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Mamma in schiavitù


di Ubbidiente_69
22.01.2023    |    2.154    |    13 9.9
"Devo, assolutamente devo far vedere le foto e raccontare tutto ad Alberta..."
17 anni e una passione per la fotografia, andavo sempre in giro con una macchina Polaroid, di quelle che stampavano subito la foto. In compagnia eravamo in 6: io, Alberta e 4 ragazzi; il sesso lo avevamo scoperto alla fine delle medie e, anche frequentando scuole diverse, almeno una volta al mese ci incontravamo per fare sesso insieme. I nostri genitori non sapevano nulla, eravamo molto bravi a mantenere i nostri segreti. La più rompipalle tra i genitori era di gran lunga Laura, la mamma di Alberta; era una gran bigotta che ci faceva continue prediche su come il sesso fosse il diavolo, che solo dopo il matrimonio si poteva, ma non per diletto ma solo per procreare. Con Alberta spesso scherzavamo su come facesse il padre a sopportarla e a non scoparla di brutto: benchè bigotta aveva un bel fisico, atletico, ma sempre nascosto sotto il grembiule del suo negozio di alimentari. Alberta inoltre diceva che spesso la madre si autoflagellava; la cosa non ci stupiva, viste le prediche e ci credevo. In verità Alberta non l’aveva mai vista, ma i segni sulla schiena che diceva di aver visto spiandola in bagno, lasciavano pochi dubbi in merito.
Quello era diventato un chiodo fisso per me: le cinghiate mi piacevano, sia quelle inferte da mio padre e dalla mia matrigna, sia quelle che Alberta e i ragazzi mi davano nelle serate passate insieme. Da quando avevo saputo dei segni sulla sua schiena scorticata, volevo saperne di più. Un giorno di primavera inoltrata ero in giro e passo vicino a casa di Alberta, una vecchia casa in campagna, circondata da un alto muro con una corte interna. Mi fermo davanti alla casa con l’intenzione di cercare un modo per vedere quei segni, che erano diventati un chiodo fisso nella mia testa. Sono lì, ferma davanti al muro convinta ma senza sapere bene che fare e dire, quando un rumore all’interno attira la mia attenzione… tendo l’orecchio e riconosco il sibilo inconfondibile della frusta. Devo assolutamente vedere! so che in un punto il muro è rovinato formando una specie di scala, mi inerpico e vedo quello che mai mi sarei aspettata…a pochi metri da me Laura, completamente nuda, legata per i polsi ad una trave senza che i piedi toccassero terra. Dietro di lei il marito, anche lui completamente nudo, con la frusta in mano… un bastone di circa 1 metro che alla fine aveva 4-5 striscioline di cuoio. La fustigazione era chiaramente all’inizio, la schiena era ancora liscia: ad ogni colpo lei doveva pronunciare la frase “Grazie Padrone”. Di tanto in tanto lui si avvicinava, le graffiava la schiena, poi prendeva uno straccio da pavimenti da un secchio e lo passava sulle ferite, cose che la faceva contorcere per il dolore. Non capivo cosa fosse finché alla terza volta lei ha mugugnato “Il sale no per favore, la prego padrone, il sale no”; lui ovviamente non si curava delle suppliche, ma continuava la devastazione. Dopo una mezz’ora, la schiena di Laura sanguinava in più punti… Ero eccitatissima e stavo scattando decine di foto. Era allo stremo, il “grazie padrone” era ormai una sorta di rantolo; gli ultimi colpi furono dati sul culo. Terminata la flagellazione, il marito allenta la corda e la fa scendere, le toglie le polsiere e le fa mettere le mani dietro la schiena, la lega e tira. Laura assume una posizione innaturale, a 90°. Il marito le afferra i fianchi e con pochi, potenti colpi la incula, si svuota con un grugnito e poi va davanti a lei. Le mette il cazzo davanti alla faccia e le intima di pulirlo. Laura non ha un attimo di esitazione si tende in avanti e prende in bocca quel cazzo ancora duro… è evidente che la cosa la disgusta, spesso sento il rumore dei conati di vomito, ma pulisce con cura. Infine, quando si ritiene soddisfatto, la slega. La poveretta è a terra carponi, sfinita ed evidentemente dolorante. Le piscia in testa, ha i capelli fradici, poi le tira il grembiule e le dice “Vai puttana, che fai tardi al negozio”. Il marito rientra in casa e dopo qualche minuto esce. Laura si rialza a fatica, con un tubo di gomma si fa una doccia, dando sollievo alla schiena, poi si veste ed esce.
Devo, assolutamente devo far vedere le foto e raccontare tutto ad Alberta. Quando la vedo arrivare, salto giù dal mio nascondiglio e le dico tutto. Alla fine del racconto sbotta: “quella bastarda… rompe il cazzo a me se solo immagina che faccio una sega ad uno, e lei si fa inculare a secco… troia di merda… Patti, dobbiamo fargliela pagare e mi devi aiutare!”. Non aspettavo altro…
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