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I miei anni universitari - Parte Seconda


di dolcementemotivo
13.10.2023    |    797    |    6 9.8
"Amavo quotidianamente farmi una doccia, massaggiarmi con le mie creme tutto il mio corpo e dedicarmi ad una veloce sessione di bellezza e cura della mia..."
Questa è una storia che racconta una parte di vita veramente vissuta, scritta con eleganza erotica, senza pornografia esplicita o termini volgari
Se pensate sia il solito racconto per cui vorreste eccitarvi e per/o masturbarvi,

NON LEGGETELO: NON FA PER VOI!

-Assolutamente non è il tipico racconto a carattere pornografico-
Soffrirete, piangerete, griderete, esulterete con me...
Non sono propensa a scrivere un racconto di vita vera inserendovi forzatamente storie di solo sesso in maniera esplicita e volgare, quindi se cercate racconti di questo tipo, vi prego di andare oltre.
Chi invece vorrà “vedere” uno scorcio della mia vita, accomodatevi e buona lettura.
Grazie

Per motivi di privacy i nomi sono di fantasia e sono diversi dalla realtà

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I miei anni universitari

=== Parte Seconda ===

Come ogni mattina mi recavo al Polifunzionale universitario in cima alla città prendendo i soliti autobus, mi vestivo di jeans attillati scuri, ballerine e una maglina aderente a maniche lunghe di colore viola scuro. Se la mattinata era eccessivamente fredda mi portavo un cappottino corto e i guanti in pelle. Portavo fieramente i miei capelli molto lunghi e sciolti a cui destinavo una grande cura giornaliera, avevo le unghie lunghe sui cui usavo mettere solo gel rinforzante di colore trasparente e un leggerissimo velo di fondotinta sul viso. Ero abbastanza femminile sia nell’aspetto che nei modi di fare, mi depilavo spesso con una macchinetta infernale che mi strappava la peluria con molto dolore. Quando non riuscivo a sopportalo, perché la pelle si arrossava troppo, mi rassegnavo per una settimana a sembrare una scimmia, cercando di sedermi in altri posti più inusuali per non farmi riconoscere. Capitò proprio sul finire di quella settimana mentre dedicavo il riposo alla mia superficie epiteliale, che un ragazzo seduto accanto a me, mi toccò con la sua penna da scrivere la peluria corta che mi ritrovavo sul braccio, esclamando un però di troppo!
Dai miei occhi sembrava scaturissi fiamme e scintille verso di lui, tanto da chiedergli con tono deciso cosa volesse. Quel ragazzo scusandosi con un modo di fare disinteressato, mi disse semplicemente che si era distratto dalla lezione senza un perché e aveva notato la mia corta peluria. Raccolte le scuse lo ignorai subito dopo, ma non lontano un suo amico aveva notato tutto e si era goduto la scena sorridendo di gusto, così tanto che alla fine delle lezioni, avrei voluto dirgli due parole, ma non vi riuscii per la grande calca dei troppi studenti stipati all’uscita dell’aula come branchi compatti di sarde da non potermi permettere nemmeno di avvicinarmi.
Forse era meglio così, non dovevo attirarmi guai ne causarne altri come mi successe in passato.
Giunta nel mio mini appartamento mi misi a cucinare e lavare un’insalata, per dedicarmi poi contemporaneamente sia al benessere della mia persona che allo studio. Amavo quotidianamente farmi una doccia, massaggiarmi con le mie creme tutto il mio corpo e dedicarmi ad una veloce sessione di bellezza e cura della mia persona, liberandomi finalmente di quella peluria che mi dava un senso di repulsione come se estirpassi delle erbacce, anche se il dolore, molto fastidioso, cercavo di sopportarlo. Passatomi una crema lenitiva, mi avvolsi solo da un telo per andare a studiare nella mia stanza durante il pomeriggio dopo aver sorseggiato qualche caffè per tenermi sveglia. Nelle ore più fredde, subito dopo il tramonto, cambiava la temperatura e andavo ad indossare dei collant velatissimi e un vestitino a maglia lunga, ma se la giornata non era nuvolosa ed eccessivamente fredda, avevo voglia di riscaldarmi con un po' di sole e mi sedevo sulla finestra su una comoda sedia e qualche cuscino per studiare e respirare l’aria frizzante del giorno.
