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I miei anni universitari - Parte Prima


di dolcementemotivo
13.10.2023    |    1.645    |    4 9.8
"I giorno sembrava monotoni e ognuno uguale all’altro: Frequentavo le lezioni, tornavo a casa e insieme a Marco ci preparavamo da mangiare rispettando dei..."
Questa è una storia che racconta una parte di vita veramente vissuta, scritta con eleganza erotica, senza pornografia esplicita o termini volgari
Se pensate sia il solito racconto per cui vorreste eccitarvi e per/o masturbarvi,

NON LEGGETELO: NON FA PER VOI!

-Assolutamente non è il tipico racconto a carattere pornografico-
Soffrirete, piangerete, griderete, esulterete con me...
Non sono propensa a scrivere un racconto di vita vera inserendovi forzatamente storie di solo sesso in maniera esplicita e volgare, quindi se cercate racconti di questo tipo, vi prego di andare oltre.
Chi invece vorrà “vedere” uno scorcio della mia vita, accomodatevi e buona lettura.
Grazie

Per motivi di privacy i nomi sono di fantasia e sono diversi dalla realtà

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I miei anni universitari

=== Parte Prima ===

------ Prologo ------

Alla fine delle scuole superiori mi diplomai a pieni voti, ottenendo il plauso dei miei fratelli e della mia famiglia. Essendo una giovane promessa i miei professori ed i membri della commissione esterna degli esami consigliarono caldamente di farmi continuare gli studi all’università. I miei due fratelli, per quanto bravi anch’essi, non riuscirono mai ad eguagliarmi negli studi e tuttavia col mio gemello, più grande di me di qualche minuto, non vi furono mai gelosie o gravi disaccordi, ma un attaccamento e un dolcissimo amore fraterno che valicava tutte le nostre diversità aldilà della nostra immagine speculare.
I miei genitori si convinsero ad investire su di me e mio fratello gemello per la prosecuzione degli studi all’università che si trovava fuori sede, mettendo a nostra disposizione un’ingente somma di denaro per affittare una casa, reperire i materiali di studio, pagare le tasse e le iscrizioni, più tutto ciò che necessitava al mantenimento.

I miei anni universitari

L’università scelta fu quella di Catania e riuscimmo a trovare una casa da condividere con altri ragazzi nel quartiere Cibali, dove notoriamente non mancava mai l’acqua come in altre zone a causa di frequenti guasti.
Io e mio fratello abitammo in una grande casa con molte stanze tra loro comunicanti non essendoci un corridoio. All’inizio mio fratello mi chiese se volevamo stare in stanza insieme, ovviamente gli risposi che per me andava benissimo, tuttavia le cose andarono diversamente e lui coabitò nella stessa stanza con un suo vecchio compagno di scuola di nome Riccardo, con cui erano anche amici e compagni di studi di vecchia data, dato che quest’ultimo non conosceva gli altri inquilini gli aveva chiesto di stare in stanza con lui. Ero presente quando gli fece questa richiesta e gli dissi che per me non era un problema e che per mio fratello era un vantaggio visto che loro avevano sempre studiato insieme. Finii in stanza con un ragazzo di nome Marco, abbastanza polemico, interessato attivamente a eventi di carattere sociopolitico, ma del resto, in quella stanza dovevo solamente dormire e studiare e non avevo nemmeno la pretesa di relazionarmi con costui.
Gli altri inquilini erano tutti più grandi di età e la maggior parte lavoravano.
I giorno sembrava monotoni e ognuno uguale all’altro: Frequentavo le lezioni, tornavo a casa e insieme a Marco ci preparavamo da mangiare rispettando dei turni, poiché tutti rientravamo con orari diversi. Perfino con mio fratello non mi vedevo mai!
