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Lui & Lei

Dal ginecologo


di donna2
14.06.2023    |    726    |    2 9.3
"Esausta, mi misi le mani a coppa sulla fica, oscenamente aperta..."


DAL GINCOLOGO

Mia chiamo D........, ho quarantasette anni, due volte mamma, fortunata casalinga, mio marito ha un ottimo impiego, mai grilli per la testa. Curo il mio corpo per salute, oltreché non per vanità e, come tante altre donne, due o tre volte l'anno, vado dal ginecologo.
Il mio è un uomo attempato, molto professionale, serio e, soprattutto, molto riservato. Durante le visite, l'unica remora che provo si verifica nel momento in cui mi introduce lo speculum. Il freddo contatto con quello strumento mi fa rabbrividire, stringo il corpo cavernoso quasi a volerlo riscaldare, ma quella fastidiosa sensazione passa subito.
Nella scorsa visita, mi ha detto di aver notato dei punti rossastri all'interno della cavità vaginale, niente di grave, ma mi propose una visita supplementare da effettuarsi con maggior attenzione, sempre che fossi disponibile, altrimenti l'avrebbe eseguita la volta successiva.
Come già accennato sopra, ci tengo molto alla salute, per cui, non senza un pizzico di paura, acconsentii. Mi chiese se fossi stata disponibile di pomeriggio ed io annuii in quanto i figli sarebbero stati a scuola sino alle 17:00, perciò mi fissò la visita per le 13:00, orario chiaramente fuori dal normale, ma a me stava bene. Aggiungo che era da un po' che il tocco del dottore mi dava delle scosse, ma non per questo ci godevo.
Detto fatto; due giorni dopo, ero nel gabinetto medico. Stranamente non c'era nessuno, neanche l'assistente. Un brivido mi percorse la schiena, quasi a volermi defilare, ma il doc, con voce calda e rasserenante, mi invitò ad entrare nello spogliatoio, chiedendomi, come sempre, con la sua spiccata gentilezza, a togliere gonna, scarpe, calze, slip e, se possibile, purché non avvertissi freddo, anche la camicia e reggiseno: in pratica mi voleva alla sua mercé, assolutamente e completamente nuda, come natura mi aveva fatta.
Come da copione, mi spogliai e, camminando sulla passatoia, mi spostai dallo spogliatoio per raggiungere il lettino ginecologico.
Come sempre, mi sedetti sul lenzuolo bianco, che mi parve emanasse un profumo simile alle orchidee.
Iniziò a spiegarmi che la visita sarebbe stata simile alle altre, però, per lo specifico caso, avrebbe usato dei divaricatori diversi.
Mi fece distendere sul lettino e mi aiutò a divaricare le gambe, accompagnandole ai supporti che servono a sostenerle.

