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Prime Esperienze

Evasioni particolari 2: Diana, la maledizione degli uomini sposati


di Salina
13.09.2022    |    1.712    |    17 9.6
"Lui poteva tradire sua moglie e io la fiducia dei miei genitori, pensarci rendeva il clima irrespirabile così mi lanciai senza preavviso..."
Da piccola anche io, come moltissime bambine, sono stata innamorata di mio padre. Tra i 3 e i 5 anni è piuttosto normale e io non facevo eccezione. Mio padre era l’uomo più forte, grande e bello del mondo, come secondogenita poi ho dovuto lottare di più per conquistare il posto di cocca di papà e ogni volta che in premio potevo stare sulle sue ginocchia, quello era il posto più bello del mondo. Avevo tutte le sue attenzioni per me e mi bastava qualche capriccio in più per avere tra le manine la sua fede nunziale per giocare.
Quando raggiunsi l’età per rendermi conto che non avrei potuto sposare mio padre, rimasi comunque tremendamente attratta da quell’anello e da tutto quello che significava. Non al punto però da desiderare ancora di averlo io, non a 19 anni almeno. Un feticcio, insomma, e non dei più terribili volendo, ma nemmeno dei più innocui: mi eccitavano (e mi eccitano tuttora) gli uomini sposati. Mi eccitano quelli che indossano la fede, simbolo del loro amore e di una fedeltà almeno dichiarata. Un amore che da adolescente romantica sentivo di rispettare e ammirare, come ammiravo quello dei miei genitori, e che non avevo mai avuto l'esigenza di mettere in pericolo. Non fino a quando, nel modo più assurdo possibile, conobbi lui.
Era fine luglio quando ci trasferimmo nella nuova casa e poco dopo i miei genitori partirono per le vacanze; io, che ogni tanto aiutavo papà a smistare le mail di lavoro, sarei rimasta ancora una settimana nella casa nuova per prendere confidenza con il posto nuovo, studiare e anche andare al mare vicino casa, che era il vero motivo del trasferimento. Avrei avvisato papà solo in caso di questioni urgenti. Le password erano semplici: Marta, il nome di mamma per le mail personali, Serena, quello di mia sorella per i siti delle spese di casa e Diana, il mio per le mail di lavoro. Era un compito che mi riempiva di orgoglio e mi distingueva da quella distratta di mia sorella e io lo svolgevo con molta attenzione. Ma a fine luglio chi vuoi che abbia questioni di lavoro da risolvere, erano tutti bellamente già al mare, tranne io che in teoria avrei dovuto anche studiare. Così una sera, per noia o per curiosità, digitai Marta nella casella delle password e nelle poche mail presenti una mi balzò all’occhio per l’intestazione bizzarra: “Uomini sposati”. Dovetti cliccare sul link per capire che si trattava dell’iscrizione a un sito di annunci di un certo tipo, ma quello che mi si aprì davanti agli occhi fu da non credere, mio padre aveva un profilo su un sito in cui, da quanto capivo, migliaia di uomini sposati condividevano foto delle proprie mogli a beneficio di altri uomini sposati che se le sarebbero volentieri scopate. Una sorta di mercato delle mogli, diverso dal semplice scambio di coppia e il profilo di mio padre non faceva eccezione. Per fortuna le foto di mamma che aveva caricato non erano esplicite ma allo stesso tempo inequivocabili, non poteva che essere lei. L’iscrizione era recente e gli accessi non frequenti, ma l’annuncio era chiaro: papà cercava “complici fidati per esperienze trasgressive”. Avrei dovuto farmi i fatti miei, sono adulti e se ancora se la spassano beh tanto meglio, ma l’idea che tutta la fedeltà del matrimonio venisse messa così facilmente in discussione invece di irritarmi mi eccitò e mi impedì di chiudere il sito. Mi ritrovai a spulciare la lista dei contatti più recenti. La lista era così corta che quasi mi venne il dubbio che fosse solo uno scherzo.
Un tizio 45 enne con la passione per il trombone.
Un ragazzo di 23 anni studente di geologia, mezzo scapestrato.
Una ragazza.
