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L'amico infortunato (terza parte)


di vogliagay
30.04.2015    |    15.358    |    3 9.6
"Mi tira su e mi fa stringere il suo cazzo nella mia mano: “Che ne dici di continuare in camera?”..."
Sono appena rientrato a casa dal lavoro e mi sento molto stanco, anche se ad essere sincero non è che abbia fatto poi molto oggi. Non ero concentrato, quel poco che ho fatto l’ho fatto senza un minimo d’attenzione. Spero solo di non aver combinato casini… Il fatto è che avevo la testa altrove, ovvero a quello che è successo ieri sera con Gianluca. E ho passato la giornata in preda a sensazioni contrastanti: da una parte l’eccitazione per una cosa che desideravo da molto tempo, dall’altra il timore che a mente fredda a Gianluca non vada giù di essersi fatto spompinare da un uomo, e che questo inevitabilmente comprometta il mio rapporto con lui. Tra pochi minuti comunque dissiperò i miei dubbi, visto che devo andare da lui per la doccia quotidiana, sempre che non sia l’ultima…
Suono il campanello e dopo qualche secondo Gianluca viene ad aprirmi la porta. “Ciao Ste, ti stavo aspettando!” e mi sorride. E’ un buon segno. Intanto che ci incamminiamo in bagno mi chiede com’è andata la giornata e il suo modo di fare è quello di sempre, come se non fosse successo nulla.
Mi tranquillizzo un po’ e comincio a denudarlo, godendomi la vista del suo bel corpo. Dopodiché si infila in doccia e comincio con il solito rito. Comincio a fargli lo shampoo, poi passo ad insaponargli il petto, soffermandomi un po’ più del dovuto sui capezzoli. A questo punto Gianluca mi spiazza perché mi prende per i polsi e dirige le mie mani in basso, in direzione del suo sesso, che trovo già duro. “Ieri erano dieci giorni che non facevi niente, ma oggi no…”. Mi sorride con aria maliziosa e sussurra: “Evidentemente ho particolarmente gradito il trattamento di ieri sera!” E comincia a muovere le mie mani sul suo cazzo, suggerendomi di fargli una sega. Lentamente assecondo i suoi movimenti e mi ritrovo a fare su e giù, con lui che comincia a sospirare. Il suo uccello è completamente duro, la cappella enorme e viola, come se volesse scoppiare. Prendo il controllo e agevolato dalla schiuma comincio a far scivolare il palmo della mia mano sulla sua cappella, lentamente ma in maniera decisa. Il suo cazzo è ben stretto nella mia mano, sembra quasi lo stia mungendo. I suoi gemiti si fanno più forti e veloci. “Ahh, così, bravo! Mi fai impazzire! Lavorami la cappellona!”. Io continuo con il mio servizietto, ci metto sempre più impegno e stringo sempre di più il glande, fino a quando quasi mi urla di fermarmi perché la sensazione di piacere è troppo forte e non resiste. Prende in mano il doccino, dirige il getto verso il suo cazzo e se lo sciacqua, poi mi prende deciso per le spalle, mi spinge verso il basso e mi ficca senza tanti complimenti il cazzo in bocca.
Comincio a succhiarlo di buona lena, producendo rumori inequivocabili. Messo in ginocchio tra le sue gambe, lo faccio entrare e uscire dalla mia bocca. “Apri bene la bocca che ti scopo!”. Eseguo l’ordine, lui comincia ad infilare il suo uccello dapprima lentamente e in minima parte, poi sempre più velocemente e fino in fondo. “Bravo il mio succhiacazzi, è tutto il giorno che aspettavo questo momento! Fammi godere!”. Io sto per soffocare, è troppo grosso ed è davvero difficile per me seguire i suoi movimenti. Lo è ancora di più quando comincia ad entrarmi in gola: comincio a tossire, ad avere conati di vomito e a produrre una quantità industriale di saliva che comincia ad imbrattare il suo cazzo ma anche tutta la mia faccia e il mio petto. Devo ammettere che non è troppo piacevole per me, ma con mia grande sorpresa mi accorgo che ho il cazzo completamente in erezione e comincio a perdere liquido. Finalmente si placa e riesco a riprendere il controllo della situazione. Prendo in mano il cazzo, succhio la saliva in eccesso e lo stringo alla base. Adoro farlo, diventa ancora più enorme. Comincio a dare delle leccate a piena lingua a tutto il glande, mi accorgo che è uscita una goccina che immediatamente raccolgo nella mia bocca. Poi comincio a passare la punta della lingua lungo i contorni del glande. La stimolazione dev’essere molto forte, perché ancora una volta mi chiede di fermarmi.
