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Gay & Bisex

La mia prima volta


di dolcementemotivo
05.10.2023    |    9.118    |    41 9.8
"Del resto io avevo una assoluta acerbità cronica sul sesso, tanto da non comprendere cosa fossero quegli strani disegni fatti con la vernice spray ricorrenti..."
Questa è una storia che racconta una parte di vita veramente vissuta, scritta con eleganza erotica, senza pornografia esplicita o termini volgari
Se pensate sia il solito racconto per cui vorreste eccitarvi e per/o masturbarvi,

NON LEGGETELO: NON FA PER VOI!

-Assolutamente non è il tipico racconto a carattere pornografico-
Soffrirete, piangerete, griderete, esulterete con me...
Non sono propensa a scrivere un racconto di vita vera inserendovi forzatamente storie di solo sesso in maniera esplicita e volgare, quindi se cercate racconti di questo tipo, vi prego di andare oltre.
Chi invece vorrà “vedere” uno scorcio della mia vita, accomodatevi e buona lettura.
Grazie

Per motivi di privacy i nomi sono di fantasia e sono diversi dalla realtà

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La mia prima volta

Avevo solo 12 anni quando frequentavo le scuole medie e compresi che il mio animo interiore e poi la mia fisicità, contribuivano alla mia ambiguità sessuale.
L’essere fisicamente con un corpo affusolato e molto magro, senza alcuna peluria ad eccezione della zona pubica, con un bacino largo, gambe lunghe ed i capelli a caschetto mi allontanava dal classico stereotipo maschile, ma non rappresentava un problema per me e nonostante questa mia piccola serena consapevolezza non misi mai nessuno a conoscenza della mia intimità per paura di essere emarginata. Scoprii molto presto che lo fui egualmente per molto meno, diventando una gran secchiona sui libri, poiché non riuscivo a stringere amicizia con i miei compagni di scuola ad eccezione di uno soltanto.
Il suo nome era Gianni ed era considerato un emarginato, proprio come me.
Tutti i miei professori erano concordi nell’affermare che io fossi un tipo geniale, ma i miei compagni di scuola mi consideravano una persona molto stramba.
Così, passavo spesso i miei pomeriggi a casa di Gianni per studiare insieme.
Era più grande di me perché fu ripetente di un anno scolastico, per questo motivo tutti i miei compagni di scuola, appartenenti a famiglie agiate e benestanti, lo emarginarono considerandolo un ignorante e perché non si vestiva con abiti griffati alla moda.
Quest’ultimo aspetto ci accomunava parecchio, tanto che nessuno all’infuori di me voleva sedergli accanto sui banchi di scuola.
Stava sopraggiungendo l’estate ed eravamo sul finire dell’ultimo anno scolastico.
Tutti i pomeriggi andavo a casa sua per aiutarlo nei compiti e perché era l’unico tra i miei compagni di classe disponibile a passare del tempo con me.
Affinché non ripetesse nuovamente l’anno, mi pregò di aiutarlo.
Mi presi l’impegno di dargli tutta l’assistenza che necessitava, studiando insieme e spiegandogli tutte le cose che non aveva compreso durante le lezioni.
Riuscendo nell’intento, grazie anche al suo impegno, gli assicurai la promozione.
Finita la scuola eravamo liberi di vederci più spesso e completamente da soli a casa sua, perché era figlio unico e i suoi genitori lavoravano entrambi in un ristorante fino a tarda sera.
Era uno dei soliti afosi pomeriggi quando mi recai, come di solito, a casa di Gianni, vestita semplicemente di un cappellino e indossando vecchi pantaloncini in jeans sdruciti estremamente corti, una maglietta molto lunga e larga e per finire ai miei piedi calzavo dei semplici sandali di legno.
Quando ancora frequentavamo la scuola e finivamo i compiti, gli argomenti di cui discorrevamo erano sempre piccanti e legati al sesso.
Adesso senza l’impegno scolastico gli argomenti erano sempre e solo quelli, ma entrambi non eravamo mai andati oltre al raccontare qualche barzelletta o una storiella spinta.
Del resto io avevo una assoluta acerbità cronica sul sesso, tanto da non comprendere cosa fossero quegli strani disegni fatti con la vernice spray ricorrenti sui molti muri della città, spacciandoli per ingenui disegni di alcuni ragazzini che volevano illustrare chissà quale bislacca navicella spaziale.
Per me era un cilindro dove ad una estremità vi era una coppia di sfere e dall’altra parte una strana campana spesso lanciante degli strani raggi verso lo spazio siderale.
