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Storia della mia vita 21


di Moltoesigente1
23.03.2024    |    1.549    |    3 9.7
"Si appoggiò alla parete con entrambe le braccia, mentre io aumentavo la frequenza con la mano fissando intensamente il suo cazzo per carpirne ogni minima..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 20

CAPITOLO 21 - INTENSI MOMENTI CON UNA NUOVA PADRONA

Ingrid era uscita dal camper e mi aveva lasciato solo.

Mi guardai a lungo nello specchio della porta del bagno, rimasta aperta. In questo modo acquisii ancora di più la consapevolezza della mia sorte: mi voleva completamente nudo, incatenato mani e piedi agli anelli della parete e immobilizzato con una catena al collo che mi faceva sentire come se avessi definitivamente perso la mia libertà.

Invece di farmi disperare, quella vista mi eccitava da morire. Il mio cazzo era diventato duro ed eretto e nonostante avessi i polsi incatenati, riuscivo a scendere con la mano fino al pube e avrei anche potuto masturbarmi. Ma non lo feci, perché avevo paura di come Ingrid avrebbe reagito se avessi goduto senza il suo permesso.

Rimasi ad aspettarla quietamente per non ricordo quanto tempo. Non era così caldo all’interno del camper, nonostante il pomeriggio afoso, non solo perché era parcheggiato sotto folti rami che lo proteggevano dai raggi del sole, ma soprattutto perché funzionava l’aria condizionata, regolata ad una temperatura particolarmente gradevole.

Rientrò verso sera, anche se non potevo sapere a che ora, perché avevo perso la cognizione del tempo. Appena sentii il rumore della combinazione, mi prostrai subito, come mi aveva ordinato. Entrò con un sacchetto, che intuii essere qualcosa per cena. Lo posò sul tavolo, e si avvicinò.

Portava un paio di sandali con il tacco alto, che non potei però vedere perché con la fronte appoggiata sulla moquette non potevo alzare gli occhi. Si chinò su di me mentre ero prostrato ai suoi piedi, e mi accarezzò di nuovo la testa, passando le dita fra i miei capelli.

Era una sensazione bellissima ed emozionante: le sue unghie mi scorrevano delicatamente all’attaccatura dei capelli e mi provocavano brividi che scendevano dalla testa lungo il corpo. Un gesto tenero della padrona verso lo schiavo profondamente sottomesso, incatenato e inginocchiato ai suoi piedi. Mi sentivo un po’ in subbuglio dentro e non capivo come le carezze di Ingrid mi turbassero in questo modo.

“Bravo. Sei molto ubbidiente e attento a eseguire gli ordini. Sono contenta di te.” Disse continuando ad accarezzarmi.

Mi tolse la catena al collo, ma mi lasciò il collare e le catene ai polsi e alle caviglie. Mi fece alzare e sedere al tavolo. Io rimasi con il capo chino e i polsi incatenati sul grembo. Ero sempre completamente nudo, perché non aveva mai mostrato alcuna intenzione di farmi indossare qualcosa, neppure gli slip.

“Dal momento che non so cosa mangi la sera, ho preso diverse cose per cena. Scegli quella che preferisci.”
“Io mi limito sempre a una porzione di insalata….“ Dissi con tono umile e remissivo.
“Bravo. Hai gusti simili ai miei. Anche io ceno sempre con una buona ciotola di verdure fresche.”

Aprì due vaschette di insalata mista: ne diede una a me e tenne l’altra per sé.

Terminata la cena e riordinato rapidamente tutto, mi fece sedere sul divanetto e lei si accomodò di fianco a me.

Per tutta la sera mi fece molte domande sulla mia vita, sui miei gusti, su come ero diventato lo schiavo di Ramona, sulla mia mamma e tante altre cose.

Indagò soprattutto sulle mie sensazioni, sulle mie emozioni, e anche sui miei dolori; se fossi felice come ero oppure se provassi la mancanza di qualcosa. Risposi sempre molto educatamente, argomentando le mie considerazioni, senza mai abbandonare l’atteggiamento deferente e sottomesso che avevo nei suoi confronti.

Stavo vivendo un momento estremamente piacevole. Nessuno si era mai interessato a me in quel modo: soprattutto a me come persona, cercando di capire i sentimenti che provavo, ascoltandomi quando raccontavo vicende passate che mi avevano ferito o reso infelice. Non mi accorsi neppure più del tintinnio delle catene ogni volta che mi muovevo sul divano per cambiare posizione.

Si era fatto tardi e, dopo essersi rinfrescata nel bagno del camper, mandò anche me a fare lo stesso.

