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Prime Esperienze

Evasioni particolari: l’ossessione di Serena


di Salina
08.09.2022    |    3.674    |    36 9.8
"Scendo e vado a citofonargli? Non deve essere difficile, faccio il conto dei piani e lo trovo..."
Le ossessioni sono così: ci scivoli dentro senza accorgertene, come quando ci si addormenta. Prima piano, poi sempre più profondamente, fino a perderne il controllo.
Era iniziato tutto pochi mesi prima del trasferimento nella nuova casa, sarà stata la noia o l'ansia della novità, le prime volte la scambiai per distrazione, ero sempre in ritardo, uscivo di casa di fretta e nella borsa del tiro con l'arco dimenticavo di mettere il ricambio pulito, oppure mi preparavo in fretta e furia per non fare tardi al supermercato dove faccio la cassiera part-time e, guarda caso, dimenticavo di indossarle. Quella sensazione però mi teneva vigile, più sveglia, pronta e così divenne piano piano un'abitudine. Non era più per caso che uscivo senza mutandine. Fin quando restava un mio piacere segreto, una sensazione intima di cui solo io ero a conoscenza la cosa funzionò senza problemi. Poi però non bastò più. Quando uscivo con gli amici percepivo quel pezzo di stoffa come un fastidio, si era capovolto il mondo: ero più a disagio con le mutande che senza. Più di una volta mi trovai nel bagno di un pub a levarmele e infilarle in borsa per proseguire la serata più rilassata, sorridente. Il culmine però arrivò un giorno a lezione di diritto penale. Non riuscivo a concentrarmi e al tempo stesso non sarei potuta uscire dall'aula senza rischiare un'occhiataccia della Prof. Non ebbi altra scelta se non quella di farle scendere lentamente sotto la gonna, non del tutto, almeno all'inizio, giusto un pò, a metà coscia. Nessuno avrebbe potuto notarlo, pochi gesti lenti e circospetti e finalmente la libertà. Quella sensazione di freschezza e trasgressione era impagabile, paragonabile solo, forse, a quando ero con i jeans e la stoffa strusciava fino a raggiungere la parte più sensibile della mia intimità, procurandomi incontrollabili brividi di eccitazione. Abbassarmi o levare le mutande in pubblico di nascosto divenne sempre più parte del gioco, una sfida con me stessa, un piacere segreto e solitario. Nemmeno troppo solitario nella mia testa in realtà. Il pensiero che qualcuno lo scoprisse, condividesse con me quel segreto iniziò a farsi strada nella mia testa, proprio come la sera a casa la mano si faceva strada tra le mie gambe, contando quei possibili spioni o spettatori discreti che alimentavano le mie fantasie. Mai al punto da concretizzarle però. Tanto più mi sarebbe piaciuto essere una di quelle esibizioniste che fanno strabuzzare gli occhi ai colleghi di corso, ai mariti che accompagnavano le mogli a fare la spesa, agli avversari delle gare di tiro con l'arco, ai miei amici fidanzati e non, tanto più diventavo attenta affinchè ciò non accadesse. Era quella ricerca del limite ad eccitarmi, ed era per questo che presi anche a masturbarmi con un certo gusto nelle vicinanze di ignari partecipanti che non lo avrebbero mai saputo: nei bagni all'università, prima in quelli delle donne poi anche di nascosto in quelli degli uomini, nei prati a fine gara quando tutti andavano via, leggermente seduta alla cassa del supermercato e un paio di volte anche in macchina di notte quando qualche amico mi dava un passaggio a casa. Divenni un'esperta di quelle toccatine silenziose senza mai raggiungere l'orgasmo che poi sfogavo a casa quando tutti dormivano.
Poi però arrivò l'estate e il trasferimento in un piccolo paese di provincia per seguire la voglia di cambiare vita dei miei genitori dopo aver scoperto il meraviglioso mondo dello smart working. Aria più pulita, ritmi più rilassati, non lontano dal mare, dicevano. Io avrei mantenuto i miei contatti, i tanti impegni ma allo stesso tempo avrei potuto conoscere gente nuova, anzi meglio gente nuova e sconosciuta con cui avrei, volendo, potuto continuare il mio gioco di non-esibizionista.
E ora sono qui, in una casa nuova ancora da finire di sistemare, con i genitori ancora in vacanza e io e mia sorella rientrate prima per gli esami di fine settembre.
Una mattina sola a casa, come non mi capitava da un sacco di tempo, apro le finestre per far cambiare l'aria. È davvero una bella giornata! Potrei approfittarne per fare una corsetta o vedere gente. O studiare. Ci penso ancora un po’ mentre mi slaccio gli shorts, mi aiuta, mi rilassa e la figa ne ha bisogno. Mi siedo sul divano. La maglietta si è alzata e ha scoperto la pancia, a settembre dovrei mettermi a dieta. Sono tranquilla, nessuno mi può vedere. O forse sì, dalla finestra che ho aperto prima. Oh, ma tanto nessuno è affacciato. E poi non sono così grassa. Inizio a rileggere il libro di diritto penale, la mia croce.
