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Mi scopro femmina. Mio primo pompino Cap. III


di Membro VIP di Annunci69.it Lorella65Trav
27.03.2024    |    5.329    |    17 10.0
"Quella presa di coscienza di essere femmina, ben presto mi fece nascere la curiosità di conoscere da più vicino il mondo femminile che adoravo tanto e..."
Osservo la prima bambolina della matrioska e il ricordo dei miei 12 anni e dei primi turbamenti sessuali si affaccia immediatamente alla mia mente..
Fino a quel momento, ero sempre stato un bambino sereno e tranquillo sia nei rapporti con le persone che, e soprattutto, con i miei genitori, mi piaceva andare a scuola e leggevo libri di avventure che mi facevano sognare di diventare, da grande, un famoso esploratore.
Poi, un bel giorno, cominciai così a fare strani sogni che, solo anni dopo, capii che erano zeppi di simboli legati al sesso.
Erano popolati da tantissimi serpenti che si aggrovigliano tra loro lungo una stradina che portava ad un piccolo lago e si strusciavano vicino alle mie caviglie ad ogni passo che facevo oppure, quando mi immergevo nelle acque limpide, mi nuotavano intorno sfiorandomi il petto, i fianchi e passando lentamente tra le mie cosce ne potevo sentire i corpi lisci e senza calore.
C'erano di tutte le dimensioni, da quelli piccoli a quelli molto grossi ma tutti con teste davvero sproporzionate rispetto al lungo ma più sottile corpo.
Mentre nei primi sogni, la loro presenza mi terrorizzava, nelle tante volte successive, poco a poco capii che non mi erano ostili e perciò, preso il coraggio a due mani, iniziai a toccarli.
Provavo allora, una strana ma forte eccitazione sentendoli sgusciare dalle mie mani che mi procurava un intenso piacere, tanto che al mattino dopo al risveglio, le mie mutandine erano intrise di liquido biancastro come il latte ma più cremoso.
Fu, quello, l'inizio delle mie prime masturbazioni e ogni volta che lo facevo, mi piaceva sempre di più vedere quel “latte cremoso” che schizzava forte sulla pancia e, qualche volta addirittura fino a colpirmi a colpirmi anche la faccia e la bocca.
Poi, col passare del tempo quei sogni, poco alla volta si diradarono fino a non presentarsi più ma e restò intatta l'abitudine a masturbarmi e, nel frattempo, crebbe anche il mio interesse verso il sesso.
Già da qualche tempo adoravo le donne, belle, eleganti e piene di fascino e tutto ciò che apparteneva a quel mondo e quell'aura che emanavano tutto intorno, vestite con abitini che mettevano in risalto seni prosperosi, fianchi accentuati che ondeggiavano nel camminare su scarpe con tacchi alti o si sistemavano con grazia la capigliatura.
Ero, però, anche attratto dai maschi e dalla loro mascolinità che al mare o in piscina era corroborata da toraci ben disegnati e, soprattutto guardando i loro costumi da bagno, immaginavo dal rigonfiamento davanti, la presenza di grossi peni che potevano molto più grossi se eccitati.
Capii, allora, che la mia adorazione per le donne non era in totale antitesi con l'attrazione verso i maschi, perché le prime rappresentavano quello che desideravo diventare mentre i secondi, quello che avrei voluto toccare ed accarezzare e, un giorno, assaggiare.
Ne osservavo davvero tanti sotto la doccia, alla fine di una partita di calcio, e quante volte avevo desiderato di poterli guardare più da vicino che, come per i serpenti dei miei sogni, alcuni erano spesso di misura medio/piccola mentre altri lo avevano bello grosso e con e larghe cappelle che sembravano bei funghi porcini su gambi solo leggermente più sottili .
Ne restavo turbato ma, nel contempo anche eccitato e, sempre come nei sogni dei serpenti, mi veniva una gran voglia di toccarli e sentirne la consistenza e, spesso, avvertii finanche il desiderio di poterli masturbare fino a farli spruzzare il “latte” ma non ebbi mai il coraggio neanche di chiederlo.