Poi mi tolse tutte le catene e il collare e volle che ci stendessimo a letto entrambi nudi, ma sotto il lenzuolo, perché la sera faceva più fresco.

Si era sdraiata sul fianco sinistro e io di fronte a lei. Mi abbracciò passando il braccio sinistro sotto al mio collo e il destro sopra di me. Mi strinse forte e rimanemmo così in silenzio per molto tempo. Mi teneva il viso affondato fra il suo collo e i suoi seni. Il profumo del suo corpo mi aveva proiettato in una specie di stato sospeso. Ero tutto concentrato sulle sensazioni che mi procuravano il senso del tatto e quello dell’odorato. Non esisteva più niente intorno.

Mi baciò teneramente i capelli, la fronte, il viso, le guance. Non baci veloci e superficiali, ma contatti lunghi e ardenti delle sue labbra sulla mia pelle. Io tenevo gli occhi chiusi e vivevo mille sensazioni che si intrecciavano, mentre i suoi baci si facevano più sensuali.

Un lungo e caldo contatto delle sue labbra sulla mia spalla e sul mio collo mi procurò un profondo brivido che si propagò lungo la schiena fino al mio ano che si contrasse e si rilasciò spontaneamente più volte.

Poi arrivò il momento più intenso: avvicinò le sue labbra alle mie, si posò su di esse e iniziò un meraviglioso bocca a bocca spingendo gentilmente la sua lingua dentro di me, giocando a lungo con la mia e gustandomi senza fretta.

Nel contempo, accresceva sempre più, suscitato da questa penetrazione, il suo senso di dominazione e di possesso del mio essere. Io, intanto, mi ero abbandonato completamente nelle sue braccia perdendo ogni contatto con il mondo, mentre l’unione della sua bocca con la mia mi faceva salire in un paradiso di emozioni indescrivibili.

Si staccò da me per un attimo, osservandomi mentre rimanevo a occhi chiusi ancora godendo di quello splendido bacio. E riprese di nuovo, un altro bacio nella mia bocca ancora più lungo e inebriante.

Ormai la voglia di fare l’amore era diventata incontenibile. Sentivo da tempo il suo cazzo incredibilmente duro contro il mio ventre, mentre il mio, certamente più piccolo, ma al massimo dell’erezione, era schiacciato contro di lei.

Sollevò il lenzuolo e afferrò il tubetto del lubrificante dal ripiano vicino al letto. Con grande eccitazione mi allargai con le mani le natiche in modo che potesse spalmarmi abbondantemente il buchetto. Si asciugò febbrilmente con la carta e mi sollevò le gambe sopra le sue spalle.

Nonostante le dimensioni del suo cazzo fossero notoriamente considerevoli e la durezza come sempre straordinaria, il mio culetto si aprì con una sensualità lasciva, facilitata sicuramente non solo dalla mia intensa voglia carnale, ma anche dalla maggiore elasticità dello sfintere ottenuta con l’enorme cazzo che Ingrid, nel pomeriggio, aveva voluto mettermi nel culo.

Lentamente Ingrid fece entrare il suo arnese fin dove era possibile, mentre io, preso da mille fremiti di godimento, emettevo gridolini, gemiti e profondi sospiri.

Il mio ano si contraeva forte intorno allo splendido cazzo di marmo di Ingrid e tutto il mio corpo partecipava con movimenti di impetuosa lussuria alle fortissime sensazioni che mi salivano dal retto fino al cervello.

Ingrid si era coricata tutta su di me, abbracciandomi stretto e facendomi completamente suo. I suoi movimenti ritmici dentro di me mi avevano tolto ogni freno inibitorio.

Era già accaduto altre volte, quando venivo preso alla missionaria - soprattutto da Ramona o da Eleonora -, che il massaggio del cazzo contro la mia minuscola ghiandola prostatica, se non era troppo energico, mi portasse all’eiaculazione, ma questa volta era molto diverso, non solo perché Ingrid era molto più dolce nei movimenti, nonostante avesse un cazzo veramente di marmo, ma anche perché il mio coinvolgimento mentale non era mai stato così profondo.

Alla fine, le sensazioni che mi venivano da quella deliziosa stimolazione prostatica e lo sfregamento del mio cazzo duro sul suo ventre mi provocarono qualcosa che non riuscii più a trattenere. Ormai stava tutto tracimando in un’onda di piena irrefrenabile.

“Signora…. Aaaahhh… godoo… aahh godo, sto venendooo......”

