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Prime Esperienze

Ricordi di me da ragazza... molto sfacciata


di donna2
30.08.2023    |    386    |    8 9.6
"Per me era molto importante e, soprattutto, dovevo cercare di provocarlo con prudenza, senza eccedere troppo, ma con determinazione in quanto ancora non..."
Ricordi di me da ragazza... molto sfacciata. -

Eravamo nel 1975 ed io, con una compagna di classe, facevamo le civettuole e stupidate varie al centro "le X……………", divertendoci a girare nei vari stands a provare minigonne, magliette, ecc ...,,,Non ci eravamo accorte di un signore che ci seguiva, sinché fu proprio lei a farmi notare il tipo che, presumendo fosse qualcuno della sicurezza, con nonchalance prendemmo due capi e andammo a provarli: si trattava di due reggiseni.
La mia compagna, più scaltra di me, li provo subito e, aperta la tenda, mi restituì il reggiseno, dicendomi di prenderne qualche altro, restando a seno nudo, all'interno della cabina. Io, non meno impudente di lei, lasciai di proposito la tenda un tantino aperta. Intanto il tipo, sbirciava di sottecchi poco distante da noi; ripetemmo il giochetto un paio di volte aumentando di volta in volta l’apertura quasi fossimo sole, ero quasi tentata a farlo pure io, ma per il momento nn me la sentii.
Intanto quello, all'ennesimo cambio di reggiseno, il tizio mi si avvicina e mi dice con aria serafica: "Giovedì, sarò ancora qua e, se proverai i capi per me, te li regalo".
Lo guardai e di getto risposi: "Giovedì non posso, sarò con la mia amica a studiare, ma potrei venire venerdì pomeriggio e devo venire da sola?".
"Lo preferirei" mi rispose. "Io ci sarò e voglio sperare che ci sarai anche tu" Con una punta di imperatività.
Tornai dall'amica e, entrata decisa, anche io mi denudai il seno, mostrandolo con orgoglio, mentre il tipo guardava, poi chiudemmo la tenda, ci rivestimmo, abbandonammo tutto all'interno della cabina e via, come due bimbe sciocche, molto sciocche, ridendo alla grande della bravata fatta e con in cuore la speranza che nessuno ci avesse riconosciuto.
Il venerdì della settimana dopo, con l'autobus, mi recai a "X………….." da sola, come ci eravamo accordati: ero trepidante dalla paura, questo sì, ma il tarlo della scoperta di cose nuove, di far nuove esperienze, imperava in me, al punto da farmi avere i primi groppi allo stomaco: che sfrontata che ero; ero lì per farmi veder nuda da uno sconosciuto e la cosa mi piaceva fino a rodermi dentro. Come da copione, lo trovai già li che girava come visitatore distratto. Mi sincerai che nessuno di mia conoscenza fosse lì intorno e mi feci vedere.
Mi si avvicinò e, tranquillo, mi parlò mostrandosi contento che fossi lì e mi propose di provare alcuni vestitini facendoci passare per padre e figlia...
Il gioco mi piacque e feci qualche prova, facendo sempre attenzione tutt'intorno col fine di non dare nell'occhio. Per me era molto importante e, soprattutto, dovevo cercare di provocarlo con prudenza, senza eccedere troppo, ma con determinazione in quanto ancora non conoscevo quali fossero le sue intenzioni.
Uscivo dalla cabina, facendomi vedere e poi rientravo e mi spogliavo, lasciando uno spiraglio per lui, facendo sì che potesse vedermi con soli slip e reggiseno. Son li con l'ennesimo capo indosso:
"E' stretto - mi fece notare - Guarda si vedono, cioè si notano... gli slip. Lo guardai negli occhi e vidi una luce come d’attesa. Entrai e, decisa, li sfilai senza alzare il vestito quasi imbarazzata ma con sguardo fisso a terra da ubbidiente: ora, sotto il vestito, ero completamente nuda. Egli apprezzò molto la cosa ed io rientrai in cabina con la miglior gratificazione che potessi aspettarmi.
