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I piedini di mia figlia. Ep.4


di Yocalsy
21.11.2022    |    21.425    |    16 9.6
"E così venni, ancora nella sua dolce bocca..."
Passammo una bellissima giornata.
Purtroppo già alle 6 di mattina i preparativi in giardino fervevano e quindi fummo svegliati praticamente all’alba.
Parenti ed amici iniziarono ad arrivare in tarda mattinata.
Marco e Laura avevano organizzato tutto alla perfezione. Servizio catering in giardino, mentre un piccolo trio jazz/pop allietò tutta la festa.
Sara era elegante e bellissima ma Martina… Abbronzata, indossava un vestitino leggerissimo blu e dei sandali aperti che contenevano i suoi piedini, che per l’occasione aveva impreziosito con uno smalto blu come il vestito, era stupenda. Tutti gli uomini presenti, dai ragazzini più giovani agli uomini più anziani se la mangiavano con gli occhi.
Mi ritrovai con un bicchiere di whiskey in mano ad ammirarla da lontano, ripensando a quello che era successo prima di andare a dormire. Questa situazione mi tormentava, ma in fin dei conti a lei sembrava andare bene tutto questo, anzi, era proprio lei a provocarmi. Forse dovevo rilassarmi, godermi tutto questo… ma cazzo, era mia figlia!
Martina stava facendo giocare e divertire i bambini più piccoli e come se mi avesse letto nella mente si voltò verso di me, mi guardò sorridendo a lungo, fino a farmi abbassare lo sguardo per l’imbarazzo.

Venne il momento della foto ricordo.
Ci mettemmo tutti in posa davanti al fotografo. Mia moglie al mio fianco, mentre Martina si mise proprio davanti a me. Il fotografo fece stringere un po’ tutti e Martina non perse l’occasione per tormentarmi. Arretrò andando ad appoggiarsi con il suo sederino, coperto da quel vestito leggerissimo, proprio sul mio pacco. Una foto, direte, roba di pochi secondi. “Purtroppo”, tra ritardatari, bambini che non volevano stare fermi, una nuvola che decise di passare sopra di noi proprio in quel momento, tutta l’operazione richiese qualche minuto. Quel contatto risvegliò immediatamente la mia virilità e Martina si muoveva quasi impercettibilmente, procurandomi brividi lungo la schiena. Soddisfatta dal suo gioco si voltò addirittura sorridente verso di me. Un’altra volta il panico mi assalì. La mia erezione era evidente e quando Martina si sarebbe spostata… Appena il gruppo si sciolse non trovai di meglio di abbassarmi ed allacciare le scarpe. Per fortuna tutti erano presi dalle chiacchiere e nessuno badò a me che, a fatica ritrovai la mia compostezza.

Verso le 19 salutammo tutti ma Marco e Laura ci invitarono a rimanere ancora per la notte.
- Domani mattina facciamo una bella gita in bici qui intorno, e poi a mezzogiorno vi delizio con una delle mie grigliate – disse Marco.
Sara e Martina era entusiaste e così accettammo.
- Io salto la bici però – annunciai. – Ho mal di schiena e sono giorni che non dormo, se non vi dispiace vi aspetto qui -
Provarono tutti ad insistere un po’ ma alla fine si rassegnarono, avrebbero fatto il giro in bici loro 4, io mi sarei recato in paese per comprare il pane fresco e quello che mancava.
Ci godemmo la serata ma questa volta aspettai mia moglie prima di salire in camera.

Una volta a letto provai un approccio con mia moglie, avevo bisogno di sfogare la tensione accumulata in giornata.
- Dai Luca no… siamo a casa di mio fratello…poi Martina è nella camera qui accanto… -
- E a casa nostra non è nella stanza vicino? – protestai.
- Dai, poi sono stanca e domani abbiamo la sveglia alle 7, fai il bravo amore…-
Con le pive nel sacco non mi rimaneva altro che dormire, e in effetti avevo un gran bisogno di dormire.

Aprii gli occhi e controllai il telefono sul comodino, erano quasi le 9.
Non ho sentito Sara e Martina uscire, pensai, ho dormito proprio bene.
Mi stavo stiracchiando a letto, quando, lentamente e senza alcun rumore, la porta della stanza si apri.
Era Martina, con la stessa canotta verde militare e i pantaloncini neri dell’altra sera.

