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I Miei Migliori Amici [Parte 3]


di LaraTrav85
18.04.2012    |    9.120    |    7 8.4
"E le bambine cattive vengono sempre punite..."
"Ma...siete matti? Come faccio ad uscire così? E se qualc.."
"Stai zitta troia, ti sei dimenticata come ci si rivolge ad un padrone?" mi urlò in faccia Aldo. "Questo ti vale come secondo errore, sei contenta?" Ecco, questo non me lo aspettavo. E non avevo neanche il coraggio di replicare. Ma se qualcuno si accorgeva che ero un uomo? Che figura facevo? "Adesso andiamo in garage, saliamo in macchina e ci facciamo un bel giro per la spesa, zitta e non discutere, il prossimo errore è quello buono e non ti puoi permettere di sbagliare un'altra volta, hai capito?" "Certo Padrone Aldo" dissi con voce piagnucolante mentre andavamo verso la porta. Gianni si mise al volante della sua macchina, io sul sedile anteriore e Aldo andò dietro. "Qui c'è una borsetta, dentro ci sono 150 euro. Devi fare spesa per 2 giorni. Decidi cosa vuoi cucinare, entri nell'ipermercato, prendi quello che ci serve e non parlare con nessuno, la tua voce non è ancora propriamente femminile, per adesso. E che non ti venga in mente di scappare, abbiamo i tuoi documenti e la tua firma su quel contratto." "Certo Padrone Aldo, non si preoccupi" dissi girandomi verso di lui; notai però con la coda dell'occhio che Gianni mi stava guardando le gambe. Per carità, le mie gambe erano molto belle, ma io ero pur sempre un uomo e mi dava molto fastidio. Gianni se ne accorse e tornò a guardare la strada, ma Aldo non perse tempo e mi ordinò di accavallarle, con la scusa di dover sembrare più femminile. Chiaramente come potevo rifiutarmi, dovevo eseguire e feci abbastanza fatica, il cruscotto era troppo vicino. Dopo pochi minuti arrivammo nel parcheggio. A quell'ora non era ancora pieno, ma era pur sempre il supermercato più grosso della zona e sicuramente non c'erano meno di 100 macchine. Chiaramente, come avevo immaginato, si misero nel posto più lontano. Così dovevo camminare di più. Che stronzi.
"Ok Lara, prendi un carrello e vai. Ricordati che non hai molto tempo. Noi ti aspettiamo qui, sbrigati." "Va bene Padrone Aldo, farò prestissimo" disse aprendo lo sportello. Era vero, volevo rimanere fuori il meno possibile. Comincia a camminare nel parcheggio, c'erano alcune persone intorno a me e subito diventai l'attrazione principale. Sfido, una figa così non si vede tutti i giorni, e anche l'abbigliamento era molto sexy. Io continuavo a camminare guardando per terra, un po' per la vergogna ed un po' perchè dovevo guardare dove andavo. Presi un carrello e entrai dalla grande porta a vetri. Sui grossi specchi vidi la mia immagine riflessa e mi tranquillizzai un po'.
Nessuno avrebbe capito che ero un uomo. Il profilo era slanciato, delle belle gambe ho già detto, ma anche il sedere era molto bello e alto, e il seno faceva la sua figura. Mi diressi immediatamente al reparto alimentari, cercando di prendere solamente quello che sapevo cucinare e senza guardare nessuno. Una cosa mi diede un po' fastidio, nel reparto surgelati mi accorsi di avere molto freddo alle gambe, che erano praticamente scoperte. Era una strana sensazione, e forse in quel momento mi sentii molto più indifeso. Tanto preoccupato che mi cadde una confezione di patatine per terra. Dovevo chinarmi. E dovevo farlo in un certo modo. Non potevo certo aprire le gambe come stavo per fare. Rimasi un attimo in attesa mentre decidevo come comportarmi. "Aspetti che la aiuto signorina" mi disse alle spalle un signore. Mi spaventai molto e dovetti trattenermi dall'urlare. Presi il pacchetto dalle mani del signore e feci per andarmene. Proprio mentre mi girai sentii la mano dell'uomo che mi accarezzava leggermente il mio sedere.
