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Zia Angela


di ragazzoserio71
11.10.2019    |    31.129    |    6 9.4
"Andai a vestirmi e scesi giù in salotto..."
Avevo 18 anni compiuti da poco , ma esteticamente e anche a livello di esperienze con l’altro sesso, ne dimostravo 14. Un fisico esile e curvo nel portamento, probabilmente per le troppe ore dedicate allo studio. Il mio rifugio era la mia camera, situata al piano superiore di casa, che era composto anche da un bagno e da un’altra camera “in teoria per gli ospiti” ma che adoperavo come studio. I miei avevano la stanza da letto al piano inferiore.
Un Martedì pomeriggio rientrato da scuola, dopo essermi mangiato un panino ed assaporato il silenzio della casa vuota, visto che entrambi i miei genitori erano al lavoro, fatta la doccia andai come di consuetudine nella cameretta adibita a studio. L’intento era di guardarmi un porno al PC e masturbarmi. Aperta la porta della camera notai una sagoma di una persona sotto le coperte e una montagna di capelli ricci che coprivano parte del cuscino, il viso non lo vedevo perché mi dava la schiena. Vidi anche delle valigie appoggiate a terra vicino al letto e spensi immediatamente la luce che avevo appena acceso. Richiusi la porta velocemente cercando di non fare rumore e solo a quel punto ricordai di essere completamente nudo. Andai a vestirmi e scesi giù in salotto. Guardai in entrata e mi accorsi di un biglietto pizzicato sotto al soprammobile e lo presi. Diceva che era arrivata mia Zia Angela dall’ Australia e che probabilmente al mio rientro l’avrei trovata ancora a letto per riposarsi dal viaggio, e dovevo cercare di fare il meno rumore possibile. Zia Angela l’avevo vista solo in foto ed era la prima volta che ritornava in Italia dopo tanti anni.
Decisi di mettermi a studiare ma mi accorsi che un libro di fisica di cui avevo bisogno era nella cameretta dove stava dormendo la Zia. La situazione mi stava infastidendo. Il libro era su uno scaffale appoggiato alla parete, non lontano dalla porta. Decisi di andare a prenderlo. Accesi la luce del piccolo corridoio in modo che aprendo la porta vi sarebbe entrata un po’ di luce per permettermi di prendere il libro, cercando di fare il meno rumore possibile. Aperta la porta rimasi allibito. Zia si era scoperta e mi dava sempre la schiena, ora avevo di fronte ai miei occhi il suo sedere. Indossava un micro perizoma e le due natiche sembrava volessero inghiottire quell’esile filetto. Il mio pene diventò subito duro come un sasso. Non so per quanto tempo rimasi lì fermo a fissargli il culo, ero ipnotizzato. Un suo respiro più intenso mi riportò alla realtà, presi il libro e chiusi la porta. Ma quella visione non mi abbandonava e l’erezione non accennava a diminuire. Andai di corsa in bagno, mi abbassai i pantaloni e le mutande ed iniziai a masturbarmi con foga. Quando con l’altra mano iniziai a massaggiarmi i testicoli per poi sfiorarmi l’ano, venni copiosamente.
Arrivò sera, eravamo a tavola quando la vidi scendere dalle scale. All’epoca aveva 40 anni, carina di viso, non particolarmente bella, ma affascinante. Mi colpì il fisico. Magra con due tette enormi. Comunque di statura bassa, un metro e sessanta all’ incirca. Fatte le presentazioni mi abbracciò calorosamente. Sentendo le sue tette premere nel mio petto ebbi un inizio di erezione, ma per fortuna riuscii a controllarla. Era di una simpatia unica e ridemmo tutta la serata. Io non riuscivo a staccare la mente da quello che avevo visto in camera nel pomeriggio. Mia madre le chiese se avevo fatto troppo rumore rientrato da scuola, voleva sapere se fosse riuscita a riposare decentemente. Rispose di aver riposato benissimo, come un sasso, e di non essersi accorta di nulla. A quell’affermazione mi rasserenai, perché un piccolo timore che avesse percepito la mia presenza nella stanza, ce l’avevo. Proseguì dicendo che aveva il sonno molto pesante e di non preoccuparsi. Raccontò anche un aneddoto. Disse che addirittura il suo compagno poteva alzarle le braccia muoverla e quindi toccarla fisicamente, e lei nemmeno se ne accorgeva. Per svegliarla a volte doveva scuoterla , oppure toccarle il viso. Se si riaddormentava dopo il suono della sveglia, per il compagno era una tortura spronarla ad alzarsi.