Ebbi un orgasmo selvaggio, incontenibile. Non so per quanti secondi, o forse un intero minuto, si susseguirono nel mio corpo i sussulti del godimento. Poi mi abbandonai, mentre Ingrid si era fermata. Dopo un po’ uscì delicatamente dal mio culo e si sdraiò di nuovo sul fianco accanto a me.

Ero mortificato. “Signora… mi dispiace…. le chiedo perdono…... non sono riuscito a trattenermi…. Sono così rattristato….”
“Rattristato? Perché?”
“Perché voi… voi… non avete goduto…. non avete continuato mentre eravate dentro di me….. siete voluta uscire. Siete scontenta di me?”

“Ma no, ma no. Anche per me è stato bellissimo. Non importa che io non abbia avuto un orgasmo. Mi sei piaciuto veramente tantissimo.”
“Ma se vi siete interrotta mentre… mentre…. mi stavate scopando… vuol dire che non vi piacevo più.”
“Ma no, piccolo, non è così.” Ingrid mi abbracciò forte e mi baciò con passione.

“Mi sono fermata e sono uscita perché dopo l’orgasmo il rapporto diventa meno bello. Ma ci sarà tempo per rifarsi. Nel frattempo ti dico che sei il ragazzo più eccitante, più arrapante e più… più…. coinvolgente che abbia mai incontrato. Sei veramente stupendo.”

Mi calmai, ma mi rimase il cruccio di non essere riuscito a darle piacere.

Ingrid continuava ad accarezzarmi teneramente fra i capelli e sul viso.
“Hai avuto un orgasmo veramente travolgente. E’ stato davvero bellissimo.”

“Si, signora. Ero molto, molto eccitato. E’ stato così bello ieri sera, quando mi ha tenuto così a lungo a parlare con lei sul divano. E poi…. poi… le cose stupende che ha fatto prima… le carezze, i baci…. I lunghi, meravigliosi baci che mi ha dato…. Il sapore buonissimo della sua bocca…..”

Mentre parlavo continuava a baciarmi e sentivo ancora il suo cazzo durissimo vicino alla mano.

“Signora… non vuole che faccia qualcosa?” Dissi, accarezzandole con le dita la sua asta eretta.
“No. Ora non voglio. Intendo conservarmi per un momento migliore.”

Ci addormentammo e io dormii davvero profondamente. Ero rilassatissimo. Gli orgasmi che avevo avuto, quello del pomeriggio e quello della notte, mi avevano completamente spossato, perché erano stati così intensi e quasi violenti che avevo proprio bisogno di un lungo sonno ristoratore.

La mattina seguente Ingrid volle che facessimo una doccia insieme nel bagnetto del camper.

Era minuscolo già di per sé e fare la doccia in due voleva dire stare quasi abbracciati l’uno all’altra. Ingrid mi insaponò il corpo accarezzandomi tutto e soffermandosi con le mani sul mio culetto e sul cazzo che reagì subito sollevandosi verso l’alto.

Poi toccò a me. Messo il sapone sulle mani cominciai a percorrere la sua pelle liscia e morbida, iniziando dalle spalle e dalle braccia. Lavandole i seni la mia eccitazione salì un altro po’. Percorsi il suo splendido corpo fino ad arrivare ad insaponare il suo cazzo, che stava già ergendosi con prepotenza contro il mio ventre, dato che ero più piccolo di lei.

“Hai proprio delle manine da far impazzire..” Disse sorridendo.
Le insaponai anche i testicoli e lo scroto, guardandola con espressione un po’ lasciva. Poiché non aveva raggiunto l’orgasmo quella notte, il suo cazzo era pieno di voglia e aveva raggiunto il massimo dell’erezione: era uno spettacolo stupendo.

Si voltò a fatica a causa dello spazio ristretto e mi disse di lavarle la schiena. Cominciai anche qui dalle spalle e scesi lungo la sua schiena molto ben modellata. Le curve erano morbide e la muscolatura rendeva la schiena di Ingrid particolarmente arrapante.

Ma il punto più straordinario del suo corpo, dopo il cazzo e forse anche prima della bocca, era il suo culo.

Perfetto, sodo, rotondo, sporgente, eccitantissimo. Suscitava voglie di sesso in modo assolutamente irresistibile.

E, infatti, nessuno avrebbe potuto resistere se Ingrid lo avesse concesso. Ma era una donna estremamente difficile e pensai che certamente solo una piccola schiera di fortunati era stata benedetta dal celeste dono di godere nel suo culo.

Insaponai le natiche con entrambe le mani e entrai nel solco fra i glutei per lavare anche il suo buco del culo. Ero molto titubante e lo sfiorai timidamente.

