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01 Prime esperienze


di iside59
04.11.2022    |    7.849    |    3 9.8
"Un bel giorno, o meglio sera, feci l'incontro che mi fece fare definitivamente il salto di qualità..."
Ho scoperto che raccontare le esperienze che ho vissuto da giovane mi eccita molto, durante l'ultimo racconto ho avvertito un certo languorino al culo e senza accorgermi mi sono sborrato nelle mutande e quindi ho deciso di narrare i primi episodi di questa mie esperienze gay e trans.
Una mattina, non avevo molta voglia di andare a scuola, ero negli ultimi anni del liceo e girovagavo per Milano; ero in galleria fermo a leggere il listino prezzi esposto davanti al famoso ristorante Biffi, quando un signore oltre i 50, o forse anche 60, non molto alto, con due baffetti da sparviero e un basco di pelo in testa mi si avvicinò con l'intento di attaccare bottone.
Fui un po' restio a dargli retta e cercai di evadere le sue domande, poi non riuscendo a togliermelo dalle scatole finii per accettare un suo invito ad andare al cinema.
Nella mia ingenuità mi chiesi quale potesse essere la sala cinematografica aperta alle 10 di mattina, ma quando ci arrivammo coi mezzi pubblici ebbi la risposta, via Mac Mahon verso la periferia, era una sala che proiettava film a luci rosse.
Ormai ero in ballo e ballai, rimasi sulla difensiva tutto irrigidito per un'ora, col cazzo sempre in tiro, ci voleva poco allora per farmelo diventare dritto, cercavo di respingere l'intraprendenza del baffetto che in tutti i modi cercava il contatto fisico con le mie cosce.
A metà film, con la scusa di andare a pisciare infilai le scale ed usci piantandolo in asso, ma in seguito, la curiosità di tornare in quel posto si fece sempre più forte dentro me.
Quindici giorni dopo, una di quelle mattine in cui a scuola non era il caso di andare per via di uno sciopero degli studenti andai a rifugiarmi in quel cinema.
Era un posto tranquillo, non particolarmente frequentato e a nessuno veniva in mente di romperti le balle mentre ti masturbavi; ad un certo punto mi alzai per andare in bagno, evitando così di venire sulla poltroncina e sporcarmi i jeans; entro, ci sono due cessi, uno chiuso e l'altro occupato ma con la porta socchiusa, attendo.
Dopo una manciata di minuti la porta socchiusa si aprii un po' di più, poi ancora un poco di più, all'interno un signore sui 45 anni, con pochi capelli e un giubbotto di pelle color cuoio, mi mostrò il suo arnese in erezione facendomi cenno di entrare; rimasi un attimo di stucco e poi ... obbedii.
Entrai, lui chiuse la porta col piccolo catenaccio scorrevole, che stranamente non era divelto, lo toccai, lo mossi, lo segai, lui liberò il mio dai pantaloni e mi masturbò; venni quasi subito e gli mollai il suo, lui andò avanti da solo fino a sborrare a grandi getti nella turca.
Un mese dopo ci ritornai, era un sabato pomeriggio e c'era parecchia gente.
Al cesso vi era un gran via vai e solo verso le 17, quando sembrò diminuire l'andirivieni delle anime perse, decisi di andare a pisciare.
Feci il mio bisognino tranquillamente ma quando aprii la porta per uscire chi mi ritrovai di fronte? Mi trovai di fronte il vecchio signore dai baffetti da sparviero.
Mi salutò e io risposi educatamente, ma invece di uscire io, entrò lui spingendomi indietro come se io non aspettassi altro.
Una volta dentro, chiuse la porta e si abbassò i pantaloni, mi spiattellò subito il suo cazzo in mano, con la faccia di quello che stava pensando "questa volta non mi scappi più!"
Lo menai, lui mi tirò fuori il mio e me lo segò, dopo qualche minuto mi mise la mano sulla nuca per guidarmi la bocca sul suo cazzo, io feci resistenza e lui non insistette più di tanto; continuai a menarglielo fino a che sborrò, quando cominciò a schizzare mi ritrassi per non sporcarmi le mani.
Il dado era tratto, il fatto che ogni mattina desiderassi andare in quel cinema invece che a scuola era molto significativo su quanto la cosa mi stesse coinvolgendo.
