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I piedini di mia figlia. Ep.3


di Yocalsy
07.11.2022    |    25.077    |    21 9.9
"Martina era la solita, sembrava che poche ore prima non fosse successo nulla..."
Passammo il pomeriggio al centro commerciale. Martina era la solita, sembrava che poche ore prima non fosse successo nulla. Scherzava, rideva, mi abbracciava… Io continuavo a ripensare a quello che avevamo fatto o, più correttamente, a quello che avevo fatto! Ripensare a quei momenti mi portava comunque ad eccitarmi, ma per “fortuna” il senso di colpa, il senso di fallimento come essere umano e soprattutto di padre, mi impedivano conseguenze visibili sui miei pantaloni. Avevo la sensazione che la mia testa fosse piena d’aria, i suoni mi arrivavano ovattati, la luce mi dava fastidio.

Fortunatamente venne sera. Mia figlia uscì con le amiche, indossando un vestitino estivo senza maniche e che le arrivava a metà coscia, e mia moglie tornò a casa. Cenammo tranquillamente, anche se ogni tanto il pensiero dei fatti accaduti la mattina tornava a tormentarmi. Sara mi ricordò che sabato si sarebbe svolta la festa per i 20 anni di matrimonio di suo fratello Marco e che, come da accordi, saremmo andati da loro già venerdì per una cena, per poi rimanere a pernottare nella depandance. Marco e Laura abitano a 200 kilometri da noi, non hanno figli ed hanno una bella villa in campagna. Meno male, sabato non sarei rimasto solo con Martina, mi venne da pensare…

Dopo cena ci mettemmo sul divano per guardare un film, ma ben presto, la voglia tornò ad impossessarsi di me. Dopo baci e carezze reciproche, Sara si abbassò e iniziò a baciare e succhiare il mio pene. Il piacere aumentava, la mia mano destra accarezzava dolcemente i suoi capelli, ma quello che era avvenuto con mia figlia, proprio su quel divano quella mattina, tornò ad invadermi il cervello. La mia mente rimandava quelle immagini, come un film: vedevo mia figlia con le mani tra le gambe, i suoi piedini stretti sul mio membro e nonostante Sara mi stesse solleticando come solo lei riusciva a fare, non riuscivo a scacciare quelle immagini e quei pensieri. Dovevo esagerare. Balzai in piedi facendo alzare mia moglie all’improvviso, la presi per un braccio e la buttai contro il tavolo.
- Amore… - riuscì a dire. Stavo già sollevando il suo vestito, uno di quelli estivi larghi e lunghi, le abbassai le mutandine e puntai il mio pene contro la rosetta anale.
– Luca no, non ho… - mormorò confusa Sara, ma non riuscì a terminare la frase perché mi stavo già facendo strada dentro di lei, che inarcando la schiena era scesa appoggiando la guancia contro il tavolo. Inizia a muovermi furiosamente dentro di lei, dentro il suo sedere. Sara urlava, e non mi ci volle molto perché le riversassi il mio piacere tutto dentro quello stretto buchino. Mi inginocchiai e da dietro inizia a leccare il fiore di mia moglie fino a portarla all’orgasmo.

La settimana passò veloce, vedevo Martina di sfuggita solo la sera, ebbi come l’impressione che anche lei cercasse di evitarmi. E così venne venerdì pomeriggio. Ci mettemmo tutti e tre in auto e partimmo verso la casa di mio cognato. Ogni tanto guardavo nello specchietto Martina, rapita dal suo smartphone, e non potevo non ammirarne le gambe abbronzate che uscivano dai suoi shorts di jeans. Poi guardavo al mio fianco e non potevo non notare come fosse bella Sara, con quel vestitino bianco e rosso a quadrettini, era stupenda.

Dopo una deliziosa cena sotto un pergolato del loro grande giardino ci mettemmo tutti a conversare. Io e Marco parlavamo di calcio e lavoro mentre le donne, facevano discorsi da donne… Ad un certo punto Martina salutò tutti dicendo che le era venuto sonno e venne a darci il bacio della buonanotte.
- Vai a scrivere al tuo ragazzo? – la provocò Marco.
-Marco dai per favore – intervenne subito sua moglie Laura, a cui probabilmente Martina aveva raccontato la rottura con il suo ragazzo.
-Eh certo zio, cosa credi?- stette al gioco Martina, che mi rivolse un’occhiata.
Tutti salutammo Martina riprendendo le nostre chiacchiere. Avevo lavorato tutto il giorno e guidato per un bel pezzo, così le chiacchiere e l’alcool iniziarono ad avere la meglio anche su di me. Salutai tutti. Sara mi disse che sarebbe rimasta ancora un po’ a parlare con il fratello e la cognata.