Mi prude la figa ma devo restare concentrata. Leggo ancora. Ok, mi gratto solo una volta. Sistemo l'elastico degli shorts.
Sono un po' sudata, è normale, ho ancora indosso gli shorts.
Non posso toglierli. Sono seduta sul divano a leggere e devo concentrarmi sulla lettura. Inoltre non posso stare in mutande con la finestra aperta.
Non posso?
Mi sono appena grattata la figa e il seno con la finestra aperta. E se qualcuno mi vedesse?
Per saperlo dovrei guardare fuori dalla finestra, vedere chi è affacciato. Non ce la faccio. Non riesco a vedere gli altri balconi.
Questo non significa che non vedano me. Mi si può vedere dall'ombelico in giù. La finestra è posizionata esattamente in modo da far vedere che io sono semi-sdraiata sul divano. In shorts, mentre leggo un libro e mi massaggio la figa. Non dovrei far vedere che sono eccitata. Cosa direbbero i vicini se vedessero che sono eccitata?
Già. Cosa direbbero? Perché dovrebbero dire qualcosa?
Sono a casa mia! Dovrei tenere la figa libera, altro che shorts! Ora tolgo questi cazzo di shorts di merda e mi mostro nuda con la finestra aperta. Si, da qui mi possono vedere, non c'è dubbio.
Sono seduta sul divano del soggiorno. La finestra è aperta. È giorno ed è una bella giornata di fine estate ancora piuttosto calda.
Mi guardo intorno, la casa è silenziosa, mia sorella resterà a studiare fuori, ho tutto il tempo per me. I rumori che provengono dalla strada distolgono da qualsiasi cosa possa avvenire all'interno del mio soggiorno.
Ho di nuovo la mano sulla figa, sto sudando, sento caldo. Ho la figa sempre più calda e so che devo tirarla fuori.
Potrei toccarmi in bagno. O in cucina. O in stanza.
E invece resto davanti alla finestra del soggiorno mezza nuda. Il soggiorno si affaccia sul piccolo giardino che ci separa dal palazzo di fronte. I vicini potrebbero uscire fuori in balcone e vedere che mi accarezzo. Smetto di pensarci.
Lo sto facendo di nuovo. Chi mi sta vedendo? Qualcuno è affacciato? Mi alzo e vado a controllare la finestra. Mi appoggio con i gomiti alla finestra. Scruto un po' il giardino. Sudo e c'è caldo ma resto alla finestra.
Non mi vede nessuno? Sembra che nessuno sia affacciato.
Resto ferma lì, guardo il giardino poi gli altri balconi. Osservo. Nessuno fa le pulizie mattutine? Strano.
Sento quel rumore di battipanni, mi giro. Eccola! La prima persona ad affacciarsi. Neanche mi vede.
Riesco solo ad osservare il movimento ritmico del battipanni. Osservo quell'uomo che sbatte i tappeti. Chi è? Il maggiordomo? È anziano? È giovane? Vedo a malapena un braccio nero che percuote i tappeti. Sembra che abbia finito coi tappeti. Posso girarmi e cercare altro. Guardo quella porta-finestra dell'appartamento di fronte al mio. È chiusa con la serranda abbassata, non del tutto però. C'è una zanzariera e io non riesco a vedere nulla oltre. Forse ci vorrebbe una zanzariera anche in questa mia finestra. Forse io potrei vedere fuori senza che gli altri possano vedere dentro. Sembra una cosa davvero geniale. Farò comprare a papà una zanzariera quando torna. Chi mai dovrebbe voler vedere cosa faccio in soggiorno? In shorts, con la figa ancora gonfia ma meno di prima.
Si vede dalla finestra da cui mi affaccio? No. Sembra coperto dal muro. Alzo lo sguardo, riesco a vedere qualcuno ai piani superiori del palazzo di fronte? No. Sembra tutto tranquillo.
Riescono a vedere il mio pantaloncino? Forse, ma dovrebbero sporgersi e indirizzare l'attenzione verso di me. Vedrei se lo facessero. Ora abbasso questi cazzo di short affacciata alla finestra, è mattino ed è una bella giornata.
Perché no? Sono a casa mia e ho il diritto di fare il cazzo che mi pare. Li faccio scendere lentamente, giusto appena sotto il sedere. Senza che i miei movimenti tradiscano le mie intenzioni. Li sfilo e li lascio scorrere ora fino alle caviglie. Ecco la freschezza! Adesso ho le cosce fresche! Gli shorts sono calati e io sono in slip. Quegli slip leggeri sono un lago di sudore e io ho la figa sempre più gonfia. Sono affacciata alla finestra e le mie braccia penzolano fuori, ho voglia di fumare. E di toccarmi. Vado in camera e cerco le sigarette.
