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"Sprazzi di voluttà 2"


di donna2
07.03.2023    |    406    |    3 8.0
"Mi è stato difficile trattenere un grido di dolore/piacere..."
Erano le 9:00, non sapevo cosa fare, cazzeggiavo per casa, senza alcuna voglia di far niente. Suona il telefono,
è una cara amica, anch'essa libertina, ma non più di tanto; ci raccontiamo qualche avventura piccante, ma sempre senza esagerare, non si sa mai. Comunque, mi chiede:
"Sei libera, io non ho voglia di far nulla oggi, e tu?"
"Ti andrebbe di andare al "XXXxxxxxxx" a cazzeggiare?"
"OK, tenuta ginnica o un tantino provocante?"
"La gonna va bene, però staremo dentro i negozi".
Detto fatto. Alle 9:30 eravamo già a bazzicare dentro il primo store, ma lì niente di che: nessun vestito che ci piacesse.
"Senti, andiamo da Terranova: lì c'è sempre roba in saldo, poi sempre molti ragazzi che sbirciano, quando si va in camerino; che ne dici?"
Dico dico… e, passo dopo passo, arriviamo da Terranova e iniziamo a cercare ciò che non troveremo mai.
Stiamo per uscire, quando tre merli, sulla quarantina, entrano e, con fare spiritoso, tengono la porta aperta per noi, a mostrar una gentile cortesia.
Dico all'amica: "Aspetta, mi son ricordata di voler vedere ancora una cosa". Sorridendomi, torna sui suoi passi prendendomi per il braccio e, con fare allegro, ci dirigiamo verso dei vestitini un po' striminziti che, per noi vecchiette, non sarebbe il caso nemmeno di guardare.
Uno di quelli, cazzeggiando, ci gravita intorno. L'amica prende un cencio qualsiasi e va verso i camerini, non senza sorridere a quello, quasi ad invitarlo a seguirla.
Infatti lui, deciso, le si avvicina e, chiacchierando come si conoscessero da anni, la segue nella zona prova. Lei entra e, dopo un po', vedo lui tornare indietro e scegliere un altro capo, poi, con aria giuliva, ritorna da lei.
Realizzo che il pollo e' stato beccato: lei si spoglia e manda lui a prendere i vestiti. Insomma lo fa impazzire, ed io, per cazzi miei, continuo a girovagare con gli altri due alle costole, sinché, un po' stufata, gli sparo:
"Gente, cosi diamo nell’occhio, non vi pare? Tra poco, quando esce la mia amica, andremo a prender un caffe alla birreria più in là. Ci ritroveremo fuori". Quelli, forse un po' delusi, smammano, resto sola e, ancora per un po', scorro tra gli appendi abiti, poi mi stufo e vado nello spogliatoio. Appena spunta con la testa, le dico: "Che fai? Dai, andiamo a prenderci da bere" e lei, serafica: "Senti, torno a casa con lui: visto che ho la giornata libera, ne approfitto…" "Bene - le rispondo - io vado a casa, allora" e così li lascio al loro gioco, immaginando già come andrà a finire, anche se lei non lo ammetterà mai. Esco e... toh... i due son lì che fumano.