Uno studente di ingegneria di 24 anni, “timido, serio, rispettoso”.
Risultare on line evidentemente attirò la loro attenzione perché iniziai a ricevere inviti a chattare e ormai ero andata decisamente troppo avanti per fermare la mia curiosità e la mia eccitazione.
Il trombone era escluso, non avrei avuto niente da dire a un musicista che suona lo strumento più chiassoso dell'universo.
Il ragazzo di ventitré anni sembrava appena scappato da una comunità di recupero, scartato.
Il ragazzo che studiava ingegneria era idealmente perfetto. Sapeva farsi i cazzi suoi, non avrebbe mai creato casini, e vista la cura con cui manteneva la sua barba, le foto ben vestito e la sua gentilezza sembrava il candidato perfetto per…. Andare a letto con mia madre?? Era contesissimo di rivedermi on line dopo tanto tempo. E da quel messaggio dovetti mettere a fuoco la situazione: non stava parlando con me, ma con mio padre. Cioè io ero mio padre in quel momento. Che cazzo di situazione! E soprattutto perché non chiudevo tutto e amen? Ero campionessa di ghosting con i miei coetanei e ora uno sconosciuto vuole trombarsi mia madre con la benedizione di mio padre e io gli do pure corda?
Mi chiede quali fossero i punti deboli di Marta per poterla corteggiare.
E io cretina glieli dico con estrema franchezza, lui non si scompone, anzi pensa che la cosa potrebbe tranquillamente funzionare.
La conversazione mi aveva già stufata, sembrava la contrattazione tecnica e non un incontro erotico. Ora ero pronta ad abbandonare quel buffo sito.
Tuttavia, fu quando mi contattò Maritino92 che la situazione cambiò.
Non sembrava molto appariscente dal profilo, anche quasi riservato.
Non aveva ancora mai chattato con mio padre e così si presentò dicendomi che non gli interessava collezionare incontri e nemmeno storie da una botta e via. Era sposato da un annetto ma era in cerca di qualcosa di più, di intrigante e trasgressivo in grado di placare alcuni desideri che la giovane moglie non era troppo disposta ad assecondare.
Non mi riempì di domande sulla “nostra” vita, la professione o la vita privata in generale. Si vedeva che avesse bisogno di una storia tranquilla dove divertirsi e far divertire.
Gli dissi subito si, senza neanche pensarci.
E solo dopo mi resi conto che non sapevo più se gli stavo offrendo mia madre (e non mia moglie come lui credeva) oppure me stessa.
Una caratteristica di lui mi colpì più di tutte.
Non era il modo delizioso con cui utilizzava certe parole, non era il tipo di sguardo penetrante che mi arrivò in casa dalle foto che mi aveva mandato, non era l'altezza o i suoi nerissimi capelli mossi, cioè si, erano tutte queste cose unite al suo sorriso bianchissimo che spiccava su un’abbronzatura quasi africana.
Per tutto il mese delle vacanze fui letteralmente incapace di tornare su quel sito per chattare con lui, non avevo la minima idea di come uscire da quel casino ma iniziavo a capire che se proprio voleva mio padre avrebbe dovuto cercare un altro giocattolo per la moglie, questo maritino interessava a me.
Mi collegai al sito il meno possibile, cercavo di non essere invadente con i messaggi, volevo che lui si sentisse assolutamente al sicuro essendo sposato.
Era una forma di cortesia ma anche un modo per studiare al meglio la situazione.
Chattavamo poco, diciamo che io non sapevo quasi nulla di lui. Lui non sapeva nemmeno che io esistevo, convinto di chattare con mio padre. Eppure, avevo intuito che potesse esserci qualche strano legame che ci accomunava. Vivevamo entrambi un periodo di ricerca di novità. La mia vita stava cambiando con il trasferimento e lui non sapeva come mantenere il controllo sulle sue voglie extraconiugali.
Una sera di settembre in chat lo sentii particolarmente esausto, aveva avuto una giornataccia, mi disse.