Cazzo, sono in mutande e ho lasciato gli shorts sul pavimento. Mi sono allontanata dalla finestra e ora non so se dai piani superiori mi vedono che cammino in mutande. Ok, arretro ancora un po', ora sono fuori campo visivo. Vado in stanza e poi torno in soggiorno, davanti la finestra.
Sto fumando alla finestra e sono in mutande. Che bella giornata. Nessuno ancora si è affacciato. Bene. La mia figa non è più gonfia, almeno mi sembra. Do uno sguardo giù. È appena entrato un signore in giardino. Non mi può chiaramente vedere in mutande, tuttavia io posso vedere lui che attraversa il giardino e mi tocco le tette mentre lo guardo. Le massaggio mentre guardo un signore passeggiare lungo il giardino. Lui non ha alzato lo sguardo, che noia. Finisco di gustarmi la sigaretta. Dovrei smettere di fumare.
Guardo la porta-finestra di fronte. La serranda è alzata, la zanzariera è tolta. Oh cazzo, ho un brivido lungo la schiena. Quando è successo? Mentre mi toglievo gli shorts? Mentre andavo a prendere le sigarette?
Ora riesco a vedere abbastanza bene un salottino, una TV e qualche divanetto. Un quadro ma nessuno dentro la stanza. Avranno aperto per far cambiare aria.
Finita la sigaretta, la butto giù nel giardino. Mi ha vista qualcuno? Forse quell’altra donna delle pulizie che sta lavorando affacciata al balcone dell'edificio sulla sinistra. Non può avermi vista. Sta per giunta fumando anche lei. Chissenefrega.
Mi concentro su quella stanza dell'appartamento di fronte. Sono ancora in mutande e il cuore mi batte forte. Lentamente provo ad allontanarmi dalla finestra. Rimango con lo sguardo fisso su quel salottino mentre raggiungo il divano. Mi siedo e poi mi sdraio sul divano con la finestra aperta e l'appartamento di fronte con la serranda alzata. Sono in mutande e la mia figa è di nuovo gonfia. Mi metto comoda e riprendo il libro, ricomincio a leggere o almeno fingo. Solo che non riesco più a vedere il balcone di fronte. Loro possono vedere me. Io no.
Loro chi? Non c'è nessuno! Sono a casa mia e sono in mutande mentre leggo un libro. Tutto normale. Nessuno che mi spia ma io sono eccitata. Avverto quel pizzicorino tipico al centro della figa che cerca il contatto con la stoffa ancora intrappolata. Potrei liberarla dallo slip. Intanto infilo una mano dentro. Non so se qualcuno sta passando dal salottino di fronte casa mia. Non so cosa riescono a vedere.
In realtà lo so. Vedono me in slip dall'ombelico in giù. Non mi possono vedere in volto. Forse. Tanto non sto facendo nulla di male, sono in slip e sto leggendo un libro. Mentre mi tocco, ripetutamente, ancora un pò. La mano è sempre dentro lo slip. Solo ancora un pochino, è così piacevole. Faccio piano, senza entrare. Mi sto masturbando da dentro lo slip mentre la finestra è aperta e qualcuno potrebbe vedermi. Qualcuno potrebbe notare che la mia mano fa movimenti leggeri dentro lo slip. Sono sempre più eccitata. Il cuore batte all'impazzata e sudo più di prima.
Porca miseria, ho sentito una serranda. Devo controllare subito!
Cazzo. Hanno richiuso la serranda e rimesso la zanzariera, ma c'era qualcuno.
Sicuramente mi hanno vista mentre mi spogliavo, mentre fumavo. Mi hanno vista che mi accarezzavo.
Mi sono toccata e qualcuno mi ha visto, cioè sono stata vista mentre mi massaggiavo la figa da sotto lo slip.
E va bene, è una cosa normale, sono a casa mia, sarò pur libera nella mia intimità? Libera di menarmela davanti ai vicini di casa? Libera di guardare nel salotto degli altri?
Oddio, meglio rimettermi gli shorts se davvero ci fosse qualcuno dietro la zanzariera. Del resto, se hanno chiuso è perché non vogliono vedere.
Si sono infastiditi? Se la saranno presa? Ma io non ho fatto niente.
Oddio che eccitazione, la figa è più calda che mai. Tolgo la mano da dentro gli slip, mi alzo e vado alla finestra a dare un'occhiata. Nessuno affacciato o almeno non riesco a scorgere nessuno dietro la zanzariera. Rimango lì, affacciata, guardo in alto, a destra, poi a sinistra: nessuno. Potrei rifarlo, lentamente. Abbasso questi cazzo di slip anche se sono troppo esposta. Guardo giù, una postina che imbuca lettere, neanche mi vede se mi massaggio le tette.
