Zeta

La prima cosa che noto è un buchetto sulla t-shirt aderente.
A volte sono assurda, ho davanti un ragazzo bellissimo: alto, moro, ricciolo, abbronzato e io noto il foro sul cotone e glielo dico pure.

Zeta educatissimo, pure leggermente imbarazzato per la mia stupida affermazione si scusa.
Ed io capisco che sono proprio un’idiota.

Per fortuna mi bacia e finalmente comincio a pensare alle cose serie.

Mi porta in una camera piena di luce e di nuovo faccio la strana e chiedo la penombra.
“Alexa abbassa la serranda”.
Non solo è bello come il sole, ma questo ragazzo ha la pazienza di Giobbe.

Mi fa inginocchiare di fronte a lui.
Ho il suo pube davanti al viso.
Gli slaccio la cintura, gli sbottono i jeans, gli frugo tra i boxer e in un attimo ho il suo meraviglioso cazzo in bocca.
Il buchetto sulla t-shirt me lo sono dimenticato.

Sono stata tanto tempo senza fare sesso ho gli ormoni in subbuglio.
Ho voglia, e forse sono troppo irruenta, ma lui sembra gradire il mio ciucciare, la mia lingua passata insistentemente sulla cappella che gli solletica anche il forellino.

Mi fa girare, sono ancora tutta vestita, mi scosta il bordo delle mutandine e comincia a frugare con le sue dita.
Sarà che ero in astinenza.
Sarà che ha le dita lunghe.
Sarà che è proprio bravo di suo.
Sarà tutte queste cose insieme, ma io spruzzo come una fontana.
Allago il materasso e il pavimento.
Finalmente, dopo mesi, dopo assurde vicende personali, ho una piccola grande soddisfazione.

Ad un certo punto da tutta vestita sono tutta nuda e lui pure.
Forse mi parla, ma io non capisco.
Forse ansima, ma non ne sono sicura.
È buio e godo.
Dalla porta entra la luce ed io vedo la sua sagoma, ma non so se sta con gli occhi aperti o chiusi, non so che espressione abbia.
Soprattutto lo sento dentro di me.
Potente, maschio, molto gratificante.

Forse sta per venire, però si ferma.

Io sono madida di umori e lui passa la lingua tra le mie piccole labbra, mi solletica il clitoride.

Questa è l’estasi

Il cuore mi scoppia nel petto, le gambe mi tremano, anzi tremo con tutto il mio essere.
Il piacere estremo si impossessa di me.
Vorrei non finisse mai.
Attimi eterni.
Però debbono finire, perché sennò ci potrei anche morire.

Cambia scena.
Io sono di schiena, carponi sul letto e lui finalmente di nuovo dentro di me.
Non so per quanto tempo sono stata così, solo che il giorno dopo avevo le gambe che mi dolevano come se avessi fatto la maratona di New York (forse perché sono anche fuori esercizio).
Comunque adesso che ansima lo sento, si vede che sono più lucida di prima, e stavolta è lui ad inondarmi.
Mi sento piena, non solo di sprema, ma di gioia.

Zeta ti fa godere con la stessa intensità, usando un dito, la lingua o la meravigliosa anaconda che ha in mezzo alle gambe.


Sono una signora di una certa età, non brutta, ma che comunque ha avuto momenti migliori.
Mi aiuta lo spirito, una certa autoironia, due tette che ancora pare che tengano, una fica succosa che ha qualcosa da raccontare.
Trovare un giovane che ti brama e ti vuole possedere con passione ed eros è un elisir corroborante che aiuta parecchio la tua autostima e ti aiuta a volerti più bene.

“Alexa apri la serranda”.
La stanza è di nuovo piena di sole.
Adesso non ho più addosso la maglietta verde militare col buco.
Adesso finalmente guardo lui.
Ha la fronte sudata, i riccioli un un po’ incollati, gli occhi chiusi, le ciglia scure incurvate, il naso dritto è perfetto, le labbra carnose incorniciare da barba e baffi scuri.
Il culo a mandolino, le gambe lunghe, non vedo il suo membro perché sta steso di pancia, ma me lo immagino che si stia godendo il riposo del guerriero.

La lettera Zeta nell’alfabeto cirillico non esiste.
Si scrive come il “3”.
Rappresenta la trinità.

A volte il destino si sbaglia, a volte ti premia tre volte.

Da Zia a Zeta.




I racconti di Portia