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Storia della mia vita 12


di Moltoesigente1
03.01.2024    |    971    |    3 9.8
"Mi eccitavo sempre mentre ti guardavo in questi giorni, ma non immaginavo che fare l’amore con te fosse una cosa così meravigliosa”..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 11

CAPITOLO 12. LO STUPRO

Una mattina ero uscito dalla roulotte un po’ più tardi. Le mie padrone erano già in spiaggia sotto l’ombrellone. Ero sereno, perché avevo capito che, in fin dei conti, lo stile di vita di Ramona e delle altre ragazze, libero e senza vincoli reciproci, permetteva di godersi anche le avventure occasionali senza sensi di colpa. Anzi, forse accresceva persino l’interesse di ognuna verso le altre, rendendo più piccante il fare sesso fra di noi. Soprattutto quando, talvolta, ci si raccontava con dovizia di particolari come si era svolta l’avventura e le sensazioni provate.

Però non immaginavo proprio che quel giorno sarebbe stato quello che avrebbe definitivamente segnato una nuova decisiva svolta nella mia vita.

Percorrevo il vialetto fra le cabine con in mano il mio asciugamanino. Improvvisamente, fra una cabina e l’altra, sbucò una signora che mi afferrò prima un braccio e poi, con forza, ma senza violenza, i polsi, trascinandomi nello spazio fra le cabine.

Era molto forte e nonostante i miei sforzi non riuscii a divincolarmi. Addirittura mi immobilizzò i polsi con la sola mano sinistra e con la destra raccolse il mio asciugamano.

Ebbi paura e cominciai a implorare:
“Cosa mi vuole fare? Mi lasci andare, mi lasci andare, la prego.”

“Ma si, piccolo, tra un po’ ti lascio andare.” Rispose con tono rassicurante.

Era grande, più alta di me. Con slip e reggiseno rossi era proprio una donna stupenda, dalle splendide forme e molto proporzionata. La vita stretta, i fianchi larghi e arrotondati, le gambe lunghe e una pelle liscia e abbronzata. Era davvero più bella di Ramona, e, onestamente, sembrava avere decisamente più classe. Ma la situazione era tale che non potevo certo rimanere lì ad ammirarla.

Continuai a supplicarla di lasciarmi andare, mentre mi trascinava fermamente ma delicatamente verso una cabina con la porta socchiusa. Mi tirò dentro e chiuse la porta a chiave per impedirmi di scappare. Inspiegabilmente, non mi venne per nulla l’impulso di gridare per attirare l’attenzione di qualcuno e neppure di tentare di divincolarmi con forza. Il suo modo di costringermi a fare quello che voleva lei mi suscitava sensazioni sconosciute e mi rendeva stranamente docile e arrendevole.

Piagnucolando dissi:
“Per favore, signora, mi lasci andare, la supplico. Non mi faccia niente!”

Per tutta risposta lei mi abbracciò dolcemente, un braccio intorno alle spalle e uno intorno alla vita e avvicinò le sue labbra alle mie.

La sua bocca era decisamente voluttuosa, con labbra tumide e denti bianchi e regolarissimi. Gli occhi chiari, azzurro intenso, con bellissimi capelli neri lisci che le incorniciavano il viso scendendo fino alle spalle. Il naso era un po’ importante, ma proporzionato; i lineamenti erano un pochino marcati ma suggerivano una intensa sensualità latente e suscitavano una strana attrazione che mi rimescolava tutto dentro.

Premette le sue labbra contro le mie e mi penetrò con la lingua, stringendomi con l’abbraccio.

Difficilmente so resistere al bacio e anche in quella occasione mi abbandonai lentamente fra le sue braccia, lasciandomi andare all’estasi di quell’eccitante bocca a bocca.

Il bacino della signora premeva contro il mio ventre e qualcosa di molto importante si faceva sentire in modo prepotente.

Già da prima, comunque, pur nella tensione del momento, avevo notato il grosso rigonfiamento sotto gli slip rossi, formatosi fin da subito, probabilmente per l’eccitazione creata dal mio supplicare e piagnucolare mentre venivo fatto prigioniero.