Chiesi a qualcuno dei miei coetanei cosa avrebbe potuto rappresentare, ma mi derisero e non ne feci più parola con nessuno per non diventare il loro zimbello.
Avevo da poco suonato alla porta di Gianni, esultante perché era stato promosso, mi salutò abbracciandomi affettuosamente e ringraziandomi mentre percorrevamo il corridoio che precedeva la sua stanza.
Mi offrì una bibita fresca per ristorarmi dalla calura della strada, quando notai in un angolo diversi fumetti impilati l’uno sull’altro, di cui, per curiosità ne fui attratta poiché li adoravo, così gli chiesi se potessi leggerli, Gianni mi disse subito di sì, così ci accovacciammo sul pavimento e insieme a lui cominciai a girare le prime pagine.
Mi aspettavo i soliti fumetti pieni di supereroi americani, o altri classici italiani, come quelli che leggevo dai miei lontani cugini abitanti in un altro paese.
Restai incredula quando scoprii che tutti i fumetti erano della stessa tipologia: Erano tutti porno e fortemente espliciti.
La mia curiosità sessuale quell’anno si era acuita molto e mi faceva sentire sempre più voglia di fare qualcosa, ma ero incapace di avere un amplesso completo perché nessuno mi aveva spiegato nulla sull’argomento. A casa era un severo tabù parlarne. I miei genitori erano molto autoritari come due dittatori in una caserma, dove io ero l’unico figlio ribelle sopportato, poiché capace di portare ottime votazioni negli impegni scolastici.
Ho due fratelli, di cui uno più piccolo e tenerissimo, che camminava sempre con un orsacchiotto ed un pollice in bocca, di cui spesso ero la sua balia preferita.
Con l’altro ho un legame veramente speciale: siamo gemelli come due gocce d’acqua, tranne per il taglio di capelli e il carattere.
Nel nostro salone figurava una nostra foto, dove l’uno di spalle all’altro, ci riconoscevamo immediatamente: Io con occhi grandi e sempre sorridente, lui con sguardo fiero e mascolino.
Tra di noi c’è sempre stato un notevole legame affettivo fin da piccoli, anche se disquisendo di argomenti, per lui considerati sconvenienti, mi allargava le spalle, rassicurandomi che un giorno avrei capito anche me stessa.
A quel tempo non compresi subito cosa volesse dirmi, ma mi resi conto che solo molto tempo dopo gli diedi ragione.
Siamo così uguali ed enormemente opposti! Su argomenti riguardanti il sesso, il mio gemello mi guardava con scetticismo e incapace di comprendermi perché mi interessasse così tanto, da estraniarmi ogni volta che uscivo con un discorso simile.
Avevo delle enormi pulsioni sessuali e avevo voglia di godere col mio corpo, nella stanza insieme a Gianni, vedere in quelle pagine quelle immagini e quelle scene di sesso mi sollecitavano eroticamente e mi incuriosivano sempre di più.
Purtroppo non capivo le dinamiche di quei personaggi, in cui notavo senza certa convinzione, che bastasse loro semplicemente toccarsi nelle zone intime per godere e sputare, con molto vigore, strani schizzi dai loro peni.
Mi chiesi se avessi potuto emularli o meno, poiché diverse volte mi toccai intimamente, ma mai ebbi gli stessi effetti di ciò che stavo leggendo.
Volevo spiegazioni, ma avevo paura di fare una stupida magra figuraccia, quindi cercai di girare attorno all’argomento, chiedendo a Gianni perché gli piacessero quei fumetti.
Guardandomi un po stranito, mi chiese a sua volta, se li gradissi o meno, poi sorridendo mi rispose, mimando con un gesto su e giù della sua mano, per me poco comprensibile, che gli servivano per eccitarsi e masturbarsi.
Chiedendogli come facesse, si mise a ridere e mi indicò nuovamente facendo su e giù con la sua mano. Sorrideva ma io con espressione bucolica non capivo proprio cosa volesse suggerirmi.
Nel proseguire la mia lettura, mi soffermai su alcune scene prettamente omosessuali, col solo intento di comprendere le dinamiche sessuali di quei personaggi cercando di leggerne tutta la storia.
Il mio amico Gianni, notando la situazione, mi disse che avrei dovuto saltare quelle parti e andare oltre, dove vi erano altre scene di sesso etero.
Gli confessai che era la prima volta che leggevo un fumetto del genere e lui rimase sorpreso, chiedendomi come fossi gay.
A quella domanda gli risposi sinceramente a testa bassa che non lo sapevo perché non avevo mai avuto esperienze sessuali con qualcuno.
Gianni mi chiese esplicitamente come facessi almeno a masturbarmi.
Io timidamente gli risposi che lo facevo in bagno con l’aiuto della vasca.

