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Trappola [Seconda Parte]


di LaraTrav85
30.01.2014    |    11.282    |    5 9.0
"Uno slip in lattice nero con un'apposita fessura sul davanti per inserire in un anello il cazzo moscio (impediva l'erezione), fatto passare sotto finiva con..."
Dopo essermi depilata (non avevo più un pelo in tutto il corpo) e dopo il quarto clistere depurativo iniziai a truccarmi.
Non ero assolutamente in grado di creare qualcosa di decente da solo; fortunatamente youtube mi venne in aiuto con migliaia di tutorial (tantissimi fatti da uomini che, come me, si travestivano da donne).
Il risultato, per quanto un filo pesante e volgare, fu molto soddisfacente. Non avendo bisogno di parrucca procedetti a legare i miei capelli in una coda alta; gli zigomi obbligati a tirarsi mi aiutavano ad essere ancora più femminile.
Passai quindi alle unghie finte, una roba atroce che limitò moltissimo la mia mobilità (tanto lunghe quanto scomode da usare).

Il primo capo di vestiario era anche il più doloroso. Uno slip in lattice nero con un'apposita fessura sul davanti per inserire in un anello il cazzo moscio (impediva l'erezione), fatto passare sotto finiva con un cuneo anale gonfiabile da infilarsi nel culo (per tenere il tutto bloccato). Tanta fatica per indossarlo correttamente e senza troppo dolore (dovevo gonfiare il cuneo nel modo corretto, poco lo avrebbe fatto uscire dal culo mentre troppo gonfio mi avrebbe dilatato troppo...cosa che volevo evitare).
Sempre guardando tutorial su youtube trovai il modo di crearmi un seno decente con del nastro americano (come consigliato dal mio nuovo "amico").
Il corsetto con giarrettiera incorporata mi stritolava la vita, però l'effetto clessidra sui fianchi abbinato al mio finto seno era veramente notevole. Di contro però il respiro era più corto e difficoltoso. Quindi calze scure con riga dietro tenute su dai ganci del corsetto (che mi facevano salire anche un po' il culo dietro) e scarpe con il laccetto alla caviglia (tacco 15 come quelle che avevo io). Completava il tutto un collare alto 5 cm circa.

A questo punto, prima di procedere oltre, trovai in uno scatolone una serie di lucchetti aperti senza chiavi. Ogni indumento indossato aveva l'apposito spazio per uno o più lucchetti. Nelle istruzioni era chiaramente indicato che dovevo metterli prima di uscire di casa. Quindi uno su ogni scarpa, uno sul collare e quattro nella parte posteriore del corsetto. All'ultimo "click" mi resi finalmente conto (visto che fino a quel momento ero stato molto tranquillo) che indietro non potevo più tornare.
Senza chiavi non potevo togliere nessun vestito ed ero completamente indifeso. Ma che non avessi tanta scelta mi era chiaro da un po'; meglio fare tutto in fretta e sperare di non avere troppi problemi.

La figura intera davanti allo specchio era comunque più che dignitosa, anche per merito dell'abbigliamento molto provocante.
Diciamo che come donna ero credibile e mi ritrovai a fare mossettine e smorfie allo specchio come se fossi una consumata attrice (porno, almeno dal vestiario).

Con la mia ultima scatola sottobraccio decisi quindi di telefonare al mio ammiratore segreto per sentire cosa dovevo fare. La voce era molto rilassata e tranquilla.
Dovevo andare al solito posto, scendere dalla macchina lasciando tutta la mia roba all'interno. Poi prendere dall'ultimo scatolone un ballgag nero enorme, mettermelo per chiudermi la bocca, una catena di ferro da attaccare al mio collare e all'altra estremità ad un anello piantato su un ramo dell'albero vicino allo spiazzo di fronte alla fabbrica. L'ultima cosa da fare era prendere un paio di manette e legarsi le mani dietro alla schiena.
Avrebbe pensato lui alla mia liberazione.
Da lì in poi non c'erano più istruzioni per me, dovevo solo aspettare.
Uscire di casa senza farsi vedere fu una cosa molto complicata (ma probabilmente riuscita, non mi sono accorto di niente) e pure il viaggio in macchina con i tacchi non fu una cosa facile.
Avrei potuto mettermi i lucchetti appena arrivato sul posto ma, come avete già notato, evidentemente non sono troppo intelligente.