Marco ogni volta si lamentava di ogni cosa: la pasta è poco salata... è poco cotta... c’è poco condimento… la carne è dura, la voglio al sangue… le quantità sono striminzite… ho ancora fame… perché non prepariamo anche un secondo piatto?… Tutte cose che mi infastidirono al punto di rispondergli serenamente che alla prossima spesa avrebbe contribuito maggiormente lui, dato che mangiava almeno il doppio di me. Marco sbuffava dalle risate e rimproverava il mio fisico da uccellino al confronto del suo da sparviero e che quindi doveva necessariamente nutrirsi più di me. Perfino quando, nel mio turno, lavavo nell’acquaiolo le stoviglie, mi rimproverava, a torto, di essere poco energica e inefficiente secondo il suo punto di vista, prendendomi in giro e accusandomi di essere non solo lenta, ma anche troppo buona e dolce… cercai di prendere la cosa allegramente e del resto mi mantenevo serena, ma i problemi vennero quando vi furono giornate eccessivamente calde e certamente non per le temperature tipicamente invernali di quel periodo.
Purtroppo, mio malgrado, occupavo il bagno oltre un tempo ragionevole. Marco mi rimproverava urlando dietro la porta, di usare il bagno per masturbarmi allegramente e una volta riuscì ad entrare usando un doppione delle chiavi, ficcanasando proprio quando mi stavo depilando con una macchinetta che strappava tutta la mia peluria. Io restai, con molto imbarazzo, inginocchiata e completamente nuda dentro la vasca da bagno, restando a guardarlo mentre lui avvicinandosi si offrì volontariamente, con la scusa di aiutarmi, affinché liberassi il bagno al più presto. Prese la macchinetta e mi depilò lungo la schiena di quella poca peluria che mi cresceva e che mi era rimasta da togliere, quando sentii le sua mano poggiata su una delle mie natiche. Mi girai e lo guardai come per dirgli che non doveva approfittarsene o esagerare, ma lui stoicamente mi disse che stava ultimando e finendo, mi rigirai cercando di contenere il mio disagio, ma proprio mentre sentivo la sua mano scendere lungo la linea della mia schiena fino al mio ano, cacciai un lamento che tacitai con la mia mano! Mi alzai di scatto e volgendogli le spalle, per non fargli scorgere che mi stava eccitando, facendomi vistosamente avere un’erezione, gli dissi semplicemente che andava bene così e che avevamo finito. Marco, incurante di cosa provassi, prese il soffione della doccetta per lavarmi con acqua tiepida, cominciando a strofinare le sue mani sul mio corpo, scostando i miei lunghissimi capelli… ansimavo maledettamente e sentivo troppi fremiti ed eccitazione che salivano dentro di me, quando con una violenta sculacciata mi svegliò e mi disse che potevo andare ad asciugarmi. Tutta nuda corsi in camera, coperta solamente dal mio telo e mi asciugai lì, mi adagiai sul mio lettino e cominciai a passarmi le mie creme idratanti, quando vidi Marco sorprendermi dietro di me e prendere una delle mie creme corpo per strofinarmela addosso… gli chiesi con delicatezza di smetterla poiché mi metteva notevole imbarazzo, ricevetti per risposta che non dovevo mica vergognarmi dato che eravamo due uomini e mi rispose rozzamente che d’altronde lui in bagno avendo già espletato i suoi bisogni, praticamente urinando aveva finito… Egli a bruciapelo mi domandò: “-non sarai mica frocio?!-”… mi girai dall’altra parte perché letteralmente sbiancai e mi venne voglia di piangere… mi alzai incurante che fossi completamente nuda e posai tutte le creme nel cassetto del mio comodino.
Marco mi fissava morbosamente e non sapevo cosa altro fare se non cominciare a vestirmi.
Lui parlava, parlava, ma non gli volgevo lo sguardo e nemmeno lo ascoltavo, quando egli reclamò la mia attenzione, lo liquidai che dovevo studiare e che non potevo distrarmi.