"Allora, ti va qualcosa di caldo?" "Ma certo, il bar sappiamo dov’e quindi andiamo, certo lì qualcosa di caldo lo prenderemo". Io sorniona, certo mica son tonta, la mettiamo sul ridere e intanto si arriva. Entriamo dentro, c'è un po' di gente, sia ai tavoli che al banco. Secondo voi, una signora va al banco? Bene, ci sediamo in un tavolo un po' defilato ed ordino un cioccolata calda con panna, loro caffe macchiato.
Come da copione si informano sul perché son lì, se lavoro, se son sposata, se ho figli, ecc… Complimenti - rispondo - sono dei buoni pescatori! Ma la pastura non funziona". Devo riconoscere che non si sono scomposti e, educatamente, hanno smesso con l’interrogatorio.
Iniziano a punzecchiare sulla situazione di L…… e del loro amico, alludendo al fatto che si gioca e poi si scopa. Ecco era questa la parola che desideravano tanto dirmi "si scopa... o, più precisamente: si scopa?". Sorrido, mentre col cucchiaino mi gusto la “ciculata”, leccandomi le labbra appositamente sporcate. Il più in gamba dei due, ha già una mano sulle mie gambe, ed a me scatta il primo pensiero: ecco, vedrai che fra un po' si tocca il pacco... è gia pronto; il secondo gioca col pacchetto di sigarette e mi guarda. Lo vedo come un cane che rimira una bistecca, ma meno languido. Trovandomi in una posizione di privilegio, invito il primo a tener le mani sul tavolo e non a stuzzicare il giocattolo, rischiando di sentirlo eruttare e sporcar le brache. Sorride di gusto e mi rimanda che gli piace la mia parlantina e la disinvoltura adottata nelle provocazioni spinte.
Ribadendo che ho più anni di loro e che, purtroppo, ormai riconosco le tecniche di abbordaggio ed il piacere di provarci con le milf, essi arrossiscono e convengono che son due coglioni e che ci stanno facendo una figura barbina. Si scusano affermando che, a veder la mia amica con la faccia da "sbarazzina", per non dir da "troia", hanno pensato che … Io fermo quel discorso parlando d'altro ed insisto sul fatto che ero lì per veder le ultime novità da Pittarosso. Uno va e paga le consumazioni, quello meno bello resta con me. Gli sparo:
"Sentite, io vado da "Pittarosso", venite con me? Se non altro, mi aiuterete con la scelta". Quando torna il secondo, insisto: "Allora?"
L’amico gli fa, se facciamo i seri, la signora gradirebbe che l’accompagniamo da "Pittarosso" a scegliere delle scarpe, seriamente, senza fare i pirla, guardandomi, lui acconsente.
"Bene, cambiamo store". Entriamo, poca gente, ci saranno 5 o 6 famiglie nel reparto bimbi, alcune donne accompagnate nei vari reparti, noi ci spingiamo sino al fondo, dove ci son le occasioni e le ciabatte da casa.

Ne scelgo due paia e vado a sedermi per provarle in un punto un po' più defilato e, mentre mi tolgo le scarpe allargo, ma non di molto, le gambe; essi son lì davanti, io guardo in terra, mentre scorro la cerniera, poi faccio finta di aver difficoltà, così il meno bello si avvicina, aspetta che sia io a chiederglielo di aiutarmi. Distendo la gamba e lui si china e mi sfila la calzatura, tenta anche di guardarmi fra le gambe, ma poi abbassa lo sguardo. Io, da perfetta bastarda, gli chiedo:
"Mi infileresti la ciabatta, adesso?" ed alzo la gamba quel tanto che basta a permettergli di visionare la patata, ancora abbronzata dal sole.
Mentre procede ad esaudire la mia richiesta, infilandomela con lentezza, arrossisce e poi mi fissa, ed io, sorniona: "Che c’e?…".
"Niente" fa lui. Provo la calzatura e poi chiedo di provare anche il secondo paio, ma lo faccio rivolgendomi all’altro.
Stessa scena: io mi sento già inumidire. Insomma proviamo quegli articoli e, poi, realmente ne scelgo un paio che effettivamente mi necessitavano. Guardiamo l’ora, mancano venti minuti a mezzodì.
"Beh, è ora che vada" pago e faccio per salutarli.
"Scusa, possiamo permetterci di invitarti a mangiar qualcosa? Se puoi, fermati! Visto che non hai voluto che ti comprassimo le ciabatte?...
"Vabbè - rispondo - ma niente cose strane o proposte indecenti".
Ci accomodiamo da rosso pomodoro ed ordiniamo. Il tempo scorre piacevolmente tra chiacchiere varie sul più e meno: parliamo delle prossime ferie, mare, montagna, spiagge italiane o estere, di naturismo ecc., poi, quando guardo l’ora, vedo che è l’una e mezza: "Caspita!" mi sfogge di dire…
Intanto mi squilla il telefono, mi allontano perché è L… l'amica.
"Senti, mi copriresti? Devo far due commissioni: se mio marito mi cerca, sai come sbrigartela. Ti saluto e, se puoi, divertiti! A lunedì…"
Due commissioni? Ma certo, non son due le palle? Per me è chiaro che…
E fa bene, con il marito pirla che si ritrova: sempre preso a guardare gente che corre dietro il pallone.
"E' successo qualcosa?" mi chiedono i due.
"No, non è successo nulla. La mia amica è andata a far una commissione e mi ha raccomandato di non perder tempo"
"Cioè? - mi fa uno - beh, se hai bisogno di una mano?"…
"Se proprio avete tempo, ma, soprattutto voglia, possiamo fare…….
"Sì, ma dove?" fanno in coro. "Andiamo al Diamante?" "Raga, non sono mai andata in hotel, volete che inizi oggi? Da voi? Impossibile, a quanto ho capito, da me, manco a parlarne" e ci guadiamo. Loro hanno già l’aria di cani persi, cui è sfuggita la preda.