Finita la scuola ci piantai le tende in quella sala cinematografica, limitandomi alle masturbazioni veloci e a vincere la paura di sporcarmi le mani con la sborra, anzi, ora li strizzo bene i cazzi prima di lasciarli.
Un pomeriggio, un signore distinto, non oltre i quaranta, giacca, cravatta e valigetta ventiquattro ore, ordinato, con l'aria del dirigente d'azienda mi si sedette di fianco.
Cercò di attaccare discorso, sembrava molto educato, non osò più di tanto e mi chiese addirittura se dopo il film volessi andare in Motel con lui.
Io gli risposi di no, però se fosse a conoscesse qualche posticino tranquillo avrei anche potuto seguirlo.
Lui mi disse che era appena uscito dal lavoro e di luoghi all’aperto adatti al nostro scopo ne conosceva solo sulla superstrada Milano-Lecco, dove presumibilmente lui penso potesse stare di casa, per la precisione, nella carreggiata in direzione Milano, poco prima di Briosco.
Io ero dotato di anche di auto, avevo conseguito nel frattempo la patente, ma era troppo lontano e costoso per un ragazzo che frequentava ancora la scuola e quindi ci salutammo.
Un bel giorno, o meglio sera, feci l'incontro che mi fece fare definitivamente il salto di qualità.
L'auto appunto, ogni sera sul tardi mi facevo già i giri nelle zone di Milano che pullulavano di trans sudamericani.
In quel periodo, Milano di notte era "brasileiro", con certi pezzi di uomo con cazzi da paura; da lontano sembravano dei gran pezzi di figa, ma da vicino ti sfoderavano di quegli arnesi veramente spaventosi.
In una calda notte di agosto, Milano era vuota, sulle strade solo qualche trans che batte; sempre nella zona di Mac Mahon, per la precisione in via Messina, vicino alla rimessa dell’ATM, uno di loro aveva attirato la mia attenzione già da qualche giorno; non era un gran pezzo di figa, ma sicuramente sarebbe stato, secondo me, un gran bel pezzo di cazzo.
Aveva un'aria serafica, quasi materna, batteva sempre da solo, con un vestito leggero e lungo quasi fino ai piedi che ogni tanto faceva svolazzare verso l’alto per mostrare la mercanzia a chi lo approcciava.
Quella sera non l'avevo ancora visto sul suo posto di lavoro, forse anche lui era andato in villeggiatura.
“No eccolo! Porca troia!” Mi avvicinai, chissà quante volte aveva notato i miei passaggi in auto.
Quando fui vicino, alzò un braccio come se volesse chiedere un passaggio, non potevo crederci.
Mi fermai, mi guardò come se mii conoscesse da tempo e mi chiese se la potevo porto a casa, si sentiva stanca per il caldo ed inoltre era tutta la sera che faceva su e giù dalle auto dei clienti, ma solo per fare dei bei pompini, in quanto scopare in auto era, secondo lei, troppo scomodo.
Mentre guidavo ci conoscemmo un po’ meglio, io mi presentai come Paolo, che ovviamente non era il mio vero nome, lei si chiamava Maria, un nome normalissimo; mi indicò la strada, passammo il Monumentale, salimmo sul ponte che portava in Carlo Farini, girammo poi a sinistra, percorremmo la via Valtellina e ritornammo verso il ponte sullo scalo ferroviario, ma prima di salirci mi indicò un largo spartitraffico sterrato che divideva le corsie di marcia utilizzato dai residenti come parcheggio auto e mi fece segno di fermarmi sotto agli alberi.
Gli chiesi: Ma tu abiti qui? Non capivo il motivo di posteggiare l’auto, era tardi e dovevo rientrare a casa.
Mi guardò negli occhi, mi sorrise amichevolmente e mi disse con fare materno e molto rassicurante, con quell'espressione che ha il gatto quando sta per fare un sol boccone del topo: "No, questo è il posto dove io lavoro, qui è sicuro, non ci disturberà nessuno. Io adesso do a te quello che tu da giorni stai cercando, ti ho visto sai, passare e ripassare tante volte, tu vuoi casso nero, vero? Cazzo longo e duro, vero?”
Gli risposi un po' spiazzato: “Ma no, ma io, ma non eri stanca? Ma non hai detto che scopare in macchina era scomodo?”