Osservo ancora la serranda di fronte, è sempre chiusa. Nessuno è appostato dietro. Non mi vedono, posso farlo piano. Tengo d'occhio le altre finestre, nessuno affacciato?
Oddio, si! Un signore anziano che parla al telefono. È troppo in alto, chissà se riesce a vedere gli slip. Non può, è coperto dalla biancheria stesa del piano di sopra. Ok, aspetto che rientri.
Però cazzo, la sensazione della figa libera è bellissima, avrei dovuto fare piano mentre calavo gli slip, li ho lasciati andare giù alla fine e ora sono a culo nudo affacciata alla finestra. Ho la figa bagnata e sono affacciata alla finestra. Mi sporgo un poco e controllo se tutte le traiettorie visive sono al loro posto. Qualcuno può vedermi?
Sembra di no. Il balcone di fronte è sempre chiuso e con la zanzariera e io sono nuda e affacciata alla finestra che mi arriva all'ombelico e la mia figa pulsa senza affacciarsi, nascosta.
La tocco un po’, la mia mano nascosta che muove qualcosa è troppo sospetta. Con calma, devo godermi il momento. Guardo ancora un po' le finestre dei vicini, senza fare cazzate.
Posso allontanarmi adesso piano piano. Tanto ho la situazione sotto controllo e lo sguardo fisso a quella zanzariera. Mi sto avvicinando al divano e sono nuda, la figa è gonfia e vibrante, le cosce bianche e tremolanti. Ho lasciato le mutande lì, accanto agli shorts. Vado a riprenderle. Cazzo, non so se il signore di sopra sia rientrato!
Ora che fare? Tornare a prendere gli slip rischiando di farmi vedere dal signore ai piani superiori?
La biancheria stesa copre tutto, che me ne frega, non posso sapere se stia guardando o meno. Li afferro veloce, li indosso ma li tengo a metà, lascio la figa fuori ancora un po', là al centro del soggiorno.
Figa di fuori, mutande abbassate a metà e la finestra aperta. E io non so se qualcuno mi sta guardando attraverso quella fottuta zanzariera. Chiudo gli occhi, così fingo di non saperlo.
Che sensazione spettacolare, qualcuno potrebbe aprire da un momento all'altro quella zanzariera e ritrovarsi la nuova vicina dirimpettaia con la figa bagnata al centro della stanza mentre si gode il momento in silenzio e a occhi chiusi. E io non posso sapere se tale situazione avverrà. Resto con gli occhi chiusi e ricomincio a toccarmi in piedi al centro del soggiorno.
Ma se tornasse mia sorella? Cazzo, non ci avevo pensato. Riapro gli occhi e la zanzariera è ancora chiusa. Bene, alzo lo slip e vado a riprendere gli shorts. Torno a sedere sul divano e fingo di leggere quel dannato libro.
Rimango seduta a pensare a quello che ho fatto. Se qualcuno mi avesse vista avrebbe detto che sono una porca.
Con quel pensiero mi addormento 10 minuti... sembravano 2 secondi. Sarebbe potuta entrare mia sorella. Cosa avrebbe potuto dirmi? Ero distesa sul divano in shorts che dormivo. Ma non ho più indossato gli shorts! Mi sono scordata di indossarli e mi sono addormentata con la figa bagnata e gli slip. La finestra lasciata aperta, cazzo.
Dove è finita la zanzariera? La serranda è aperta, che figura di merda. Mi hanno per forza vista con la figa in mostra mentre dormivo con gli shorts ancora in mano.
Meglio restare sdraiata e non muovermi così la figa si calma. Respiro piano e guardo attraverso la finestra se c'è qualcuno.
Sono seduta e infilo gli shorts, ora sono di nuovo una persona normale. Nessuno può dirmi nulla. Seduta con lo sguardo puntato alla finestra di fronte. Sembra non ci sia nessuno, riprendo il libro in mano e fingo di leggere mentre cerco di capire chi abita di fronte. Un uomo, una donna? Una famiglia? Cerco di capire chi ha tolto la serranda.
Sono ferma da 5 minuti e quella casa sembra deserta, roba da matti.
Vorrei toccarmi ma qualcosa si muove, lì di fronte, vedo una tenda muoversi. Era una tenda e si è scostata, qualcuno è lì. Rimango in attesa, guardo attentamente, non mi perdo neanche un fotogramma.
Ecco, s'è mossa ancora! Cazzo, sembra che sia il vento a muoverla. Se è così sottovento perché tenere le serrande aperte?
Non posso credere a quello che ho visto, non è vero, non è successo.
Me lo sono sognato o sto ancora sognando, non è accaduto sul serio.
Quel ragazzo riccio e moro non esiste sul serio, non c'è, è frutto della mia fantasia.