Erano le 10 e mezza di sera e risentire il maritino, rompendo un po' il ghiaccio mi aveva messo una voglia matta di bere. Una di quelle cose che non mi capita spesso ma quando capita è ingestibile. Non saprei come spiegarlo perché neanche bevo troppo, una birra basta a buttarmi a terra. Tuttavia quella sera era strana, era come se nell'aria ci fosse un profumo diverso di aspettative e tradimenti. Lui poteva tradire sua moglie e io la fiducia dei miei genitori, pensarci rendeva il clima irrespirabile così mi lanciai senza preavviso. Senza calcolare alcun piano di riserva.
"Ti va di andarci a prendere una cosa da bere?" gli domandai in chat.
In risposta mi arrivò un’emoticon sbigottita e poi il silenzio. Ci pensò su e accettò. Non l'avrei mai creduto.
Il problema era che lui aveva accettato una birra con mio padre, come tra vecchi amici che in una sera di fine estate volevano condividere le loro fantasie non troppo ortodosse e io con i miei 19 anni non potevo certo presentarmi come la calda moglie di mio padre, specialmente perché lui le foto reali le aveva viste.
Scambiammo i numeri per fissare l’appuntamento, lo fissammo al bar sotto casa e la cosa più sorprendente fu vederlo arrivare praticamente in contemporanea a me. Non ci eravamo scambiati molte informazioni ma quel tempismo sospetto mi fece pensare che non abitassimo troppo distanti. E in realtà abitavamo molto più vicino di quanto entrambi potessimo immaginare. Nonostante la follia della situazione, il mio cervello riuscì ad attivarsi, attesi che prese posto nel bar per aspettare mio padre e gli scrissi un messaggio per scusarmi dell’imprevisto familiare che mi avrebbe impedito di raggiungerlo.
Penserà che sono un profilo fake e finalmente avrò campo libero, ottima mossa! Ora però dovevo muovermi prima che torni a casa. Entro nel bar facendo di tutto per farmi notare come giovane ragazza sola e un po' malinconica.
Il barista inconsapevolmente agevolò la situazione. Vedendolo al cellulare in attesa aveva pensato che aspettasse qualcuna e vedendomi entrare da sola fece due più due comunicandogli con un cenno del capo che il suo appuntamento era arrivato.
Quando mi fece accomodare al suo tavolo ci fu un momento di leggero imbarazzo tra noi ma non ci impedì di iniziare a chiacchierare come se fossimo davvero noi i protagonisti dell’appuntamento fin dall’inizio.
Dopo esserci presentati solo con il nome le prime domande furono per lo più vaghe... “Come va con lo studio?” “E a te col lavoro?” “Che progetti hai?”
C'era però una domanda che non potevamo lasciare in sospeso troppo a lungo.
"Sei sposato?" gli domandai.
La mia intenzione non era certamente quella di metterlo in difficoltà. Era una domanda semplice, dopotutto.
“Hai una moglie che ti aspetta a casa?”
“Si”.
Quindi non sei single?”
“No”.
“Sei in cerca?”
“Forse”.
Questa sua risposta contorta non mi aiutava. Sembrava volesse dire e al tempo stesso volesse nascondere.
Mi parlò di sua moglie, di cui era molto innamorato ma che era troppo rigida per comprendere certe cose.
Non disse molto, eppure sembrava parecchio confuso all'idea di doverci ritornare coi pensieri. Decisi di accantonare l’argomento, quell’uomo, sposato o no, mi piaceva, anzi sposato mi piaceva ancora di più.
E poi era solo una bevuta tra sconosciuti e i due drink dopo la birra mi avevano già reso euforica al punto da non riuscire più a controllare il mio sguardo che inevitabilmente finiva per fissarsi quasi costantemente sulla sua fede.
Quell’uomo sorridente era un miscuglio di tutte le mie caratteristiche preferite, alto, slanciato, rassicurante, simpatico e misterioso. Quei jeans stretti e la maglietta che risaltava l’abbronzatura perfetta fecero il resto.
La visione del suo corpo mi fece scaldare più del dovuto, l'alcool stava manifestando tutti i suoi effetti, parlavo biascicando cercando di rimanere composta.
Inevitabilmente la conversazione virò su argomenti che non erano più quelli da normale conversazione, arrivammo a parlare di sesso.