Spesso mi vestivo di una tutina attillata ed un maglione o con una maglietta lunghissima… capelli lunghi, un corpicino dalle fattezze femminili… spesso Marco, disteso sul suo letto, stava a guardarmi il pomeriggio mentre studiavo seduta sulla mia sedia con le gambe accavallate sul tavolo. Una sera mi prese il libro che stavo studiando e per riprendermelo, lo seguii come una stupida, camminando carponi fino al suo letto incurante che stavo facendo il suo gioco. Si mise sopra di me bloccandomi col suo peso e imprigionandomi entrambe le mani, con la scusa di scherzare, mi volle baciare dicendomi che ero bella come una signorina, sentivo il suo sesso eccitato ed eretto da dentro i suoi pantaloni strofinarmelo sulle cosce, mi punzecchiava i fianchi, mi strattonava i capezzoli, mi carezzava le cosce per divaricarmele, quando mi rigirò a pancia in giù per sbattere il suo bacino sulle mie natiche e darmi anche sonore sculacciate… ansimavo, mi eccitava e mi piaceva, ma non volevo cadere nelle mani di un tipo che per come mi trattava non mi piaceva affatto! Mi divincolai furiosamente e riuscendo a liberarmi, scappai in bagno chiudendomi a chiave, eccitata da quel porco che aveva scatenato le mie voglie e desideri sessuali più reconditi che volevo al tempo stesso reprimere, rimanendo accovacciata al muro e guardando il soffitto per distrarmi da quella strana atmosfera di dominazione. Quando uscii lo trovai a russare indecentemente sul suo letto, ubriaco, con la puzza d’alcol che invadeva tutta la stanza: questo era Marco!
Per tutto quello stuzzicarmi operato nella quotidianità, una notte mi capitò di avere una voglia spasmodica e mi contorsi tutta, cominciai lentamente a sfiorarmi la pelle, quando al buio sentii agguantare il mio pene e masturbarmi violentemente… volli fermarlo ma non volevo svegliare anche gli altri, tanto meno mio fratello, gli sussurrai di smetterla immediatamente quando mi sentii infilarmi in bocca il suo pene. Presa da un raptus di estrema eccitazione non riuscii a resistere oltre e venni sporcandomi tutte le lenzuola, poco dopo sentii i suoi rantoli mentre la mia bocca venne riempita abbondantemente di sperma.
Ero soddisfatta ma non con la persona giusta! Marco si era rivelato un perverso depravato.
Un giorno, presa di coraggio, lo fronteggiai dicendogli che doveva smetterla con questi comportamenti e atteggiamenti che non sopportavo più. Vi erano momenti in cui eravamo d’accordo e in pace con noi stessi, ma spesso capivo che tutto era finalizzato ad uno scopo preciso poiché lui voleva qualcos’altro da me.
Ma Marco se ne fregava dei miei lamenti, raccontandomi che al posto di una ragazza che se la tirava troppo e che non voleva scopare con lui, preferiva farsi il culo di un bel frocio: -”almeno quelli si dedicano con vera passione e sanno benissimo come fare impazzire un vero uomo!”-...
Non sapevo se sentirmi umiliata o schifata, o tutte e due le cose allo stesso tempo...
Come ogni notte stavo dormendo a pancia in giù con una lunghissima camicia di flanella e i miei slip, quando mi svegliai di soprassalto nuda e senza coperte, con Marco che mi solleticava la schiena con un cubetto di ghiaccio che fece scivolare fino a farlo scomparire dietro il mio culetto… incapace di reagire, mi rannicchiai a testa bassa sulle mie ginocchia e misi a piangere singhiozzando dicendogli che mi sentivo trattata come una troia che avrebbe dovuto assecondarlo in tutto.
Egli esclamò: tesoro non piangere! Dai che ti è piaciuto! Se vuoi possiamo giocare in qualche altro modo!… Si mise a ridere e cominciò a solleticarmi con la sua lingua la pelle tutt’attorno il mio ano. Allorché mi alzai minacciosa intimandogli di smetterla subito. lo vidi ritornare sul suo letto per masturbarsi… mi rigirai dall’altra parte ignorandolo.