Ero ormai partito in paradiso con quel bacio lungo e profondo e quell’abbraccio stretto. Quasi non mi accorsi che la signora con la mano destra aveva cominciato a calarmi gli slip scoprendomi completamente le natiche. Poi, sempre con ferma dolcezza, si staccò dalla mia bocca, mentre io ero ancora quasi senza forze per l’abbandono, mi afferrò di nuovo i polsi e, girandomi, mi fece appoggiare con il petto contro una specie di tavolino ricoperto da un cuscino per sedia.

Cominciai di nuovo a pregarla:
“No, no, per favore, signora…….. no. La supplico, mi lasci andare, non mi faccia niente, la scongiuro.”

Non rispose. Non riuscivo a vedere, ma capii che stava prendendo un lubrificante che, evidentemente, aveva già preparato nella cabina. Lasciò i miei polsi, ma mi tenne la mano sinistra premuta sulla schiena per impedirmi di muovermi e mi ordinò in modo abbastanza perentorio di allargarmi le natiche.

Piagnucolando più debolmente e continuando a chiedere quasi in un soffio di lasciarmi andare, ubbidii.

Con il dito mi lubrificò abbondantemente l’ano e poi mi parve che si lubrificasse a sua volta la punta del cazzo che a quel punto doveva essere molto dritto e turgido. Si asciugò rapidamente le dita con un fazzolettino e mi afferrò per i fianchi con decisione.

Sentii qualcosa che premeva contro il buchetto. Era estremamente delicata e si mosse molto lentamente. Il mio buchetto del culo era docilissimo e si aprì voluttuosamente per ricevere quel membro che non avevo visto ma che sentii essere piuttosto notevole.

Cominciai a gemere, ansimare e con la saliva che mi riempiva la bocca, mentre la signora, con movimenti studiati e lenti cominciava ad andare avanti e indietro dentro il mio culetto. Non capivo più nulla e il godimento mi stava facendo andare fuori di testa, perché il cazzo che avevo nel culo era veramente durissimo. Una durezza davvero eccezionale e mi pareva quasi che mi volesse impalare tutto fino alla gola.

La signora si fermò un attimo e con la mano destra girò intorno al mio fianco e mi tastò il cazzo che era bello duro dall’eccitazione.

Disse:
“Ah, vedo che ti piace veramente tanto. Sei proprio una puttanella libidinosetta come pensavo!”

E il suo tocco, il suo stringere il mio cazzo con le dita accarezzandomi contemporaneamente i testicoli mi aumentò ancora di più l’eccitazione. Cominciai a dimenarmi voluttuosamente per sentire ancora di più la magnifica durezza del suo cazzo e questo fu la goccia che letteralmente fece traboccare il vaso.

Mi afferrò saldamente i fianchi e accelerò i movimenti senza però scadere nella violenza. Mentre i miei gemiti diventavano gridolini di godimento intenso, sentii il suo palo ingrossarsi ancora e scaricarsi a lungo dentro di me. Fu una sensazione incredibile: sentivo il mio culetto completamente pieno e posseduto e un piacere intenso localizzato nel basso ventre verso il di dietro.

Dopo qualche lungo minuto di abbandono, mentre anch’io con gli occhi chiusi continuavo a godere delle sensazioni della penetrazione, si sfilò con dolcezza e si sedette su una seggiolina nell’angolo della cabina.

“Sei veramente stupendo. Mi hai fatto letteralmente impazzire. Mi eccitavo sempre mentre ti guardavo in questi giorni, ma non immaginavo che fare l’amore con te fosse una cosa così meravigliosa”. Mi disse.

Anche per me era stata un’esperienza estremamente arrapante, ma non glielo dissi. Rialzandomi e tirandomi su gli slip che si erano fermati a metà coscia, dissi:
“Mi lascia andare, ora, signora? Posso andare?”

“Ma non vuoi che faccia qualcosa per farti godere? Anche tu eri molto eccitato, a giudicare dal tuo cazzo ritto mentre ti inculavo.” Mi rispose.

“No, per favore, signora, mi lasci andare, ora.” Insistei piagnucolando.

Scosse la testa, si alzò e mi aprì la cabina. E io scivolai fuori per tornare all’ombrellone delle mie padrone.

Seguirà: CAPITOLO 13 - UN RACCONTO MOLTO ECCITANTE

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 13
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