Insistendo su quella falsariga: ma con molto tatto, mi tolsi il vestito provato e, con molto calma, senza fretta e senza mostrarmi infastidita, lo guardai in faccia, serafica, con atteggiamento puro, ingenuo, mentre mi rigiravo nuda in cabina, esibendo con audacia la mia fica (allora i miei peli la ricoprivano tutta in quantità giusta, nerissimi e, soprattutto lisci, a differenza di quelli ricci delle mie compagne, con le quali capitava spesso di confrontarci, rimirando quella che per noi rappresentava indice di sentirci adulte) e, nell'occasione, mostrare il mio vello rappresentava un vanto per me, così come il mio superbo culo, liscio, pronunciato quel tanto che lo rende ancor più concupiscente, che in molti mostravano di agognare, magari passandoci sopra una lisciata di mano, seguita da relativo ceffone di ringraziamento e, a volte, anche un sonoro "vaffa", affinché fosse sentito da tutti.
Lui, con le mani in tasca, mi rimirava, un po' rosso in volto e, percettibilmente, asseriva col capo, sinché, con un cenno, mi fece capire che era ora di smettere. Rivestita, mi invitò a bere qualcosa nella buvette e parlammo del più e del meno, senza mai toccare l'argomento: “corpo mio…… o sesso”, mi fece vedere la sua carta d'identità, la patente ed una foto della moglie, la quale bellissima donna, ma che, a suo dire, fin troppo casta e lui soffriva per questo. Poi mi invitò per il successivo giovedì, suo giorno di libertà ed io accettai, contenta del vestito regalatomi e del pomeriggio molto particolare e stimolante trascorso in sua compagnia.
.Quel giochetto funzionò per alcune settimane , sinché lui mi propose di andare nel suo ufficio, in Torino. Essendo un libero professionista, un geometra in particolare, poteva usare il suo ufficio senza render conto a nessuno. Mi presentai nell'orario stabilito, passando per il cortile interno allo stabile. Lui appose il cartello “chiuso, fuori per lavoro” .
Fu naturale per lui prendere due buste contenenti vestiti e sistemarle sulla scrivania. Parlò poco ed a me venne naturale indossare per lui i capi che mi proponeva. Con finta disinvoltura e relativa calma (ero più eccitata io che lui), mi spogliai; arrivata al reggiseno ci guardammo: lui era immobile seduto sul divanetto, fece un cenno con l’occhio appena percepibile, lo tolsi con molta calma, sfiorandomi i capezzoli.
Poi fu la volta degli slip. Li indossavo neri, le prime culotte di quel periodo in pizzo traforato; con brividi alla schiena, infilai il dito indice destro nell’elastico e lo feci scorrere giù dal fianco, sino al culo.
Lui, rosso in viso, visibilmente eccitato, teneva le mani sul pacco. Non proferì alcuna parola. Come mi venne, non so, ma percepii il suo desiderio ed iniziai a sfilare lentamente lentamente le culotte, con una malizia che quasi non riconoscevo in me; mi guardavo, per nn farmi vedere rossa in viso, i piedi e per non vedere il suo volto. Scendendole lentamente, mi chinai per far passare i piedi e mi girai leggermente, affinché notasse un po' del mio culo e, possibilmente, il ciuffetto di peli che spuntava.
Lui stavolta era in evidente stato di eccitazione e, previa sua richiesta e mio consenso, lo estrasse dai pantaloni e prese. lentamente, a masturbarsi restando ad una certa distanza da me, li sul divanetto nella saletta d'attesa.
Sin qua tutto ok; alla fine del defilé ( e della sua schizzata dentro un fazzoletto per nn sporcare tuto), chiacchieriamo un pochino, poi mi propose un nuovo incontro, cambiando giorno in maniera compatibile col mio ritmo di studio, famiglia e scuola. Accettai, stabilendo orari che a lui fossero congegnali e soprattutto non gli recassero danno.
Il buon geometra Axxxxxxxx, a volte mi faceva tenerezza: era un uomo discreto, ben messo, ma, sebbene con una moglie, pur bella, e due figli adolescenti, era quanto mai insoddisfatto dal punto di vista sessuale.
