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Storia della mia vita 17


di Moltoesigente1
15.02.2024    |    2.429    |    7 8.5
"Noi non sappiamo davvero come ringraziarvi per il pensiero, però queste cose sono sempre un po’ rischiose…..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 16

CAPITOLO 17 - LE REGOLE DEL CAMPEGGIO E UN DONO DI RICONOSCENZA

C’era stato un problema con l’iscrizione di Ramona al club che consentiva l’accesso al campeggio. Da ore avevamo cercato una soluzione, ma sembrava che non ci fosse nulla da fare. Dovevamo andare via.

Il campeggio era un sito estremamente esclusivo, chiuso, delimitato addirittura con due recinti concentrici, il secondo dei quali rivestito perché non si potesse vedere all’interno. Il recinto più esterno era alto e invalicabile e fra i due passava una strada sterrata per il controllo. Il tutto sorvegliato da telecamere sempre in funzione.

Potevano entrare solo gli iscritti a un club di soli transessuali, già di per sé piuttosto elitario a causa dei requisiti indispensabili per parteciparvi, che non tutti possedevano. Anche per i travestiti non era semplice l’iscrizione.

Nel campeggio, poi, potevano entrare altri transessuali solo su invito degli iscritti. Le donne potevano entrare solo su invito e comunque non più di una per ciascun partecipante e per un massimo di venti in tutto il campeggio.

Occorreva quindi prenotare molto in anticipo, se si voleva invitare una donna. Era assolutamente precluso l’accesso agli uomini. Eccezioni potevano essere fatte per un tempo limitato (una settimana al massimo) per mariti o fidanzati fissi – sempre con prenotazione anticipata da parte della transessuale che effettuava l’invito - e anche qui per una presenza contemporanea nel campeggio di non più di cinque uomini per volta. L’accesso degli uomini era poi particolarmente costoso.

Una delle regole inderogabili per l’accesso riguardava la certificazione sanitaria. Ciascuna iscritta al club doveva fornire ogni tre mesi i dati delle analisi del sangue relativi a malattie a trasmissione sessuale.

Doveva trascorrere almeno un anno dalla prima analisi, prima di poter accedere al campeggio. Tutte le analisi, ovviamente, dovevano risultare negative. Anche 10 giorni prima di accedere doveva essere presentata una ulteriore analisi. Ma anche questo non era sufficiente: occorreva anche avere una buona reputazione, garantita da diverse testimonianze. Era indice di cattiva reputazione il lasciarsi andare ad una eccessiva promiscuità, a collezionare amanti, a mostrare troppa disinvoltura nell’instaurare nuove relazioni e, soprattutto, a dare poca importanza all’assoluta necessità di usare le dovute precauzioni nei rapporti con sconosciuti.

Queste regole non valevano solo per le iscritte al club, ma anche per i possibili invitati o le accompagnatrici. Di conseguenza, gli accessi erano limitati esclusivamente a persone molto conosciute dalle singole aderenti e con le quali i rapporti erano consolidati nel tempo.

Questi precetti molto stringenti erano fatti rispettare dai gestori (anche loro transessuali) con molta severità. L’intento era quello di mantenere lo standard del campeggio a livello molto elevato, evitando che la presenza di estranei, soprattutto uomini, e peggio se non accompagnati, potesse far scadere in modo indesiderato la qualità dell’offerta e il clima complessivo.

Io, come accompagnatore di Ramona, che era iscritta al club, avevo ottenuto di poter entrare, pur essendo un ragazzo, in considerazione della mia giovane età e della mia indole tendenzialmente femminile. L’insieme di queste norme rigorose, i requisiti richiesti per l’iscrizione e, non ultimo, l’impegno economico per partecipare, facevano sì che la frequentazione del campeggio fosse riservata solo a persone di un certo livello culturale e sociale, garantendo la conservazione di un ambiente gradevole, raffinato e sicuro.

