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Secondo capitolo (Di madre in figlia)


di Portia
03.06.2023    |    793    |    1 9.7
"Ora non può non sapere che non sono lei, che non sono mia madre..."
"Vieni. Non farmi aspettare".

Il messaggio secco e perentorio blocca Luca.
Da disposizioni ai suoi collaboratori, scende velocemente le due rampe di scale, senza attendere l'ascensore e in pochi minuti è già sulla strada.

Il cancello della villa è aperto e si richiude al suo passaggio.

Entra, sa benissimo dove deve andare, conosce la casa a menadito.

La stanza è inondata di sole e dalle finestre aperte entra l'odore del mare.

Lei distesa sul letto, nuda, lo sta aspettando.

La mano di Luca le accarezza il viso e poi scende tra i seni, in mezzo alle cosce.
Con l'altra mano si sfila la giacca, si toglie la cravatta, si sbottona la camicia.
Il cazzo gli preme già dentro le mutande.

Lei si siede sul letto e gli apre i pantaloni.
Lo denuda completamente, si inginocchia, gli bandisce l'asta con una mano e comincia a succhiarglielo.

Lui comincia a spingerglielo in gola, fino quasi a farla soffocare.
Lei sente il cazzo di Luca che gli cresce in bocca.

Luca la prende e la adagia sul letto, le divarica le cosce e comincia a leccarla.
Con la lingua indugia sul clitoride gonfio e turgido.
Intanto le infila due dita in fica e uno nell'altro buchetto.

Le comincia ad ansimare a godere, a grondare di umori.
Urla, consapevole che sono soli e nessuno può sentire, implorando di non smettere.

Luca la gira a faccia in sotto, le allarga le gambe e la penetra.
Lei sente la cappella entrare è così bagnata che scivola che è una meraviglia.

Godono tutti e due, non c'è neppure bisogno di dirselo i loro corpi sono fusi nella passione che li unisce.

Lei gronda di umori e Luca ne approfitta e le profana il secondo buchino.
All'inizio lei urla per il dolore, poi il bruciore passa e continua a godere come prima, più di prima.

Spinte forti e ritmiche, Luca si ferma solo per non venire.
"Hai un culo fantastico, starei qui dentro per ore".
Ad ogni spinta Luca aderisce al corpo di lei, il vigore sta scemando, perché si sta preparando a venire.

Da due colpi ancora urla di piacere e lei si ritrova allagata di sperma.
Quando lui sfila piano il suo cazzo il liquido le esce copioso come un fiotto.
Lei distrutta e felicissima il cazzo che le pulsa dentro e gli schizzi la danno sempre emozioni nuove.

Lui senza neppure lavarsi si riveste e va via.

Vedo la macchina di Luca, l'amante di mia madre sfrecciare sul vialetto per tornare alla sua vita quotidiana.

Io credo che mia madre sappia che non sono mai da soli, che sono lì quando mio padre parte e studio i loro amplessi.
Ho un punto strategico della veranda da dove li osservo.
Li guardo e mi eccito e vorrei essere al posto di mia madre.
La invidio.


"Ti aspetto, sono sola".
"Mettiti la benda che troverai all'entrata prima di entrare in camera".

Il messaggio stavolta l'ho scritto io.
Chissà se Luca si è insospettito per la richiesta di bendarsi... Chissà... Chissà... Mille dubbi mi assalgono.
Ma io lo voglio.
Non voglio nessun altro uomo che non sia lui.

Ecco la sua macchina nel vialetto.
Ecco che si richiude il portone di casa alle spalle.
Eccolo bendato davanti la camera.

Gli vado incontro.
Prego dio che si accorga il più tardi possibile che non sono mia madre.

Lo spoglio completamente.
Lo annuso.
Finalmente le mie dita scorrono sulla sua pelle.
Le mie mani tengono stretto il suo cazzo.

Finalmente.

L'ho desiderato tanto questo momento.
La sera mi masturbavo sempre pensando a lui.
Mi era odiosa l'idea che mia madre lo potesse avere ed io no.

Finalmente.

Io sono già nuda.

Le sue mani mi esplorano.

Mi accarezza i seni, piccoli sodi, al suo tocco i capezzoli mi diventano dritti e duri.
Me li strizza... Mi comincio a bagnare. Di già.

La mano scende sul ventre.

Mi esplora la fica.

Ora non può non sapere che non sono lei, che non sono mia madre.

Ma l'esplorazione non ha fine.

Le dita di Luca si insinuano sempre più prepotentemente dentro di me.
Mi sta studiando.
Si porta le dita al naso le annusa.
Se le porta alla bocca, assaggia.
Controlla quanto sono eccitata, bagnata, sa di cosa profuma la mia fica, sa che è dolce, sa che è solo per lui.

"Sei bollente" aggiunge lui. La fica più bollente mai vista.

Le dita scivolano dentro e fuori e io sono scossa dai brividi.
Mi ritrovo distesa sul letto, la lingua ha preso il posto delle mani.
Mi lecca, mi succhia, mi beve.
Io godo. Godo di lui, godo del momento che ho desiderato da tanto.
Mi lascio andare.
Sto in estasi.
Con le mani mi palpa il culetto di alabastro, le cosce sode.
Ho 19 anni, mia madre è bellissima, ma io sono ancora un bocciolo.
Sento un incastro di emozioni, sento che tutto ora è perfetto.

Come con mia madre mi prende da dietro.
Io lì sono vergine, il mio buchetto ora è violato.
Entra piano, prima la cappella poi tutta l'asta.
Mi brucia, mi fa male, mi sento dilaniata... Cerco di resistere.
Mi lamento.
Ci riprova.
Non resisto.
Lui si toglie.
Mi gira.
Mi dice "scusa".

Me lo ritrovo col viso sul mio, senza benda, inutile ormai.
Mi rendo conto che io l'ho appena sfiorato e l'ho anche fatto smettere di incularmi, nonostante ciò il suo cazzo è come il marmo.
Dritto, grosso.

Entra nella mia fica.
Sta dentro di me, duro, nodoso pulsante.
Dentro di me fino alle palle.
Mi sbatte, ma mi sembra molto più delicato di quanto scopa con mia madre.
Quasi timoroso.
Gli mordicchio i capezzoli, lo so che questo lo fa impazzire.

Con nessuno dei ragazzi che ho frequentato ho provato un godimento così.
Credo che sto urlando.
Urlo e schizzo.
Il getto del mio squirt allaga il letto, le lenzuola dove dorme mia madre.
Il letto dove lui l'ha posseduta tante volte.
Il mio schizzo è come marcare il territorio.
Oggi la femmina alfa sono io.

Sì, sto urlando forte, lo sto implorando di non smettere, di starmi dentro, di venirmi dentro.
Tremo, brividi di piacere mi scuotono.
Vorrei che questo orgasmo non finisse mai.
Ma voglio vederlo godere e lo imploro di sborrare.
Adesso.

Evidentemente timoroso delle conseguenze tira fuori il suo cazzo un attimo prima di raggiungere l'acme.
Gli schizzi bollenti mi ricoprono dai capezzoli, fino al monte di venere.
Sono piena dei suoi liquidi densi e bianchi.

Con mia madre l'ho visto sempre andare via frettolosamente.
Stavolta, invece si sdraia accanto a me.
Mi accarezza, mi bacia.

"A cosa pensi?"
"Che adoro guardarti, piccola..."

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