Da qualche finestra di una palazzina vicina, avevo l’impressione che qualcuno mi spiasse, ma mi importava veramente ben poco, del resto non facevo nulla di male e nel palazzo ero considerata la brava ragazza dolce e gentile, sempre dedita allo studio.
La mia amabile gatta Molly mi seguiva ovunque fossi per mettersi accanto a me, capitando spesso di sedersi sulle mie gambe con la delicatezza di una piuma per non rovinarmi i collant.
La sera se non pulivo casa e passavo il tempo a cucinare qualcosa anche per i restanti giorni, uscivo per svagarmi con una passeggiata o per fare la spesa al vicino supermarket, comprando vari prodotti che mi servivano, compresi quelli di bellezza che con mia sorpresa erano di una nota marca inglese a me molto graditi e non molto costosi. Al calar della notte andavo a dormire e poco prima di andare a letto mi preparavo in pochi minuti i vestiti da indossare e la colazione da portare per il domani.
Era il nuovo giorno e finalmente potevo sfoggiare la mia femminilità: portai il mio zaino nero in pelle ecologica, indossando un abito a collo alto e largo, abbastanza corto e aderente lavorato a maglia di colore bordeaux scuro, dei collant neri e un paio di piccoli stivaletti scamosciati, dotati di tacco, dello stesso colore del maglione. Truccata con il mio classico fondotinta, combinazione di ombretti color terra, mascara e un rossetto tenuamente rosa, mi sentivo finalmente me stessa.
Il caso volle che accanto a me si sedette proprio l’amico del tizio che mi stuzzicò con la sua penna prima che mi depilassi. A fine lezione lo salutai e lui con sguardo attonito mi rispose timidamente un ciao che uno scolaretto della prima elementare avrebbe fatto meglio. Gli dissi se si ricordava di me e lui fece cenno di no, allorché presi la mia penna e sorridendo gliela strofinai sul suo braccio. Egli fu colto da sorpresa e gioia nel riconoscermi, scusandosi di non volermi affatto prendere in giro quel giorno, solo che trovò la situazione abbastanza buffa. Con entusiasmo si presentò e mi chiese se fossi del posto e se gradivo andare a mangiare qualcosa con lui.
Gli dissi che avevo il mio sandwich al prosciutto e crema spalmata allo yogurt, mentre lui stava guardando nel suo portafogli con uno sguardo sorpreso e dispiaciuto, sollevando lo sguardo esclamò che non aveva una lira con sé.
Io presa alla sprovvista, risi di gusto per la situazione molto ironica, ma lo rassicurai subito spezzando il mio sandwich a metà e porgendoglielo con un tovagliolo.
Volle rifiutare, ma gli dissi che mi faceva veramente piacere condividere il mio spuntino con lui che accettò di buon grado, complimentandosi della bontà. Lui si chiamava Fabio, aveva i capelli mossi e portava gli occhiali, era un tipo molto sbadato, ma lo trovai molto simpatico a dispetto della prima volta in cui mi sentii derisa, cosa che glielo confessai e lui con fare affabile, chiese di nuovo umilmente perdono a mani giunte da sembrare un prete.
Scoppiai nuovamente a ridere e gli dissi che da lì a poco mi sarei piegata in due se non avesse smesso di fare in quel modo.
Uscimmo la sera stessa apparendomi più curato e carino rispetto a quando lo incontrai in facoltà, aveva un aspetto sognante e sorridente, mi stava pian piano piacendo e conquistando con una semplicità estrema. Bevemmo qualcosa ad uno dei tanti chioschi storici delle piazze di Catania, per poi prendere l’autobus e fare una passeggiata sul lungomare di Ognina. La città in cui studiavo l’ho sempre considerata la “Milano del Sud” di quanto è bella, personalmente la trovo molto grande, ma ancora a misura d’uomo, capace di dare innumerevoli opportunità.