Un fatidico giorno, dei miei 14 anni, come mi ricordava la seconda bambolina, avvenne che mentre stavo gettando qualcosa in un cestino, vidi che c'era dentro una rivista porno e col batticuore la presi e la nascosi nella mia cartella dei libri e, poi, cercai un posto tranquillo per guardarla.
C'erano foto di tutti i tipi, donne con maschi super dotati, donne bellissime con addosso solo velatissime calze sorrette da reggicalze sexy e con reggiseni dai quali fuoriuscivano floride tette con turgidi capezzoli al centro di areole larghe quasi sempre rosee e, qualche volta, più scure.
Nelle pagine successive però cambiava totalmente il contenuto delle foto, tre ritraevano due giovani maschi di cui uno steso su letto e l'altro, con in mano l'enorme bastone del primo, riceveva in bocca lunghi spruzzi di sborra che gli avevano già riempito gran parte della lingua e della bocca stessa.
Quelle foto, a differenza di quelle delle donne, mi eccitarono tantissimo e pensai che forse avrei potuto provare a farmi un pompino da solo e perciò, un pomeriggio, steso sul mio letto totalmente nudo, poggiai la testa sul cuscino e poi, poco alla volta, piegai entrambe le gambe oltre la mia testa.
Il mio cazzo, che era cresciuto molto negli ultimi due anni ed era già quasi 20 centimetri, era proprio davanti ai miei occhi e puntava dritto verso la mia faccia con la cappella ben larga a pochi centimetri davanti a me e sembrava desideroso di entrare nella mia bocca.
Era davvero molto invitante e fremeva in attesa che io decidessi di accontentarlo.
Mi feci, allora, coraggio e con la mano afferrai stretto l'asta che era diventata durissima per l'eccitazione e con la bocca spalancata iniziai a segarmi mentre l'eccitazione aumentava sempre più.
Era ciò che sognavo, provare due piaceri nello stesso momento, il mio cazzo che avvertiva il caldo della mia stessa bocca e questa che avvertiva, allo stesso tempo, la presenza del mio cazzo dentro di essa e, quindi, il grande piacere di sentirne le contrazioni nel momento in cui stava per sborrare, poi, gli spruzzi che uscivano con forza e insieme, il doppio piacere di ricevere quel caldo e denso sperma direttamente in fondo alla gola e in parte sulla lingua ben protesa in avanti era divino.
Ma avevo imboccato la sola cappella ed io desideravo invece averne molto di più, allora con il palmo dell'altra mano spinsi le natiche e l'intera cappella, strusciando sulla mia lingua, entrò tutta in bocca e poi con successive spinte del mio capo in avanti, arrivai ad imboccarne una buona metà .
Fu, quella, una sensazione sublime la pelle era morbidissima ma l'asta sottostante era dura come il marmo e fui preso da una specie di “raptus” e, perciò, aumentai la velocità della mano e della testa e, quando sentii le contrazioni, serrai bene le labbra arrivando in pochi minuti all'orgasmo.
Una serie di fiotti mi inondò direttamente la gola, poi stanco per lo sforzo, riappoggiai la testa sul cuscino e spalancai di nuovo la bocca per accogliere i successivi fiotti e, quando non ne uscirono più, la chiusi e di quel seme ne gustai a lungo il sapore e la consistenza e, infine, lo ingoiai tutto.
Il piacere di sentirlo in bocca e, poi, scendere lungo l'esofago fu potentissimo e talmente eccitante che, più tardi lo feci di nuovo arrivando addirittura ad imboccarne ben oltre la metà della mia asta e. resistendo allo sforzo di stare in quella posizione, riuscii a sborrarmi tutti i 4/5 fiotti a bocca serrata provando, finalmente, la nuova e sublime sensazione di sborrare ed ingoiare contemporaneamente.