Era meglio farlo per divertimento o per amore? Gli chiesi, ottenendo come risposta una gran risata di gusto. Il sesso per amore non esiste, mi spiegò. È una contraddizione per come la vedeva lui. In amore ci si rispetta, a letto non per forza.
“Come e quando ti piace farlo?” rilanciò lui.
“Mi piace quando non è previsto, quando non ce lo si aspetta e mi piace farlo con chi non dovrei. Più è sbagliato più mi piace” Gli risposi ostentando una sicurezza che non avevo, ma non mentii. Le mie non troppe esperienze erano finora state tutte con gli uomini più sbagliati.
“E a te con chi piace farlo e perché?” continuai.
“A me piace farlo con le donne degli altri. Il perché non te lo so spiegare ma se devo tradire voglio che sia alla pari”

A questo punto eravamo già abbastanza alticci entrambi e a me credo sia uscita la frase più sconveniente che avessi mai avuto il coraggio di pronunciare:
"Io non sono di nessuno, eppure stasera con te ci scoperei volentieri."
Ero davvero io o era stato l'alcool a dirlo?
Lo volevo nel culo, questo era fuori da ogni dubbio. Ma, come potevo essere stata così sfacciata? Come ci eravamo arrivati fino a quel punto?
Non avevo memoria di ciò che ci eravamo detti pochi minuti prima ma ricordo bene la sua reazione a quella frase tanto esplicita. Mi guardò intensamente, quasi sorpreso da quella mia frase ad effetto.
Credo di aver accennato pure al fatto di invitarlo in camera mia, i miei erano ancora in vacanza, ma non ne sono totalmente sicura, ero un po' ubriaca.
Ora però lui mi guardava avidamente, come non mi aveva mai guardata finora. Io ormai non riuscivo a staccare gli occhi dalla sua fede. Si fece prendere per mano e approfittai per toccarla e rendere reale la consapevolezza che stavo per andare a letto con un uomo sposato, che stavo per mettermi in competizione con la donna che lo aspettava a casa e quella competizione volevo vincerla. Così ci alzammo, capii di aver colto nel segno.
Mentre ritornavamo a casa mi era sembrato un po' sulle sue, evitava il mio sguardo. Dovetti perfino rassicurarlo, dicendogli che sarei stata super discreta e non aveva motivo di preoccuparsi. Ma il problema evidentemente non era quello, o non solo quello almeno. Notai il suo sguardo spesso in direzione del palazzo di fronte, quello separato dal nostro dal piccolo giardino che dovevamo attraversare e verso una finestra illuminata in particolare. Mi sforzai di non collegare il poco tempo in cui mi raggiunse al bar sotto casa con quella finestra che attirava la sua attenzione, come se la stesse controllando, e continuavo a giocare con le dita sulla sua fede.
Arrivati a casa entrai prima io lasciandolo sul pianerottolo per assicurarmi che mia sorella non fosse ancora rientrata e a lui squillò il cellulare. Lo sentii parlare con un suo amico, sembrava sulle sue e io ebbi timore cambiasse idea.
Per dare una smossa alle sue decisioni, capii che dovevo farmi avanti e una volta verificato di essere soli a casa gli feci cenno di entrare.
Mi spogliai nuda davanti a lui e gli mostrai il corpo di una ragazza di almeno 10 anni meno di lui.
La fighetta, inizialmente intimorita, si stava lentamente riscaldando sotto la sua vista. Ora non riusciva più a staccarmi gli occhi di dosso e si percepiva stesse parlando al telefono con difficoltà.
Mi avviai verso la doccia, studiando la sua reazione. Lui chiuse la conversazione e mi seguì, in silenzio.
Decise finalmente di entrare in doccia con me, gli feci spazio come una brava padrona di casa accoglie un ospite inaspettato in soggiorno. Ammirai il suo cazzo nudo, il suo corpo ben proporzionato, il suo sguardo accattivante.
Provai a fare un po' la gattina, con cura lo insaponai, lo aiutavo a gestire certi movimenti. Improvvisamente mi sentivo in una posizione di potere tutta nuova.