"Sentite, di fianco al Pitt ci sono i bagni, son grandi e, in genere, dalle donne viene usato quello per handicappati, se libero, e di solito non è chiuso a chiave. Io inizio ad andare e, fra cinque minuti, tanto dovete passarvi per andare in quello degli uomini, se vedete me sulla porta, entrate pure: vuol dire che non c’è nessuno"
Sette minuti dopo, chiudo la porta e, facendo cenno di star in silenzio, mi siedo sul coperchio del water e aspetto il primo che tiri fuori dai pantaloni il suo arnese e mi penetri la bocca. Son tutti già barzotti e, con poche ciucciate, trovo difficoltà a tenerli in bocca, al che non mi resta che sollevar la gonna e, appoggiata al lavello, lasciare che entrino nel buco che preferiscono.
Uno in bocca ed il secondo in fica, prendono subito a toccarmi. Mi è stato difficile trattenere un grido di dolore/piacere. Lui, capita la situazione, si è fermato con la punta a contatto con il mio utero e, con brevi movimenti di avanti/indietro, me lo stuzzica al punto tale che, dalla fica, ormai in preda al piacevole dolore, mi porta a schizzare, purtroppo, sui suoi pantaloni. Se ne accorgerà solo dopo - penso - intanto quello in bocca, sento che comincia a spingere ed alcune gocce di precum fuoriescono. Son salate e calde, me le lecco con calma, altrimenti lo finisco subito. Sono troppo eccitati. L’altro, intanto, ha iniziato a farlo scorrere per tutta la lunghezza, sin quasi ad uscire e rimetterlo tutto dentro, con lentezza esasperante. Io reggo ancora un paio di venute, poi contraggo i muscoli della fica mentre esce e mi allargo quando entra, sin che lo sento.. Mi giro e gli dico:
"Vienimi pure dentro, tranquillo" al che mi prende per i fianchi e con quattro bordate forti, che soffoco nella manica, mi inonda tutta, collo dell’utero compreso. Quando si calma, invito il secondo a bagnarlo in fica per poi piantarmelo nel culo di brutto. Intanto, tiro a me, il cazzo che ha appena sborrato, adoro leccarlo per ripulirlo e, sentire il mio sapore mischiato al suo, mi fa colare,
L’altro è talmente eccitato che non lo bagna neppure e me lo punta subito. Entra talmente di prepotenza che, con la pancia, finisco nel lavabo, cosi bloccata, lui si diverte a entrare ed uscire, mentre porto a termine la pulizia del primo. Quello che mi incula, lo fa per un bel po', sinché, con le mani mi stringe i fianchi in modo da farmi male. Sento la punta del cazzo ingrossarsi per le pulsazioni ed infine il getto caldo, che inizia a inondarmi tutto il retto..
"Ora prendete un po' di carta igienica e fate una specie di tappo; piantatemelo dentro, affinché non coli, sennò che disastro?! Quanto alla fica, vi provvedo io". Infine, sottovoce, quando mi son ripresa, ci ritroviamo fuori. Apro la porta, mi accerto che non ci sia nessuno, ed esco.

Quando giungo da loro, sono ricomposta.
"Accidenti, che porca che sei!" A me tremavano le gambe, avevo timore ad esser beccata, ma…. ? Che scopata!
"La prossima volta, il culo devi darlo a me" dice l'altro, mentre mi allunga un biglietto con due numeri di cellulare e con orari.
"Ok, ragazzi, ora ognuno per la propria strada". Ci salutiamo facendo "ciao" con la mano. Essi avrebbero voluto un bacio, ma niente, li guardo allontanarsi, ed io entro nel supermercato.
Giro fra gli espositori, finché vedo che sono le 15:00; esco e, circospetta, raggiungo l'auto, e prendo la direzione per casa.
Mentre sono in strada, il finestrino si apre e... per puro caso, il foglietto con i numeri, viene catturato dal vento e vola fuori.
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