Ci sedemmo vicino alla scogliera e ammirai la luna specchiata sul mare come un torrente di luce ondeggiante verso di noi, di cui ancora conservo il vivido ricordo, era una serata fantastica e Fabio con fare sornione mi abbracciò, sorridendo lo guardai negli occhi comprendendo che da lì a poco sarebbe successo qualcosa di molto piacevole… ci baciammo teneramente! mi abbracciava vigorosamente e i suoi baci si fecero sempre più passionali e profondi, sentivo le sue mani entrare dai lati del mio cappottino aperto e scendere lungo la mia schiena, facendomi provare sospirare con piacevoli brividi, quando mi balenò che egli non sapeva ancora nulla della mia vera natura e lo pregai di fermarsi. Ero dispiaciuta e con gli occhi tristi mi scusai, ma Fabio era veramente un buon ragazzo: scusandosi di tutto, si addossò ogni colpa che fosse andato storto per suo esclusivo errore. Gli accarezzai la guancia e lo baciai velocemente per poi alzarmi. Gli dissi che domani non potevo tardare alle lezioni e che dovevo svegliarmi presto, lui fece cenno di comprendere benissimo e anche se eravamo entrambi a piedi, insistette per accompagnarmi fino a casa! Fabio si rivelò subito di essere un vero gentleman di classe!
L’indomani, ad una delle solite fermate del bus che portava in facoltà, salì il mio Fabio, non rendendosi ancora conto della mia presenza, mi mossi per andargli incontro, quando subito dietro di lui salirono dei controllori e qualcuno ebbe un brivido di scoraggiamento. Come qualcun altro, anche Fabio non aveva il regolare biglietto e a breve sarebbe stato multato. Mi avvicinai al controllore e gli dissi porgendogli, uno dei miei tanti biglietti nuovi, che Fabio fosse munito di regolare biglietto, salvandolo così da una multa. Il controllore mi guardò in cagnesco ma ugualmente soddisfatto non intraprese nessuna azione nei confronti di quel ragazzo che adesso mi guardava sorpreso e felice di vedermi. Fabio mi ringraziò e mi abbracciò rassicurandomi che prima o poi mi avrebbe pagato il biglietto. Arrivati al Polifunzionale ci dirigemmo in aula a seguire le lezioni, ma per la grande confusione, lo persi nuovamente di vista. Durante le lezioni in aula restai sorpresa quando mi arrivò addosso una piccola pallina di carta. Mi girai e vidi Fabio tirarmi un’altra delle palle di carta, ma più grande, in cui stava semplicemente scritto chiaramente: TI AMO.
Gli sorridevo e lo guardavo con ammirazione per le sue continue sfide al mantenimento dell’ordine e attenzione delle lezioni da parte dei professori.
Ma lui amava la donna che credeva che fossi e non lo ero, decisi quindi, con mio grande rammarico, che avevo l’obbligo di metterlo a conoscenza di chi fossi veramente.
Gli dissi che ci saremmo incontrati di sera, direttamente sul lungomare di Ognina… mi offrì un bel gelato e quando ci appartammo su dei sedili per parlare di noi, ne approfittai per confessarmi apertamente: Fabio… c’è una cosa che devi assolutamente sapere e riguarda me!
Mi chiese se fossi già impegnata e gli risposi che ero perfettamente libera e di non fermarmi mentre cercavo di spiegargli tutto su chi fossi, ma lui mi interrompeva ripetutamente, impedendomi di riuscire ad andare avanti nel mio discorso.
Era troppo doloroso che mi alzai e mi allontanai, quando lui mi raggiunse, fermandomi mi prese tra le braccia e mi girò verso di lui. Gli raccomandai nuovamente di stare ad ascoltarmi e di non interrompermi: -”Fabio, tu mi piaci molto, ma io devo confessarti una cosa su di me e non vorrei che continuando a frequentarci fossi considerata un mostro o una persona sgradevole che si sia approfittata di te... Sappi che anche io nutro sentimenti profondi, ma quello che sono e che sto per dirti, potrebbe essere inaccettabile per te, sicuramente questo cambierà le cose tra noi in maniera profonda e se non saresti più interessata a me lo comprenderei benissimo, ma ti prego di riflettere bene e di trarre le tue conclusioni senza affrettarti nel farlo...- Fabio aveva uno sguardo preoccupato e stranito, mi interruppe chiedendomi se fossi una studentessa che si prostituiva per sostenersi ed andare avanti, come aveva sentito dai suoi amici che qualcuna lo faceva veramente.