Piansi come una bambina e sebbene mi piacesse sentirmi una troia, proprio come mi diceva quel porco, lo disprezzavo con tutte le mie forze! Anch’io ho una dignità dopo tutto!
Spesso eravamo a casa noi due soli, perché gli altri lavoravano e mio fratello studiava e mangiava alla mensa della facoltà, rincasando solo la sera per poi uscire con Riccardo.
Senza che lo sapessi, Marco si procurò delle manette e mentre stavo studiando si avvicinò alle mie spalle offrendomi una bibita da bere. Credendo mi facesse una gentilezza, la carogna a mia insaputa vi mise una sostanza stupefacente che mi fece sentire subito euforica. Marco approfittò immediatamente della situazione baciandomi ovunque ripetutamente ed eccitandomi da morire, con mia sorpresa bloccò entrambi le mani dietro la schiena, facendomi spaventare e gridare come una pazza. Per risposta Marco mi imbavagliò e cominciò a spogliarmi fino a denudarmi completamente per poi sculacciarmi e frustarmi con una bacchetta sul mio sesso, sulle mie natiche, sulle mie gambe… a niente valsero i miei lamenti sommessi e i miei pianti… mi fu perfino di sopra e costringendomi a sedere sul pavimento, prese ad avvinghiarmi il collo come per strozzarmi, sbattendomi ripetutamente sulla parete alle mie spalle, esclamando divertito che ero in suo completo potere voleva estorcere la mia confessione urlandomi contro continuamente: -“SEI FROCIO? RISPONDI! DEVO SAPERE CON CHI CONDIVIDO I MIEI SPAZI!”-.
Annuii e quando mi tolse il bavaglio, presi finalmente una boccata d’aria, ma fui schiaffeggiata più volte e costretta a rispondergli, confessandogli disperata tra singhiozzi e lacrime quel che voleva gli confermassi… mi vide anche sanguinare copiosamente dal naso, e ne godeva soddisfatto di avermi in suo potere, al punto da impormi di fargli un rapporto orale o mi avrebbe lasciato così fin quando sarebbero rincasati tutti gli altri. Avrei voluto morderglielo e staccarglielo il suo pene, ma volevo che mio fratello evitasse un confronto con Marco, più grande e massiccio, in cui se fosse degenerata in una rissa avrebbe avuto sicuramente la peggio.
Chiusi gli occhi e abbandonandomi alla situazione, feci quel che volle… Non contento, prese dell’olio di oliva e se lo strofinò lungo tutta la sua asta, per poi oliare il mio ano… gli dissi di smetterla, che non funzionava così, che non volevo che si approfittasse ulteriormente di me… Marco mi gridò a pochi centimetri davanti il mio viso che ero visibilmente eccitata poiché bastava guardare il mio pene eretto e sebbene una piccola parte di me lo era veramente lo pregai di lasciarmi libera… ma invano...
Ebbi una penetrazione senza riguardi, profonda, dolorosa, mentre stringevo i denti dal dolore e il mio viso si storpiava in smorfie di sofferenza, lacrime urla e singhiozzi, sentendomi abusata e allo stesso tempo una troia fino al midollo delle mie ossa, vergognandomi per ciò che gli permettevo di fare al mio corpo e a me stessa.
Quando finì mi cacciò col frustino di andare a lavarmi in bagno: ero diventata la sua schiava!
Avevo paura e terrore di lui, avrei voluto vendicarmi e fargliela pagare cara, ma sarebbe stata la fine per me, poiché avrebbe reagito violentemente e avrei avuto la peggio, inoltre non volevo assolutamente mettere nei guai mio fratello, ne rendermi ridicolo agli occhi dei miei familiari.