Perciò nei mesi e negli anni successivi, lo feci decine e decine di volte durante la settimana e, talvolta, anche due/tre volte al giorno, ero come drogato di sesso e di sborra.
Abbandonai, perciò, l'idea di succhiare cazzi altrui e per molto tempo non ci pensai più in attesa che una volta più grande, mi sarei tolto anche quel desiderio mentre, invece, cominciava ad affacciarsi sempre più spesso e con forza la mia natura femminea che reclamava potentemente il suo diritto ad affermarsi come genere prevalente se non unico.
Cominciai, allora, a sentirmi come dentro “un guscio” che racchiudeva un corpo a me estraneo, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo perché la mente, le sensazioni, i desideri e i sogni erano quelle di una femmina ed iniziai, allora ad odiare quel corpo così opposto alla mia vera natura che vedevo dentro lo specchio.
In quei mesi, i miei coetanei stavano già diventando “uomini” con i primi accenni di peluria sul viso, la voce che aveva cambiato tonalità passando dalla voce stridula di qualche mese prima ad una più profonda e con una struttura fisica più mascolina fatta di pettorali larghi, gambe muscolose e piedi che già calzavano scarpe misura 42/43.
Io, invece, ero proprio il contrario, corpo esile totalmente glabro, capelli sottili e lunghi fino al collo, giro vita stretto e un culetto ben pronunciato e rotondo e, sopra ogni cosa, due tettine sporgenti con capezzoli grossi e gambe sottili e soprattutto, mi sentivo femmina!
“Che sta succedendo?” mi chiedevo in continuazione e mi convincevo sempre di più che ero come il “brutto anatroccolo” della famosa fiaba.
“Forse è solo una fase transitoria che finirà presto e, poi, diventerò come gli altri? Oppure sono il frutto di un terribile scherzo della Natura?”
Fatto sta, che guardandomi di profilo, le tettine che vedevo erano molto simili a quelle di una ragazza e testimoniavano in modo inequivocabile che non era né una suggestione né un terribile scherzo della Natura ma “semplicemente” che ero nato/nata nel corpo sbagliato.
Quella presa di coscienza di essere femmina, ben presto mi fece nascere la curiosità di conoscere da più vicino il mondo femminile che adoravo tanto e cominciai perciò, a rovistare nei cassetti di mia sorella che oramai era già donna fatta anche se aveva poco più di 17 anni.
Era una gran bella ragazza. non altissima ma con un generoso seno, girovita stretto, fianchi sinuosi e capelli nerissimi come gli occhi che sembravano due olive nere, insomma la classica bellezza mediterranea e con una fortissima sensualità innata.
Di solito vestiva in modo sportivo ma, quando, si metteva “in tiro” per andare in discoteca o uscire con le amiche, il suo fondoschiena saliva di almeno 12 centimetri e, con la minigonna parecchio mini, un paio di autoreggenti velati, un bel top e ben truccata, diventava una strafiga incredibile.
Anche mia madre, non era niente male, anzi era proprio una bella donna e, quando uscivano insieme, sembravano due sorelle anche se ai mie occhi di ragazzino, sembrava “vecchia” con i suoi 41 anni, età che di questi tempi l'avrebbe fatta definire una giovane donna belle e molto attraente.
Solo qualche chilo in più di sua figlia ma che, comunque, non ne intaccavano la bellezza e, quando si vestiva per uscire qualche sera con mio padre, la sua bellezza aumentava ancor di più appena metteva un bel vestitino elegante e un paio e un paio décolleté con tacchi a spillo.
Entrambe lavoravano nel nostro negozio di abbigliamento e intimo femminile mentre mio padre era un Libero Professionista e tornava a casa mai prima dell'ora di cena e così, quasi tutti i giorni, dopo essere tornato da scuola, restavo dopo pranzo per qualche ora da solo.
Iniziai, dicevo, a rovistare nei loro cassetti e mi affascinava molto tutto l'intimo” che indossavano, le calze velate, i reggicalze e tutti i ninnoli che mettevano e che le facevano diventare davvero “vere femmine” piene di fascino e appetibili da molti uomini.