Zia Angela raccontava le cose in modo che non si capiva mai se fosse seria o se scherzasse, ma quel suo modo di fare, mi divertiva. Salutai tutti e andai a dormire verso le 23.00 . Zia, mi diede un altro caloroso abbraccio per augurarmi la buona notte. Dopo essermi lavato i denti, dovetti masturbarmi nuovamente.
La visita di Zia era stata una cosa improvvisa anche per i miei genitori e purtroppo non riuscirono a prendersi dei giorni di ferie. Fino a Sabato non avevo la più pallida idea di come Zia intendesse passare il suo tempo e nemmeno avevano chiesto a me qualcosa, visto che comunque arrivavo a casa verso le 15.00.
Rientrato a casa trovai il solito silenzio, la solita luce, data dalle tapparelle abbassate per tre quarti. Probabilmente mia Zia era a fare shopping o da qualche altra parte in giro per la città. Poggiai a terra lo zaino e andai verso il frigorifero. Sul tavolo in cucina c’era un foglio , una pagina di quaderno piegata in due appoggiata in verticale, era di Zia.
“Sono a letto. Con il fuso orario non riesco ancora a riprendermi e quindi il pomeriggio mi servono delle ore di sonno. Non preoccuparti per il rumore, sai che dormo come un sasso. Baci Zia Angela.”
Forse era meglio così , visto che comunque avevo molto da studiare. Mi stavo preparando tutto il necessario in salotto, ma mi resi conto che un paio di testi erano in cameretta da Zia. D’altronde era il mio studio, e chi si aspettava che pure oggi pomeriggio fosse a letto? Cercavo di distogliere la mente, visto che ero già in erezione, al pensiero di rivedermi la scena di ieri. Salii le scale cercando di non fare rumore, accesi la luce nel corridoio e aprii lentamente la porta. Zia era scoperta completamente, in mutandine e senza reggiseno a pancia in su. Dormiva beatamente. Le tette cadevano leggermente verso i lati del corpo ma solo per l’effetto della gravità, i capezzoli sembravano due chiodi. Le gambe le aveva leggermente aperte e il triangolino bianco delle mutandine aderiva quasi a fatica con la forma rigonfia della sua vagina. Presi i due libri che mi servivano e camminando a fatica, visto che il mio pene spingeva sull’elastico delle mutande, chiusi la porta alle mie spalle e mi ritrovai nel corridoio. Ero agitatissimo.
Non resistetti. Appoggia i libri a terra e aprii leggermente la porta sbirciando dentro, volevo rivederla. Zia dormiva “come un sasso”. Usai le sue stesse parole. Poi ripensai a quello che aveva detto riguardo all’avere il sonno pesante. Aprii la porta quel tanto che la luce le illuminasse il corpo, lasciandole il viso in penombra. Mi inginocchiai vicino al letto e mi avvicinai alle sue gambe con il viso, profumava di pulito, di fresco. Si sentiva che aveva appena fatto la doccia. Il cuore mi batteva a mille, se si fosse svegliata in questo istante la mia vita sarebbe finita, ma non riuscivo a fermarmi. Muovendo le mani la accarezzavo virtualmente, seno , pancia, in mezzo alle gambe, cosce, rimanendo ad un centimetro di distanza dalla sua pelle. Percepivo comunque un energia. Avevo il desiderio di saltarle addosso, scoparla come fanno sui film porno. Stavo impazzendo!