Dissentii e scuotendo la testa cercai di continuare con quel poco fiato rimastomi e la sensazione del cuore in gola che mi stava soffocando: io... Fabio, sono come te! Sono nata maschio e lo sono tutt’ora, mi vesto e appaio così perché sento che sia questa la mia vera natura...- Avevo gli occhi socchiusi, come per arginare il mio stato di malessere e mal sopportare di vedere in lui il suo viso malinconicamente triste e spaesato.
Mi gridò facendomi sussultare tutta: - NOOO!!!- mi scosse energicamente ed ebbi paura… Lui mi lasciò e si allontanò ancora incredulo per poi scappare via. Io mi inginocchiai a terra singhiozzando lacrime amare mentre lo vedevo allontanarsi sempre più lontano. Sentivo di averlo perso definitivamente.
Quella notte non riuscii nemmeno a dormire per i rimorsi e il dolore che provavo. La mia gatta si mise teneramente vicino a me per consolarmi miagolando tristemente.
Al mattino ero distrutta e mi vestii del solito pantalone attillato lungo, ballerine e un maglioncino lungo per andare alle lezioni.
Con lo sguardo lo cercai per tutta l’aula, ma di lui non scorsi nemmeno l’ombra.
Dovevo riflettere che non potevo fare altro che aspettare e che si decidesse lui a ricomparire prima o poi se avesse voluto.
Nell’attesa potevo fare l’unica cosa che come sempre mi distoglieva dai miei malumori, quindi mi misi a studiare sui libri col massimo impegno e comunque non ero mai sola.
Avevo la mia dolcissima gatta Molly a farmi compagnia.
Si avvicinò il periodo delle sessioni d’esami e riuscii a prendere due materie a pieni voti con i soliti complimenti dei miei genitori e dei miei fratelli a cui avevo telefonato per informarli.
Dall’interno della cabina telefonica, finita la mia telefonata, nell’intento di chiudere la cornetta, vidi l’amico di Fabio fermo sul marciapiede e gli corsi incontro per chiedergli notizie. Seppi che gli era arrivata la chiamata per il militare. Gli chiesi come mai non optò di fare l’obiettore di coscienza per svolgere un servizio sociale in alternativa ed evitare di partire via, ma mi rispose che non c’è ne fu bisogno perché grazie alla raccomandazione di un suo zio militare era ancora a Catania, in una vicina caserma militare dell’esercito il cui nome è “Sommaruga”, si trova quasi dalla parte opposta al grande polo universitario.
All’ingresso della caserma mi informai sulle libere uscite dei militari, venendo a sapere quando la sua squadra e quindi anche lui, sarebbe uscito.
Aspettai quella famosa sera e fermatami poco lontana dall’uscita della caserma lo vidi subito.
Mi riconobbe e allontanandosi dal suo gruppo di commilitoni venne verso di me, con la stessa espressione sorridente di quando lo incontrai per la prima volta. Era vestito in divisa e anfibi con un enorme borsone caricato dietro le spalle, facendomi un effetto di estrema virilità per il suo aspetto marziale e insieme piacevolmente romantico.
Mi disse che sarebbe dovuto tornare a casa per lavare molta biancheria, gli dissi sorridendo che avevo la lavatrice… in men che non si dica andammo a casa mia e fu un interminabile turbinio di baci e dolci carezze già in strada, sulla tromba delle scale, poi giunta sul pianerottolo dirimpetto alla mia porta aprii la porta: Mi prese per i fianchi e io continuando a baciarci, gli saltai in braccio. Subito entrati fece per spogliarmi e sorridendogli lo fermai rassicurandolo che lo avrei fatto io, eravamo in penombra con la luce fioca dei lampioni che filtrava dai vetri delle finestre del mio soggiorno… Io e Lui soli… completamente nudi l’uno di fronte all’altro… io con una mano sul mio sesso e l’altra a coprire i miei piccoli seni, lo vidi avvicinare e il mio cuore batteva sempre più forte rendendo affannoso il mio respiro.