Mi spostai e lo fissai negli occhi, ma non potevo dire niente, se ne sarebbe accorto. E basta con questo sedere, tutti con la mano sopra. Ma siamo davvero così noi uomini? Vediamo un bel culo e non capiamo più niente? Comunque me ne andai per finire il mio giro. Avevo riempito il carrello, controllando di non sforare dalla cifra che mi avevano dato. Andai in direzione della cassa con meno coda, ma c'erano comunque almeno tre persone prima di me. Alcune donne mi guardavano, sicuramente mi diedero della troia o cose di questo tipo. Io tenevo lo sguardo basso ed aspettavo il mio turno. Pagai e, mentre aspettavo il resto e le borse la cassiera mi chiese dove avevo preso la gonna. No, questo no. Non potevo andarmene senza aver preso la spesa e non volevo rispondere.
Ma non avevo scelta. "E' un regalo di compleanno, non lo so". La mia voce si era fatta altissima. "Fa lo stesso, è molto bella ed il tessuto sembra molto leggero." mi disse lei mentre mi dava il resto. "Non ti ho mai vista qui, sei nuova?". "No, sono di passaggio" Ormai non me ne fregava più niente. Vuoi scoprirmi? Scoprimi, tanto ho quasi finito e qui non conosco nessuno. Ma incredibilmente mi salutò e non fece commenti. Bene, finalmente potevo andare a casa, che non era una prospettiva allettante, ma sempre meglio di rimanere in pubblico. Nel parcheggio vidi le occhiate di qualche uomo che aspettava la moglie, ma non mi diede così fastidio come prima. Mi diressi verso la macchina, o almeno dove pensavo fosse la macchina. Niente. Non c'era nessuno. Perchè? Dov'erano andati? Mi guardai un po' incontro, cercando di non far capire alla gente che avevo bisogno di aiuto. Sapete com'è, vedono due tacchi e diventano tutti dei buoni samaritani, pronti ad accorrere in aiuto alla donzella indifesa. Ma io non ero indifeso. Ero terrorizzato. Ad un certo punto vidi la macchina di Gianni e tirai un sospiro di sollievo. Anche perchè altra gente si stava avvicinando e non volevo avere contatti di nessun tipo.
La macchina si fermò vicino a me e si aprì la portiera posteriore. "Metti tutto nel baule e sali dietro." disse Aldo ed io, come al solito, feci come mi aveva detto. Quasi quasi preferivo il signore di prima, almeno era gentile. Mi sedetti vicino a Aldo e senza che mi dicesse niente accavallai le gambe. Aldo approvò e ci mise subito una mano sopra, accarezzandomi fino al ginocchio. E io zitto, sperando che non avesse idee strane. Continuò per un po', mentre Gianni partiva. In macchina c'era silenzio ed io non avevo intenzione di interromperlo, anche se avrei tranciato volentieri le mani a qualcuno. Ma questo qualcuno continuava con le carezze, che si facevano sempre più audaci. Probabilmente se fossimo stati soli mi sarebbe saltato addosso. Ma era possibile tutto ciò? Che idee aveva Aldo? Sapevo già che avrei dovuto accettare qualsiasi cosa, ma speravo ci fosse un limite. Aldo continuava e Gianni mi guardava le gambe. Anch'io mi guardavo le gambe, ma loro sicuramente non si sentivano così umiliati ed indifesi come me. Pensai al fatto che ancora una volta non avevo idea di cosa mi avrebbero fatto durante il giorno questi tre stronzi, ma sicuramente non mi sarei fatto trovare chinato con il sedere per aria. Passai tutto il viaggio con le gambe accavallate facendo ciondolare i piedi e i tacchi come piaceva ad Aldo. Le sue mani intanto non si fermavano e continuavano ad accarezzarmi. Come al solito non dicevo niente e guardavo il panorama.
Considerando la mia paura per gli eventi che mi aspettavano mi potevo comunque dire tranquillo. Ripensavo a tutto e comunque mi dicevo che ero sempre tra amici. Mi avrebbero dato una bella lezione, spaventato ed umiliato a dovere, ma sarebbe finita lì. "Lasciami stare un po', mi sembri un polipo" dissi ad alta voce per farmi sentire da Gianni. Aldo, con un gesto abbastanza fulmineo, mi spinse con la faccia contro il vetro dell'auto e mi tirò le braccia dietro alla schiena. Preso alla sprovvista immerso com'ero nei miei pensieri e con le gambe accavallate non potei opporre nessuna resistenza.