E lei, sempre più amorevolmente, come una mamma verso il suo cucciolo: "No, no, io questa notte faccio grande strappo alla regola solo per te."
Mio Dio che fare adesso?
Mi disse di abbassare i gli schienali dei sedili anteriori, di allentare la cintura dei pantaloni e mettermi su un fianco: "Adesso tu stare molto tranquillo, rilassato, pensa a tutto tua Maria"
Sfodera il cazzo, era un po' mollo, se lo menò facendolo irrigidire velocemente, lo guardi con la coda dell'occhio e meno male che non era enorme, lo incappucciò con un preservativo, mi si avvicinò e mi sfilò pantaloni e mutande, prese qualcosa dalla borsa, forse un tubetto di crema credo, mi alzò la gamba destra e mi unse abbondantemente l'orifizio anale, mi penetrò dolcemente con un dito, poi con due e poi addirittura con tre, mi massaggiò e poi affondò più volte, mi apri dolcemente preparando il passaggio per qualcosa di evidentemente più consistente.
Mi piacque molto, moltissimo, ansimai e cercai di dilatare al massimo la mia figa anale in una attesa spasmodica dell'intrusione; si avvicinò col corpo, lo guardai ancora per paura delle dimensioni e dovetti dire che il “coso” aveva raggiunto una misura notevole, a prima vista non sembrava così grosso, ma ora che sapevo con certezza dove sarebbe finito ero preoccupato.
Puntò la sua cappella sul mio culetto oliato alla bisogna e cominciò a spingere, sentii che la cappella aveva passato l'ostacolo, si fermò qualche secondo per non traumatizzarmi, cercò di adattare lo sfintere al tronco del suo cazzo roteando un po' il bacino, poi riprese a spingere, sento strappare, leggermente, ma lui era entrato quasi tutto, era fatta; cominciò a ritrarsi e a spingere poi ancora in profondità, l'inculata era cominciata.
Non sentivo dolore e neppure piacere, ma man mano che mi stantuffava diventava più piacevole sentirlo percorrere il mio culo; pensai francamente che sarebbe stato molto più doloroso la prima volta, anche se a casa avevo già fatto pratica, giocando con le banane, le carote e altri oggetti di forma fallica.
Pensai che forse ero stato fortunato ad incontrare la persona giusta.
Subii ma non mi lamentai, anzi cominciai a trovarlo decisamente piacevole, gli andai incontro assecondando i suoi colpi in un crescendo di eccitazione, ero infoiato e contento di essermi comportato come una gran vacca.
Mentre mi martellava mi sussurrava all'orecchio: "Era questo quello che stavi tanto cercando, un casso grande e longo per tuo culo?"
Aumentò la frequenza apostrofandomi con parole in portoghese di cui non decifrai mai il significato, non sentivo più il culo e attendevo solo la sua sborrata, da gentile ed amorevole si era trasformata in un diavolo scatenato, mi sborrò nel culo dentro al preservativo e si ritrasse; indolenzito mi rigirai sulla schiena e mi tirai una sega velocissima, sborrando quasi subito ed impiastrandomi tutto.
Maria mi passò dei fazzolettini di carta, rinfoderò la sua verga dopo averla asciugata bene davanti ai miei occhi in maniera piuttosto maliziosa e quasi trionfale, lo esibiva quasi a sottolineare che quello che avevo davanti al naso era ciò che avevo cercato per mesi e che finalmente avevo trovato. Il casso che mi aveva scippato sella verginità
Si ricompose velocemente, aprì la portiera e scese, si girò e mi salutò con queste parole: "ciao Paulo, quando vuoi Maria sempre pronta" indicando con la mano il cazzo che gli penzolava tra le gambe.
Rientrai a casa e facendomi il bidè controllai la situazione, notai due piccole macchioline di sangue sulle mutande ma nulla più.
Mi spalmai della nivea rinfrescante, non avevo altro in casa, notai che il buco non era più tale, non era più un foro ma era diventato oltre che più rotondo, anche più lungo, non avevo più un semplice buco del culo ma sembravo avere delle labbra, come una fica.
Mentre me lo massaggiavo con la crema, il dito mi finì dentro e presi a muoverlo, il cazzo mi si stava irrigidendo nuovamente, ma è ora di andare a letto, domani sera magari.




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