Le cose si calmarono per un po' anche se ero sempre guardinga e attenta, purtroppo non riuscii ad evitare di essere ridicolizzata di fronte ai suoi conoscenti.
Dei suoi amici furono invitati a cena e uno di loro vedendomi con i capelli lunghi, magra, con jeans attillati e un maglione lunghissimo mi chiese se fossi la sua ragazza… Marco rispose scherzando e guardandomi negli occhi che ci stava lavorando su… facendo buon viso a cattiva sorte, sorrisi beffardamente insieme agli altri incassando il colpo.
In un’altra sera, sempre a casa nostra, ebbi modo di conoscere altri suoi amici, i quali raccontarono che in una occasione trovandosi mezzi ubriachi ad una festa organizzata in un club privé, parteciparono ad un’orgia pazzesca intrattenendosi con un bellissimo gay travestito.
Tutti risero tranne io, facendomi sentire come chiamata in causa, nonostante non avessi mai partecipato a simili eventi, mi fissarono, facendomi arrossire e provare un forte disagio come fossi un fenomeno da baraccone.
Ero terrorizzata da queste conclusioni, facendomi capire che Marco avrebbe approfittato pienamente della mia ambigua sessualità insieme ad altre persone prima o poi.
Oltre a questi problemi ne sorsero altri che fortunatamente distrassero Marco dal seviziarmi.
Nonostante l’acquedotto sembrasse non avere mai problemi nella nostra zona, ci fu un guasto e fummo costretti ad approvvigionarci a turno dell’acqua da una lontana fontana raggiungibile solo in autobus, gli altri inquilini usarono la loro automobile. Insieme avevamo riempito una grande tinozza comune per tutti, da cui si prelevava solo lo stretto necessario con una caraffa.
Poi si ruppe una pompa dell’autoclave e ci chiamarono per contribuire alle spese di riparazione e manutenzione, inoltre da poco uno degli inquilini perse il lavoro e se ne andò dalla casa, facendo lievitare le spese comuni e come se non bastasse, Marco non volle pagare una rata d’affitto perché a suo dire, aveva dei problemi in famiglia.
Avevo dei soldi risparmiati con gran fatica e mi pesò molto privarmene per colpa di uno stupido viziato figlio di famiglia benestante… per un mese mangiai veramente poco e cercai di farmi bastare ogni cosa mi servisse, il tutto senza dar notizia o pesi inutili a mio fratello.
Fortunatamente Marco mi restituì successivamente la somma che avevo anticipato per lui.
Insieme a Marco notammo che spesso rimanevamo senza un pacco di pasta, finiva subito latte, biscotti, burro, salsa e quant’altro servisse per mangiare. Ancora incredula, pensai in un primo momento fosse stato mio fratello, idea che scartai subito perché mi avrebbe avvisata se avesse preso qualcosa, invece scoprii che gli altri inquilini si approvvigionavano alla nostra dispensa!
Cosa che mi fece imbestialire non poco, figuratevi Marco che appena li vide, li affrontò sollevando giuste polemiche accese, sul dovere di chiedere e almeno avvisare, quanto l’obbligo di contribuire alla spesa comune.
Io scettica di un loro ravvedimento, installai sulla nostra dispensa un lucchetto e riposi gli alimenti deperibili all’interno di un cesto chiuso con serratura dentro il frigo. Sembrava fosse finita lì, invece vi furono altri grattacapi.
Faceva un freddo notevole ed io avevo perso peso, rimanendo anche eccessivamente magra, tuttavia per decisione comune di contenere le spese di gestione della casa, decidemmo di non usare termosifoni o stufe elettriche... Io e Marco in una mattina qualsiasi, come al solito, stavamo crepando di freddo e dovendo accendermi il fuoco per cucinare, mi accorsi che non funzionava l’accendigas. Quindi cercai dei fiammiferi recandomi eccezionalmente dentro le altre stanze.