Dopo pochi secondi potei udire chiaramente il doppio "click" di un paio di manette intorno ai miei polsi. Cioè, non solo il rumore. Anche il freddo del metallo contro la pelle. Avevo quindi le mani dietro alla schiena e Aldo mi fece girare. Le gambe erano sempre accavallate. Non è facile accavallare le gambe sul sedile posteriore di un auto, praticamente è come se le avessi avute legate tanto poco spazio avevo. "Lasciamo Aldo, cazzo fai....toglimele...." urlai. E urlai veramente forte tanto che Aldo sgranò gli occhi e mi diede uno schiaffo sul viso. Forte, tanto forte che mi misi a piangere come un bambino. E mugugnavo anche. Aldo intanto continuava a schiaffeggiarmi le gambe, sempre più forte. "Ti prego........lasciami.........davvero, basta.......lasciatemi andare........" piangevo e mugugnavo. Aldo mi diede un'altro schiaffo sul viso, tanto forte che smisi di gridare e continuai a piangere. Dalla tasca di Aldo uscì una palla rossa con un laccio. Mi diede ancora un paio di schiaffi mentre io urlavo e mi dimenavo sul sedile, limitato dalle manette e dalle gambe accavallate bloccate dal sedile anteriore. Non avevo mai visto una palla del genere ma avevo capito a cosa serviva. Sarebbe finita sicuramente nella mia bocca.
Purtroppo io stavo ancora piangendo e non feci in tempo ad opporre resistenza. La palla finì dritta dritta nella mia bocca, ed il laccetto fu bloccato e chiuso dietro alla mia testa. Adesso era un casino, avevo la bocca spalancata in un espressione oscena, respiravo praticamente solo dal naso e non potevo dire niente. Però in compenso mi beccai un'altro paio di schiaffi durante il tragitto di ritorno. Adesso ero veramente nelle sue mani. Nelle loro mani. Aldo iniziò ad accarezzarmi i fianchi mentre io continuavo a piangere ed a muovermi.
"Questo non è il terzo errore Lara? Non mi hai chiamato padrone prima. Chi ti ha dato il permesso di rivolgerti così? Tu non hai rispettato i patti. Adesso ci divertiamo. Ti facciamo passare noi la voglia di fare la stupida con noi. Appena arrivati a casa ti facciamo imparare l'educazione." Ero veramente in una brutta situazione, ero in mano a dei pazzi furiosi. Arrivammo a casa. Gianni fermò la macchina e scese. Mi aprì la portiera e mi fece scendere prendendomi per i fianchi. Adesso ero in piedi con questi due stronzi vicino. Gianni preso un collare e me lo mise intorno al collo con un guinzaglio. Aldo iniziò a tirarmi per farmi entrare in casa. Però io avevo le mani dietro alla schiena e dei tacchi assurdi, se fossi caduto per terra sarei caduto di faccia. Io andavo piano e opponevo resistenza. Avevo paura di cadere e tiravo. Anche Aldo tirava, e quando mi fermavo Gianni mi picchiava sulle cosce con il portachiavi. Io non sapevo più cosa fare, piangevo, non respiravo e avevo paura di cadere. La prima cosa che mi colpì del fatto di entrare in casa fu l'aria fresca sulle gambe. Le calze non riparano e la sensazione che provai in quel momento fu di sollievo. Sembra strano da dire ma effettivamente per qualche secondo mi sentii molto sollevato e tranquillo.
"Adesso inginocchiati qui e non fiatare" mi disse Aldo spingendomi a terra. Non so se avete mai provato ma inginocchiarsi quando qualcuno ti butta per terra non è facile. Chiaramente Gianni approfittò del fatto che fossi fermo per prendere la telecamera e filmarmi qualche minuto mentre Aldo mi faceva il solletico.
"Il programma che ti abbiamo dato non è più valido, adesso rifacciamo tutto dall'inizio perchè ti sei comportata da bambina cattiva. E le bambine cattive vengono sempre punite. Per prima cosa hai già usato tutti i tuoi tre errori, quindi adesso sei completamente nelle nostre mani. Non penso che tu abbia i soldi per pagare i tuoi debiti e quindi noi abbiamo il modo di riprenderci quando ci devi. Lavorerai nel mio locale durante i fine settimana e nel sexy shop di Luca tutti i giorni. Chiaramente lunedì ti dovrai licenziare dal tuo attuale lavoro. Ti trasferirai in un appartamento di Gianni qui in paese. Mi sembra inutile ricordarti che non ci interessa sapere cosa ne pensi o cosa vorresti fare in alternativa. Se ti va bene è così, altrimenti noi pignoriamo tutto quello che hai." Io ero completamente basito. Non tanto l'idea di lasciare il mio lavoro (mi piaceva ma sono uno che si stanca in fretta e avevo già meditato più volte riguardo a questo), ma quanto sul fatto che avrei avuto una nuova vita. In quel momento arrivò Luca con due enormi valige.
