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Gay & Bisex

Filosofare sui ruoli


di Berto747
07.10.2022    |    8.937    |    12 9.4
"” Rimise il cazzo nei pantaloni, prima di aprire la porta del gabinetto..."
Mi alzai dal tavolo e feci per allontanarmi.
“Che ti prende? Dove vai?”
“Vado al bagno.”
Daniele alzò gli occhi al cielo. Mi voltai e raggiunsi il bagno degli uomini.
Era una serata come le altre, con quattro amici, a bere un’ aperitivo al tavolo.
Discutevamo del più e del meno, di cazzi e di scopate, su come era essere passivi e come esprimevano la loro natura da superiori gli attivi. Di come doveva esserci un rapporto di parità, altrimenti non c’è gusto. Devo dire che, mentre lo dicevo, non ne ero poi del tutto convinto.
Entro nel bagno.
Per fortuna non c’era nessuno. Mi piace pisciare ai pisciatoio, ma non quando ci sono altre persone, in quel caso mi blocco e non riesco a farla. Sollevato mi portai di fronte a un pisciatoio e mi abbassai la cerniera. Non feci in tempo neppure a iniziare a pisciare che la porta sbatte ed entrò un uomo.
Doveva essere giovane, nonostante la barba scura che gli copriva la mascella e gli dava un aspetto più maturo.
Mi irrigidii e la pipì si bloccò. Sospirai irritato. Sperai che andasse a chiudersi in uno dei gabinetti, ma l’uomo si mise proprio di fianco a me.
Si aprì la cerniera con un gesto enfatico ed estrasse il cazzo quasi volesse esibirlo. Il getto di liquido dorato uscì senza problemi, mentre io restavo immobile a secco al suo fianco.
Quando il suo getto si esaurì iniziò scrollare il suo cazzo con veemenza, facendo cadere le ultime gocce. Non potei fare a meno di lanciare un’occhiata.
Era grosso come se fosse barzotto. Mi resi conto che non lo stava più semplicemente scuotendo: si stava segando. Distolsi lo sguardo imbarazzato, ma non mi allontanai.
Lui si voltò verso di me. La sua asta era ormai completamente in tiro. Era un mazza lunga e venosa, ma non troppo grande. La grossa cappella gonfia sembrava indicare che era anche molto dura.
Alzai lo sguardo dal cazzo e incrociai lo sguardo del giovane. Si passò la lingua sul labbro superiore e poi se lo morse. Era eccitante come fosse sicuro di se con la sua asta stretta nella sua mano e il mento sollevato con aria di sfida.
Sapevo che dovevo andarmene. Eppure rimasi ancora immobile. Lui fece un cenno con la testa verso il suo cazzo. Deglutii. Feci per inginocchiarmi, ma lui mi bloccò spingendomi dentro uno dei gabinetti. Appena entratati, mi spinse verso il basso e mi ritrovai con la sua nerchia di fronte al naso.
Inspirai profondamente, l’odore del suo cazzo mi inebriò a tal punto che aprii le labbra. La mia lingua umida ruotò attorno alla sua cappella, ripulendola dalle ultime gocce di piscio. Scivolò lungo la grossa vena e poi risalì lungo il dorso dell’asta.
Il suo cazzo era liscio e caldo. Morbido e allo stesso tempo duro. Infine, aprii bene la bocca e ingoiai.
Piegai la testa in maniera che il glande sfregasse contro il palato. Succhiavo e agitavo la lingua sul prepuzio.
“Ti ho sentito, – disse all’improvviso, la sua voce solida come il suo cazzo -, ti ho sentito, mentre parlavi con quelle checche dei tuoi amici. Così credi che quello fra attivo e passivo dovrebbe essere un rapporto paritario?”
Il suo tono mi fece paralizzare con il suo cazzo in bocca.
“Non ti fermare.” Mi afferrò la testa fra le mani e prese a scoparmi la bocca. “Il fatto è che questa discriminazione di valore fra essere attivo e passivo non è culturale. O almeno sicuramente prenderlo in culo è visto negativamente dalla società. Ma è visto in tal modo, perché intrinsecamente è più degradante.”
Si bloccò ed estrasse la sua asta. Un filo di saliva tenne legato il suo cazzo alle mie labbra. Mi sollevò il mento con la mano e dovetti alzare gli occhi. Lui mi fissava penetrante.