Quando, poi, si avvicinava il momento in cui stavano per tornare a casa, rimettevo tutto in perfetto ordine e me ne andavo in salotto a “guardare“ la TV.
Un giorno, in cui come al solito ero da solo durante un pomeriggio di inizio primavera, pensai che era arrivato il momento della svolta, mi feci coraggio e presi dai cassetti e dall'armadio una serie di slip di mia sorella molto stretti, un paio di reggiseni e due paia di calze, uno velatissimo nero ed uno a rete di mia madre e un bellissimo reggicalze che mi calzava a pennello.
Con molta cautela indossai tutto terminando la vestizione con un corsetto rosso e nero che mi strinse stretto il giro vita facendo sì che i fianchi diventassero più marcati come quelli delle donne, infine calzai un paio di scarpe con tacchi altissimi di mia sorella e, con passo incerto, andai a rimirarmi nello specchio.
Fu una vera folgorazione, l'immagine riflessa era esattamente di quello che sentivo di essere e che volevo diventare, una ragazza o più precisamente, una femmina sexy e intrigante.
“Niente male, direi, sembro proprio una bella fighettina. Chissà se un giorno riuscirò a diventare una vera femmina, e se accadrà quello sarà il giorno più bello della mia vita perché, finalmente, il “brutto anatroccolo” sarà diventato un bellissimo cigno.”
E, così, ogni volta che restavo da solo ripetevo questo incantesimo e mi eccitava talmente tanto che nel guardarmi, sognavo ad occhi aperti di stare steso su un letto con un uomo, bello e dotato e di succhiargli l'uccello e, questa visione mi eccitava al punto che iniziavo a masturbarmi e, poi, correre sul letto a succhiarmelo fino all'orgasmo e bere tutto immaginando che fosse di quell'uomo.
Quella voglia crebbe, poco alla volta, fino a diventare quasi un chiodo fisso, non era una semplice infatuazione che, per sua stessa natura, è passeggera, ma un vero e proprio sogno che si piazzava nei miei pensieri sempre più frequentemente sperando che un giorno si potesse avverare e quel giorno tanto sognato e desiderato da farmi sognare di essere circondata da cazzi che succhiavo con sfrenata passione e, alla fine, essere inondata da un fiume di sborra, un giorno finalmente arrivò.
Avevo quasi 18 anni e stavo seduta su una panchina di un parco e mi stavo godendo un po' di fresco in quella giornata torrida di metà luglio, intorno non c'era quasi nessuno, forse perché molti erano già in vacanza o molti più ancora erano tappati in casa con i climatizzatori al massimo.
Annoiata, stavo per alzarmi e tornare verso casa a godermi anch'io un po' di fresco, quando un signore, passando davanti alla panchina, mi guardò più volte e mi sorrise affabilmente.
Poteva avere forse 40 o 50 anni, capelli appena brizzolati, alto ma con una pancia abbastanza grandicella, in poche parole un uomo di grossa stazza e se devo essere sincero, lo trovavo davvero lo magnetico nella sua possente mascolinità.
Mi chiese se poteva sedersi anche lui sulla stessa panchina visto che era all'ombra, mi sorrise di nuovo e “Ciao, mi chiamo Sergio. Ti va di scambiare due chiacchiere con me, non mi capita spesso di poter parlare con ragazzi della tua età ed invece, è una cosa che amo fare.
“A me piace molto parlare con persone più grandi di me perché da loro posso solo imparare cose nuove e, in particolare da persone che ne sanno molto più di me, cose della vita che ancora non conosco ma che mi piacerebbe apprendere e, magari fare.”
Quella frase la buttai lì che sembrava a casaccio ma la dissi guardandolo dritto negli occhi e, poi abbassando lo sguardo lo posai sulla patta dei suoi pantaloni.
Non sembrò cogliere, il messaggio anche se notai subito un grosso e inconfondibile rigonfiamento sotto il suo leggero pantalone di cotone che arrivava quasi fino all'ombelico.