Eppure potrei giurare di aver visto un uomo ricciolino, in pantaloncini bianchi e canottiera sportiva, passare dal salottino dell'appartamento di fronte.
Devo nascondermi! Vado sotto la finestra e controllo di nuovo. Alzo lo sguardo, il salotto è di nuovo vuoto. La serranda alzata senza zanzariera.
Torno al mio posto, sul divano e guardo. Porca miseria, è passato un ragazzo riccio con in mano una lattina di chinotto. È passato proprio da quel salotto che io avrei giurato fosse vuoto. Si è adagiato su un divanetto del salotto è s'è messo a bere dalla lattina.
Non devo fargli vedere che guardo attraverso la finestra, fingo di leggere il libro.
Lui è seduto lì, sembra stia guardando il cellulare. Beve la sua lattina di chinotto e sta li di profilo con le gambe incrociate sulla poltrona e sempre in pantaloncini e canottiera sportiva.
Non so che fare! Chiudere la finestra? No, deve chiudere lui la serranda, io sono libera di fare ciò che voglio.
Per fortuna è giovane. Quanti anni avrà? 32? 33? Dieci anni più di me.
Oddio, però che cosa eccitante! E ora che fa?
Posa la lattina perché ha finito di bere ma continua a messaggiare al cellulare. Mi ha vista, sicuro mi ha vista! Si è voltato per un nanosecondo. Oddio. Che fa ora? Si stiracchia... tende in alto le mani e in basso le gambe. Si sta alzando? Oddio viene verso di me. Presto, fingo di leggere.
È arrivato alla porta-finestra e si è affacciato, cazzo.
Affacciato al balcone, si guarda intorno ma non si degna di guardarmi. Ora è appoggiato alla ringhiera del balcone di casa sua, con calma continua a messaggiare. Dopo neanche mezzo minuto rientra ma si blocca, sembra che gli sia arrivato un nuovo messaggio. Che fa? Perché mi dà le spalle?
Oddio, ha fatto passare un dito sotto i pantaloncini per distenderli e che culo! Lui è ancora lì bloccato che si sistema i pantaloncini poi rientra in casa. È stato un attimo ma è sembrato un secolo. Quel culo sembrava un segno divino, non sembrava neanche accorgersi di me, non mi avrà vista mentre avevo la figa di fuori.
Non può essere, non uscirebbe in balcone così tranquillo, non mi ha proprio vista.
Chiude la serranda? No, dai.
Finito lo spettacolo? Ah, ecco, l'ha chiusa solo in parte per rimontare la zanzariera.
Porca troia ha abbassato la serranda fino all'altezza della vita e con la mano destra sta facendo un cenno di saluto. Oh merda, non può essere che rivolto a me, mi sta prendendo per il culo. Si è offeso perché lo spiavo e mi sta mandando a quel paese salutandomi.
Devo andare via, corro in stanza, mi sono fatta sgamare, ora mi chiudo in stanza e non esco mai più.
Sono a casa mia, sono libera e per giunta di nuovo in shorts e poi un cenno di saluto non è come un dito medio.
Però se avesse visto la mia figa senza motivo.... se avesse visto che mentre dormivo avevo gli slip bagnati... gli sarà piaciuto? Ha guardato di nascosto per tutto il tempo? Cavoli, quanto è arrapante quel ragazzo con quelle natiche perfette, quasi scolpite.
E' stata una sensazione eccitante e voglio riprovarla. Cazzo, voglio che mi saluti di nuovo... e poi se qualcuno sbircia, sono fatti suoi. Se i bei ragazzi col culo scolpito sbirciano posso solo essere fiera. Ora torno in soggiorno e ricambio il saluto, ma la serranda è chiusa. La zanzariera è al suo posto. Sono confusa, mi accendo un'altra sigaretta e aspetto che ritorni, non farò finta di niente stavolta, se sono stata salutata da un uomo che abita di fronte e ero in slip da mezz'ora, non può essere casuale, quindi aspetto e mi fingo rilassata. Devo agire in modo naturale anche se sudo di nuovo e sono eccitata anche se il ricciolino non riapparirà mai più, scommetto che domani si trasferisce all’estero e non lo rivedrò mai più.
Ecco il rumore di serranda, mi blocco con la sigaretta in bocca e gli occhi fissi sulla serranda che si apre lentamente. Ora è ferma a mezz'aria, riesco a scorgere i pantaloncini bianchi tra la serranda semiaperta e la zanzariera. E' di nuovo lui e mi sta osservando dai buchetti della serranda senza mostrarmi il volto, solo la pancia e i pantaloncini. Dove è finita la canottiera sportiva?
Mi fingo annoiata e di non guardare la serranda ancora semi-aperta e lui sta in piedi davanti alla porta-finestra, immobile. E' senza canottiera, indossa i pantaloncini. Lo sa che la sto guardando, neanche ci provo più a distogliere lo sguardo, sono ipnotizzata.