Non so quale fosse il problema relativo all’iscrizione di Ramona, ma purtroppo sembrava insormontabile e ormai eravamo rassegnati a essere esclusi dal campeggio.

Al nostro dramma aveva assistito una coppia di amiche: Jessica e Giovanna. Jessica chiese informazioni a Ramona e le disse che avrebbe tentato di fare qualcosa. Andò a parlare con la direttrice e rimanemmo in attesa, sperando riuscisse a trovare una soluzione.

Dopo un po’ di tempo uscì e ci diede la grande notizia: potevamo rimanere. Tutti ci sentimmo molto obbligati verso le due ragazze e le invitammo la sera presso la nostra roulotte per conoscerci meglio.

Eleonora ed io ci procurammo diverse cose dal ristorante del campeggio, mentre Ramona e Manola preparavano l’accoglienza. Ricevemmo Jessica e Giovanna nella tenda montata di fianco alla roulotte, organizzando tavolo e seggioline per una cenetta frugale, ma piacevole.

Jessica era la più decisa e dominante: aveva capelli lunghi neri, lineamenti appena marcati e labbra tumide naturali. Il corpo era molto attraente, la vita stretta, i seni pronunciati, i glutei rotondi. Stava molto bene nel mini vestito colorato che la avvolgeva fasciandola.

Giovanna era decisamente molto femminile. Bionda, con lo sguardo dolce e un sorriso molto luminoso; era più minuta di Jessica, ma un po’ più formosa, con curve morbide e sottolineate dall’abitino stretto.

Ramona indossava una camicetta leggera e un reggiseno colorato con una corta gonnellina blu che evidenziava i suoi fianchi generosi. Eleonora si era messa un elegante pareo sul costume da bagno, mentre Manola vestiva anche lei un mini abito colorato con ampia scollatura e aperto dietro, così da avere la schiena interamente nuda.

Io indossavo sopra gli slip una tunichetta leggera che mi lasciava le spalle nude e che saliva molto quando mi sedevo, scoprendo completamente le cosce. Per questo stavo molto attento a sedermi composto tenendo sempre le gambe unite: detestavo sopra ogni cosa lo scadere nel volgare anche solo per un piccolo gesto. Mi ero spalmato un po’ di crema doposole che mi aveva lasciato la pelle molto morbida e profumata. Ero l’unico vero ragazzo del gruppo, ma mi sentivo profondamente femmina in mezzo a loro.

Ramona mi ordinò di servire le nostre due nuove amiche. Mi alzai e portai loro i piatti. Poi servii il vino nei loro bicchieri con gesti aggraziati. Nel farlo, mi capitava di sfiorare ora il braccio, ora il corpo di entrambe. Mi piaceva sentire il mio stesso profumo nel fare quei movimenti ed ero certo che lo sentivano anche loro.

Finita la cena, ci sedemmo in circolo e continuammo gradevolmente la conversazione. In realtà, io non intervenivo mai, se non rispondendo educatamente quando mi ponevano domande dirette. Stavo seduto in silenzio molto compostamente con le mani in grembo e non guardavo nessuno. A un certo punto l’argomento cadde su di me, con le due amiche, soprattutto Jessica, che si informavano ponendo domande alle mie padrone. Rimasi sempre in silenzio con gli occhi bassi assumendo un comportamento ancora più riservato.

“Bisogna dire” si rivolse Jessica a Ramona, “che il vostro ragazzo è veramente molto bellino.” Ramona sorrise. “E anche molto, molto educato. E’ proprio delizioso.” Aggiunse Jessica.

La conversazione continuò su varie altre cose, ma Jessica tendeva a tornare sul punto. Evidentemente era molto interessata a me.
“Vedo che il tuo ragazzo è veramente molto ubbidiente e si comporta davvero bene. Hai impiegato molto per …. per renderlo…?”. Non sapeva come dirlo, rivolta a Ramona.