Venne maggio io fui presa dal preparare gli esami di quinta superiore. Un pomeriggio, sempre con la stessa modalità, indossai l'intimo che lo facevano sballare e, mentre si masturbava, non so cosa mi prese: mentre, come di solito facevo, gli andai vicino per farmi toccare, mi abbassai e, con decisione, gli presi il cazzo in mano e mi misi a masturbarlo. Con improvviso istinto, non so, forse l'odore del cazzo, la punta lucida con una goccia di umore che annunciava il piacere o, forse, la mia dimestichezza nei pompini fatti ai compagni, decisa, lo imboccai ed iniziai a succhiarlo, con calma, lentamente scendevo, ma ancor più lentamente risalivo sino alla cappella; con la mano accompagnavo la pelle del cazzo su e giù, sentivo la rigidità del cazzo e questo mi inorgogliva, le sue palle morbide le sentivo piene le strizzavo piano piano sentendolo fremere ..
Mentre si godeva il lavoretto, mi disse:
"Che bocca favolosa, che hai! E' il pompino più importante che avessi mai avuto".
Lo succhiai per quasi venti minuti, se ricordo bene; poi, fece per togliersi, ma gli tolsi la mano e proseguii: sentivo le sue gambe rigide, lui era concentrato a resistere il più possibile, voleva godersi ancora la mia bocca. Sinché, con un suono gutturale, rauco, poggiandomi le mani sulla testa, mi venne in bocca spingendomelo quasi in gola, con suo sommo piacere, ma con decisa delicatezza, mi ordino dimandar giù tutto. Non mi limitai solo a quello ma facendogli un'accurata pulizia di tutto il tronco e sotto cappella compreso. Una volta finito, lo guardai e lui, presomi il viso tra le mani, mi disse:
"Sei stata magnifica, grazie!" e mi bacio sulle labbra.
Questa cosa funzionò così bene fino ad agosto. Superati gli esami (ero stata promossa con 82/100), partii per le ferie, che mio padre mi offrì, assieme al fidanzato cornuto futuro marito (ora attuale marito).
Non possono immaginare i 15 giorni che trascorsi ad Alassio; avevo una frenetica voglia di cazzo e lui, casto, si limitava a limonarmi o toccare il seno. Credeva nella sacralità del matrimonio e, quindi, sinché non ci fossimo sposati, niente sesso. Però, di lui, ero (e lo sono ancora) innamoratissima, per cui sopportavo.
Rientrati a Torino, in settembre, chiamai Attilio. All'epoca i cellulari erano fantascienza, mi servii del vecchio gettone della sip, funzionava bene e fui io a chiedergli se avesse dei vestiti da provare. Fu ben felice di riprendere il gioco, ma soprattutto i pompini, che rappresentavano un percorso obbligato.
Mi aiutò anche a trovar lavoro, perché non avevo voglia di università, mentre il mio lui si era iscritto a ingegneria idraulica. Da settembre a dicembre, riprendemmo gli incontri settimanali, a volte due, sempre col defilé e servizio finale. Intanto presi ad esibirmi in pose sempre più audaci, completamente nuda; lo succhiavo inginocchiata nuda davanti a lui, permettendogli di accarezzarmi. Iniziai a farmi toccare la fica, adorava lisciarmi i peli. Un giorno lo feci distendere a terra e gli misi la fica sulla faccia, facendomela leccare. La mia prima volta fu talmente esplosiva che glivenni in bocca, senza ritegno; gliela schiacciai sulla bocca intimandogli:
"Porco, leccamela tutta! Bevi anche tu, porco….."
Lo fece e mi mandò in tilt. Da lì, iniziammo a giocare in maniera sempre più spinta: lui mi penetrava con le dita e mi stuzzicava facendomi impazzire; io ricambiavo con pompini da vera puttana, di comprovata esperienza. Prese a godersi la vista di me alla pecorina, mi leccava il culo, per poi mettermelo in bocca e scoparmi la gola, sborrandomi dentro fino a soffocarmi....
Io, succube, accettavo ben volentieri il violento spruzzo in gola, e mandavo giù, anche se a fatica per la copiosità del getto.
Poi, venne il giorno fatidico: ero messa a pecorina sul tappeto, con due cuscini. Attilio era eccitatissimo: nonostante i suoi cinquant'anni, aveva il cazzo talmente duro da fargli male; se lo menava con calma, aspettando di scoparmi la bocca; io mi metto i cuscini sotto la pancia e mi posiziono col culo per aria.