Se ne accorse, forse perché avevo sbarrato gli occhi mentre deglutivo la saliva come mi succedeva sempre ogni volta che davanti ad un dolce particolarmente dolce mi veniva l'acquolina in bocca.
“Scusami ma è stata una cosa involontaria.” mi disse mentre, intanto, si appoggiava la mano proprio sul rigonfiamento e aggiunse “ Ti vedo un po' annichilito, ti ha dato fastidio che sia successo?”
“Assolutamente no, mi sono però un po' meravigliato per le dimensioni.” azzardai a dire.
“Ti piacerebbe, forse vederlo più da vicino e, magari toccarlo con mano?” rispose eccitato.
“Non ne ho mai visti di così grossi e non ne ho mai toccato uno. Fino ad oggi!” risposi con un fil di voce perché ormai l'eccitazione era salita al massimo.”
“Diciamo che potrebbe essere una di quelle cose della vita che ancora non conosci e che ti potrei far apprendere?” chiese con lo sguardo dritto nei miei occhi.
“Mi piacerebbe molto, è arrivato il tempo che io inizi ad imparare e toccare con mano” risposi.
“Se vuoi, potremmo andare a casa mia che è qui vicino, cinque minuti e siamo lì”
Quella risposta era finalmente arrivata, così come finalmente era giunto il momento per anni atteso di assaporare la mascolinità di un uomo come avevo sempre immaginato tutte le volte che mi succhiavo il cazzo da solo per poi ricevere tutta la mia sborra nella mia stessa bocca.
“Vivi da solo o sei sposato e tua moglie in questo momento non c'è?” gli chiesi con sfrontatezza.
“Quando ho divorziato da mia moglie, mi sono trasferito qui in città e vivo solo soletto.”
“Ok, andiamo” gli risposi con risolutezza, ormai il dado era stato tratto e, quella, rappresentava la svolta verso l'affermazione definitiva della mia vera natura e avevo incontrato l'uomo che cercavo.
Ci incamminammo l'uno vicino all'altro, potevamo sembrare un figlio e un padre che si facevano una passeggiata e, perciò, difficilmente qualcuno avrebbe potuto notarci.
Ero, tuttavia, emozionatissimo al pensiero di stare nudo abbracciato ad un uomo nudo ma anche un po' preoccupato se sarei stato all'altezza delle sue ma anche delle mie aspettative.
Come mi sarei dovuto comportare, l'avrei subito imboccato o lo avrei prima baciato e leccato a partire dai capezzoli e, poi, sempre più giù fino a prenderglielo in bocca? E se mi avesse chiesto di dargli il culo, cosa gli avrei risposto? Che volevo ancora aspettare che arrivasse il momento di farlo che, poi, era la pura verità. Questo voleva dire, però, che non gli avrei parlato del mio desiderio di diventare donna perché altrimenti me lo avrebbe chiesto di sicuro se volevo essere sverginato.
Con la mente piena di questi pensieri, non mi accorsi che eravamo arrivati davanti al portone di un palazzo piuttosto antico e un po' isolato.
Entrammo in casa, piccola ma tenuta molto bene e pulitissima e appena chiusa la porta, Sergio mi abbracciò con trasporto, poi, mi accarezzò lentamente i capelli.
“Sono molto belli, morbidi e, così lunghetti, ti danno un'aria di ragazza.” mi disse e poi disse che sarebbe stato più bello spogliarsi completamente e, in pochi attimi era lì davanti a me nudo.
Non immaginavo che il cazzo potesse crescere di dimensione con l'età e, nonostante la prominente pancia, spuntava sotto per almeno venti centimetri o poco più ma quello che mi colpì molto fu la circonferenza del corpo del pene e quella più larga della cappella.
Poi, allungò le mani sul bordo inferiore della maglietta e lentamente me la sfilò e, quando vide i miei seni esclamò “Guarda che belle tette da ragazza che hai, questo non l'avrei mai potuto immaginare. Sei un vero splendore!”
