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10 Mariana


di iside59
08.02.2023    |    2.843    |    1 8.9
"Davanti il troglodita eiaculò nella mia gola, ed io che ci tenevo alla pulizia, d’istinto inghiottii tutto per non sporcare i sedili della vettura..."
Stavo passando la serata in una deserta sala a luci rosse di Milano, guardavo annoiato un film di pessima qualità che non mi stava per nulla eccitando, avevo quasi deciso di uscire quando qualcuno mi si sedette frettolosamente vicino destandomi bruscamente dal torpore in cui ero scivolato.
Una donna? Sembrerebbe! Ma mai fidarsi delle apparenze, difatti il profumo che mi pervadeva le narici era sicuramente femminile, ma le mani e le spalle robuste tradivano la vera natura della creatura che mi si era seduta a fianco.
Dopo pochi minuti e senza indecisioni mi chiese se mi stessi divertendo, era italiana e pareva volermi far capire che non avevamo molto tempo a disposizione in quanto l’ora era già tarda per cui la chiusura della sala si stava avvicinando inesorabilmente.
Dalla faccia che feci probabilmente dedusse che mi stessi annoiando mortalmente e pensò, tra l’altro azzeccandoci in pieno, che mettendomi in mostra il suo stratosferico cazzo mi avrebbe sollevato un po’ il morale e convinto velocemente ad approfittare dell’irripetibile occasione.
Senza attendere troppo, divaricò le gambe aprendo il suo lungo cappotto, si alzò la minigonna che indossava mettendo in mostra due cosce molto robuste per essere di una femmina, avvolte da un collant nero a rete di maglia molto larga, aperto sul cavallo davanti e probabilmente anche dietro, allo scopo di facilitare qualsiasi genere di rapporto sessuale, attivo o passivo senza doverselo togliere; era il classico articolo da sexy-shop che si indossava per dare subito l’idea precisa di quanto si fosse disposti a dare o a prendere a chi si era lasciato trascinare nel gioco; la mutandina di pizzo nero palesava un grosso rigonfiamento e faticava a tener nascosto la sorpresona, la scostò con un dito facendo rimbalzare fuori con orgoglio ed un po’ di esibizionismo un gran bel pezzo di cazzo, valido motivo per cui si potesse tranquillamente pensare che la natura con lei fosse stata estremamente benevola.
Dal tanto che quel cazzo appariva perfetto per dimensioni e per forme, all’inizio, nel buio del cinema ebbi il sospetto che fosse addirittura finto; un’asta lunga e tornita con tutte le venature in rilievo e in punta una cappella talmente accentuata che sembrava scolpita e modellata per penetrare qualsiasi pertugio ed aprirlo in maniera definitiva.
Non resistetti e andai a verificare subito la sua veridicità, d’istinto allungai la mano stringendo saldamente in pugno l’asta notando che, sebbene il mio pugno fosse chiuso attorno a quel ceppo, l’asta debordava ampiamente dalla mia mano, senza contare poi la grossa e turgida cappella che troneggiava alla sua estremità.
Stimai un 20-25 cm senza contare la cappella, un pezzo da collezione da non lasciarsi proprio sfuggire.
Il tizio, o la tizia, molto sicuro che nessuno potesse resistere a quella meraviglia della natura mi poggiò la mano sulla testa e, lentamente ma con decisione, la guidò verso la sua nerchia; quando fui a pochi centimetri dal raggiungere l’obbiettivo, il naso mi si riempii dell’inconfondibile odore del cazzo e questo mi attizzò a tal punto da ingoiarlo senza indugio, succhiandolo senza ritegno, slinguandolo selvaggiamente tutto intorno alla cappella, insalivandola e facendola scomparire nella mia bocca.
L’amico sembrava contento del trattamento che gli stavo riservando e mi sussurrò lascivamente in un orecchio: “voglio prenderti da dietro e farti provare il paradiso!”
Certo, se mi avesse piantato nel culo un simile palo mi sarei sicuramente sentito pieno il giusto, quindi feci finta di nulla e continuai a masturbarlo e a succhiare con l’intento di portarlo alla massima eccitazione ed erezione.
