Viola

Apro la porta di casa.
Un odore di miele, che sembra quasi bruciato mi penetra nelle radici.
Sento dei gridolini nella camerette di mia figlia.

La sua amica del cuore Viola, in reggiseno, senza mutandine sul letto.
A gambe larghe.
Mia figlia Federica le deve aver fatto la  ceretta all'inguine.
Ora la sta massaggiando con l'olio, per lenire e togliere i residui di cera.
Ridono, scherzano.
Sono amiche per la pelle.

Quella fichetta io la conosco bene, avendola toccata, baciata e penetrata tante volte.
Ora è anche un po' arrossata, ma molto curata, con solo una strisciolina di peli larga poco più di un dito.

Lei mi vede che sto sulla porta.
Federica no, è di spalle.
Ci scambiamo un cenno.

Una figjetta giovane da assoporare e da far godere è un'esperienza galvanizzante per un uomo sulla cinquantina come me.
Avere sotto le mani un corpo giovane, sodo di una ventenne è già eccitante di suo.
Viola è bella, sinuosa.
Ha una patina con piccole labbra e quando la penetro è stretta, provo delle sensazioni meravigliose.
Si bagna subito, quindi mi da una grande sensazione di potere perché mi rende cosciente di procurarle grande piacere.

Una ventenne mi da l'idea di essere un maschio Alfa, al limite del delirio di onnipotenza.
Essere cavalcati da una ragazza che potrebbe essere tua figlia è un'idea che mi eccita da morire, specialmente se è lei che ti cerca e per prima ti desidera.

Ora è di nuovo qui, a casa mia.
Debbo escogitare il modo di possederla.

Quando esce saluta anche me con un bacio sulla guancia.

Credo che non sia neppure arrivata all'androne che ricevo un messaggio "Ti aspetto a casa mia. I miei non ci sono, vieni subito".

Trovo una scusa, esco.
Dopo 10 minuti sono davanti al suo citofono.
Mi apre.
Salgo.

Già sulle scale sento il cazzo che mi preme nelle mutande.
Lei aveva lasciato la porta socchiusa e la vedo che esce dal bagno.
Si è già spogliata. Senza nessuna timidezza.

E' ancora più bella di come me la ricordavo.
Mi si avvicina, l'abbraccio, la bacio.
"Piccola mia, mi sei mancata"

Viola è proprio un frutto speciale.
Non mi spiego il motivo, ma lei mi desidera. Anche di più di quanto la voglia io.

La faccio  sedere sul tavolo del soggiorno.
Comincio ad insinuare la mia lingua dentro di lei, era già bagnata e vogliosa.
Mentre la lecco mi spoglio.

Poco a poco sostituisco la lingua col polpastrello, scivolo dentro e fuori quel laghetto, non trovo resistenza.
La mia piccola comincia già a godere.

Adesso vuole farmi un pompino, inginocchiandosi di fronte a me.
Mi spiazza perché  comincia a leccarmi anche il buco del culo.
Ho un'erezione poderosa potente.

La prendo in braccio e la porto sul letto dei suoi genitori.
Le faccio allargare le gambe, è ancora un lago lì in mezzo, appoggio la mia cappella gonfia all'entrata della sua fichetta e lo spingo tutto dentro.
Comincio a spingere, lei ha una strana espressione, non credo abbia male, piuttosto sente molto forte la mia verga dentro di lei.
Sono impetuoso dentro di lei.

Voglio farla sentire posseduta e la sentivo che mi stringeva a sè anche con le gambe.
La afferro per le caviglie e spingo anche più forte.
Ha un orgasmo così violento che urla e fa un lago sul materasso.
Mi implora di non smettere.

Mi sento pervadere da un senso di calore immenso, mi sento scoppiare, non riesco più a trattenermi.
Lei continua a gemere.
Io urlo come una bestia.
Le contrazioni durano ancora un po', i nostri cuori battevano insieme all'impazzata.
Senza parlare esco da lei.
Ho fatto una stronzata, le sono venuto dentro inondandola di sperma.

Lei mi abbraccia, mi sdraio vicino a lei, mi bacia "Grazie amore mio, io voglio solo te, avrei voluto solo bere il tuo sperma.
Ora per non vedere la tua bimba col broncio mi accontenterai".


I racconti di Portia