Sta di nuovo abbassando la serranda. Cazzo devo fare qualcosa, prima che se ne vada! Troppo tardi, ha richiuso e io ho perso la mia occasione. E invece la serranda si sta rialzando.
C'è sempre lui dietro, in pantaloncini e pancia nuda. Bravo ragazzo, che meraviglia, mi sento appagata. La serranda si è fermata, il suo volto e il petto sono sempre coperti, accendo un'altra sigaretta senza distogliere lo sguardo, mi saluta di nuovo mentre la serranda continua ad alzarsi, piano. Si è fermato appena sopra il diaframma. È frustrante e meraviglioso al tempo stesso, sono eccitata da morire. Tengo gli occhi puntati su di lui mentre continuo ad aspirare la sigaretta. La serranda però non accenna a svelare quel che resta del torace e io sono lì, imbambolata come una cretina finché vedo che mi indica con le mani. Non so che fare, mi guardo intorno, controllo se qualcuno ci sta osservando. A destra nessuno, a sinistra nessuno. Siamo solo io e lui, affacciati uno di fronte all'altra. Cazzo, quanto è arrapante, quasi imbarazzante. Punto il dito verso di me per chiedergli se si sta riferendo a me. Ha fatto il pollice in su, si sta decisamente rivolgendo a me e io sono in balia delle sue attenzioni. Sta usando una mano per dirmi di alzare.
La maglietta? Pollice in su.
Vuole che alzi la maglietta. Se un vicino sconosciuto mi chiede di alzare la maglietta io lentamente, alzo questa maglietta. E continuo ad alzarla perché la sua mano sta dicendo di non fermarmi. Quella mano è la mia padrona adesso e quello che lei mi dice di fare io faccio. Adesso posso solo finire di togliermela.
Sono a seno nudo, sento caldo e sono eccitata per un ricciolino sconosciuto che mi ha appena chiesto di spogliarmi. Sto reagendo bene, sembro rilassata tanto che faccio cenno anche io di alzare la serranda. Ma la sua mano dice di no col dito.
Uffa, mi sta indicando di nuovo, mi sta chiedendo di andare indietro e io faccio un passo indietro. Lui mi vede ancora, io vedo ancora la sua pancia e la sua mano che mi indica. Cosa vuole adesso?
Mi tocco gli shorts, gli chiedo se è ciò a cui si riferisce. Altro pollice in su.
Wow, mi chiede di mandarli giù. Lo faccio, lentamente perché me lo ha ordinato. Non posso più negarmi.
Sono dentro casa, non più affacciata, mi vede solo lui. Può vedere e capire quanto sono eccitata. Ma è sicuro di saperlo già. Lentamente, sfilo questi shorts. Gli mostro i miei slip sudaticci e preziosi. Mostro il mio corpo al bel riccioluto che abita di fronte. Mi sto spogliando per lui e non potevo chiedere gioco migliore. Farlo mi regala un piacere incommensurabile e intanto gli shorts sono scesi fino alle ginocchia. La sua mano continua a guidarmi di abbassarli e io li faccio cadere restando in mutande solo per lui. Vuole vedermi senza shorts, in mutande con la finestra aperta.
Voglio terminare l'opera, mi tocco gli slip, sto per toglierli ma ha detto di no, con la mano.
Aspetto nuove istruzioni. Il ragazzo sta facendo ruotare il dito assieme alla mano. Mi sta chiedendo di girarmi!
Faccio un bel giro, lentamente seguendo la velocità del suo dito. Gli mostro il culo. La figa mi sta per scoppiare e lui lo sa, si potrebbe vedere lontano un miglio.
Ho fatto il giro e la serranda ha ripreso la sua salita lentamente.
Non vedo quasi nulla, non è palestrato ma ha tutto al posto giusto. Così magnificamente proporzionato. Il volto però è ancora coperto.
La prossima mossa è la mia, devo fare qualcosa ma non togliere gli slip, è ancora presto. Voglio godermi il momento. Gli chiedo di togliere quella cazzo di zanzariera.
Lo sta facendo! La zanzariera è stata tolta, ora non ci sono più i pantaloncini! Quello è un boxer e io sto per venire.
Faccio cenno di approvazione con la mano, uso il pollice in su.
Che goduria, sono in slip, lui è in boxer. Fino a venti minuti fa neanche sapevo di avere un vicino. Mi fa di nuovo cenno di andare indietro e io vado indietro, faccio un passo indietro fino al divano.
Lui mi chiede di sedermi.
Non me ne fotte più niente se mia sorella dovesse entrare in casa. Sto aspettando che faccia la sua mossa.
Anche lui sembra teso, respira veloce, è agitato. Si sta esibendo anche lui per me.