Ad un certo punto, l’amico mi sollevò dall’osso che io non avevo alcuna intenzione di mollare e accomodate le mutandine e la minigonna, chiuse il cappotto e si alzò scomparendo dietro ad un pesante tendaggio.
Era un chiaro invito a seguirlo, quindi attesi qualche minuto e poi mi alzai e mi infilai dietro la tenda.
Era buio e non sapevo dove lui potesse essere finito e neanche se dietro alla tenda potessero esserci altre persone.
Ad un certo punto sentii delle mani palparmi sia davanti che di dietro, una mano mi slacciò la cintura dei pantaloni ed un’altra me li abbassò, troppe mani per essere una persona sola.
Mi lasciai trascinare in questo vortice di sensazioni, qualcuno mi stringeva i capezzoli, qualcuno mi stava succhiando l’uccello, qualcun altro cercava di infilarmi le sue dita nel culo, passò qualche minuto e inevitabilmente sborrai in bocca a colui che mi aveva succhiato con grande avidità; un cazzo mollo e viscido mi si strusciò sulla mano, lo afferrai ma mi resi conto che da come era impiastricciato doveva avere appena sborrato, mentre dietro qualcuno mi era entrato nel culo con almeno tre dita dopo essersele insalivate abbondantemente.
Decisi di spostarmi un po’ per mettere fine allo scempio delle mie parti intime, infatti tutte le mani scomparvero di colpo e rimasi li, sempre dietro le tende per godermi qualche minuto di tranquillità e recuperare il contatto col mondo reale dal quale tutto ciò che era successo mi aveva sottratto; ma ad un certo punto sentii qualcosa di molto rigido e di notevole spessore poggiarsi sul mio fondo schiena mentre qualcuno mi alitava sul collo e quasi contemporaneamente una vocina calda e suadente mi sussurrava in un orecchio: ”Ti ricordi? Ti avevo promesso il paradiso!”.
Rimasi quasi paralizzato mentre sentivo il suo palo strusciare tra le mie natiche ed indurirsi sempre di più per l’eccitazione selvaggia che lo pervadeva, l’amico dietro voleva dare libero sfogo alla sua voglia di rompermi il culo; rimasi in attesa qualche secondo e poi decisi che non potevo lasciarlo andare in bianco, ma soprattutto, non potevo rinunciare a provare nel mio culo quel tronchetto meraviglioso che gli avevo visto fra le gambe.
Inarcai leggermente la schiena e mi chinai un pochino in avanti, ma non troppo, tanto per facilitargli un po’ il compito, dopo avere strusciato tre o quattro volte su e giù la sua cappella nel solco delle mie natiche senza aver trovato l’orifizio, alla quinta trovò il pertugio da violare, lo puntò e cominciò a spingere, dapprima delicatamente riuscendo ad entrare con la sua cappellona scultorea e poi, dopo essere rimasto in attesa qualche secondo, più decisamente, affondando di fatto tutta la sua verga nel mio culo.
Sentii un dolore lancinante, ma ormai il più era fatto, strinsi i denti e cominciai ad accompagnare il suo movimento dentro di me incitandolo a sfondarmi, a farmi male, dentro e fuori dal culo stantuffandomi con un ritmo prima lento poi sempre più veloce.
Man mano che la cavalcata si faceva più intensa lo invitai ad essere più violento: “Dai! Fottimi! Fottimi! Sono il tuo schiavo, più forte! Spaccami il culo! Me lo merito! Prendimi! Chiavami! Fammi tuo e riempimi il culo di sborra!”
Ero quasi avvolto nel pesante tendaggio, piegato leggermente in avanti sforzandomi di aprire nel migliore dei modi la mia fica anale al mio sodomizzatore, cercando così di facilitarne al massimo il passaggio, sentivo quel palo di carne entrare ed uscire dal mio intestino, strusciare tra le labbra del mio culo procurandomi sensazioni uniche, la mia mente volava in alto fuori dal mio corpo, ero al settimo cielo.., questo era il paradiso promesso!