Salii al secondo piano, dove Marco ci aveva riservato le due camere degli ospiti. Passai davanti a quella di Martina che seduta sul letto stava leggendo un libro alla luce del lume posto sul comodino. Martina indossava una canotta verde militare e dei pantaloncini neri. Mi guardò, e dopo aver posato il libro si infilò la mano nei pantaloncini. Mi guardava senza dire nulla. Il mio pene si mise subito sull’attenti. La guardavo rapito mentre dalla finestra socchiusa ci giungevano le voci e le risate di Sara, Marco e Laura. Martina mi guardò ancora e poi sollevando il sedere si abbassò in un solo gesto pantaloncini e mutandine alle ginocchia. Vidi per la prima volta, se così si può dire, la patatina di mia figlia, completamente liscia. La visione mi eccitò ancora di più. Anche io abbassai leggermente i pantaloncini e li, in piedi sulla porta inizia a masturbarmi, occhi negli occhi con Martina, rassicurato dal fatto di sentire ancora le tre voci in giardino. La guardavo, guardavo la pianta di quei piedini. Non riuscii a resistere, andai verso il suo letto, mi misi in ginocchio e inizia a baciare e leccare quei piedini. Li presi in bocca, volevo morderli. Martina si agitava sempre di più, mugolava con la mano sulla bocca, io avevo iniziato a succhiare le sue dita, una a una, finché la sentii sussultare e a occhi chiusi godette, la mano sulla bocca che smorzava il suono dei suoi gemiti. Ero ormai fuori controllo, continuavo a sentire i tre parlare e così mi rialzai e afferrati i piedini di Martina li portai sul mio membro. Li tenevo stratti con le mani mentre muovevo il bacino, sospirando. Martina aveva ancora il respiro affannoso, mi guardava fissa negli occhi. Io continuavo a scopare quei piedini ma mi accorsi che stavo per arrivare al limite.
- Oh cazzo… sto per venire… - bisbigliai, occhi chiusi e testa all’indietro, cercando di rimandare l’eiaculazione per non combinare un disastro.
Sentii i piedini di Martina staccarsi da me e la vidi inginocchiarsi sul letto. La sua bocca si aprì e le sue morbide labbra iniziarono a succhiare la mia cappella.
- Marti… no… non… farlo…no – sussurravo e biascicavo, anche se non credevo neppure io a quello che dicevo. Dopo un timido inizio prese a percorrermi il pene con le labbra, un movimento frenetico avanti e indietro.
- Ohh vengo…lasciami – sussurrai ancora, ma Martina si era aggrappata al mio sedere con le mani e mi fu impossibile farla staccare e resistere oltre.
- No…Marti…no…non farlo…ahhhhhhuhmmmm… -

Venni. Venni nella bocca di mia figlia, copiosamente, come forse non mi era mai accaduto in vita mia, sembrava che non mi sarei mai fermato.
Martina fu giocoforza costretta ad inghiottire il mio piacere. Si staccò e deglutì, mi guardò e sorrise mentre io le passai le dita sul mento per ripulirla. Intanto le risate e le voci sotto di noi continuavano. Alzai subito pantaloncini e boxer per coprirmi subito.
- Che hai fatto Marti? Ma perché??? – le sussurrai.
Martina mi guardò e scoppiò a ridere piegandosi sul fianco sul letto. La guardavo ridere, le mutandine ancora abbassate, era stupenda.
A me tremavano le gambe, la testa girava vorticosamente.
Che cosa ero diventato?

Il rumore delle sedie e i “buonanotte a domani” che si scambiavano mia moglie e i miei cognati mi risvegliarono dal mio sogno, o incubo, questo era tutto da vedere.
Mi sistemai pantaloncini e boxer in fretta e furia
- Buonanotte papi… - mi disse Martina, guardandomi, maliziosa come mai, portandosi il pollice alla bocca.
Sgattaiolai veloce fuori di li, non prima di aver dato un ultimo sguardo a Martina.

Feci appena in tempo a correre nella nostra camera e buttarmi sotto la doccia.
Sara entrò nel bagno.
-Ma amore…sei ancora sotto la doccia?-
-Ehm…sì…ero tutto sudato…non vedo l’ora di dormire…-

Mi asciugai velocemente mentre mia moglie si spogliava ed entrava sotto la doccia. Mi buttai sul letto. Sara tornò e io finsi di dormire. Ma invece pensavo, pensavo a quello che avevo fatto, incredibile.
“Sei fuori controllo” mi ripetevo. “Con tua moglie sotto, in casa dei tuoi cognati”, “sei malato”.
Forse avevo bisogno di parlare con qualcuno, un medico, uno psicologo, ma sarei mai riuscito a confessare a qualcuno quello che avevo fatto? Eppure, nonostante la ragione mi suggerisse tutto questo, i miei boxer avevano ripreso a gonfiarsi. Rivedevo gli occhi di mia figlia, la rivedevo deglutire…
Morfeo fortunatamente ebbe pietà di me e venne in mio soccorso, così mi addormentai…



…CONTINUA…?



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