“Per sottometterlo, vuoi dire?”. Ramona fu molto più esplicita.
“No, non ho impiegato molto. Mi ha favorito anche la sua natura consapevole del suo ruolo. Certo, a volte sono costretta a punirlo perché non esegue gli ordini in modo corretto, ma non ho mai dovuto punirlo per disubbidienza. Almeno, questo non è successo finora.”

Dicendo questo, Ramona mi lanciò un’occhiata, ma io tenevo il capo chino e non incrociai il suo sguardo.
“Sei stata davvero brava. Ora possiedi un ragazzo docile e mansueto. Anzi, lo possedete tutte e tre, mi pare. E avete la fortuna che è anche veramente carino e desiderabile.”
“Ti piace?” Chiese Ramona con tono vagamente intrigante.
“Beh… è molto bellino e sicuramente anche molto arrapante.”

Si rese conto di aver detto qualcosa di troppo e si corresse: “Ma è vostra proprietà e vedo che vi piace anche molto. Io posso solo provare un po’ di invidia.” Disse Jessica ridendo.
“Tu cosa ne pensi?” Chiese, rivolgendosi a Giovanna.
“Si. Sono d’accordo. E’ molto, molto carino.”

“Ragazze, noi abbiamo un debito con voi. Siete state stupende nel risolverci il problema della nostra permanenza nel campeggio. Senza di voi saremmo già sulla via del ritorno a casa.” Esordì Ramona.
“Se davvero il nostro ragazzo vi piace molto e Manola ed Eleonora sono d’accordo, potremmo lasciarvelo per stasera.”
Guardò le altre due donne che annuirono in segno di approvazione. Jessica rimase interdetta.

“Ma no….. Mi sembra eccessivo…. Siamo state contente di aiutarvi e questa è già stata la nostra ricompensa…. Non è proprio il caso….” Disse Jessica per pura cortesia, ma palesemente intrigata dalla proposta.
“Quello che avete fatto, invece, è stato straordinario e crediamo che questo sancirebbe anche la nostra amicizia”. Disse Manola.
“Ehm…. Noi non sappiamo davvero come ringraziarvi per il pensiero, però queste cose sono sempre un po’ rischiose…. Sapete…. A volte la gelosia emerge all’improvviso… Sarebbe bruttissimo incrinare questa nostra bella amicizia appena nata….”

“Non ti preoccupare, Jessica. I legami fra noi sono molto consolidati e fa piacere a tutte offrirvi questo per sdebitarci. E poi, in qualche modo, è già successo anche in passato”. La rassicurò Ramona.

Io non mi ero mai mosso durante questo dialogo. Tenevo sempre gli occhi bassi e il capo leggermente chino, i piedi e le gambe ben uniti, con le cosce nude strette fra loro in una posa molto sexy. Con le mani sul grembo cercavo di spingere la tunica per coprirle un po’ di più, fingendo una pudicizia che sapevo contribuire all’intrigo del momento.

Capivo che le mie padrone si stavano eccitando in questa situazione. Durante la notte avrebbero sicuramente fantasticato su ciò che le loro amiche mi avrebbero fatto dentro alla loro roulotte e il giorno dopo, in spiaggia, si sarebbero fatte raccontare per filo e per segno con il massimo dei dettagli tutto ciò che fosse successo, comprese le mie emozioni. Ciò che era accaduto con Ingrid e i miei successivi racconti le avevano arrapate moltissimo e volevano ripetere l’esperienza.

Jessica e Giovanna erano trepidanti e molto eccitate all’idea di potermi prendere e usare per i loro piaceri. Ancora incerte, però, se fosse giusto accettare, portandomi nella loro roulotte fino alla mattina seguente.