Il mio pene era duro in un modo indescrivibile, non sembrava nemmeno far parte del mio corpo. Uscii di nuovo dalla stanza. Richiusi la porta. I battiti del cuore mi rimbombavano nelle orecchie. Dopo essermi calmato aprii nuovamente la porta. Era sempre lì, nella stessa posizione, che dormiva. Entrai e mi avvicinai. Mi inginocchiai nuovamente. Le accarezzai leggermente il dorso del piede. Questa volta la stavo accarezzando per d’avvero e non si muoveva. Le accarezzai l’interno coscia, solo un tocco leggerissimo ma la mano comunque aveva toccato la pelle. Poi toccai un capezzolo. Ritornai a concentrarmi in mezzo alle sue gambe, volevo vedere la sua vagina. Pizzicai con le dita l’elastico delle mutandine, tirai verso di me e lo spostai mettendo in luce le sue labbra vaginali. Appoggiai un dito sul suo buchetto e a quel punto allargò leggermente le gambe. Il mio dito senza che me ne rendessi conto, penetrò per mezzo centimetro. Era bagnata fradicia. Chiusi gli occhi sapendo di essere stato scoperto, ma non riuscivo a muovermi nemmeno di un millimetro, ero terrorizzato. Girai il volto verso di lei e li riapri.. Incredibile, stava ancora dormendo.
Mi staccai, ero andato troppo oltre. Uscito dalla stanza andai direttamente in bagno. Non ne potevo più. Abbassai pantaloni e mutande. Appena me lo presi in mano ed iniziai il movimento, venni all’istante. Non smetteva di eiaculare, produssi una grossa quantità di sperma.
Mi rinchiusi a studiare in camera mia. Arrivò sera e scesi per la cena. Mia Zia era uscita con amici di vecchia data e avrebbe cenato fuori, quando mia madre mi diede la notizia ebbi un sospiro di sollievo. Andai a letto alle 23 e mia Zia non era ancora rientrata. Non riuscivo a prendere sonno, le immagini del pomeriggio erano impresse nella mia memoria, avevo il membro in tiro e una gran voglia di masturbarmi ma desistetti. L’ultima volta che guardai la sveglia era l’una appena passata, poi mi addormentai. Lo spostamento della coperta e qualcosa che mi aveva toccato la spalla mi fece svegliare d’improvviso.
Percepivo una presenza in camera ma non ne ero sicuro, il cuore iniziò a battere all’impazzata. Accesi la bajure sul comodino e vidi mia Zia accanto al mio letto. Si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio : “ fai finta di dormire, come ho fatto io. Hai pure tu il sonno pesante, come un sasso”; percepii un aroma di alcol dal suo fiato. Chiusi gli occhi.
Mi accarezzò il viso, il collo, mi appoggiò un dito sulle labbra. Tolse la coperta dal tutto, mi alzò la maglietta e mi accarezzò il petto scendendo poi verso la pancia, ce l’avevo duro come il marmo. Lo tastò da sopra, quel tocco mi fece sussultare, poi mi sfilò pantaloncini e mutande. Soppesò i testicoli e mi toccò lo scroto sfiorandomi l’ano, il mio pene vibrava. Appena lo avvolse con la mano ebbi la sensazione di venire, ma esercitando una leggera pressione quella sensazione cessò. Fece su e giù un paio di volte e poi si avventò con la bocca, inghiottendolo in tutta la sua lunghezza. Una sensazione mai provata prima, il mio primo pompino. Iniziò a succhiarlo avidamente, iniziando l’andatura su e giù, aumentando il ritmo di poco alla volta ma costantemente. Allargai d’istinto le gambe e iniziai con timidi colpetti verso l’alto. Misi le mani sulla testa della Zia per farle capire che ero al limite, ma me la tolse e intensificò il movimento. Le venni in bocca e mentre venivo continuava a succhiare e a leccare, mi svuotai completamente. Quando iniziai a tirare indietro lo lasciò fuoriuscire dalla bocca, gli diede una leggera carezza e se ne andò.
Il giorno dopo, quando ritornai a casa nel pomeriggio scoprii che la Zia se n’era andata. I miei genitori mi dissero che aveva avuto un invito dall’altra sorella di mia madre che vive in un’altra regione, e per non fare torto a nessuno aveva deciso di essere ospitata qualche giorno anche da loro.
Sarebbe comunque ripassata a salutarci prima di ritornare in Australia.
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