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Storia della mia vita 16


di Moltoesigente1
06.02.2024    |    1.918    |    3 9.7
"Mi diede il permesso e mi sdraiai a pancia in giù fuori dall’ombrellone..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 15

CAPITOLO 16 - UN NUOVO INCONTRO SCONVOLGENTE

Eravamo in spiaggia sotto i nostri ombrelloni. Io ero accovacciato ai piedi di Ramona, seduta sulla sua sdraio.

Avevo un po’ voglia di prendere il sole e di abbronzarmi il più possibile. Il mio minuscolo slip mi permetteva di colorarmi su quasi tutto il corpo. Chiesi a Ramona se potevo mettermi al sole sulla stuoia. Mi diede il permesso e mi sdraiai a pancia in giù fuori dall’ombrellone.

Dopo qualche minuto anche Manola stese una stuoia di fianco alla mia e si sdraiò accanto a me.
“Hai visto ancora Ingrid vicino alle cabine?” Mi chiese.
“No. Sono venuto qui passando per un altro vialetto dove c’è più gente. Non volevo che mi prendesse ancora.”
“Quando ti ha preso era manesca?”
“No, no. Non mi ha fatto male. E’ sempre stata molto delicata.”
“Allora non è vero che ti ha violentato.”
“Beh…si. Ma non è stata brusca o brutale. Assolutamente no.”
“Hai opposto resistenza?”
“Un pochino, all’inizio, ho cercato di divincolarmi dalla stretta dei polsi. Lei mi teneva le mani legate solo con la sua mano sinistra. Era troppo forte per me e allora mi sono abbandonato.”
“Insomma, ha fatto quello che voleva di te, perché tu non opponevi più alcuna resistenza.”
“Si. Però te l’ho detto: era troppo forte. Ma non mi ha fatto alcun male. Anzi, sembrava che stesse attenta proprio a non farmi male.”
“Era già molto eccitata?”
“Si, molto. Il bikini quasi si rompeva davanti e poi si vedeva che era già bagnato.”
“Ha davvero il cazzo estremamente duro?”

Manola era arrivata al punto a cui voleva arrivare. Si capiva che, dopo il mio racconto del giorno prima, quello era diventato il suo chiodo fisso. Il ricordo poi del sapore dello sperma che aveva assaggiato il giorno prima suggendone alcune stille fuoriuscite dal mio culo, la attizzava come non mai. Probabilmente aveva dormito poco durante la notte fantasticando sulla durezza del cazzo di Ingrid, oppure aveva avuto un sonno popolato di sogni erotici con Ingrid come protagonista.

“A me è sembrato veramente come un pezzo di roccia.”
“Come lo sentivi dentro, mentre ti godeva?”
“Beh…. Mi sembrava davvero di essere impalato. Come se non potessi piegarmi da una parte o dall’altra perché infilato su qualcosa che me lo impedisse.”
Abbassò molto la voce: “E’ più grosso di quello di Ramona?”

Non risposi subito. Forse stavo dicendo qualcosa di un po’ proibito. Bisbigliai anch’io: “Mi pare che sia lungo uguale, forse…. Ma è sicuramente più largo di circonferenza… Si, credo proprio che sia più grosso di quello di Ramona.”

Manola era eccitatissima. Era sdraiata sul ventre, ma, indubbiamente, stava schiacciando la sua verga in piena erezione.

Da quella sera Manola aveva un comportamento strano. Stava con noi pochissimo. E quando stava lì, sembrava non vedere l’ora di andare. Era sempre in giro. Capii che cercava in tutti i modi di spiare Ingrid, vedere dove andava, cercare magari di riuscire a sbirciare quando si spogliava. Cercava anche di trovare una scusa per incontrarla e attaccare discorso con lei, ma curando che sembrasse un fatto casuale.

Invece che a Manola capitò a me incontrare Ingrid casualmente. Eleonora mi aveva preso per mano e insieme andammo al bar della spiaggia. Percorremmo il vialetto inondato di sabbia e salimmo i gradini di legno per arrivare al bancone. Era tutto molto tipico delle spiagge attrezzate, ma per me, che vivevo quell’ambiente per la prima volta, era comunque tutto molto bello.

