà dal semplice ruolo di vacca pubblica.
Lei avanza con la luce dei lampioni alle spalle, sicura e decisa, e l’effetto è quello di chi cammina con il capo circondato da un’aureola; lei, Valentine, capelli nei e andatura decisa, allontana senza complimenti tutti quei porci che le si fanno intorno per provare a godere del suo corpo. Lei ha un’idea chiara in testa, si dirige verso di me, che sono in uno stato quasi pietoso per la depravazione ed il degrado, e porgendo la mano mi dice “molto piacere, je suis Valentine!”.
Vengo come abbagliata da tanta cortesia, femminilità mista a decisione; decido di alzarmi in piedi, come per mostrare che in fondo sarei alta e piacente, se non mi riducessero a vacca da pompa e da monta..
Ci guardiamo dritto negli occhi, come per stabilire un contatto vero, da persone generose e sincere; mi sento già in sintonia con lei; le chiedo “ciao, Valentine, mi sembra di conoscerti da sempre, ma ti piaccio?”. Lei, Valentine, mi sorride come per darmi l’ossigeno necessario dopo tante brutture, sussurrandomi “sono qui per te, non l’hai capito, cherie?”.
Mi bacia delicatamente sulla bocca e poi incrociamo a lungo la punta della lingua, come per stringere un accordo. Tutt’intorno i porci presenti si sono ancora più arrapati, emettono versi che sembrano grugniti tra l’eccitazione e il desiderio animalesco; vorrebbero affondare i loro cazzi in tutti i buchi che scorgono o che sembra a loro di scorgere, ma Valentine è irremovibile, mi abbassa la testa, mi fa inginocchiare e mi avvicina il suo dolcissimo pene alla bocca.
Per chi si è abituato ultimamente alla carne in scatola, questo è caviale, è ambrosia, è cibo degli Dei. Muovo il mio caschetto nero avanti e indietro, dapprima incerta, poi decisa, sciolta, ora vogliosa. I miei lunghi orecchini argentei oscillano, come cagnolini che scodinzolano felici. La mia collana acquista una nuova luminosità, sembra tornata alla sua vita brillante. Valentine ora si ferma, mi invita dolcemente ad alzarmi e mi guarda nuovamente negli occhi; capisco che è arrivato il momento del mio culetto e della sua “consacrazione”. Lei riveste il suo pene, ora imponente e padrone, con una protezione che sembra di ambra, striata e profumata.
Mi fa sdraiare sul tavolo bocconi, le mie ginocchia si sollevano volonterose sulla panchina un po’ sgangherata, il mio culetto svetta come implorante verso di lei e sembra dire “fammi sentire come sa amare Venere!”. Valentine prende i miei fianchi tra le mani, comincia a spingere e le sue sono spinte eleganti, di classe. Dietro di lei due dei presenti si chinano come per leccare le sue terga, lei fa finta di niente ma credo che le piaccia avere quei due schiavetti che adorano il suo culo potente.
Poi l’esplosione ed il godimento, gli astanti restano a bocca aperte per cotanta grazia e così copiosa crema che sgorga tra le ombre. La notte continua, ma ora ho più che un’amica..
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