Faccio pollice in su poi mi tocco le labbra e gli mando un bacio.
Sta indicando con la mano, vuole che mi tolga gli slip, stavolta.
Sto per mostrargli la figa e io sono contenta di abbassare lentamente le mutande. Mi sta dicendo ancora no, col dito. Con l'altra mano si struscia il pacco, vuole che lo imiti. Passo la mano sul monte di venere mentre mi tocco un capezzolo. Imito quel porco, faccio come mi istruisce. Tocco e solletico il capezzolo, come fa lui.
Oddio, che meraviglia, come lo fa bene, mi sta facendo stritolare una tetta. L'altra mano fa su e giù, dentro e fuori gli slip. Fa lo stesso anche lui, stimola quel bel cazzo che si ritrova e mi fa godere a distanza. Si sta massaggiando le palle e io voglio fargli vedere come mi tocco pensando al suo corpo nudo affacciato alla porta-finestra. Un servizio privato solo per me.
Vorrei tirare fuori la figa maledizione, voglio che la veda. Ti prego ordinami di farlo.
Perché lui non toglie quei boxer? Io voglio vedere quel cazzo che sembra anche lungo. Se ne sta lì che riempie il boxer mentre io sono qui, seduta dall'altro lato del giardino, a massaggiarmi le tette.
Tendo l'elastico, fingo di mostrare la figa. Lo faccio godere. Lui vuole che io sia troia.
Sfioro il clitoride con le dita senza dimenticare i capezzoli, continuo a stimolare i capezzoli, gli faccio desiderare la mia figa.
La serranda si alza di nuovo, adesso il suo volto è scoperto ma non mi sta guardando ancora. Si è messo di spalle. Io mi sto massaggiando la fregna mentre il tipo di fronte sta in boxer e si sta allontanando.
Ha preso una sedia e si sta posizionando al centro del salotto, ora mi guarda, ha un volto bellissimo, serio e eccitato. Due labbra sottili e rosee, gli zigomi pronunciati e due occhi neri che si vedono anche da questa distanza. Mi sta fissando, lo guardo anche io, mantenendo lo sguardo.
Guardo la sua bocca poi la lingua quando la tira fuori per passarsela sulle labbra. Il porco mi vuole, mi sta provocando. Vuole succhiare il mio clitoride con le sue morbide labbra calde, so che lo vuole e lui sa che lo voglio.
Si massaggia le palle, si passa le mani sui fianchi, apre e chiude le gambe mostrando i boxer chiaramente in tensione.
E io sono qui, su quel divano, a fare lo stesso, sono diventata la sua preda. L'avrò sedotto durante quel mio piccolo show in solitaria. Sapevo e come ogni volta speravo inconsciamente che qualcuno mi vedesse. Speravo che lui mi vedesse. E ora mi sta ringraziando a modo suo, vuole ricambiare il favore.
Si sta alzando in piedi, ora si vede che fa palestra. Lo osservo mentre sfila i boxer da dietro. E’ in piedi e i boxer che scendono fino a toccare i piedi e a oltrepassarli.
Il riccio dell'appartamento di fronte ha appena tolto i boxer e io sono ancora in slip.
Ora mi guarda intensamente, mentre con una mano si copre il cazzo. Sta guardando me e sta puntando la mia figa, vuole vederla.
Tolgo gli slip come ha fatto lui, lentamente, mi faccio desiderare, gli faccio vedere quanto sono bella senza slip, figa all'aria, libera. Sono finalmente come volevo essere, sul mio divano, nuda, di fronte all'uomo sconosciuto, anche lui nudo.
Ci guardiamo intensamente, sappiamo di stare esagerando. Siamo in comunicazione attraverso due finestre che comunicano col giardino di altri vicini, desiderosi di ricevere e donare piacere.
Lo guardo mentre scopre delicatamente la cappella, mentre si massaggia le palle e mi chiede di masturbarmi per lui. Con lui.
Inizio la mia danza per lui, affondo di colpo le dita, spingo e inizio a stantuffare lentamente, con delicatezza. Gli mostro come diventa rosso e lucido il clitoride. Gli dimostro che lui mi arrapa. Lo guardo mentre mi offre la vista della sua verga. Guardo come se la tocca ritmicamente e costantemente. Le sue labbra sono desiderose di assaggiarmi. Questo lo so. Lui sa che vorrei bere dalla sua minchia? Vorrei che in bocca mi arrivasse ogni cosa, perfino la sua pipì, se necessario, il suo seme, la sua saliva. Vorrei venirgli sul cazzo, vorrei che certi schizzi gli entrino in bocca. Vorrei che le mie tette sfreghino contro quei capezzoli scuri che intravedo. Lui vorrebbe che questa mia figa pulsante fosse sopra di lui? Sulla sua faccia? Sopra quella barbetta appena disegnata? Vorrebbe essere qui con me per odorare il mio sudore? Vorrebbe essere qui a ricevere tutto il mio godimento? Vorrei che fosse qui accanto a me, a sussurrarmi parole sporche come “ti prego, vieni per me, soltanto per me. Voglio vederti venire e che godi. Riempimi il viso di roba calda, fallo per me.” Così mi piace. Vorrei rispondergli “prendila tutta in bocca, succhiala, ingozzati, fatti mordere quello splendido culo che ti ritrovi”.