Ancora incredulo Gianni mi chiese di spogliarmi e fargli vedere come facessi.
Ero restia a farlo, quando mi rassicurò dicendomi che eravamo due maschietti e che non c’era nulla di cui vergognarsi o di male nel farlo.
Pudicamente e con le guance tutte rosse, mi denudai completamente, provando contemporaneamente una notevole eccitazione tanto da avere un’erezione.
Gianni per niente scomposto dal mio pene eretto, mi seguiva con fare curioso e pacato nelle mie spiegazioni, indicandogli come usassi la catenella che teneva il tappo della vasca da bagno, legandolo attorno al mio pene ed infine lasciarmi andare leggermente di peso verso l’interno della vasca per strattonarmelo dolcemente, fino a quando fuoriusciva qualche goccia trasparente e filamentosa che assaggiavo con molta soddisfazione.
Il mio amico era sbigottito e incredulo, dicendomi se era tutta lì la mia soddisfazione, allorché continuai a confessargli che avevo anche iniziato già qualche anno fa a introdurmi qualche oggetto dentro il mio buchetto del sedere e che da poco avevo iniziato per la prima volta anche con le mie dita.
Gli raccontai come per un caso fortuito del destino, fui iniziato molto piccolo a queste pratiche, inconsapevolmente mentre giocavo seminudo a cavalcioni del mio cuscino, mi giravo da un lato all’altro, immaginando una corsa nello spazio con un veicolo di mia fantasia.
Un giorno strofinandomi nelle parti pelviche più del dovuto, per i continui ondeggiamenti sul mio adorato cuscino, lo bagnai col mio pisellino con qualche goccia dopo che provai degli strani sussulti. Preso da paura di farmi del male e dalla possibilità di qualche aspro rimprovero da parte dei miei genitori, mantenni il segreto di ciò che mi successe.
La volta successiva giocai innocentemente sopra una sedia di legno con alle due estremità dei pomelli a forma di ghianda, non sapendo cosa mi sarebbe capitato da lì a poco.
Arrampicandomi su di essa, mentre fui presa dal gioco, scivolai e non riuscii ad impedire di penetrarmi completamente con uno dei pomelli, su cui mi feci molto male.
Avrei voluto gridare per il dolore, ma non volevo assolutamente attirare le attenzioni dei miei familiari, ne tanto meno farmi trovare in quella strana situazione, molto difficile da spiegare.
Con la forza della disperazione e con deboli lamenti sommessi, mi liberai con molto dolore e tanta fatica, pulendo poi tutto e rinfrescandomi con un bidè il povero buchino del mio culetto.
Nonostante il dolore, percepii quella strana piacevole sensazione di avere l’ano allargato e che all’interno avevo qualcosa che se stuzzicata mi causava uno strano enorme piacere.
Da allora cominciai ad esplorare questo nuovo orifizio, penetrandomi con gli oggetti più disparati, i quali mi regalavano sensazioni forti e veloci nel raggiungere il culmine dei piaceri sessuali, riuscendo a mantenerle per un tempo molto lungo.
Lui rimase fortemente infastidito nel sentire le mie esplorazioni sessuali, ma lo rassicurai che lo facevo solo dopo essermi lavata accuratamente l’interno del mio ano, con almeno due perette d’acqua tiepida o aiutandomi con un getto d’acqua tiepida sparato dal tubo flessibile della doccia, dopo averne smontato temporaneamente il soffione.
Lui rimase a bocca aperta come una statua di sale, mentre io seduta nuda a ginocchioni sul quel pavimento, cercai di capire le sue perplessità ed il suo imbarazzo senza tuttavia riuscirci.
Per approfondire l’argomento gli chiesi cosa facesse lui per trovare soddisfazioni intime quando si trovava da solo e quindi le sue tecniche di masturbazione.
Sorridendo si alzò in piedi e poco davanti a me, in un attimo si spogliò della maglietta, dei calzoni corti insieme alle mutande, cacciando fuori, con mia espressione spaventata e meravigliata, un pene flaccido ma veramente lungo ed enorme come dimensioni, che il mio a confronto non poteva nemmeno competere.
Imbarazzata e con una mia grande sensazione d’inferiorità, cercai di ribattere sul suo corpo, che per quanto egli fosse più alto di me, era di corporatura tozza ed era molto peloso: cosa che non mi piaceva affatto! Tranne il suo pene gigantesco!