Lo spinsi contro la parete della doccia, lui non oppose resistenza, nemmeno quando gli presi il cazzo per strusciarmelo in mezzo alle natiche. Continuai a massaggiarlo e insaponarlo.
Fu una doccia particolarmente intensa, ormai le mie intenzioni erano chiarissime, avvertivo i suoi brividi, quando gli sfioravo la cappella da dietro.
Sentii la ruvidità della sua lingua quando me la piazzò per la prima volta sul buchino del culo.
Finiti quei preliminari nella doccia ci spostammo sul mio letto per dare il via alla nottata. Fu del tutto inutile opporsi. Quell’uomo sposato era troppo magnetico, mi attraeva in modo osceno. Sapevo che per vincere la competizione con sua moglie, e in fondo anche con mia madre, dovevo essere proprio porca, e lo fui.
Mi lasciai leccare e gustare in tutto e per tutto, sentivo le sue reazioni attraverso le contrazioni del suo cazzo fino a sussurrargli all'orecchio "ancora".
Dopo qualche dozzina di minuti, mi decisi ad appoggiare la sua cappella sulla mia entrata più stretta e pericolosa che oppose una piccola resistenza iniziale, ma il suo cazzo riuscì ad entrare senza grosse difficoltà.
Mi stavo facendo inculare dal cazzo di un uomo che sarebbe destinato a un’altra donna in teoria e la cosa a me sembrava la più naturale del mondo. Era la prima sera che lo vedevo eppure tutto fu così rapido che la cosa mi sconvolse completamente. Era eccitante, sporca, perversa e così sbagliata da non poterne fare a meno.
Ammetto di essere stata un poco esagerata come prima volta, ma quello non era e non doveva essere un rapporto normale. Il sesso per amore è noioso aveva detto, anzi aveva detto che a letto non esiste rispetto e io avevo una ossessione per il sesso proibito che la maggior parte delle mogli non concede ai mariti proprio perché non è amore, mentre io lo trovavo splendido e arrapante.
Lui volle ricambiare il favore offrendomi la sua bocca. Lo guardai e sorrisi, che dolce, voleva mangiarsi la mia figa come risarcimento. Gliela offrii e lo ammirai infilarmi la lingua con avidità. Succhiò producendo quel discreto rumore, cercando volutamente di essere osceno e maiale nei gesti. Voleva il mio orgasmo, forse. Non saprei dirlo, ma non glielo concessi. Prima volevo un'altra dose della mia droga.
Lo feci alzare in piedi e andai a poggiare le braccia al muro. Mi sentii divaricare le chiappe introdurre nuovamente il cazzo su per il culo. Volevo piegarmi al suo potere penetrante.
Sembrava assecondasse ogni mia iniziativa, come non fosse lui a scoparmi così lo ributtai sul letto e continuai a farmi prendere da dietro con un desiderio infinito. Era diventato in una sera il mio nuovo sport preferito.
Esausti, dopo un tempo interminabile di lui dentro di me... ci addormentammo giusto 10 minuti che divennero 20, finchè non mi risvegliai con una strana sensazione di umido.
Era lui che mi stava leccando le tette. Non potevo crederci, quell’uomo che sarebbe dovuto essere a casa a quell’ora era rimasto qui, in piena notte accanto a me e io avevo passato buona parte della serata ad ospitarlo dentro il mio sedere e ora sembrava ne volesse ancora.
Mi guardava con occhiate che farebbero venire 100 donne contemporaneamente.
Gli domandai a bassa voce, non sapendo più se eravamo ancora soli o no, se avesse intenzione di cambiare, di variare. Lo feci un po' per paura che si sarebbe annoiato, magari era giusto provare anche forme più tradizionali.
Con mia sorpresa ed estremo godimento, mi girò di spalle, io piegai e inarcai la schiena. Portò le mani sopra i glutei e aprì il mio culo davanti la sua faccia. Il buco era grondante di umori, arrossato e invitante, lui lo guardava in silenzio e io lo volevo ancora lì dentro.
Ma lui cosa avrebbe raccontato alla moglie, che con molta probabilità abitava proprio di fronte a noi, per giustificare quella notte?
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