Davanti al bancone c’era uno spiazzo che dava verso il mare occupato da tavolini circondati da comode poltroncine. Le canne e le frasche che coprivano tutto e la brezza marina rendevano il posto molto gradevole.

Gettai uno sguardo verso i tavolini e la vidi.

Ingrid, bellissima nel suo bikini giallo, era seduta vicino al margine con un drink davanti. Era sola. Mi guardò dritto negli occhi. Per un lungo momento rimasi stregato dal suo sguardo che mi stava penetrando fin nel profondo dell’anima. Volevo abbassare i miei occhi perché provavo vergogna, ma ci riuscii solo dopo un tempo che mi sembrò eterno. Mi sentivo rimescolare dentro ancora più intensamente della prima volta che l’avevo vista.

Sempre per mano con Eleonora, ci avvicinammo al bancone, voltando le spalle a Ingrid. Sentivo i suoi occhi fissi sulla mia schiena, le mie cosce e, soprattutto, sul mio culo.

Un insieme contrastante di emozioni mi aveva pervaso. Avevo voglia di andare via al più presto possibile, ma, d’altra parte, mi veniva anche istintivo accentuare la morbidezza e la flessuosità dei miei movimenti.

Siccome non era possibile seguire il primo desiderio, applicai la seconda scelta. Cercavo con la coda dell’occhio oppure attraverso qualche superficie che facesse da specchio di vedere se Ingrid mi stesse ancora guardando.

L’emozione crebbe quando intuii che stava continuando a fissarmi intensamente, studiando tutto il mio corpo. Il cuore mi batteva più forte e con disappunto sentii che il mio cazzo si stava ingrossando contro la mia volontà. Cercai in tutti i modi di nascondermi, ma gli slip erano diventati improvvisamente troppo stretti e non riuscivano quasi più a contenere la mia erezione.

Speravo tanto di riuscire a non farmi vedere con il cazzo in quelle condizioni, ma ebbi la netta sensazione che Ingrid se ne fosse accorta, perché il suo sguardo divenne ancora più carico di intensità.

Per tutto quel periodo io avevo accuratamente evitato di guardarla, tenendo il capo un po’ chino e gli occhi bassi, ma mi rendevo conto che il mio turbamento era assolutamente palese. Tentai di capire se c’era un modo di sbirciare sotto al tavolo in cui era seduta, senza che risultasse evidente. Ero sicuro che i suoi slip ormai esplodevano spinti dal suo magnifico cazzo in erezione più duro del più duro degli elementi. Se fossi riuscito a vederlo sarei andato completamente fuori di testa.

Non volli nulla al bar e Eleonora mi prese di nuovo per mano e mi riportò verso il nostro ombrellone. Non speravo proprio che non si fosse accorta di nulla.

E, infatti, mentre eravamo sul vialetto, disse:
“Certo che il modo in cui Ingrid ti concupiva ti ha fatto completamente impazzire, piccola troietta, vero? Ma non ci fermiamo in cabina, perché se ci appartassimo e ti masturbassi, tu verresti immediatamente, ma pensando solo a lei e non a me.”

Rimase un attimo in silenzio. Poi quasi con compassione ma anche un po’ intrigante, disse:
“Però, potremmo anche nasconderci in cabina. Vuoi che andiamo?”

E mi sfiorò leggermente e di nascosto il rigonfiamento del mio slip. Feci cenno di no e dissi:
“No, padrona Eleonora, ti prego. Andiamo all’ombrellone. Se mi date il permesso, tu e Ramona, vorrei farmi un bagno.”
“Ho capito. Vuoi cercare di sbollire un po’ l’eccitazione con l’acqua fredda. D’accordo.”
“Certo che Ingrid è davvero una splendida donna.” Aggiunse. “Un corpo bellissimo e provocante e la classe davvero di una regina. Magari si eccitasse con me come si è arrapata senza ritegno per te!”

Seguirà: CAPITOLO 17 - LE REGOLE DEL CAMPEGGIO E UN DONO DI RICONOSCENZA

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 17
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