Gli dissi apertamente che invece apprezzavo di più il mio corpo, più affusolato e armonicamente aggraziato, delineato e senza peluria ad eccezione della sola zona pubica.
Mi alzai e presi la sua grande mano chiedendogli di sfiorare la pelle liscia e vellutata del mio corpo per capirne la differenza rispetto al suo.
Lui si mise a ridere e mi disse che ero un mattacchione, inoltre mi chiese come masturbassi il mio pene. Gli confessai che non sapevo nemmeno come si facesse.
Sul volto di Gianni ricomparve la sua espressione incredula, ma comprese che ero seria e molto ignorante in materia, perché ciò che sapevo era frutto di sperimentazioni personali, ma estremamente povere di contenuti e reali verità.
Del resto non ero riuscita a parlarne mai con nessuno.
Gianni allora cercò di spiegarmelo proponendomi una gara di resistenza, in cui chi avrebbe vinto si sarebbe meritato un premio, ovviamente accettai annuendo felice di quell’opportunità.
In pratica dovevamo masturbarci vicendevolmente l’uno con l’altro e chi sarebbe “venuto” prima avrebbe pagato il pegno.
Mi disse di bagnare la mia mano con molta saliva come faceva lui, cosa che stavo facendo alla lettera, quando mi sentii toccare il mio pisellino dalla mano umida di Gianni, sussultai e lanciai un gemito avvertendo un’eccitazione fortissima.
Quando sentii agguantarmi meglio il mio pisellino, lascivamente emanai un nuovo lamento di piacere, poi seguito da un movimento ritmico e veloce che andava continuamente su e giù e che mi stava letteralmente sbaragliando, raggiungendo velocemente uno stato di estasi, tanto da farmi contorcere e lamentare continuamente di piacere.
Dal canto mio, mi piaceva avere in mano mia il gran pisellone di Gianni, poiché era molto lungo, nerboruto e veramente grosso, decisamente senza confronti col mio che quasi spariva a paragone.
Finalmente avevo capito come fare una masturbazione e praticarla a un gran pene come quello che avevo davanti, era estremamente appagante per me, al punto che desiderai più volte di farglielo con tutte e due le mie mani, venendomi voglia di assaggiarlo con la mia bocca e farlo venire come avevo già visto sulle illustrazioni dei fumetti porno.
Eravamo praticamente presi dal darci piacere reciproco, quando mi sentii scombussolare tutto freneticamente fino a provare uno spasmo, gridai un lungo languido lamento, poi una forte contrazione ritmica nelle parti pelviche, alquanto fastidiosa, improvvisamente sentii fuoriuscire dal mio pene un liquido lattiginoso a più riprese: capii che ero “venuta” e che avrei dovuto pagare pegno! Ma che estasi!
Felice di farlo, Gianni mi impose di leccargli la sua mano, per pulirla dal mio “latte” acidulo.
Lui, per giocare, le alzò scherzando verso l’alto e io sorridente e con fare felino continuai a leccargliele alzandomi con voluttuosità e notevole piacere da parte mia.
Gli dissi scherzando che era facile farmi venire, perché eccitare il mio piccolo pisellino mi sembrava facile viste le mie piccole dimensioni, mentre per far venire un gran pene come quello suo ci volevano almeno due mani contemporaneamente in azione.
Ma non finì lì, mi disse che anche lui voleva venire e mi fece continuare a pagare pegno, facendomi mettere in ginocchio e chiedendomi di succhiargli il suo immenso pene, bellissimo, eretto e turgido.
Cosa che feci con piacere in quanto già pregustavo di farlo, essendo di grandi dimensioni e largamente superiori al mio.
Quando si ripose accanto a me gli chiesi se volesse leccarmi pure lui, ma invece di leccare il mio pisellino, prese di mira il buchino del mio bel culetto, che era già perfettamente pulito come ormai facevo abitualmente.
Ciò mi fece andare in delirio e ancor di più quando gli infilò le sue dita per allargarlo un po.
Sentire le sue dita umide allargarmi il buchetto del mio sedere mi faceva impazzire, mentre avidamente gli facevo un perfetto pompino, non comprendendo che, da lì a poco, sarei stata splendidamente penetrata con forza e vigore dal mio amorevole amante.