Teneramente mi disse se avessi voluto farlo… gli risposi di sì.
Aveva un bel corpo, era alto, con un buon tenore muscolare… non l’avevo mai visto nudo, sentivo un forte desiderio di portarmelo sul mio letto e farci l’Amore…
Riprendemmo a baciarci e lui mi girò intorno senza interrompersi baciandomi lungo le scapole per poi passare dietro i lobi delle orecchie, infine sulla mia nuca e scendendo lungo la mia schiena che inarcavo verso di lui… stavo gemendo di piacere quando con le mie natiche sfiorai il suo pene eretto e sentii che lui abbassandosi era sul mio sedere intento a morderlo e baciarlo con delicatezza e passione. Dal mio tavolo della scrivania feci scivolare a terra diversi miei libri e appunti dove abitualmente studiavo, distendendovi sopra una gamba e permettendo a Fabio di farmi un perfetto anilingus mentre mi carezzava le cosce. Sentivo un’enorme sensazione di piacere che mi stava bruciando dentro, quando mi infilò la sua lingua facendomi gemere ed impazzire del tutto.
Appena smise, mi girai inginocchiandomi verso lui e con la mia lingua gli leccai l’inguine, per passare poi sotto i suoi grandi testicoli succhiandoglieli con la mia bocca.
Avvinghiai la sua lunga asta con la mia lingua, risalendo lentamente fin sull’enorme glande che sembrava stesse esplodendo. Lo presi in bocca e cominciai a succhiarlo energicamente per poi farlo scomparire completamente ingoiandolo fino in gola. Scendevo e risalivo energicamente, mentre sentivo Fabio emettere lamenti di piacere di grande soddisfazione per ciò che gli stavo facendo.
Quando mi staccai dal suo pene umido e perfettamente bagnato della mia saliva, mi girò piegandomi in due sul tavolo e mi appoggiò la punta del suo enorme pene sul mio ano, spaventata gli chiesi di penetrarmi con dolcezza.
Sentii allargarsi pian piano il mio ano sotto la pressione del suo enorme glande e mi inarcai per facilitargli l’ingresso. Era solo l’inizio, quando sentii un forte dolore che mi fece lamentare a singhiozzi perché stava entrando tutta la sua cappella dentro di me, Fabio mi chiese se poteva andare avanti e sebbene avessi una smorfia di dolore io lo guardai annuendogli. Mi sentii penetrare da quell’asta nerboruta e grossa che ormai stava sfondandomi del tutto, io con qualche sospiro di dolore tenni duro nel sentire l’avanzata devastante del suo membro dentro le mie carni.
Misi le mie mani dietro la schiena per allargarmi le natiche, quando con mia grande fatica sentii il bacino del mio amante combaciante con la pelle delle mie natiche: era entrato tutto!
Lentamente Fabio respirava emettendo forti fiati per l’enorme piacere che provava, quindi prese a stantuffarmi con lentezza, mentre io lamentavo mugolii di piacere e dolore come una gatta in calore.
Fabio cambiò il ritmo, diventando sempre più veloce. Sentivo i suoi enormi testicoli sbattere energicamente sul mio culo ormai completamente divaricato, da sentirmi completamente sua e mi faceva piacere essere dominata da lui, all’interno del mio ano sentivo il suo pene massaggiarmi internamente sempre più intensamente e percepivo distintamente quell’antico piacere che provai come la prima volta.
Fabio esclamava: - Ti voglio!-.
girai la testa spostando i miei lunghissimi capelli e rivolgendogli il mio sguardo gli sussurrai con un sorriso voluttuoso: - Sono Tua!-.
Mi cominciò a sbatacchiarmi sempre più forte e con la velocità di un treno in corsa, mi provocò dei fremiti lungo tutta la mia schiena facendo vibrare tutto il mio basso ventre.