I movimenti sulla sua cappella sono diventati più rapidi, lo osservo. Tiene gli occhi chiusi e la bocca aperta, è segno che ormai si è abbandonato al piacere. Sta venendo per me, sto assistendo al suo orgasmo. Lo faccio anche io, godo come mai ho fatto in vita mia. Rilasso il culo senza stringere. Il mio buchino morbido accoglie un dito, lui ha già introdotto un dito su per il culo, devo imitarlo. Lo faccio per lui. Se lo merita e me lo merito. Esploro il mio sedere sento il buco come si stringe. È il piacere che comanda, io provo piacere a stringere ma resisto anche se sto per venire.
Lui sta per venire, stringe gli occhi e la bocca è ormai apertissima, il dito è dentro il sedere e stringe il cazzo, manca poco.
Aumento la pompata, faccio penetrazioni più lunghe, infilo le dita per intero, è tutta rossa e pulsa! Tengo il dito su per il culo e stringo. È meraviglioso l'orgasmo anale. Manca poco anche a me, adesso chiudo gli occhi ansimando, non ho bisogno più di guardare, so che lui è lì e sta raggiungendo il piacere. Penso al fatto che lui veda che tra poco verrò e sarà bellissimo. Tengo chiusi gli occhi. Oddio....oddio, sta arrivando. Il buco del culo sta stringendo, la figa sta grondando e gonfiando.
Sento un gemito da oltre la finestra e apro gli occhi, guardo le sue mani che rallentano. È venuto. L'ho fatto venire con il mio corpo, è felice, sta sorridendo. Sta continuando a guardarmi mentre mi masturbo. È orgoglioso di me, vuole vedermi raggiungere il piacere
Lo guardo negli occhi, vengo fissandolo, godo senza distogliere lo sguardo. Lui è lì che mi ammira con il viso rilassato e sorridente. La stretta al culo, il calore che cresce e arriva fino al fondo della figa, il clitoride è rovente. Godo, esplodo, vengo non ce la faccio più. Grido forte, mi ha sentita di sicuro. Sta sorridendo, ha visto tutto Ogni contrazione è il paradiso, l'orgasmo più intenso della mia vita. Sono appagata e rilassata, ho macchiato il divano ma non me ne frega niente. Lui ha un sorriso bellissimo. È la prima volta che qualcuno mi guarda venire così. Sono una depravata, anzi lo siamo in due e finalmente è bellissimo così.
Ha rimesso i boxer e sta abbassando la serranda, mi sta salutando, lo saluto anche io, ma so che voglio rivederlo.
Anche subito, anzi meglio subito, se non lo faccio ora non avrò mai più il coraggio.
Scendo e vado a citofonargli? Non deve essere difficile, faccio il conto dei piani e lo trovo.
E poi che gli dico? Ci devo pensare... devo trovare una proposta allettante. Andare a casa di uno sconosciuto che mi ha appena vista senza vestiti, con l'idea perversa di sperimentare altro? D'altronde è accaduto tutto troppo velocemente per essere consapevole di cosa volevo da lui.
Che rapporto potrebbe crearsi tra noi? Al momento... sebbene io mi sia divertita a esibirmi, immaginare parolacce e masturbarmi, mi sento un po' succube della situazione.
Sembrava che per un attimo gli avessi deliberatamente offerto le chiavi della mia seduzione e volessi che ci giocasse in continuazione ma ora avverto un senso di sfruttamento.
Mostrandogli anche il buco del culo ero convinta di essermi già presa ciò che mi piaceva, non mi rendevo conto che in realtà potevo concedere a lui ciò che più lui desiderava.
E ora sembra che io ne voglia di più...che non voglia più smettere.
Ma, se gli dicessi di sì a tutto.... altre esibizioni, il mio bel culo aperto, le sue porcate... dove andrei a finire? Che cosa rimarrebbe di me? Sarei fagocitata dalla sua perversione... eclissata totalmente dal piacere, abbandonata alla sua volontà.
Mi sto già immaginando trattata come una schiava, pronta a farmi inculare quando richiesto, pronta a mostrarmi dove volesse.
Beh... col cazzo!
Non ci vado a cercarlo, è meglio che lo dimentichi in fretta. Questa storia non può finire con me che faccio le cose che mi impone lui.
Rimango seduta sul divano in soggiorno, e alla fine mi citofona lui.
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