La cavalcata fu meravigliosa, lo scorrere del cazzo dentro al culo mi faceva letteralmente impazzire, la sua corsa dentro e fuori la mia cavità rendeva bene l’idea di quanto fosse lunga la verga sulla quale mi ero impalato; mi sentivo pieno, colmo, quando si ritraeva sembrava che mi mancasse qualcosa, sentivo dentro un senso di vuoto e non vedevo l’ora che quel cazzo risprofondasse nel culo per placare quella sgradevole sensazione.
Mi accorsi che sotto quella monta il mio pisello eiaculò senza il bisogno di essere toccato da nessuno, lo sentii sgocciolare malgrado fossi già venuto pochi minuti prima.
Il ritmo dell’inculata si fece sempre più serrato, le battute aumentarono in maniera esponenziale fino a che distinsi chiaramente i getti del suo sperma dentro di me, uno, due, tre, ..sei, forse sette; ero in “trance” al massimo del godimento anale interiore.
Quando si ritrasse rimasi piegato in avanti ancora per qualche momento assaporando il godimento provato durante la monta mentre la sborra mi colava giù dal buco del culo lungo le cosce e per le gambe fino ad arrivare a terra.
Ma il mio delirio venne bruscamente interrotto dalla improvvisa accensione delle luci della sala che mi colsero di sorpresa, il film era finito e la sala stava per chiudere, mi tirai su velocemente i pantaloni ed uscii da dietro le tende avviandomi verso l’uscita; davanti a me vidi lui, o lei, avvolta nel suo lungo cappotto nero camminare davanti a me.
Lo seguii per qualche centinaio di metri fino a che lo vidi infilarsi in un vicolo buio e salire su un’auto che sembrava lo stesse aspettando, feci finta di niente e gli passai vicino buttando l’occhio al suo interno, notai con curiosità, che pareva esserci solo il mio amico seduto al posto del passeggero e nessuno al posto di guida; passai oltre e pensai; “Vuoi vedere che chi doveva essere alla guida si è abbassato a succhiargli il cazzo?”.
Decisi di tornare indietro proprio per sbirciare nuovamente dentro la vettura e vidi con grande soddisfazione che i miei sospetti non erano poi del tutto campati per aria, mi fermai in piedi a fianco dell’auto a godermi lo spettacolo, una testa brizzolata stava in mezzo alle sue cosce cercando di inghiottire più cazzo possibile.
Lui mi vide fuori in piedi, abbassò il finestrino dell’auto, mi tirò fuori il cazzo dai pantaloni e cominciò a succhiarmelo voracemente, poi ad un certo punto aprii la portiera dell’auto, mi fece cadere alle caviglie i pantaloni, mi calò gli slip e sollevata la testa dell’uomo che lo stava pompando mi invitò a salire in auto e a sedermi sul suo nerboruto cazzone.
Come fossi stato ipnotizzato recepii le sue parole come fossero degli ordini; salii in auto e mi calai sul suo palo che ormai conosceva bene la strada, il culo era dilatato e ancora impregnato della sborra con la quale mi aveva infarcito precedentemente, questo facilitò molto questa sua seconda penetrazione, mi lasciai andare di peso facendo sparire completamente la sua nerchia nelle mie viscere.
Chiuse la portiera dell’auto e disse all’uomo a fianco di avviare il motore e partire.
Stavamo facendo il giro turistico della città, “Milano by night”, e io lo stavo facendo muovendomi su e giù su un cazzo fantasmagorico ben piantato in me, il brizzolato che guidava ogni tanto allungava la mano destra sul mio pisello menandomelo e guardandomi quasi con invidia.
Uscimmo dalla città e ci infilammo in tangenziale, entrammo in un’area di servizio spaziosa e apparentemente poco frequentata, se non da qualche camionista alla ricerca di un posto tranquillo per farsi qualche ora di sonno.
Chi conduceva l’auto spense il motore e si tuffò fra le mie gambe ingoiandomi l’uccello.
Quando col mio ballare sulla nerchia salivo, il mio pisello gli andava fino in fondo alla gola, quando invece scendevo, lo sprofondare del cazzo dell’amico trans dentro me mi procurava la sensazione che il palo potesse arrivare fino in gola anche a me.