Il mio piccolo pene, completamente flaccido, per le forti concussioni veniva sballottato in tutte le direzioni possibili, schizzando un liquido fluido, trasparente e fortemente filamentoso.
Fabio si fermò, estrasse il suo pene dal mio culo il quale emise dei rumori di compensazione d’aria, sentendomi gemere ad alta voce mentre ero ancora presa da molte sensazioni, con vigorosa forza, prese a girarmi di fronte a lui, notando che mi stavano tremando le gambe e che fossi tutta bagnata tra le mie cosce dei miei liquidi prostatici, mi fece sedere sul tavolo e mi alzò le gambe al cielo ripenetrando con forza il mio culo, ormai completamente spalancato.
Con le sue mani mi avvinghiò dolcemente il collo per farmi arretrare alle mie spalle il più possibile in direzione del tavolo con le gambe completamente divaricate, facendomi sentire sempre più piacevolmente posseduta.
Guaivo come fossi un animale in calore, apprezzando che Fabio mi cacciasse la sua lingua tra i miei piccoli seni e mi baciasse continuamente, ma soprattutto sentivo il continuo tremore del mio corpo su cui provavo lunghissime ed estenuanti sensazioni d’estasi senza sosta di infinito piacere.
Improvvisamente Fabio cacciò un urlo mista a sensazione di sofferenza e piacere, estrasse il suo pene ed ancora eretto mi schizzò addosso una notevole quantità di sperma, di cui qualche goccia mi arrivò anche in viso. Fece per allontanarsi un po' e mi inginocchiai per lavare il suo pene con la saliva della mia bocca. Mi baciò ulteriormente, incurante della presenza di sperma sulle mie labbra, per poi allontanarsi verso il bagno con l’intento di farsi una doccia.
Spuntò la mia gatta che col suo dolce miagolio mi allietava della sua presenza, forse si era spaventata e l’accarezzai come per fargli capire che tutto fosse a posto.
Seguii Fabio e fui subito dietro di lui. Mi chiese se non ne avessi abbastanza… Risi di gusto ma gli dissi che dovevamo farci la doccia insieme altrimenti non sarebbe bastata per entrambi.
Eravamo stanchi ed estenuati, ma Fabio, coricandosi nella vasca da bagno continuò a coccolarmi quando mi adagiai sul suo petto. Ci baciammo sulle labbra dolcemente e scherzando gli afferrai il suo membro dicendogli che lo tenevo per il guinzaglio, ridemmo di gusto tutti e due. Uscimmo dalla vasca e ci avvolgemmo col mio telo per asciugarci, lo presi per mano e ritornammo nel piccolo soggiorno per preparargli qualcosa da mangiare. Fabio cominciò a mettersi dei pantaloni puliti e una maglia, mentre io mi misi i miei collant e un maglione sagomato, notando i miei vestiti mi chiese: -”ma sei sempre così sexy?”-… io risposi sorridendo: -”Non lo faccio apposta, sono semplicemente fatta così!”-. Spuntò nuovamente la mia dolce Molly e gli diedi da mangiare, poi in pochi minuti cucinai una bella spaghettata con aglio olio e peperoncino, piatto che Fabio gradì con molto gusto complimentandomi per essere così brava… rivolsi la mia testa all’indietro con la punta della lingua appena fuori dai denti sorridendo eroticamente, mi alzai in piedi, appoggiando una gamba su una sedia gli chiesi: -”brava...ma in cosa?-.
Fabio mi guardò con la sua solita espressione vagamente malinconica: -”In tutto… eccelli in qualsiasi cosa tu faccia”-… sorridendogli mentre lo guardavo negli occhi sospirai con eleganza felina tutta la mia dolcezza: -“Aww!”-.
Si coricò da me quella notte, senza stancarmi di vederlo dormire accanto a me, ammirando quel suo grande petto che si alzava e si abbassava ritmicamente e di cui volendo sentire il battito del suo cuore gli poggiai sopra la mia mano.
Adagiandomi accanto a lui lo sentivo emanare un dolce tepore e pian piano chiusi gli occhi desiderando solamente che quella notte durasse in eterno.
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