Il tocco sui polpacci mi diede una scossa elettrica non da poco; non avevo mai sperimentato le sue mani nude sulle mie gambe.
Si sedette sullo sgabello situato dinanzi alla vagina, che, al momento, immaginavo completamente aperta davanti alla sua faccia. Delicatamente, con le dita indice e pollice della mano sinistra, credo, allargò le grandi labbra; le dita nude mi trasmisero una scarica elettrica su quella parte anatomica: ero ormai alla sua mercé.
"Ora cospargerò del lubrificante per facilitare l'introduzione del divaricatore. Mi raccomando, stia calma".
Lentamente iniziò a spalmare un gel tutt'intorno all'apertura vaginale e, pian piano, con movimento rotatorio, lo distribuì per bene. Prese una ulteriore generosa dose di gel ed iniziò a spalmarlo anche all'interno, roteando il dito sino a raggiungere la parte rasposa interna che, premuta con delicatezza mi fece sobbalzare. Il ritmo del respiro aumentò notevolmente.
Dopo un tempo indefinito, mi fece vedere lo speculum con cui avrebbe ispezionato l'interno della mia fica. Stranamente il contatto del metallo con le pareti della vagina, mi risultò piacevole.
"Ho provveduto a riscaldarlo anzitempo; spero lo gradisca, visto che le volte scorse, il freddo contatto la faceva irrigidire".
"Va molto bene, dottore; così va molto meglio, grazie".
Abboccato al varco, con una mano aprì meglio le grandi labbra e con l'altra spinse dentro lo speculum, sino a raggiungere le alette su cui avrebbe agito per far dilatare lo strumento.
"Bene, signora, ora allargo , resti calma".
"Sono calma: per la salute, questo ed altro".
Le lamine premettero sulle pareti interne della cavità, sino alla massima apertura possibile. Il doc, a questo punto, prese una microcamera e la introdusse per ispezionare le pareti interne: vedevo ogni cosa attraverso il monitor.
"Vede, signora, quel lieve rossore? Bene, niente di preoccupante, ma occorrerebbe esaminarlo meglio. Se è d'accordo, userei il divaricatore più grosso" spiegò.
Risposi con un filo di voce:
"Dottore, lei sa cosa è meglio fare per me: ormai son qui ed è inutile rinviare".
"Bene, ora estraggo questo".
Lo sentii armeggiare sulle viti, poi iniziò ad estrarlo, ma senza chiuderlo del tutto. Molto lentamente lo tirò fuori, lasciando il varco parecchio aperto.

Con una nuova generosa dose di gel, prese a lubrificare l'orifizio, introducendo due dita, facendole ruotare lungo tutto il cunicolo, facendole scivolare dentro e fuori con una lentezza snervante. Quella manipolazione mi strappava gemiti che, ormai, erano più di piacere che di fastidio. Mi stava stimolando in maniera ottimale e, sicuramente, si era accorto del piacere che provavo.
Ancora una volta, il tempo che passava mi sembrò infinito: ero distesa, rilassata con la testa all'indietro e gli occhi chiusi: mi gustavo il massaggio.
Ad un certo punto, sentii il contatto di un coso duro puntare al foro e, lentamente, iniziare la penetrazione. Sollevata la testa, diedi un'occhiata e notai che il divaricatore era simile ad un cilindro della grossezza di una lattina di birra, anch'esso tiepido ed abbondantemente lubrificato.
Il doc si alzò e, sistematosi di fianco, con una mano mi fece pressione sul basso ventre, poco oltre l'osso pelvico e, con l'altra, spinse il tubo dentro la vagina, ormai resa molto ricettiva sia dal massaggio che dal gel. Al contatto con il collo dell'utero, emisi un gemito: di dolore? Macché. Il doc lo fece roteare alcune volte, intuendo la corretta posizione. Ora, nuovamente seduto di fronte alla fica divaricata, con un dito sfiorò appena il clitoride, che ebbe l'effetto di far bagnare la fica. Gli umori che producevo, stavano colando sino al culo; sentivo già le chiappe umide e, presto, il lenzuolo si sarebbe inzuppato. Doc iniziò ad agire sulla cremagliera della vite, le pareti mobili del divaricatore iniziarono a premere sulle pareti interne e, inesorabilmente, a dilatare la cavità vaginale. I minuti scorrevano lenti, la pressione di quell'arnese, prima fastidiosa, ora si fece piacevole.
"Ecco, ora siamo al massimo della divaricazione".
"Uuuuhhhhmmmm" fu l'unico rumore che mi sfuggì dalla bocca.
"Sente dolore?"
"Nnnnnnnnnnoooooo". Con la telecamera riprese l'interno della fica, passando attorno all'utero e percorrendo, pian piano, la zona corrugata del punto G. Questa operazione mi strappò gemiti di profondo piacere. Poi, con due dita, iniziò una lenta pressione, provocandomi scosse allo stomaco. C'era poco da fare: stavo iniziando a godere...
La tortura di quelle dita durò parecchio. Gli umori colavano nel solco delle chiappe ed il lenzuolo era praticamente inzuppato, ne avvertivo l'umido sin sulla schiena. Smise di manovrare in quel punto, con mio dispiacere: ero quasi giunta al piacere supremo. Con una mano schiacciò nuovamente il pube e, con l'altra, con perversa determinazione, estrasse il divaricatore, senza, per altro, richiuderlo.