"Ciao Luca" disse Aldo, "avevi ragione tu, Lara è molto debole ed ha ceduto. Le sto spiegando tutto sulla sua nuova vita, sul suo lavoro da te e su quello che dovrà fare da me." "Bene, allora possiamo lasciarla andare adesso, quarda che due occhi spaventati" disse Luca. "Così può tornare a casa, lunedì si licenzia e sabato prossimo si presenta da noi. Abbiamo già tutti i vestiti pronti per un po' di tempo." Gianni mi stava togliendo la palla dalla bocca proprio in quel momento e mi accorsi che effettivamente c'era qualcosa che non andava. "Cosa significa abbiamo già i vestiti? Anch'io ho già i vestiti". Gianni stava cercando la chiave per togliermi le manette.
"Beh, cosa credevi, di venire a lavorare nel mio sexy shop o nel suo locale vestito da uomo? Troppo facile" disse Luca. "E poi non faresti colpo sui miei clienti. No cara, rimarrai vestita da donna e vivrai da donna fino a quando non avrai pagato il tuo debito. Intanto la tua liquidazione ce la dividiamo noi tre, poi ti daremo un ottimo stipendio per i tuoi lavori. E visto che sei così bella potrai anche guadagnarti qualcosa extra, tu sai come" mi disse mentre tutti ridevano. Io avevo ancora le manette e mi alzai in piedi di scatto. Non mi andava questa cosa ma forse non mi ero ancora reso conto di quello che mi avevano appena detto. Avrei passato un bel po' di tempo vestito da donna, in una città nuova, lavorando 8 ore al giorno, sempre su tacchi allucinanti. Anzi, avrei passato tutto il mio tempo così. Anche se avevo dei tacchi assurdi mi diressi verso Luca e cercai di chiedere spiegazioni ma, sul più bello inciampai e solo un intervento di Aldo mi impedì di schiantarmi al suolo.
"Male Lara, molto male. Devi diventare una donna perfetta, nei modi di fare, nel parlare, nel muoverti. Non voglio più vederti così. Adesso cambiati e torna a casa. ci vediamo sabato qui. Chiaramente non serve dire che ti dovrai presentare per forza altrimenti sei finita. Noi intanto prepariamo tutto, anche un bel sito internet dove ci saranno tutte le tue avventure più spinte, compresa quella dove succhi un vibratore. Io avevo ancora le manette dietro alla schiena ma d'improvviso dissi che io non avevo mai messo in bocca un vibratore. Chiaramente, mentre Aldo riprendeva Luca mi infilò in bocca un vibratore acceso. Io non potevo sputarlo perchè mi tenevano ferma la testa. Dopo alcuni minuti me lo tolsero di bocca. Adesso ero veramente rassegnato.
Ma vi rendete conto? Non esistevo più. Chiunque poteva farmi fare quello che voleva in qualsiasi momento. Ero una bambola. E avevo davanti un bel po' di tempo. Mi sarei dimenticato di come ci si comporta da uomo. Ero in trappola. "Vedi Lara, adesso possiamo far vedere a tutti che troietta sei. Visto che sei una ragazza sveglia ci vediamo sabato prossimo per iniziare la tua nuova vita." mi dissero togliendomi le manette. Aldo mi fece alzare e mi diede un bacio sulla bocca. Io non mi mossi neanche, anche se lui iniziò a muovere le mani sul mio sedere ed a mettermi la lingua in bocca. Ero a pezzi. Non mi piaceva ma non mi faceva così schifo come pensavo. Stavo diventando gay? Comunque tornai ad essere uomo e me ne scappai a casa. Non piangevo e non pensavo, ero in uno stato comatoso. Lunedì mattina andai al lavoro presto, quando non erano ancora arrivati tutti. Il capo era già lì e corsi subito a spiegargli che mi sarei dovuto licenziare perché mi trasferivo in un'altra città. Tutto si risolse in modo amichevole e dopo 20 minuti ero già fuori.
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