Erano tutti al lavoro e la casa era vuota, quando con nostra grande sorpresa scoprii che tutti usavano stufe elettriche! Quando furono tutti presenti, le discussioni su cosa fosse lecito o meno, grazie al polemico Marco, degenerarono in accese e sterili polemiche. Appoggiata da mio fratello, alla fine cercai di convincere gli altri a pagare una cifra maggiore per il notevole costo della bolletta elettrica visto che la maggior imputabilità dell’esborso era dipeso da loro e che dalle prossime bollette avremmo suddiviso le spese in parti uguali poiché sia la stanza dove eravamo io e Marco che quella di mio fratello e Riccardo sarebbero state munite di termosifoni elettrici.
Nonostante queste spiacevoli vicissitudini sapevo studiare ugualmente riuscendo a darmi vari esami con buoni voti, senza distogliere assolutamente mio fratello dai suoi sogni o metterlo a conoscenza dei miei problemi che si sarebbero riflessi sulla rendita del suo percorso di studi.
Un giorno in facoltà conobbi un bravo ragazzo di nome Enrico del mio stesso corso di studi, con cui scaturì una sincera amicizia e che riuscì a farmi dimenticare le malefatte di Marco o i disappunti degli altri inquilini. Grazie a lui conobbi altri coetanei con cui feci subito amicizia in particolare con tre ragazze: Katia, Liliana e Maria Elena. La prime due erano della provincia di Catania, mentre l’ultima era una bellissima ragazza, figlia di madre svizzera e padre egiziano, nativa del Cairo venne a studiare dall’estero in Italia e parlava già fluentemente quattro lingue! Quando conobbe mio fratello si innamorarono perdutamente …era il primo vero amore per mio fratello e la cosa mi rendeva felice e piena di gioia. Vissero felici come colombi inseparabili con un’intensità di sentimenti che sembravano Adamo ed Eva sull’Eden terrestre. Ma come tutte le cose belle tutto finì dopo due intensi anni di convivenza. Lei, più grande d’età rispetto a noi, si laureò prendendo le ultime materie con la massima votazione e per le sue referenze fu immediatamente contattata da aziende estere di grande importanza. Lei non volle partire e decise di abbandonare tutto per restare con mio fratello… ma a malincuore il mio gemello fece una cosa che a pensarlo, ancora oggi mi commuove moltissimo… gli disse, anzi, gli impose, di partire perché la vedeva destinata a fare grandi cose… lei partì a malincuore e mio fratello abbandonò definitivamente gli studi.
Piansi disperatamente per loro e una mattina gelida, alla fermata dell’autobus extraurbano, salutai definitivamente il mio amato fratello che ritornava a casa, comprendendo che rimanevo sola ad affrontare quei problemi che avrebbero minato la mia tranquillità… decisi così anch’io di abbandonare… ma non gli studi... solo quella casa con i suoi pazzi inquilini!

Grazie al mio amico Enrico, riuscii a trovare una nuova casa consistente in un miniappartamento sito in una mansarda con sopra l’intercapedine completamente chiusa di un tetto basso per evitare che si soffrisse nei periodi più caldi. Era piccola ma era tutta per me! Avevo un corridoio che da due porte site a sinistra davano in una piccola cucina con una grande finestra sul balcone e a seguire un bagno, mentre a destra vi era l’unica stanza grande con due belle finestre e un balcone. Nel piccolo condominio non mancava mai l’acqua grazie a due grandi vasche munite di piccola autoclave.
Gli inquilini della vecchia casa non mi aiutarono a traslocare nella nuova, nemmeno Marco.
L’unico ad aiutarmi fu il mio caro Enrico, che mise a disposizione la sua piccola automobile per portare il mio letto, il mio comodino, il mio guardaroba, un piccolo armadio smontabile e parte della mia spesa alimentare, tutte cose da salire dalle scale fino al quarto e ultimo piano, che mi lasciarono completamente fiacca e stanca. Per me sarebbe stato impossibile fare tutto da sola, sudata e imbarazzata per l’odore non gratificante, mi sembrava brutto che Enrico dovesse andare via senza nemmeno farsi una doccia e mangiare qualcosa. Purtroppo il boiler dell’acqua calda era piccolo e non sarebbe bastato per due docce, senza crearmi problemi gli proposi di farci la doccia insieme.