- Martina, ma non siete andati? – le chiesi a bruciapelo.
- Loro sì papi…io avevo un po’ di mal di testa…- mentre parlava era ormai entrata nella stanza e si trovava all’altro capo del letto, in piedi.
Decisi di affrontare la questione.
- Guarda Marti, non possiamo continuare così, dobbiamo parlare… - esordii seccamente. – Sono tuo padre, tu sei mia figlia, io sto male, mi sento un mostro, un pervertito… - alzai la voce.
- Ma papi…non fare così…lasciami spiegare – mi interruppe Martina. Si era seduta sul letto, in una posizione che ricordava vagamente la posizione yoga più famosa, a gambe incrociate. Io seduto, con solo i boxer addosso, la schiena appoggiata alla testiera del letto, cercavo di non guardarla, cercavo di non guardare quei piedini, quella pelle dorata, quei capezzoli che pungevano la sua maglietta.
- Da quando ho lasciato Mirko ho provato ad uscire con altri ragazzi – parlando aveva abbassato un po’ lo sguardo, come fosse imbarazzata, anche se non avevo mai visto mia figlia in imbarazzo.
– Papi, sono tua figlia ma sono una donna… ho i miei bisogni…ma…se non provo qualcosa per una persona, io… non ci riesco! È così, io che ci posso fare -
- Ma Marti, e io? Non pensi a me? – avevo piegato la testa un po’ all’indietro, le mani tra i capelli.
- Io ti voglio bene papi, mi piace stare con te… pensavo piacesse anche a te – mi guardò negli occhi, sembrava ferita.
- Ma Marti… certo che mi piace ma… -
- Ma nulla allora – mi interruppe.
Martina si sdraiò accanto a me, appoggiò la testa al mio petto e mi abbracciò.
Non sapevo cosa fare.
- Marti Marti… - mormorai accarezzandole la testa ed i capelli.
Martina alzò il viso cercando i miei occhi e mi sorrise.
In quel momento mi condannai all’inferno perpetuo. Risposi al suo sorriso.

Sempre tenendosi abbracciata a me, la sua gamba sinistra si era posizionata sopra le mie, il piedino che mi accarezzava lo stinco e il ginocchio che andava a sfregare tra le mie gambe.
Fuori gli uccellini cantavano e qualche raggio di sole filtrava nella stanza illuminandola a strisce.
Non ci volle molto perché il mio pene reagisse.
Martina continuava, io guardavo estasiato la sua gamba e il suo piedino, ancora con lo smalto blu, impegnati in quel gioco perverso.

Dei piccoli baci a fior di labbra si posarono sul mio petto causandomi i brividi.
- Oh tesoro… -
Intanto i baci erano ora scivolati sul mio addome, circumnavigavano il mio ombelico mentre io continuavo ad accarezzarle i capelli. Iniziò a baciarmi i boxer, seguendo la forma del mio pene che spingeva furiosamente sul tessuto e mi fece sussultare e mugolare.
- Uhmmmm… -
La sua piccola mano entrò nei boxer impugnando il mio membro, e iniziò a massaggiarlo lentamente, portandolo di fatto fuori e mandandomi in estasi.
- Martina dio… –
La guardai cospargere ogni centimetro dell’asta dura di piccoli baci, dolce ma erotica allo stesso momento…
- Piano tesoro o mi fai venire subito…- mormorai, la voce arrochita.
Martina si fermò e mi guardò ridendo, visibilmente gratificata.
-Cosa mi fai fare…- dissi prima di sollevarmi veloce e sdraiarla sul letto.
Le abbassai veloce i pantaloncini, scoprendo che non aveva le mutandine. Il mio viso era a pochi centimetri da quella rosa, completamente liscia, ne gustavo il profumo inebriante. La guardai e iniziai a baciare piano le piccole labbra per poi leccarla piano dal basso verso l’alto.
- Papiii mmmm – esclamò Martina che cercava la mia lingua con il bacino.
Non capii più nulla. Succhiai il suo clitoride, infilai la mia lingua dentro di lei.
Martina ansimava, gemeva, urlava, credo che se mia moglie e i miei cognati fossero tornati, non li avremmo nemmeno sentiti, o forse ci avrebbero sentito loro da sotto.
Le mie mani accarezzavano i suoi capezzoli duri sotto la canotta e poi si posarono sotto il suo magnifico sedere mentre la mia bocca e la mia lingua non davano tregua a Martina.
La sentii irrigidirsi, inarcò la schiena e raggiunse il piacere con un mugolio prolungato.
- Mmmmmmmmmmmmmm…-
Le baciai dolcemente le cosce e il pancino mentre ansimava e si riprendeva dall’orgasmo.
La febbre del sesso si era ormai impadronita di me.
Mi alzai in piedi, prendendo Martina dalle caviglie e trascinandola con il sedere verso il bordo del letto.
Presi i suoi piedini tra le mani e me li portai sul viso, in bocca, li baciavo, li leccavo li succhiavo.
Martina mi guardò, si tolse la canotta e mi sorrise.
Le portai i polpacci sulle mie spalle, mi avvicinai di più e la penetrai dolcemente.
Quella stretta, umida e calda rosa accolse il mio pene avvolgendolo come un guanto.
Inizia a muovermi dentro Martina, baciai i suoi polpacci, portai i suoi piedini sul mio petto. Il contatto con i miei capezzoli mi eccitò ancora di più.
Ormai mi muovevo furiosamente, la scopavo, non era più Martina in quel momento ma la mia femmina.
- Oddio papi sii… - mi incitava mentre si accarezzava a torturava i dolci boccioli dei capezzoli.
Aumentai ancora di più il ritmo, Martina si dovette aggrappare alle lenzuola perché i miei colpi la sballottavano sul letto. Eravamo fradici di sudore. Le gocce mi imperlavano il viso e la fronte, ma non potevo fermarmi.
- Papiii…mmm…ti amo…mmmm – urlò, quasi spaventandomi mentre veniva un'altra volta.
Mi fermai. La guardai.
- Sei bellissima tesoro – le dissi ansimante.
Continuai a muovermi dentro di lei finché non ebbi la lucidità di uscire da lei, pensavo di venirle sulla pancia, ma ancora una volta mia figlia mi sorprese.
Scattò un'altra volta verso di me, sdraiata a pancia sotto, prese tra le labbra il mio pene che non poteva ormai più resistere a lungo.
- Sì tesoro sì – dissi mentre guardavo il suo corpo e la sua bocca, le sue labbra e la sua lingua mi tormentavano.
-Martina vengo… - le annunciai, ma neppure questa volta si spostò.
E così venni, ancora nella sua dolce bocca.
-Ahggggggmmmmm – cacciai un urlo terrificante, come non mai, le gambe mi tremarono per qualche istante.
Ero a occhi chiusi, e quando li riapri rividi Martina deglutire il mio piacere come la sera prima.
Mi baciò dolcemente sulla pancia mentre io le accarezzavo i capelli.
- Ti voglio bene papi! –
- Anche io tesoro… -