Mi tira su e mi fa stringere il suo cazzo nella mia mano: “Che ne dici di continuare in camera?”. Annuisco, ci asciughiamo alla bell’e meglio e ci trasferiamo nella sua stanza, io davanti, e mi porto dietro lui tirandolo per l’uccello. Ci buttiamo sul letto, lui sotto e io sopra e ricomincio a lavorare con la bocca. Dopo un paio di minuti mi ferma, mi guarda negli occhi e mi chiede: “Ste, ti andrebbe di prenderlo nel culo?”. “E me lo chiedi?!? Secondo te?!”. Non aspettavamo altro, io e il mio culo, il quale al solo pensiero ha cominciato a contrarsi. “Ti chiedo solo di andarci piano, perché di bestioni del genere ne avrò presi forse solo un paio di volte!”. Non preoccuparti Ste, sarai tu a decidere come prenderlo, perché per come sono messo l’unica posizione che possiamo tentare è che tu ti ci sieda sopra…”. “Ok, va bene”. Apre un cassetto del comodino e tira fuori una scatola di preservativi, me ne passa uno per aprirlo e infilarglielo, ma sono talmente emozionato che mi tremano le mani e faccio un po’ di fatica a maneggiare il profilattico. Una volta infilato, il suo cazzo mi fa davvero paura: lungo, grosso, completamente in tiro e lucido a causa del preservativo. Mi faccio coraggio, e più che pensare a quello che sentirò all’inizio, penso al piacere che potrà provocarmi quel tarello dopo un po’.
Insalivo molto abbondantemente l’uccello e il mio buchetto e scendo molto lentamente, fino a quando non sento la cappella a contatto col mio sfintere: Comincia a penetrare piano piano, ma automaticamente arriva anche il dolore: “Uhhh, ahia, che male…”, e stringo i pugni. Parte della cappella è dentro, ma decido di fermarmi un attimo per rilassare un po’ i muscoli e fare passare la fitta di dolore. Dopo qualche secondo riprendo la discesa ed effettivamente il dolore è meno intenso. Scendo ancora un po’ e sento lo sfintere chiudersi leggermente. Capisco che il glande è tutto dentro. “Bravo Ste, vedrai che ora sarà più facile…”. Piano piano ricomincio a scendere, sento che mi entra dentro centimetro dopo centimetro, fino a quando non sento i suoi testicoli toccare le mie chiappe. Mi sento completamente impalato su quel cazzo enorme. “Bravo, bravissimo! E’ tutto dentro! Hai 20 centimetri di cazzo piantati nel culo!”. Sono pieno e non mi azzardo a fare movimenti bruschi, quindi comincio a ruotare solamente il bacino, conscio della sensazione che andrò a provare. Sento la cappella andare a sfregare in fondo all’intestino e a stimolare la prostata. E succede quello che succede sempre quando mi siedo su un cazzo: senza minimente toccarmi con le mani, dal mio cazzo duro come il marmo comincia ad uscire qualche goccia di sborra bianca e cremosa. La raccolgo con un dito, tiro fuori la lingua e guardando negli occhi Gianluca me la metto in bocca. Il suo sguardo è eloquente, vorrebbe dirmene di tutti i colori: troia, vacca, porca.
L’eccitazione è talmente alta che comincio a muovermi in maniera decisa su quel pezzo di carne. Il leggero fastidio che provo lascia ben presto spazio a un’ondata di piacere incontrollabile. Mi muovo sempre più velocemente: “Ahhhhhhh, wow! Ti sto cavalcando, chi l’avrebbe mai detto! Mi sto facendo sfondare il culo dal tuo pisellone. Ohh, sìììììì!”.
Continuo in questo modo per qualche minuto, poi mi alzo fino a farlo quasi uscire, mi fermo e gli dico: “Ora scopami tu! A me piace sentirmelo sbattere dentro con forza, con decisione! Scopami con tutta la forza che hai!”.
Non se lo lascia ripetere due volte e comincia a dimenarsi, a muovere il bacino velocemente. “Sì sì sì sì sì, cosìììììììììì. Oddio che bello!”. Ad un certo punto comincio a muovermi anch’io e a trovare la giusta sincronizzazione: mentre lui si alza, io mi abbasso. In questo modo i colpi che ricevo sono ancora più violenti. Ad ogni colpo lancio un urlo di godimento, fino a quando Gianluca non comincia a randellarmi sempre più velocemente: devo portarmi la mano destra alla bocca e mordermi per non cominciare ad urlare a pieni polmoni e rendere così partecipe tutto il condominio alla nostra scopata. La sinistra s’attacca al mio cazzo e comincia a menarlo furiosamente. Tempo una decina di secondi e comincio a sborrare: sette schizzi, alcuni dei quali raggiungono il collo di Gianluca: “Porca puttana, ma sei un geyser!”. Lui però non è ancora arrivato e continua a darmi colpi. Dopo l’orgasmo però io comincio a sentire fastidio. Fortunatamente va avanti ancora per poco e mi avvisa: “Sto per venire!”. Ovviamente non voglio che sborri nel preservativo, quindi mi affretto a sfilarglielo. Poi mi metto con la testa sui suoi addominali e lo sego velocemente, in attesa che erutti il suo godimento. Sei fiotti mi imbrattano il viso e i capelli e una volta terminato mi spalmo con la punta del suo cazzo la sborra su tutta la faccia.
Mi porto un dito al buco del culo, è praticamente una caverna. Riesco ad infilare tre dita, ma le tolgo immediatamente perché sento molto bruciore. Ma non mi interessa, sono completamente appagato.
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