Nel mentre di questo esibizionistico amplesso a tre, un piccolo gruppetto di curiosi si era affollato intorno all’auto masturbandosi, sbavando e poi anche lasciandosi andare a sborrate fiume contro la carrozzeria della vettura.
Era una situazione veramente eccitante per cui non tardai molto a riempire la bocca di chi mi stava avidamente succhiando il cazzo, dopo un minuto o due a mia volta mi sentii riempito da una esplosiva eiaculazione sprigionata da quell’arnese del mio chiavatore che definire cazzo sarebbe troppo riduttivo.
Pensai che fosse tutto finito ma mi sbagliai ancora una volta, come si dice in America: “the Show must go on”.
Qualcosa in più al pubblico, in questo caso non pagante, bisognava pur concederlo.
Fui posizionato sui sedili anteriori di traverso, col culo verso lo sportello di destra e la testa verso quello di sinistra; i due miei partner con le mani mi allargarono le chiappe mostrando ai curiosoni il mio cratere eruttante, la colata di sborra sembrava non finire mai, per la buona riuscita di tutto questa esibizione andavano fatti i complimenti ai testicoli di Mario, alias Mariana, che avevano prodotto tutta questa abbondanza.
Ad un certo punto vennero aperti gli sportelli dell’auto dando inizio alla seconda parte dello show, la parte dove il pubblico veniva chiamato sul palco per partecipare in modo attivo allo spettacolo, inutile dire che non feci tempo a realizzare cosa stesse accadendo che già un cazzo era scivolato nel mio culo facilitato dal suo stato di forte umidità dovuto ai residui di sperma che ne erano fuoriusciti; confesso che sentirmi in balia di quei forsennati mi stava facendo preoccupare sinceramente, non sarebbe stato facile tenera a bada quel branco di arrapati.
Dall’altro sportello, un ospite barbuto mi afferrò la testa per i capelli esibendomi il cazzo ballonzolante davanti agli occhi, mentre con l’altra mano mi prendeva a schiaffi per obbligarmi ad aprire la bocca ed ingoiarlo.
Come al solito, in queste cose la mia resistenza risultò pari allo a zero, aperte le labbra lo sentii arrivarmi fino in gola provocandomi anche dei conati di vomito.
Quello che mi stava scopando dietro si stava apprestando a terminare la monta, mi sbattette ancora qualche minuto per poi arretrare, sfilarlo dal buco del culo e sborrarmi copiosamente sulle natiche, irrorandomi tutto il fondo schiena col frutto del suo piacere.
Sentivo via vai dietro di me, probabilmente qualcuno si stava già posizionando per una seconda cavalcata, mentre qualcun altro cominciava anche ad allungare le mani all’interno dell’abitacolo dell’auto palpandomi ovunque e cercando di afferrarmi il cazzo.
Davanti il troglodita eiaculò nella mia gola, ed io che ci tenevo alla pulizia, d’istinto inghiottii tutto per non sporcare i sedili della vettura.
Sollevai il viso e guardai fuori, la gente intorno a noi era cresciuta di numero, sette, otto, forse anche nove persone; si misero tutte in fila davanti allo sportello dell’auto in attesa di chiavarmi in bocca nella speranza che li facessi godere uno dopo l’altro; no, non ce l’avrei potuta fare, non potevo inghiottire tutta quello sperma, dovevo trovare velocemente una soluzione.
Intanto dietro era cominciato un altro giro di valzer, ma ormai il culo non lo sentivo più, si stava trasformando in una cloaca, ma quello che mi preoccupava seriamente non era la sborra che mi sarebbe finita nel culo, ma quella che mi sarebbe finita nello stomaco da quelli che attendevano in fila davanti a me.
Dopo il barbuto, fu la volta di un asiatico che infilato il cazzo tra le mie labbra mi chiavava, mi schiaffeggiava in maniera anche violenta, strillava ed inveiva nella sua lingua madre e qui però mi balenò l’idea di come far cessare il supplizio.