“Vai a rinfrescarti e poi vieni qui”. Mi ordinò Ramona.
Mi alzai e entrai nel bagnetto della roulotte. Mi spogliai e mi lavai accuratamente il collo, le ascelle e soprattutto il cazzo e il culo, anche se non ce n’era molto bisogno, dato che mi tenevo sempre puliti i genitali con cura quasi maniacale, lavandomi anche più volte al giorno. Mi profumai abbondantemente soprattutto il buchetto del culo, ma anche dietro alle orecchie, le spalle e il corpo.

Uscendo, trovai Ramona, seduta su uno dei letti, che mi chiamò davanti a sé e mi ordinò di mettermi in ginocchio. Mi inginocchiai, congiunsi le mani e chinai il capo.

“Voglio dirti che tengo molto a queste nostre nuove amiche e voglio che rimangano assolutamente soddisfatte. Quindi devi dare il massimo di te stesso. Anzi, più del massimo. Non voglio nel modo più assoluto percepire da loro il benché minimo cenno di delusione domani mattina. Altrimenti, ti punirò con la massima severità.”

Queste parole mi terrorizzarono. Non sapevo cosa piacesse a Jessica e cosa a Giovanna. E se avessi sbagliato? Se non gli fossi piaciuto o se non fossi stato all’altezza delle loro aspettative perché inadeguato, nonostante tutti i miei sforzi nel dare il massimo?

Manifestai queste mie paure. “Si padrona, farò di tutto, cercherò di essere il più bravo possibile…. Ma ho tanta paura… E se alla fine trovassero che non gli piaccio abbastanza? Oppure non riuscissi a capire le cose che piacciono loro e sbagliassi lasciandole insoddisfatte?”
“Te l’ho detto. Ti punirò con la massima severità.”

Avevo già notato che il cazzo di Ramona era diventato piuttosto grosso dentro agli slip: era già molto eccitata per la situazione. A me veniva un po’ da piangere per la preoccupazione, ma non potevo darmi a Jessica e Giovanna con gli occhi rossi di pianto. Però sapevo cosa intendeva Ramona per punizione della massima severità. Significava la frusta e, in particolare, non meno di dieci frustate. Forse anche quindici. Ciascuna estremamente dolorosa. Al punto che per i primi due giorni non mi sarei potuto sedere e neppure sdraiare sulla schiena per il bruciore e i successivi due o tre avrei potuto sedermi solo lentamente e con grande attenzione.

Quando questo accadeva e dovevo sedermi a tavola con le mie padrone, tutte e tre mi osservavano intensamente, intrigate dalle mie manovre lente e un po’ oblique che testimoniavano quanto il mio culetto fosse ancora dolorante per le frustate.

Nonostante questi pensieri mi ingombrassero la mente, il cazzo di Ramona che ormai svettava fuori dagli slip era, come sempre, terribilmente arrapante. Alzai gli occhi con lo sguardo pieno di sottomissione e le chiesi umilmente se potevo toccarlo. Lei si alzò in piedi e si liberò degli slip con la rapidità del fulmine e io mi ritrovai inginocchiato fra le sue gambe con il suo splendido pene ritto come un obelisco davanti agli occhi.

Cominciai ad accarezzarlo lievemente con le dita delle mani e, avvicinando la bocca, iniziai a leccarlo con libidinosa avidità. Ramona mi guardava fisso mentre le adoravo il suo durissimo bastone, ma poi non mi curai più della sua espressione e mi concentrai esclusivamente sul farle un gustoso pompino che la coinvolgesse il più possibile. Anche io ero accesissimo e anche il mio cazzo ritto e duro non stava più dentro gli slip.

Ramona trovava sommamente eccitante il prestare il suo piccolo schiavo a una coppia amica perché entrambi se lo godessero per una notte e, certamente pensando a quella situazione, la mia padrona non resistette più di qualche istante e scoppiò in un orgasmo profondo e potente nella mia bocca afferrandomi con forza la testa e i capelli con entrambe le mani.

Seguirà: CAPITOLO 18 - UNA NOTTE D’AMORE COME RINGRAZIAMENTO

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 18
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