“E non solo perché sei inginocchio davanti a me. Quello è figurativo. Ma soprattutto per i privilegi propri dell’essere attivo.”
Mi afferrò le guance e me le strinse.
“C’è forse qualche papilla gustativa che da piacere da avere un cazzo un bocca? No.”
Mi riprese la testa fra le mani e affondò il suo cazzo nuovamente in gola.
“L’unico che prova piacere qui sono io. Il cazzo si è evoluto per provare piacere. E nonostante questo, tu, te lo fai mettere in bocca.”
Spinse la sua asta in profondità. La sua cappella mi sfregava la gola. Mi toglieva il respiro.
“Vedi? Tu soffochi. Non io. Eppure continui imperterrito.”
Mi lasciò la sua verga grossa e dura piantata in gola. Alzai gli occhi. Mi continuava a fissare con quel suo sguardo inquisitorio. Sul volto stampato il sorriso di chi sa di aver ragione. Aspettava solo la mia conferma.
E i miei occhi supplicarono. Mi spinse indietro la fronte ed estrasse il suo cazzo umido della mia saliva.
“È una superiorità che va oltre me e te. Possiamo discuterne, ma ti farò un altro esempio. Girati.”
Mi sollevò e mi fece ruotare. Mi spinse in basso la schiena e io dovetti appoggiare le mani alla parete.
Mi abbassò pantaloni e mutande in un unico strattone. Mi massaggiò un attimo le chiappe. Poi le allargò.
“Ora arriva un’altra prova a conferma.”
Piantò il suo cazzo nel mio culo in colpo solo. Non era la mia prima volta, anzi, ma fu talmente doloroso che non potei fare a meno di lanciare un lamento.
“Sssssh, fai piano. Che ci sentono.” Mi disse rabbioso, poi mi tappò la bocca con un mano e mi sussurrò all’orecchio. “Lo sai che io non ho provato dolore? Neppure un po’. Perché essere attivo non fa male. Prenderlo in culo fa male.”
“Potevi fare piano e non mi avrebbe fatto male.” Quasi ringhiai, cercando di staccarmi dalla sua presa. Il ragazzo mi teneva saldo, schiacciandomi contro la parente, brutale.
“Esatto, hai usato il verbo giusto: potevo. Tu non puoi scegliere che io non ti faccia male, puoi solo sperare, perché sono io che ho il “potere”. È un privilegio dell’attivo.”
“Sei uno stronzo.”
“Non credere che faccio sempre così. Se mi chiedono di essere gentile, posso esserlo. Ma solo se me lo chiedono. E se io ho voglia. Perché alla fine, quando abbiamo voglia di scopare, attivo o passivo che sia, alla fine mettiamo da parte tutte le nostre ragioni.”
Prese a muovere il bacino. Il suo cazzo entrava e usciva dalla mia carne. Un grosso bastone duro che mi invadeva nel luogo più intimo e delicato. Avanti e dietro. Avanti e dietro.
Lentamente il dolore fece spazio al piacere. Eppure io non volevo provare piacere. Non volevo dargliela vinta, ma sotto i suoi affondi sicuri, sotto i suoi colpi profondi, il mio corpo cedeva. Mi morsi la lingua, ma alla fine mi scappò un gemito. Il ragazzo rise.
“Il tuo piacere dipende totalmente da me. O meglio il tuo piacere è del tutto casuale. Mentre io controllo il piacere. Controllo il ritmo. Anche se tu non godessi, io godrei. Ma se io non godo, tu non godi.”
Le mie mani scivolavano sul muro, mentre ansimavo sommesso.
“Quando io ho il cazzo in tiro un buco lo trovo sempre. Che sia il tuo culo o, se non si può, la tua bocca. Ma se io non ho voglia, a te tocca aspettare.”
“Hai finito di dare lezioni?”
Il ragazzo scoppiò a ridere. “Preferisci che ti do qualcosa d’altro? Adesso ti sborro in culo, così finiamo la lezione.”
Mi strinse con forza i fianchi per aiutarsi a sbattermi. I colpi divennero rapidi e frenetici. Mi sembrava di avere il culo in fiamme.
Il ragazzo gemette spasmodico. Il suo volto si contorse in una smorfia di piacere. Il suo cazzo vibrava duro nel mio culo. Getti di liquido caldo mi riempirono.