Mi tolsi, allora, anche i pantaloni e i calzini; lui mi guardò estasiato “Sei bellissimo, anzi oserei dire bellissima, hai fianchi ben modellati e gambe lunghe e guarda che magnifico sedere che tieni. Se ti vestissi da donna saresti un vero schianto!” esclamò eccitatissimo.
Non risposi nulla lasciandolo nel suo dubbio, lui mi fece girare più volte su me stesso continuando a dirmi che ero bellissimo, anzi bellissima, poi andò in bagno a lavarsi il pisello ed io lo aspettai con trepidazione ma anche tantissima eccitazione.
Quando tornò, ero davanti allo specchio grande dell'armadio e, preso dalle parole che mi aveva detto, mi stavo rimirando di profilo soprattutto le tettine e, ovviamente, il mio femminile culo,
Mi abbracciò da dietro ponendo le sue grosse mani sulle mie tette spingendo nel contempo il suo cazzo contro lo spacco delle mie natiche.
“Mi fai impazzire con questo il tuo corpo, se vuoi te lo faccio entrare piano piano e te lo rompo questo meraviglioso culo. O ce l'hai già rotto?” mi chiese con la voce eccitata al massimo.
“Sono ancora vergine ma sono sicuro che presto lo darò perché è lo desidero ardentemente con la stessa intensità del desiderio di essere femminilizzata. Ma non adesso.”
“Ok, ti capisco e, allora, mettiamoci sul letto, staremo più comodi. Ho una grande voglia di toccarti ovunque e giocare con la lingua sui tuo i capezzoli mentre ti stringo le tette con le mani.” rispose.
“Anch'io desiderio moltissimo accarezzarti il torace e, poi affondare il viso dentro i peli che lo ricoprono e succhiare i tuoi capezzoli. E' un sogno che ho sempre avuto e che vedevo con gli occhi della mente ogni volta che mi masturbavo e mi succhiavo il mio cazzo fino a sborrarmi in bocca.” gli risposi, forse avventatamente ma era la pura e semplice verità.
“Sei un vero porcello, ragazzo mio. Ho avuto un culo pazzesco ad incontrarti e l'eccitazione enorme che mi è salita mi sta facendo sbarella per la voglia che ho di te.”
Ci leccammo e succhiamo i rispettivi capezzoli per moltissimi minuti, il suo cazzone era sempre ben dritto e duro e pure il mio si era rizzato prepotentemente in tutta la sua lunghezza e presto incominciarono a levarsi i gemiti di entrambi ad ogni leccata e succhiata.
Poi, lentamente iniziai a scendere con la lingua dal torace all'addome mentre lui mi teneva entrambe le mani sul capo con leggerezza ma con decisione.
Passai sulla sua pancia, era davvero molto grossa ma mi eccitava follemente perché Sergio rappresentava ai miei occhi un vero un maschione, forte e grande come un armadio.
Ero appena arrivato al suo ombelico quando la mia lingua incontrò la punta della sua cappella che sembrava che stesse lì ad aspettare fremente per l'arrivo della mia bocca.
Non ci pensai due volte e la imboccai nuovamente, la sua grossezza mi occupò totalmente lo spazio della bocca, lo sfilai, accumulai molta saliva e la riversai su quel fungo di carne che era duro e morbido allo stesso momento.
Scesi più giù e la saliva rese il cammino molto più facile e, quando la mia gola venne toccata, l'avevo quasi completamente dentro.
Sergio, mi tenne di nuovo la testa e diede una spinta verso l'alto e il suo cazzo venne completamente fagocitato al punto che dovetti respirare col naso, fu una sensazione fortissima di pienezza e restai fermo per qualche secondo.
“Ti piace, eh frocetto?' Adesso viene la parte più bella, vedrai che rimarrai entusiasta quando ti scoperò la gola come merita un frocetto come te”
E, infatti, il suo cazzo nella sua interezza cominciò un andirivieni dentro la mia bocca e un rumore come di qualcosa che viene sbattuto nell'acqua, risuonò a lungo nella stanza e fu per me un rumore del tutto nuovo ma talmente eccitante che mi si indurì all'inverosimile.