Arrivai senza praticamente trovare traffico nel luogo dove avevo raccolto gli scatoloni.
Parcheggiai la macchina (ero già sicuramente osservato) dopo aver verificato di essere solo. Presi i miei attrezzi e feci i pochi metri che mi separavano dalla pianta. Per prima cosa mi misi il ballgag, obbligando così la mia bocca ad una dolorosa e oscena espressione. Era probabilmente troppo grosso per me e stringendo bene il cinturino dietro alla testa (come consigliato da chi aveva architettato tutto) mi sentivo gli occhi uscire dalle orbite. Poi passai alla catena e mi ritrovai a guardare l'anello sulla pianta; era troppo in alto e avrei dovuto far passare gli anelli della catena e bloccare entrambe le estremità nell'anello del collare con un lucchetto.
Certo fattibile ma, a causa della catena troppo corta, mi trovai praticamente appesa alla pianta per il collo, quasi impiccato. Toccavo appena con la punta della scarpa, il tacco 15 invece era sospeso verso l'esterno come i miei polpacci che iniziarono subito a farmi male. A questo punto, già in una posizione molto scomoda, mi legali le mani dietro alla schiena con le manette. Insieme al secondo click (che mi condannava ad una posizione ad arco appesa alla pianta) iniziai a sentire freddo e molta paura. Fino a questo momento ero stata relativamente tranquilla e accondiscendente, anche troppo forse (era la cosa che più mi faceva preoccupare).
Adesso mi resi finalmente conto di essere nei guai; perchè mai avevo accettato di legarmi da sola in una piazzola vicino ad una strada pubblica a pochi km da dove abito. Mi ero rincoglionito? Non volevo piangere ma iniziavo mentalmente a pensare a che scuse avrei dovuto usare con i carabinieri quando qualche passante li sarebbe andati a chiamare perchè avevano visto una puttana legata ad una pianta.
Già perchè iniziai anche a pensare che fosse tutto uno scherzo, nessuno si sarebbe presentato per liberarmi e mi sarei sputtanato da solo in paese.
A giudicare dal dolore dei miei polpacci passarono 15 minuti prima di sentire arrivare una macchina.
Non vedevo perfettamente di fronte a me perchè il collare e la catena in tiro mi obbligavano a tenere la testa alzata.
Riuscii però ad intravedere questa berlina con 2 persone a bordo fermarsi a pochi metri da me. Il passeggero scese con un cappuccio sugli occhi e se ne andò verso la mia macchina, aprì lo sportello e prese tutte le mie cose (documenti, chiavi di casa e telefono) li consegnò all'autista (anche lui incappucciato) che li prese e partì sgommando verso il paese. Il passeggero invece salì sulla mia macchina e se ne andò in direzione opposta.
Rimasi abbastanza basito dall cosa; la scena non era durata più di un minuto. Non potevo credere che avessero organizzato tutto questo casino solo per rubarmi la macchina.
Il successivo suono però (un rumore secco tipo ramo che si spezza) mi aiutò a dimenticarmi del furto appena subito con un fortissimo dolore proveniente dal mio culetto. Girandomi trovai altri 2 incappucciati, uno con un frustino da cavalli ed un altro che cercava di staccare l'anello dalla pianta. Erano usciti dal cancello della fabbrica mentre io guardavo i ladri e non me ne ero neanche accorto. Una successiva frustata vicino all'interno coscia fece in modo di farmi piangere attraverso l'enorme ballgag. Iniziarono a tirarmi per la catena mentre si dirigevano verso il cancello ancora aperto. Mi stavano portando dentro alla fabbrica abbandonata. Se prima, appeso all'albero, avevo comunque una qualche possibilità di essere scoperto/salvato/sputtanato, adesso dentro nessuno mi avrebbe più trovato. Camminavo dietro a loro con i miei tacchi 15cm, chiedendomi se qualche migliaia di euro di guadagno valessero quello che mi stavano facendo.
Più che altro, dopo aver sentito il cancello chiudersi, quello che mi avrebbero fatto.

[continua]
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