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L'adultera fedele 2


di iltiralatte
25.11.2023    |    2.210    |    5 7.7
"Soldi per la discoteca non ne ho ed ecco spiegato il perché mi trovo qui dove, con una birra, posso trascorrere la serata..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Giorgia
Ivan partì ed io rimasi sola alla conduzione della ditta di famiglia..
Sapevo di aver compiuto il mio dovere invogliando mio marito a seguire le orme di suo padre ma Ivan mi mancava.
Era vero, lo vedevo tutte le sere: da me erano le 18.00 mentre da lui prima mattina, ma neppure questo fugace contatto mi bastava più.
Il mio corpo reclamava un uomo, non ce la facevo più a resistere.
A questo dovevo aggiungere la ribellione di Katia.
Non mi ubbidiva e non riconosceva il mio ruolo di moglie di suo padre.
Si sa. Le figlie sono naturalmente portate a parteggiare per il padre mettendo la madre in secondo piano.
Io poi non ero neppure la mamma: capivo che mi vedesse come un’estranea ma forse stava esagerando: oramai non era più una bambina.
Volevo inserirla in azienda ma non sapevo come fare.
Neppure farla parlare col padre tramite internet era servito.
Dovrò forzatamente attendere il primo ritorno di Ivan sperando che lui riesca ad imbrigliare la sua puledra.
La sera era cominciata male.
Appena giunta a casa dovetti sopportare una scenata di Katia che si alzò dalla tavola e si ritirò in camera sua sbattendo la porta.
Non me la sentivo di invitare qualcuno della servitù a tenermi compagnia davanti allo schermo televisivo.
Decisi di passare la serata ad un pub di tipo inglese che avevano appena aperto nelle vicinanze.
Quando entrai ero l’unica donna presente nel locale che non era molto affollato.
Molti tavolini erano vuoti, in altri un massimo di due persone erano occupate a bere la loro birra scambiando rare parole tra loro.
In sottofondo gli altoparlanti emettevano una musica soporifera.
“Beh, per stasera posso accontentarmi (pensavo), mi fa bene un ambiente simile. Certo mi consentirà di riflettere e di badare in pace ai fatti miei.”
Scelsi un tavolo un po’ isolato ed ordinai una birra ad una specie di pin-up travestita da cameriera.
Non feci in tempo a portare la mia bevanda alle labbra.
Vit “Come è possibile che una bella donna debba bere tutta sola?”
Guardai freddamente il mio interlocutore.
Se non avevo perso la capacità di valutare stimai che dovesse avere qualche anno più di me: non troppi.“
Io (sarcastica) “Stavo giusto attendendo un rompiballe curioso.”
Vit “Allora l’attesa è terminata.”
Mi porge la mano: “Piacere, Vito.”
Tanta sfrontatezza dopo tutto mi divertiva. Mi sfuggì un sorriso.
Io “Piacere Giorgia”
Il ghiaccio era rotto,, non pensai più a Katia ed alla sua ribellione come pure ad Ivan ed alla sua lontananza.
Ora c’era solo Giorgia, colle sua paure, coi suoi pregi e, soprattutto, me ne accorsi con sgomento, colla sua fame.
Il peggio era che proprio la fame mi disarmava,
Ridevo come una stupida a sue battute, tutto sommato, banali.
Cercai di riprendere il controllo della situazione.
Io “Sei molto simpatico Vito, ma sembri pure molto giovane e sai? Ad una donna queste cose interessano sempre. Cosa fai per vivere?”
Vit “Mi piaci finalmente una domanda seria e che denota interesse. Mi sono appena laureato in odontotecnica ed ho aperto un piccolo studio presso la mia abitazione. Vuoi sapere se sono ricco? Certo che no, ancora non ho una gran clientela ed onestamente fatico ad arrivare a fine mese. Soldi per la discoteca non ne ho ed ecco spiegato il perché mi trovo qui dove, con una birra, posso trascorrere la serata. Ma tu, perché sei qui? Guardando i tuoi abiti mi sembra di poter desumere che tu sia agiata.”
Quindi aveva 5 o 6 anni più di me: la cosa si faceva interessante.
Io “Non farti ingannare dal mio aspetto. Si sono molto benestante e molto sposata. Dirigo la ***** che è l’azienda di famiglia cui mio suocero e mio marito mi hanno associata.”
Vit (stupidissimo) “La *****? Ma è una delle ditte agricole più importanti della zona, e tu proprio non hai l’aria della contadina!”
Scoppiai io a ridere
Io “Certo che non sono una contadina. L’azienda è grande ed ognuno ha suoi compiti specifici: io curo tutta la parte amministrativa. Per la parte tecnica mio marito è agronomo e sa cosa si deve fare e soprattutto quando lo si deve fare.”
Vit “Tuo marito? Deve essere una gran brutta persona. Io se avessi una moglie come te non mi staccherei mai dal suo fianco. Col cavolo le consentirei di uscire sola la sera per recarsi in un pub. La accompagnerei e la scorterei sempre cospargendomi magari il capo di cenere per ottenere il suo perdono anche sapendo che a sbagliare è stata lei.”
Io “Sei molto carino e ti ringrazio per il complimento, ma non è questo il caso. Stavamo sviluppando l’azienda aprendo una filiale negli Stati Uniti quando mio suocero è morto ed Ivan è dovuto forzatamente correre negli USA per prendere in mano la situazione. Sai? Le viti non crescono da sole ed i grappoli debbono essere pigiati se alla fine vuoi ottenere del vino.”
Si era fatto tardi e mi alzai per tornare a casa.
Vito si alzò.
Non ti lascio uscire da sola: consentimi di accompagnarti.
Acconsentii con un sorriso ed uscimmo nella tiepida aria della notte che invogliava ad allungare il percorso, cosa che feci d’istinto.
Continuavamo a chiacchierare come vecchi amici quando
Vit “Ecco io abito qui. Credevo di dover essere io a scortare te, non il contrario.”
Sorpresa, alla luce di un lampione stradale. guardai la targa posta all’ingresso dell’edificio : “VITO STUDIO ODONTOIATRICO”
Il destino ci aveva messo il suo zampino, lo compresi.
Io avevo scelto il percorso, e Vito si era sempre e solo limitato a seguirmi.
Valutai nuovamente il mio accompagnatore: ben fisicato e certo di piacevole compagnia.
Poi, tutt’a un tratto i miei bollori, che sembravano momentaneamente essersi sopiti tornarono a farsi vivi.
Avevo bisogno di un uomo, lo sapevo e sapevo pure di avere quello adatto accanto a me.
Io “Non vorresti mostrarmi il tuo studio?”
Vit “Il mio compito è quello di servirti e di proteggerti questa sera, quindi obbedisco al tuo ordine.”
Scelta una chiave mi aprì la porta.
Una piccola sala d’attesa si rivelò ai miei occhi mentre da una porta lasciata aperta potevo scorgere una poltrona debitamente bardata.
Vit “Questo è il mio regno mentre da quella porta,, (me ne indicò una chiusa) si accede alla mia abitazione.
A questo punto mi sollevò la testa e mi baciò.
Io “No, per favore, sono una donna sposata.”
Ma questa volta a tradirmi fu il mio corpo.
Le gambe mi si piegarono sotto ed io non potei che cingergli il collo colle braccia mentre lui, dopo aver fatto delle sue braccia due rebbi, mi conduceva nel suo letto.

Fine ?
Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi.
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