Improvvisamente si alzò e andò in cucina con mio rammarico, senza dirmi nulla e mi spaventai che avessi sbagliato qualcosa, quando mi spuntò, dopo un attimo, con un piattino pieno di burro con cui lubrificò il suo pisellone e il mio tenero buchetto.
Sentire la punta del suo pene appoggiarsi sul mio buchino, mi fece sentire eccitatissima, superando l’imbarazzo poiché la voglia di averlo dentro di me era ormai veramente incontenibile.
Lentamente mi sentii scivolare un grosso cilindro di carne dentro il mio buchino, precedentemente lubrificato da abbondante burro e saliva.
Da parte mia era una sensazione meravigliosa sentire il proprio ano completamente dilatato e quel lento stantuffare ritmico nel proprio culetto, il quale mi provocava brividi fortissimi e mai provati prima, nemmeno con i miei improvvisati sexy toys.
Ansimavo, sussultavo e abbracciavo il mio amante, mentre inarcavo la schiena per permettere una penetrazione follemente più profonda e facilitata.
Lo pregai di scoparmi con più forza, allorché mi mise a pecorina e mi scopò con più vigore e più velocemente: sentivo sbattere i suoi testicoli sul mio culo e tutto il suo pene mi entrava e usciva con forza, spalancandomi in due, poi mi cambiò posizione e mi mise a pancia in su, divaricando entrambe le gambe alzate al cielo, tenendomi incrociati i piedi.
Prese a stantuffarmi senza pietà mentre godevo del mio stato di estasi.
Sentivo come se venissi continuamente ed era meraviglioso abbandonarsi a quello stato di esplosione dei sensi.
Poi mi cambiò nuovamente posizione rimettendomi a pecorina e tenendo entrambe le mie mani bloccate dietro la mia schiena incassavo nel mio culo, le forti botte del suo grande pene, facendomi sussultare tutta.
Meravigliata di quanto stessi godessi del momento, notai che fuoriusciva dal mio ondeggiante flaccido pisellino un continuo stillicidio senza fine di liquido trasparente e filamentoso che schizzava in tutte le direzioni: erano sensazioni fantastiche!
Godevo come una pazza! mi piaceva essere dominata in quel modo! Il mio toro da monta allargava completamente il mio culetto e mi stantuffava come un bufalo impazzito, quando egli cacciò un urlo profondo e avvertii bagnarmi dentro copiosamente… era venuto dentro il mio culo e senza uscire il suo pene, si pose sopra di me abbracciandomi da dietro le spalle, coccolandomi di baci e cercando un po di ristoro.
Estasiata di tante emozioni fui raggiante di aver raggiunto un piacere sessuale di proporzioni enormi mai provate prima d’ora: Fu come una fucilata sui miei neuroni!
Poi, sentii necessariamente il bisogno di andare in bagno.
Lentamente scivolai via dal suo abbraccio e andai tutta nuda in bagno. Nel camminare lungo il corridoio, notavo che lungo le mie cosce scendeva un liquido trasparente provenire dal mio buco ormai allargato per bene. Divertita della cosa mi affrettai a raggiungere il bagno.
Quando mi sedètti sul gabinetto ansimai ed ebbi una lunga sensazione di godimento!
Allargai le gambe e osservai il mio pisellino che ero venuta nuovamente, poiché un liquido lattiginoso e dal sapore acidulo era fuoriuscito nuovamente dal mio pisellino senza fare assolutamente nulla!
Sorrisi meravigliata portandomi le mani sulla bocca per quel che successe, quando, quasi spaventandomi, mi apparve lui di fronte… mi guardò e in piedi, di fronte a me, con mia sorpresa e stupore, urinò sul mio pisellino per poi andarsene. Felice e incredula del gesto di Gianni, mi asciugai con della carta igienica e mi spostai sedendomi sul bidè per lavarmi tutte le parti intime…
Raggiunsi nuovamente la sua stanza e cominciai lentamente a rivestirmi, mentre lui mi osservava…
Sorrisi col mio solito fare genuino, ricambiandomi con mia grande soddisfazione.
Prima di andarmene da casa sua mi avvicinai andando a carponi sul letto dove si era disteso e gli dissi che se avesse voluto ripeterlo sarei stata sempre disponibile.
Gianni mi baciò sulla mia bocca con impeto!
Gli sorrisi arrossendo, abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi…
… mi alzai e me ne andai sorridendo felice.
Fu l’inizio di una lunga estate calda.

… to be continued……………………………………………...
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