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Gay & Bisex

12 Inculata di condominio


di iside59
03.05.2023    |    8.367    |    7 9.6
"“Sei tu? Che cazzo vuoi?” Gli dissi bruscamente..."
Era una mattina di mezza estate e nel dormiveglia mi stavo godendo i momenti migliori del sonno cercando di ignorare i rumori che venivano dalla strada quando sentii squillare il campanello di casa.
Mi alzai lentamente e mezzo assonnato per andare ad aprire, pensando fosse mia madre che tornando dalla spesa giornaliera avesse dimenticato di portarsi appresso le chiavi, ma quando spalancai la porta con fare incazzato mi trovai di fronte il Giuseppe, un nullafacente che abitava due piani sopra di noi, padre di cinque figli, che campava con i quattro soldi che la moglie raccattava andando a fare le pulizie da qualche famiglia benestante della zona.
“Sei tu? Che cazzo vuoi?” Gli dissi bruscamente.
Questo Giuseppe era solito importunare tutte le donne della scala, toccandogli il culo e anche altro, con buona pace della povera moglie che probabilmente dopo le cinque gravidanze ne aveva veramente piene le palle di lui.
Quella troia di mia madre gli aveva sempre dato corda, probabilmente si era fatta anche chiavare più di una volta, e lui veniva spesso a cercarla.
Il Giuseppe era un tipo insignificante, uno scansafatiche, un vero parassita, l’unica dote che gli si riconosceva, a detta delle chiacchere del quartiere, era quella di possedere una bella mazza e di saperla usare bene e frequentemente.
“Non c’è la mamma?” Mi chiese.
Gli risposi con tono seccato: “No! E’ fuori a fare compere!”
Insistette; “Posso entrare ad aspettarla? Sopra sono solo e mi annoio mortalmente”
Lo guardai con faccia truce e gli risposi: “Va bene! Entra pure, ma mettiti sul divano e non rompermi il cazzo!”
Nel frattempo che il Giuseppe aspettava, leggendo un settimanale di quindici giorni prima per ingannare il tempo, io in mutande e maglietta intima, mi preparavo la colazione, la consumavo e mi apprestavo a lavare le stoviglie utilizzate.
Mentre ero leggermente chinato a sciacquare la tazza che avevo utilizzato, sentii qualcosa di duro poggiarsi al mio didietro, era quel figlio di puttana del Giuseppe che mi premeva contro il suo membro indurito sotto i pantaloni e nel frattempo mi sussurrava all’orecchio parole invitanti: “Dai cagnetta! Lo sanno tutti che ti piace il cazzo, forse anche più di tua madre, fammi provare il tuo culetto, tanto oggi la mamma è andata dalla parrucchiera e prima di mezzogiorno non si farà viva! Sono venuto per te, sapevo che tua madre non ci sarebbe stata, sono venuto per il tuo culetto burroso, mi hanno sempre “arrapato” i bambinetti maliziosi come te, lo vedevo come mi guardavi quando mi appartavo con quel puttanone di tua madre, ho notato la tua morbosa curiosità di vederci all’opera e mi sono accorto che quando me la scopavo ci spiavi dal buco della serratura, sai quante volte ho pensato di aprire la porta e inchiappettarti in compagnia di tua madre? E poi se sarai così bravo come dicono che tu sia, ti darò i cinquanta euro che avevo tenuto da parte per tua madre!”
Non sapevo di avere degli ammiratori addirittura nel condominio stesso, ma respinsi quella piattola che mi si era incollata al culo in malo modo rispondendogli: “Torna a sedere! Porco schifoso! Io quelle cose non le faccio per soldi ma eventualmente solo .. “
Lui era tornato un po’ scornato a sedere ed io completai la mia frase dopo un lungo intervallo, in cui pensai che quello che avevo sentito premere sul mio fondo schiena dopo tutto era degno di considerazione, non potevo rinunciare a provare tanto ben di dio, mi prese una vampata di eccitazione che mi trasformò velocemente in un arrapato voglioso di cazzo, feci scendere maliziosamente l’elastico delle mutandine fino all’inizio dello spacco delle chiappe per lanciare la mia provocazione, e conclusi: “.. solo quando mi assale la voglia di prenderlo in culo!”