Lui si inginocchia e, da dietro, mi stava leccando la fica e il culo, come un labrador, poi fa per alzarsi:
"FALLO! - gli ordinai.,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, "Cosa?" fu la sua risposta.
"SCOPAMI IN FICA!........................................"Sei sicura? Guarda che non voglio problemi!"
"SCOPAMI IN FICA, ADESSO, SUBITO, NON FARTI PROBLEMI".
Gli faccio decisa, avevo il cuore a mille, lo stomaco chiuso dalla tensione e la fica, talmente calda e viscida di umori, che, come tenne a dirmi, luccicava. Io mi sono allargata le grandi labbra con le mani e gli offrendogli il buco ancora vergine; con la pancia appoggiata ai cuscini, ero, credo, in posizione oscena, ma in attesa di lui.
Era da tempo che cercavo un uomo, che mi facesse diventar donna…
"Sei sicura?" insiste a chiedermi.
"DAI, PENETRAMI E FAI IL TUO DOVERE DI UOMO, SENZA REMORE E CON DECISIONE".
E' quanto gli ribadisco con decisione. Lui si appoggia al foro...
"Mammamia, come sei bagnata! Allora entro tutto dentro, cara?"
"SIIIIIII"
Lo sento sul buco, mi rilasso più che posso, lui mi prende per i fianchi e spinge forte: era decisamente duro come l'acciaio ed io talmente rilassata e strabagnata, che me lo ritrovai addosso, sulla schiena: avvertii un bruciore all'interno della fica. La punta del cazzo premeva con forza contro l'utero; un urletto di dolore mi scappa e, con le mani, appena posso, lo blocco.....
"FERMATI UN ATTIMO, COSI....."
Lui si ferma, restiamo quasi un minuto così, poi.....
"ECCO, ORA SCOPAMI FORTE FORTE, SIN CHE VUOI..."
Attilio esce ed entra deciso, iniziando così la mia prima vera scopata della mia vita: più mi sbatteva e più lo incitavo a farlo forte; non si tiro indietro anche quando gemevo forte per i colpi che mi dava sull'utero; non ricordo quanto durò, so solo che venni una infinità di volte: il cuscino, sotto, era diventato fradicio dei miei umori.
"Amor mio, delizia, sto per venire, sto per venire!"..... e giù bordate da sfondarmi.....Avevo il cervello in tilt, non mi resi conto di cosa gli dissi, quando mi arrischiai ad urlargli:
"SBORRAMI DENTRO, ATTILIO. TI VOGLIO TUTTO DENTRO!".....
Forse le frasi, forse l'ardore del momento o, per lui, il piacere di possedere una donna "troia", lo trasformò in un toro. Mi sbatteva con una forza inaudita che ancora ricordo; arrivò al culmine con l'ultima spinta, mi si incuneò tutto dentro, al punto da farmi pensare: questo mi lacera...
"Siiiiii, vacca, ti sborro tutto dentro, siiiiii...." e venne con un getto tremendo. Dopo di che, mi crollò sulla schiena, baciandomi il collo, per poi ficcarmi la lingua in bocca.
Rimamanemmo così per parecchi minuti, sinché lui si tirò su, e allargandomi più che poteva, si mise ad ammirare la mia fica piena, da cui sentivo colare il viscido miscuglio della mia e sua sborra. Con mio enorme piacere, si mise a leccarmela, cercando il buchetto posteriore....stuzzicandolo molto bene….MA
"Eh, eh, eh, quello non si tocca, hai avuto la mia fica, ora stop!"
Attilio restò allibito.
"Ma che stronza che sei, ERI VERGINE?" Mi urlò...
"SI', PERCHE', TI E' DISPIACIUTO?"
"No, ma ti avevo detto che non volevo guai; meglio che ti vai a lavare subito, cerchiamo di evitare possibili guai"..
Così feci.....
Ci furono molte altre scopate con lui, non sempre, ma diciamo due/tre volte al mese, e questo sino a che non mi sposai e sin all'arrivo del primo figlio.
Poi diradammo gli incontri e, civilmente, come era iniziata, la storia finì.
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