Restammo così, in silenzio per un paio di minuti.
Mentre il piacere scemava, la mia mente si rimetteva in moto e il senso di colpa ritornò.
- Marti, tesoro… - le presi la testa tra le mani staccandola dalla mia pancia perché mi potesse guardare negli occhi.
- Marti… lo so cosa ci siamo detti…ma…sono tuo padre, quello che sto facendo a te e alla mamma è sbagliato… come fai a non rendertene cono? –
- Cazzo papi che palle che sei, rovini sempre tutto…-
Raccolse la sua canotta e i pantaloncini ed uscì nuda e arrabbiata dalla camera.

Guardai l’orologio sul comodino, erano da poco passate le 10.
Feci una doccia veloce e poi presi la bici per andare in paese ed acquistare il pane ed una bottiglia di vino.
Pedalavo e rimuginavo, sempre la stessa storia, senso di colpo e immagini mentali che me lo facevano rizzare nei boxer.

Tornai alla villa e trovai Martina che apparecchiava la tavola in giardino, maglietta, shorts e piedini nudi. Stupenda.
Posai le sporte vicino al tavolo e mi avvicinai da dietro a lei, le mani sui suoi fianchi.
- Senti tesoro…-
Non finii la frase perché i campanelli delle biciclette di Sara, Marco e Laura annunciarono il loro ritorno.
Mi staccai velocemente.
- Siamo tornati!!! -
Sara appoggiò la sua bici al muro, si avvicinò e mi baciò, mentre Martina mi guardava.
- Ti è passato il mal di testa tesoro? – chiese poi a nostra figlia.
- Sì mamma, ho dormito un po’ e fatto una bella doccia e da dan! – rise divertita, guardandomi negli occhi.

- Forza, doccia veloce e poi mi metto alla griglia – urlò Marco mentre entrava in casa.
Anche Sara e Laura fecero lo stesso.

Rimanemmo così ancora soli, io e Martina, io che la guardavo e che, se avessi potuto, l’avrei presa subito, su quel tavolo, lei che sembrava in collera con me e evitava di guardarmi adesso.

Ma non avevi deciso che avresti messo fine a tutto?, pensavo. Non sono passati nemmeno 5 minuti ed hai cambiato idea un'altra volta.
Mi massaggiai gli occhi e il viso.
Avrei mai avuto la forza di dire basta, o quella di accettare quello che stava succedendo tra me e mia figlia, o sarei rimasto a tormentarmi nell’indecisione?


…CONTINUA…?
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