Ingrid ansimò e sporse lievemente il di dietro. Allora presi coraggio e con le dita massaggiai tutta l’areola dello sfintere; poi toccai con il dito medio l’orifizio anale e spinsi un po’ dentro. Ingrid emise un gemito. Aveva gli occhi chiusi ed era evidente che gradisse molto il mio tocco.

Ormai avevo capito di avere il suo permesso di procurarle piacere. Con la mano destra passai davanti e le presi delicatamente il cazzo, diventato di nuovo di pietra.

Accarezzai lievemente le pieghe del prepuzio e il glande; poi lo presi con tutta la mano e cominciai dolcemente un movimento ritmico su e giù.

Intanto, con la mano sinistra affondata fra le natiche di Ingrid, il mio dito medio, dopo essersi fatto strada dentro l’ano, aveva cominciato a giocherellare con la mucosa del retto provocando il chiudersi e dischiudersi ritmico dello sfintere anale della donna.

Quando l’anello si chiudeva intorno al mio dito la stretta era davvero forte; mi venne da pensare alle sensazioni stupende che un cazzo dentro al culo di Ingrid avrebbe provato, se lei avesse contratto i muscoli del suo buchetto in quel modo.

Ingrid ansimava eccitatissima. Aprì gli occhi per guardarmi. Ero straordinariamente eccitato anch’io, con il cazzo in piena erezione, ma ero concentratissimo su di lei.

Non riuscii a trattenermi dal leccarmi libidinosamente le labbra, mentre la guardavo con una espressione carica di lussuria.

Capii che le piacevano moltissimo le mie mani: piccole, vellutate e molto porcelline. Si appoggiò alla parete con entrambe le braccia, mentre io aumentavo la frequenza con la mano fissando intensamente il suo cazzo per carpirne ogni minima pulsazione. Nello stesso tempo il mio dito penetrava il più a fondo possibile nel suo culo titillandolo in modo più ruvido.

Alla fine il respiro di Ingrid divenne sempre più affannoso e si trasformò in un lungo rantolo di godimento, mentre il cazzo si contraeva e sussultava con vigore dentro la mia mano che lo stringeva con forza. Anche l’orifizio dell’ano, nello stesso momento, aumentò le contrazioni.

L’eiaculazione di Ingrid fu veramente abbondante: i primi schizzi di sperma mi arrivarono sul collo e sul braccio, poi un vero fiume mi riempì tutta la mano. Continuai a andare lentamente su e giù sul suo cazzo, mentre il rilassamento del corpo di Ingrid proseguiva.

Ero molto arrapato e la tensione sessuale mi aveva preso la testa. Avvicinai la mano piena di sperma al viso e ne odorai avidamente il profumo. Poi lo leccai. Avevo proprio voglia di berlo.

Ingrid mi prese in mano il cazzo ritto come un fuso e cominciò a masturbarmi. Ormai ero in preda alla libidine più sfrenata.

Succhiai ingordamente lo sperma di Ingrid dal palmo della mia mano gustandolo in bocca prima di ingoiarlo mentre sentivo che il mio acme era in arrivo.

Mi avvinghiai a Ingrid come se fosse l’unica salvezza in un mare in tempesta e cominciai a gridare e dibattermi in preda a un nuovo orgasmo selvaggio. Dal mio cazzo energicamente masturbato da Ingrid eiaculai ancora una apprezzabile quantità di sperma, pur essendo la terza venuta esplosiva in poche ore.

Ci eravamo svegliati da poco eppure eravamo già stanchi. Continuammo la doccia per lavare via tutto quello sperma dai nostri corpi, mentre io prorompevo in risatine gioiose quando Ingrid mi faceva un po’ il solletico o giocava con gli spruzzi dell’acqua su di me.

Poi facemmo colazione. Ingrid preparò il caffè e mi fece vedere dove era il latte da scaldare e i biscotti.

Al termine, Ingrid disse:
“Tu sai cosa voglio da te, vero? Te lo ricordi da ieri?”

Abbassai il capo e annuii. Allora mi indicò l’angolo delle catene e io mi ci diressi spontaneamente. Mi sfilò gli slip che mi ero messo dopo la doccia e mi incatenò di nuovo completamente nudo come il giorno prima. Poi mi prostrai ai suoi piedi.

Ingrid riordinò rapidamente ogni cosa, indossò un costume e si mise al tavolo con una serie di carte e documenti.

Ogni tanto lanciava uno sguardo verso di me. Voleva controllare se obbedivo ai suoi voleri, ma, soprattutto, gustare la mia sottomissione completa e assoluta.

Seguirà: CAPITOLO 22 - LA COMPRAVENDITA

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 22
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