Mentre dietro mi avevano già riempito il culo in tre o quattro, l’asiatico si zittì di colpo, aumentò il ritmo della chiavata in bocca preludio del suo orgasmo, grugnì e venne come una fontana, lasciai scivolare fuori il cazzo dalla bocca e tutta la sborra che ne uscì fini sui sedili dell’auto.
Il proprietario della macchina, visto il disastro andò su tutte le furie insultandomi e colpendomi con due tremendi ceffoni: ”Brutto frocio rottinculo, guarda cos’hai combinato!”
La gente intorno allarmata cominciò a ritrarsi e qualcuno anche a dileguarsi, il proprietario chiuse gli sportelli dell’auto sbattendoli violentemente urlando: ”Via! Via! Andate via! Tornate a casa ad inculare le vostre mogli! Qui la festa è finita!”
Mise in moto l’auto e ripartì sgommando, io seduto sui sedili dietro cercavo di pulirmi con dei fazzolettini che mi porse amorevolmente Mariana; lei seduta davanti si voltava, mi guardava e mi sorrideva in maniera maliziosa come se avesse voluto ricominciare tutto da capo.
Durante il viaggio di ritorno finalmente ci presentammo, fu in quel momento che Mario mi disse perché aveva scelto come nome d’arte quello di Mariana, in onore di una famosa trans argentina Mariana Cordoba protagonista sul web, che non sto a spiegare per quali particolari doti fosse famosa, sicuramente le stesse per cui avevo potuto apprezzare la serata con Mario.
Il proprietario dell’auto si acquietò, mi scaricò davanti al cinema dove Mariana mi aveva conosciuto molto profondamente, mi baciò appassionatamente infilandomi la lingua in bocca e sussurrandomi all’orecchio promesse di nuove e straordinarie avventure notturne o di paradisiaci oblii; il proprietario dell’auto ripartì dopo un breve saluto.
Mariana abbassò il finestrino e mi urlò nella notte indicando la sala cinematografica: “Ci rivediamo presto! Io sono sempre qui!”
Arrivai a casa che erano le tre di notte, incrociai sulle scale un uomo che probabilmente era appena uscito dal mio appartamento, probabilmente si era scopato quella troia di mia madre che da quando abbandonò mio padre non era più riuscita a dare pace alla propria fica, alternando uomini di età diverse, tanto che mi venne addirittura il dubbio che avesse potuto farlo di mestiere.
Quando entrai in casa lei era già a letto e non da poco visto il via vai di uomini arrapati, andai in bagno a farmi un bidè, nel cestino dell’immondizia vidi qualcosa che confermò tutti i miei dubbi, un preservativo usato da poco.
Mi lavai e mi sciacqui le parti intime, seduto sul bidè inarcai la schiena come se desiderassi essere preso da dietro, mi toccai il buchetto, le sue labbra erano gonfie e turgide oltre che dischiuse, quasi penzolanti alla ricerca di qualcosa da inghiottire, il “tour de force” subito nella serata le aveva deformate in maniera definitiva, non era più un semplice buco, ma una bocca le cui labbra rigonfie si sporgevano alla ricerca di un cazzo da risucchiare al suo interno.
Mi chiesi che differenza ci sarebbe potuta essere tra una fica vogliosa e desiderosa di cazzo come quella di mia madre e il mio culetto?
Sicuramente il mio didietro sarebbe stato un po’ più fresco e appetibile, anche se, come numero di cazzi presi potrebbe anche surclassare ormai quello di mia madre; se l’uomo incrociato sulle scale fosse stato messo nelle condizioni di scegliere tra la fica di mia madre e il mio buchetto, cosa avrebbe scelto?
Oppure non avrebbe scelto e si sarebbe gettato anima e corpo in un focoso e travolgente “Menage a trois”?
Pensai maliziosamente a questo dilemma ed elaborai una soluzione di mezzo: se io fossi stato in lui, avrei scelto il culo, ma quello di mia madre.
Una bella fica come mia madre, età a parte, me la sarei sbattuta volentieri anch’io; davanti o dietro non sarebbe stato importante, visto che sicuramente i geni di questo innato essere troia non può che avermeli trasmessi lei, dovrei presumere che forse anche per lei non sarebbe stato importante dove prenderlo, perché troia si nasce, non si diventa!

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