Diede gli ultimi stravolti affondi per svuotarsi anche dell’ultima goccia dentro di me.
“Ancora una volta tutti i benefici sono per l’attivo. Ti ho sborrato in culo senza masturbarmi. Ora devo solo darmi una pulita veloce al cazzo, tanto la sborra è tutta dentro di te. Mentre tu… ”
Portò una mano fra le mie gambe e mi strinse il cazzo ancora in tiro.
“Tu ora dovrai masturbarti da solo. E, diciamolo, chiunque sia venuto in culo, sa che sborrare senza mani è molto meglio che segarsi.”
“Esiste anche l’orgasmo anale.” Fu l’unica cosa che riuscii a dire.
“Vero, e ne ho visti passivi venire così, ma, dimmi, tu ne hai mai avuto uno?”
Abbassai lo sguardo senza rispondere, infatti non sempre ne avevo uno. Ma quando succedeva era sublime.
“Lo immaginavo.” Prese della carta igienica e si pulì il cazzo. “Vuoi essere trattato alla stregua di un attivo? Allora fa l’attivo. Ma sappiamo entrambi che non è parte della tua natura, ti piace troppo il cazzo, quindi continuerai a inginocchiarti e succhiar cazzi. Ti piegherai ancora a 90 gradi e lascerai che ti rompano ancora il culo.”
Rimise il cazzo nei pantaloni, prima di aprire la porta del gabinetto.
“Allora ti lascio alla tua sega. Divertiti.” Svanì in un attimo.
Io ero ancora piegato a 90 gradi, le mani appoggiate alla parete, a cercare di mettere ordine nei miei pensieri, come mi aveva trattato, anche se, aveva colto nel segno. L’erezione fra le gambe era troppo insistente.
Mi piegai verso il gabinetto e mi segai frenetico. Pochi colpi di mano e schizzai fiotti di sborra nel vuoto.
Picchiai un pugno contro il muro.
Quello che mi irritava di più è che aveva ragione. Mi ero masturbato pensando ancora a lui che mi scopava, brutale, insultandomi e facendomi sentire la troia che sono realmente. Ma venire con la mano, anche se liberatorio, era stato molto meno piacevole che avere il suo cazzo infilato su per il culo, che mi stuprava.
Mi aveva dimostrato quanto la mia soddisfazione fosse secondaria, eppure mi era piaciuto. Potevo anche pretendere il rispetto, ma bastava un ragazzo carino e arrapato per farmi perdere qualunque dignità.
Mi pulii e tirai su i pantaloni, uscendo con circospezione dal gabinetto. Non c’era nessuno. Mi lavai le mani, guardando il riflesso della mia faccia sconvolta nello specchio. Mi spruzzai dell’acqua in viso e uscii.
Appena aprii la porta i rumori e le voci degli altri avventori mi riportarono alla realtà. Il mondo aveva continuato ad andare avanti, mentre ogni mia considerazione e propositi erano stati distrutti da un cazzo che mi aveva aperto il culo.
Camminai fra i tavoli con disgusto e mi accasciai sulla sedia al tavolo, dove i miei amici stavano conversando su non so quale altra cazzata.
“Che fine avevi fatto?” Mi chiese Gianni.
“Ho avuto una… profonda discussione filosofica.”
“In bagno?” Luigi inarcò uno dei suoi curati sopraccigli.
“Sì, in bagno. Non si può filosofare in bagno?”
Gianni e Luigi si scambiarono un’occhiata e alzarono le spalle, prima di riprendere la loro conversazione. Parlavano di ragazzi e di cazzi. Che originalità.
Mi raddrizzai di colpo sulla sedia. Avevo ancora la sborra di quel ragazzo in culo e si stava ribellando.
I miei amici mi chiesero preoccupati se era tutto a posto. Risposi di sì. Anche se mi era bastato ricordare di avere la sua sborra dentro di me per farmi tornare in tiro il cazzo. È proprio la mia natura.
Un uomo dietro di me si alza dal suo tavolo, facendolo mi urta la mia sedia. Istintivamente mi giro. Era lui, con il sorriso stampato in viso. Mi guarda e si scusa. Il suo sguardo incrocia il mio, rimango ammutolito, e il mio cazzo ora è sull’orlo di un orgasmo, senza nemmeno toccarlo. Aveva ragione lui…
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