I minuti passavano ma il cazzo di Sergio sembrava essere instancabile e più volte ebbi conati di vomito ad ogni sua spinta che mi andava oltre l'ugola ma resistetti così come il suo cazzo che sembrava non arrivare mai alla sborrata finale.
Ma, quando lo sentii aumentare la velocità dell'andirivieni nella bocca mentre le sue mani mi tenevano sempre più saldamente la testa ed avvertii le contrazioni di quel cazzone immenso, capii che a breve la mia gola sarebbe stata colpita dai suoi spruzzi.
E così fu. I suoi gemiti si tramutarono in suoni quasi animaleschi e, finalmente sborrò.
I primi fiotti mi batterono il fondo della gola come potenti schizzi di acqua usciti da una canna di gomma ed io non dovetti fare altro che ingoiarli ad uno ad uno, poi il suo cazzo uscì e si fermò vicinissimo davanti alla mia lingua spalancata sulla quale riversò ancora 4/5 densi fiotti che in pochi secondi mi riempirono l'intero cavo orale.
Come quando mi sborravo da solo in bocca, mi tenni per un po' quella meravigliosa “cremina” e subito dopo ingoiai pure quella e, poi, ripulii l'intera asta e, in particolare, la cappella da tutti i residui di sborra che sostavano ancora leggermente tiepidi.
“Cazzo, che magnifico pompino! Sei una straordinaria frocetta ingorda e mi dai dieci minuti lo rifacciamo di nuovo.” mi disse con una punta di affanno nella voce.
Ne avevo ancora voglia ma, sopra ogni cosa, ci tenevo a diventare brava in quell'arte del pompino perché avevo intuito che era la più bella dimostrazione di sottomissione che potessi dare e che non mi sarei, perciò, fermata solo al bis ma che lo avrei voluto farlo per molte altre volte.
Ma avevo, però, voglia di sborrare anch'io e, quando Sergio mi chiese di raccontargli di come facevo a succhiarmi e sborrarmi in bocca da solo, glielo spiegai con piacere e, al termine del racconto, mi chiese se volevo farglielo vedere dal vivo.
Non mi feci pregare, presi il cuscino e lo posi sotto la mia testa, poi tirai indietro le gambe e, poiché il mio cazzo era diventato davvero molto duro per l'eccitazione, lo imboccai ed iniziai a segarmi con in bocca più della metà della mia asta.
All'improvviso, mentre ero intento a segarmi e già con la testa al momento in cui avrei sborrato in quella posizione che metteva ben in vista il mio culo, sentii la sua lingua che iniziava a leccarmi il buchetto e poi passare a bagnarlo di saliva fino ad entrare di qualche centimetro dentro di me.
Mi vennero i brividi lungo la schiena, era una sensazione straordinariamente bella ed eccitante, non avrei mai immaginato che oltre alla bocca e al cazzo, anche il buco del culo potesse dare così tanto piacere e immaginai, in quel momento, quanto sarebbe stato bello ricevere una cazzo dentro e gli dissi di no, non volevo prenderlo nel culo, era ancora troppo presto.
Guardò, allora, estasiato la mia perfomance e quando sborrai una quantità eccezionale di mio nettare bianco dentro la mia stessa bocca, esclamò “ Bellissima e bravissima frocetta, sei stata grande. Sei già la troietta che tutti vorrebbero ma, sono sicuro, che diventerai una vera zoccola.”
Come desideravo, lo leccai, lo succhia e lo bevvi con rinnovato fervore e strabiliante passione ben tre volte durante le ore che trascorsi a casa sua e, quando, la luce del giorno cambiava colore per l'incipiente tramonto, uscii dal palazzo e me ne tornai a casa felice, soddisfatta e, soprattutto, con la pancia piena di tutta la sua e la mia sborra.
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