Il messaggio non lasciava dubbi sulle mie intenzioni verso di lui e venne recapitato in maniera abbastanza chiara, il desiderio di sentirmi la sua nerchia su per il culo era esplicito, difatti non dovetti attendere molto per sentire le sue mani rudi su di me, mi abbrancò le chiappe, abbassò gli slippini e con i pollici rivolti all’interno del solco, allargò con forza i glutei per aprire oscenamente il buco del mio culo, le cui labbra già pulsano bramando la penetrazione imminente.
La sua durissima cappella non tardò a fare pressione sulla mia fessura e scomparire insieme al resto dentro al pertugio schiuso e voglioso che gli risucchiò dentro tutta la nerchia, avvolgendogliela come fosse una ventosa; il mio culo, inequivocabilmente si divorò tutto il suo cazzo!
Io mi chinai ulteriormente in avanti ed inarcai la schiena per offrirmi completamente alla sua monta, mi insultava deliberatamente ed oscenamente: “Ti spacco il culo cagnetta in calore, finocchietto rottinculo, ti apro tutto il culo e te lo riempio di sborra, sei più troia di tua madre!”
La cavalcata fu furiosa e violenta e lo portò in breve tempo, visto lo stato avanzato di eccitazione che lo pervadeva ad eiaculare, con un grugnito da vero animale dentro di me, che stavo piegato i avanti sul lavello della cucina e mi godevo ogni momento dell’amplesso, sentendolo poi spruzzare dentro di me tutta la sua sborra.
Poi lui uscì dal mio culo con il cazzo che stava lentamente afflosciandosi, mi prese le chiappe con le sue mani e le divaricò guardando la mia oscena cavità anale esondare copiosamente il suo seme e commentando: “Ti ho infarcito il culo come fosse un bignè alla crema, bel finocchietto!”
Si ritrasse e si accasciò sul divano, ma io non perdetti tempo e mi lanciai sul suo cazzo ricoperto della sborra che aveva appena sprigionato e per evitare che si afflosciasse del tutto, lo leccai e gli succhiai la cappella umidiccia, nel tentativo di riportarlo subito in vita.
Non ci volle molto che il Giuseppe, mantenendo fede a ciò che si vociferava di lui, ritornò vigorosamente sull’attenti, mostrando un’altra rigidissima erezione; allora di spalle mi calai sul suo cazzo, inghiottendolo ancora una volta completamente col mio vorace buco del culo; ci ballai sopra per una decina di minuti roteando anche il bacino per farlo impazzire, fino a che, sentendolo ancora una volta vicino all’orgasmo, mi sfilai e mi posizionai con la bocca aperta davanti alla sua mazza in attesa della imminente esplosione.
Quello che sgorgò dalla sua cappella turgida e violacea fu un’eruzione vulcanica fuori dall’ordinario, i suoi getti mi arrivarono un po’ dappertutto; i primi, i più vigorosi, schizzarono tra i capelli e sugli occhi, poi sul naso e i seguenti tutti direttamente in bocca, dove alla fine della copiosa sborrata, immerse nuovamente il cazzo e muovendolo dentro e fuori, causò la fuoriuscita della sua abbondante sborrata dalle mie labbra verso il basso, sgocciolando sul petto ed il resto de mio corpo nudo.
Dopo una decina di minuti di meritato riposo passato sul divano godendomi la bellissima sensazione di essere ricoperto di sborra mi alzai e corsi in bagno a sistemarmi, dopo di che presi per un braccio il Giuseppe e lo cacciai fuori con i pantaloni ancora alle ginocchia, per poi dedicarmi alla sistemazione del locale, in particolare del pavimento che presentava qua e là, evidenti tracce di sborra.
Quando fu di ritorno mia madre, la avvisai che il Giuseppe l’aveva cercata e probabilmente, la troia che albergava dentro di lei, si stava interrogando sul come mai quel porco non l’avesse aspettata o perché non fosse già ritornato alla carica, dato che quando la cercava era esclusivamente per svuotarsi le palle.
Diciamo che io le spremetti abbondantemente tanto che il Giuseppe, malgrado mia madre lo abbia atteso per tutta la giornata, non si fece vedere e questo sicuramente la mise in allarme.
Vuoi vedere che in zona c’è concorrenza? E soprattutto il “cinquantello” che il Giuseppe aveva messo da parte per lei, in tasca di chi sarà finito?
E anche oggi ho fatto la mia opera di bene, mi sono impegnato nel sociale, ho fatto risparmiare cinquanta euro al Giuseppe che con cinque figli da mantenere ne aveva veramente bisogno!
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