Attaccai anche la piccola lavatrice per lavare i nostri vestiti zuppi di maleodorante sudore.
Nella vasca da bagno, scherzammo, bagnammo anche un po' a terra e mi divertii come non mi succedeva da molto tempo come in quell’occasione.
Io sono molto dolce e aggraziata nei modi, ma Enrico, nonostante avesse intuito quale fosse la mia vera natura, non si permise mai di toccarmi come faceva quel porco perverso di Marco.
Mi trovavo benissimo e a mio agio con lui, ormai ci frequentavamo abitualmente negli ultimi tempi, vedendoci di sera insieme ad altri corsisti universitari come noi e che conobbi grazie a lui.
Con Enrico e gli altri amici eravamo al solito bar dove piaceva riunirci la sera per mangiare un panino e bere una bibita, si scherzava con spensieratezza e allegria, io ero seduta vicino a Katia e Liliana, quando sulla strada comparve avvicinandosi a noi una rozza imponente figura che riconobbi quasi subito in Marco e che sembrava conoscesse Enrico per come lo guardasse, al punto che esclamò additando me e quest’ultimo: -”Adesso frequenti pure i froci??!!”-… Io e gli altri ragazzi ci trovammo in imbarazzo che in coro stavamo esclamando: -”Ma che dic...”-; non finimmo in tempo a parlare che Enrico, alzandosi con un velocissimo gancio lo tramortì con l’impeto di una forza straordinaria da sollevarlo in aria per farlo ricadere a terra completamente privo di sensi.
Era avvenuto tutto così in fretta e adesso vedevo quel gradasso di Marco giacere a terra senza sensi. Stupefatta e ancora incredula del prodigio senza riflettere esclamai:-”...e meno male che aveva detto che era frocio!”-. Enrico ancora infuriato mi minacciò col suo pugno: -”c’è ne anche per te!-. Impaurita misi entrambe le mani davanti la mia bocca per poi avanzarle verso di lui a scongiurare un suo altro atto violento: “-No! No! Scusami!… e che quel pazzo omofobo mi torturava abusando di me continuamente, fino a farmi scappare dalla vecchia casa e adesso quell’energumeno pieno di superbia lo vedo steso finalmente a terra! Sei un eroe!”-. Enrico mi guardò con uno sguardo sorpreso e fiero che non avevo mai visto prima… Ammisi davanti a tutti ciò che si era intuito ormai da tempo. Dovevo far finta di nulla? Avrebbero creduto che potessi essere una brutta persona?... Ebbi timore, mi si avvicinarono e mi abbracciarono tutti quanti, sentendomi dire da ognuno di loro: ...Avevamo capito da tempo la tua vera sessualità!- ...Per noi non cambia assolutamente nulla!- ...Sei sempre la stessa persona di prima!- ...Non pensiamo male di te!- ...la nostra è un’amicizia vera e sincera!- ...Hai tutto il nostro rispetto!- ...Per tutti noi va bene così!-...
Enrico mi sorprese più di tutti: ...io convivo col mio compagno da molti anni!-
Enrico non solo era gay, ma rivoluzionava tutti i miei concetti sull’omosessualità, vedendo in lui un uomo più autentico e vero rispetto a quei tanti millantati “etero” arroganti e gradassi come Marco. Abbracciai teneramente Enrico e ci allontanammo tutti da lì… Quella sera vidi cose incredibili, compresi più di quanto avessi potuto fare da sola, conobbi meglio la visione di questo mondo, fatto di tanti individui, di cui, solo alcuni, capii quanto fossero straordinari!
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