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Il Carabiniere, il Pizzaiuolo e la casa da ristrutturare dalle finestre sempre spalancate (agli Operai).


di Membro VIP di Annunci69.it GiadaLabbraBollenti
09.06.2022    |    2.200    |    17 9.6
"“Ancora oggi” mi disse Fabio pochi giorni fa, “Quando penso a te il Cazzone mi diventa duro come la pietra e così ti scrivo”..."
Quando presi in affitto quell’appartamento il proprietario di casa mi avvertì che di lì a poco sarebbero iniziati dei lavori di rifacimento della facciata.
La firma del contratto avvenne pochi minuti dopo aver ingoiato fino all’ultima goccia di latte esploso in gran quantità dal bellissimo cazzone del proprietario, Giacomo, uno stallone di circa quarant’anni dal fisico scolpito che mi era stato presentato dai miei cugini. Militare, lavorava nella vicina caserma dei Carabinieri, era sposato e con la moglie in dolce attesa. L’idea che tra un turno e l’altro potesse passare da me a svuotarsi tutti i giorni mi piaceva moltissimo. Lui era al settimo cielo; due tre volte al giorno passava da casa, spesso in divisa, a volte anche in servizio ed a volte pure con dei colleghi.
Era colpito da come tenevo bene la casa, dalla puntualità del pagamento degli affitti, e, non da ultimo, dalla fortuna di aver trovato una bocca calda sempre vogliosa ed una bellissima fichetta bollente perennemente desiderosa di essere riempita. Sfongandosi con me, il suo matrimonio andava a gonfie vele visto che sua moglie non ha mai sospettato nulla.



Dopo qualche settimana iniziarono i lavori e non dimenticherò mai come feci a ricordarmelo. Era orario di pranzo e, come d’abitudine quando il frigo era vuoto, chiamai la pizzeria di zona per chiedere una Margherita a domicilio.
“Signora Giada, lo sa che ogni volta che ordinate i ragazzi litigano per venirvi a consegnare la pizza?” Mi disse al telefono il Pizzaiuolo accompagnando la frase da una fragorosa risata.
La verità era che sia lui che i suoi ragazzi mi conoscevano benissimo e sapevano bene che la mancia per la consegna la pagavo sempre “in natura”. Quel giorno la pizza era appoggiata sul tavolino mentre io ero a pecorella sul letto che sentivo tutto il cazzone durissimo di Enzo sfondarmi la fichetta anale. Era il mio preferito, lo confesso, un bellissimo maschio napoletano di vent’anni moro, con la barba e dal fisico atletico e possente. Proprio nell’istante in cui sentii il suo cazzone duro come il marmo iniziare a pulsare e gli schizzi entrare potenti nella mia pancia, all’esterno della finestra, senza tende, di casa, vidi un ragazzo imbragato che penzolava dalla corda con la bocca spalancata che si era goduto da spettatore tutta la scena!



Enzo era ancora dentro di me quando mi sussurrò all’orecchio “Credo che il ragazzo alla finestra si è visto tutto lo spettacolo!” ridacchiando sornione.
Scoppiammo a ridere e l’operaio, accortosi della situazione, rosso di imbarazzo, risalì sulla corda verso il piano di sopra. Non immaginavo che i primi lavori sarebbero stati fatti dai ragazzi di edilizia acrobatica ma la sorpresa stuzzicò subito la mia fantasia oltre alla mia proverbiale troiaggine. Pensai bene di aprire la finestra e di mettere un bel bigliettino con la scritta “Vieni pure”.
Enzo era andato già via, così iniziai a mangiare la pizza seduta al divano, con le gambe accavallate, tacchi a spillo neri, calze a rete con reggicalze, un micro abito che lasciava intravedere il reggiseno di pizzo nero in coordinato con il perizoma. Dopo poco rividi il ragazzo alla finestra. Era proprio un bel maschio: moro e barbuto come piacciono a me, dal fisico atletico. Lèggeva il biglietto ma sembrava indeciso sul da farsi.



Gli feci cenno di entrare. Come ipnotizzato dalle mie gambe, sganciatosi dai moschettoni, il ragazzo entrò dalla finestra a casa. Da brava padrona di casa accogliente, per dargli il benvenuto e metterlo a suo agio, non dissi una parola, mi misi subito in ginocchio, lo guardai negli occhi neri carichi di eccitazione, mentre le mie mani aprirono la patta e tirarono fuori un bellissimo Cazzone già duro che iniziai a succhiare voracemente.



Adoro i ragazzi che ansimano, mentre la mia lingua girava intorno alla sua cappella gonfia e le mie labbra scendevano giù fino alle palle, fino a soffocare. Lo guardavo fisso negli occhi per vedere tutto il suo godimento fino a quando le sue gambe iniziarono a tremare e mi disse “Mamma mà ch puttan ca si, mamma mì m’è accis”.
Contai almeno una quindicina di schizzi potentissimi che inondarono la mia gola e che gustai, tutti, senza che si sprecasse neanche una goccia. Ripulito per bene, il maschietto si presentò: “Fabio piacere”.
“Sient aggiu capit ca t piac assai o pesc. Simm quatt e nui. E pozz chiammà e cumpagn miei? Simm tutti bell guaglioni. Amma sul sfugà e tu zuc bell assaie”.
Estasiata da quella notizia dissi a Fabio: “Certo amo, falli venire. E poi potete venire pure tutti i giorni. Bussate alla finestra ed entrate”.
I quattro operai acrobati da quel giorno erano sempre a casa da me. Gli facevo trovare il pranzo ed a volte pure la cena. Così mentre loro mangiavano, io bevevo! Andò avanti per un mese dopodiché misero le impalcature perché dovevano rifare la facciata. Fabio e gli altri tre acrobati passarono la voce agli altri operai: da mezzogiorno in poi le finestre di casa mia erano sempre spalancate così come le mie cosce e le mie labbra.




Una sera prima di iniziare il servizio venne a casa il mio amico proprietario Carabiniere, Giacomo. Notò delle pedate sul davanzale della finestra.
“Certo che questi sono proprio animali: guarda che sporco!”.
Lo guardai negli occhi sorridendo.
E lui subito capì: “No, vabbè si propr na zucculona esagerata”.
Furono tre mesi meravigliosi.
“Ancora oggi” mi disse Fabio pochi giorni fa, “Quando penso a te il Cazzone mi diventa duro come la pietra e così ti scrivo”.
“Amo lo sai che per voi la porta è sempre aperta. Pure le finestre”.
E ridemmo insieme.



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