Un prolungato gemito di dolore/piacere uscì dalla mia bocca, terminando con un grugnito. Giusto il tempo di poggiare sul banchetto l'attrezzo appena usato, che sentii la sua mano, unta di qualcosa di scivoloso, scendere dal clitoride all'ano, facendo l'intero percorso con estrema lentezza e procurandomi gemiti di desiderio. Poi, nuovamente la mano sul pube a far pressione, mentre l'altra, risalendo dalla zona anale, si fermò dinanzi alla cavità vaginale . Assunse la forma di un cuneo e prese a spingere... spingere... spingere.
Per un attimo, vidi le stelle; un lampo mi attraversò il cervello, poi avvertii tutta la devastante azione della sua mano dentro la mia fica, ormai dilatata... sformata... sfondata.
Doc si fermò un attimo giusto per il tempo di farmi rilassare, poi, lentamente, chiuse le dita della mano a pugno ed iniziò a rotearla con molta delicatezza, a muoverla avanti/indietro. Avvertivo tutta la pressione che esercitava sulle pareti: iniziò a procurarmi spasmi di intenso piacere, mentre, lungo il solco delle chiappe, sentivo colare continui fluidi che produceva la mia fica.
Il piacere iniziava a coinvolgermi tutta; i grugniti di goduria erano gli unici suoni che riuscivo ad emettere, oltre a: "Sììììì... continuaaaa... ancoraaaa..."
Ad un certo punto, sentii un'esplosione nel cervello, lo stomaco indurirsi e spingere verso il basso. Dalla fica partì un potente getto di liquido caldo, che colpì in volto il doc; quella sensazione improvvisa durò alcuni secondi e, mentre lo stomaco si rilassava, un secondo spruzzo, meno potente, seguito da un terzo, si riversarono tutti addosso al doc.
Con le mani gli bloccai la sua: ero arrivata al limite della sopportazione. Con la mano esterna, allontanò le mie e, riappoggiatala al ventre, estrasse con forza la mano a pugno dalla fica, ormai fradicia di tutto e di più.
Lo "svuoooopppp" sordo del risucchio, si unì al mio ultimo vero grido di piacere, accompagnato da un ulteriore zampillo di liquido caldo.
Esausta, mi misi le mani a coppa sulla fica, oscenamente aperta. Vi feci entrare delle dita e sentii il pulsare del sangue. Ebbi ancora un intenso orgasmo, accompagnato da un getto di liquido caldo, corposo, denso e colloso, che si riversò sulla mia faccia: anche doc aveva goduto.
Passarono diversi minuti prima di riprendermi, riuscire a scendere dal lettino ed andare in bagno a lavarmi.
Al ritorno il dottore era ricomposto e, seduto alla sua poltrona, stava redigendo il referto medico.
"Signora, nulla di grave: le macchioline osservate, sono delle semplici papille sensoriali, che scompaiono con massaggi opportuni".
"Quindi, dottore, cosa mi consiglia?"

"Si sottoponga a massaggi prolungati sulla parte, possibilmente nei momenti in cui è rilassata".
"E, se non dovesse passare?"
"Allora occorrerà ripetere la profilassi di poco fa e, forse, anche più volte, sempre che se la sente ed abbia disponibilità di tempo".
"Dottore, per la salute, questo ed altro. Perciò mi prenoti, fin da ora, per la prossima settimana, stessa ora e giorno: mi sa che avrò bisogno di parecchie sedute... vero?"
Guardai l'ora e "Oddio, sono le 16:45... alle 17:00 mia figlia esce da scuola. Ah, dottore quanto le devo?"
"Nulla, signora, si è solo trattato di una seduta terapeutica iniziale".




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