Gay & Bisex

Marco


di Berto747
22.08.2022    |    8.662    |    5 9.4
"A causa del mio lavoro, che mi impegna per gran parte della giornata, facevo, e lo faccio tuttora, sempre una gran fatica a trovare persone disposte a..."
A causa del mio lavoro, che mi impegna per gran parte della giornata, facevo, e lo faccio tuttora, sempre una gran fatica a trovare persone disposte a incontrarmi negli orari in cui ero libero, ovvero il tardo pomeriggio o la sera dopo le 22.
Un giorno mi arrivò un messaggio sul cellulare:
“Se per caso mi trovassi a Bologna, pensi che ci potremmo vedere?”
Era Marco, un uomo di Rimini con cui chattavo da oltre due anni, ma che per una serie di situazioni sfavorevoli non ero mai riuscito a incontrare; a dire la verità non ci speravo tanto neanche stavolta che la cosa sarebbe andata in porto, invece dovetti ricredermi.
La settimana successiva disse che era libero e che l’indomani sarebbe venuto da me, così finalmente ci saremmo conosciuti; io ero al settimo cielo. Marco era davvero un uomo affascinante e le premesse per un travolgente incontro di sesso c’erano tutte, visto che c’eravamo scambiati foto, di nudo integrale, e visti in cam. Conoscevo bene ogni parte del suo corpo, compreso il suo uccellone da 22 cm, che desideravo da tanto tempo.
Dato che il pomeriggio non lavoravo, dissi a Marco di venire per le 15, così appena fossi uscito dal lavoro potevamo finalmente goderci il tanto desiderato incontro. Ma ancora una volta fui deluso: quando finii di lavorare lo chiamai e lui mi disse che gli si era rotta l’auto per strada, e che era ancora in autostrada, quindi andai a casa ad aspettare la sua chiamata.
Mi feci una bella doccia, un lavaggio intimo accurato e, visto che la sua chiamata ancora non arrivava, mi misi sul letto a riposare, ma l’attesa fu più lunga del previsto, tanto che per la stanchezza e la noia mi addormentai. Quando mi risvegliai, un’oretta dopo, vidi l’orologio e mi intristii: erano le 18.30. Quel giorno avevo il pomeriggio libero perché alle 20 sarei dovuto andare a lavorare, e ormai non c’era più tempo per nessun incontro.
Mandai un sms a Marco, che rispose dicendo di essere ancora alle prese con il guaio alla macchina, e che ci saremmo visti dopo il lavoro; io cominciai a pensare che mi stesse prendendo in giro e andai in azienda piuttosto sconfortato per l’ennesima occasione mancata. Verso le 23, non avendo più avuto sue notizie, mandai un altro sms. Stavolta la risposta fu tutt’altro che deludente: era in albergo, e quando volevo potevo raggiungerlo.
Presi qualche ora di permesso e uscii. Purtroppo arrivai al suo albergo verso l’una: chiesi al portiere a che piano era la stanza del mio “amico” e, dopo avergli lasciato un documento, presi l’ascensore, con un gran batticuore: quasi non riuscivo a credere che quel desiderio stava per avverarsi, era troppo bello per essere vero.
Le porte dell’ascensore si aprirono e poco dopo trovai la stanza, bussai e dopo alcuni secondi di attesa la porta si aprì e lo vidi, in tutto il suo splendore: Marco era un uomo di quasi un metro e ottanta, robusto ma assolutamente non grasso, il suo segreto, mi disse, per restare in forma non era andare in palestra, ma fare tanto sesso. Dimostrava almeno 5 o 6 anni in meno dei suoi 46, con i capelli cortissimi e un pizzetto che rendevano il suo viso ancora più bello di quanto lo fosse già, e con solo indosso dei boxer neri aderenti e una camicia aperta, mi sorrise, mostrandomi i suoi denti bianchi e perfetti, e disse “Finalmente sei arrivato!”.
Io ero alquanto agitato, purtroppo il mio carattere non si smentiva, lo salutai con un abbraccio e per smorzare un po’ la tensione gli chiesi se potevo andare a farmi una doccia, visto che al lavoro avevo sudato per tutta la sera. Sperando di superare un po’ la timidezza che mi stava bloccando; andai in bagno, mi spogliai e cominciai a far scorrere l’acqua.
Mi lavai con calma, insaponandomi bene per non lasciare sul mio corpo tracce di sudore e la doccia ebbe l’effetto sperato: mi sentivo più rilassato e sicuro di me, mi asciugai e andai nella camera da letto con solo l’asciugamano addosso. Marco mi offrì da bere, presi una coca dal mini bar e cominciammo a parlare.
Finito di bere la mia lattina ero completamente a mio agio, Marco se ne accorse e mi invitò ad avvicinarmi. Non me lo feci ripetere due volte e arrivai con il mio viso vicinissimo al suo, quando le nostre bocche furono a pochi centimetri l’una dall’altra scattò il bacio. Un bacio sensuale, erotico, lungo. Le nostre lingue si cercarono, si trovarono, si amarono, contorcendosi vogliose una contro l’altra, dando sfogo a tutto il desiderio che avevamo l’uno dell’altro.
“Ti piace baciare, eh?” disse Marco in un istante in cui la mia lingua gli aveva dato tregua “Oh sì... Ma mi piace fare anche tante altre cose” e cominciai a scendere piano, baciandogli il collo, il petto villoso e i capezzoli, che succhiai e mordicchiai con cura. Mentre facevo questo con la mano gli toccavo il suo cazzo, che divenne sempre più grosso e bagnato. “Dai, scendi giù”, esclamò Marco toccandosi il fallo con il chiaro invito a succhiarglielo, ma volevo esplorare quel corpo armonioso ancora per un po’ e ribattei “Non ancora... Scenderò piano piano” e lo feci con molta calma, accarezzando e baciando ogni centimetro della sua pelle.
Alla fine mi trovai di fronte al suo membro eretto, rivelando le sue cospicue dimensioni. Decisi che avrei dato il meglio di me per premiare quell’uomo così affascinante che era giunto da Rimini solamente per incontrarmi: lo leccai piano, solleticandogli con la lingua il frenulo, poi percorsi tutta l’asta. Con decisione lo feci entrare tutto in bocca, cominciando a succhiarlo con energia e lo sentii crescere ancora, tanto che per un attimo dovetti farlo uscire e riprendere fiato, altrimenti rischiavo di soffocare.
Ero intenzionato a farmelo entrare tutto in gola, ma l’impresa sarebbe stata alquanto ardua, visto che ormai l’erezione era completa e i 22 cm da lui dichiarati non erano affatto millantati ma alquanto reali, però non mi persi d’animo e cominciai a farlo scendere in gola. Respiravo dal naso e scendevo, arrivando con le labbra a toccare la sua peluria pubica. Quando Marco esclamò “Però... Sei bravo!” dovetti far uscire quell’asta di carne dalla mia bocca, poiché il conato di vomito era in agguato.
Mentre continuavo a giocherellare un po’ con il suo fallo, ormai durissimo, Marco prese il lubrificante e cominciò a fare altrettanto con il mio buchetto, per prepararlo all’entrata ci infilò anche un paio di dita, che, vista la mia eccitazione, entrarono senza problemi, quindi capì che era ben lubrificato e mi invitò a girarmi.
All’inizio partimmo con la classica pecorina: io ero a carponi sul letto e lui inginocchiato dietro di me, puntò la cappella sul mio sfintere e cominciò a spingere. L’entrata non fu traumatica, poiché mi aveva lubrificato alla perfezione, e le due dita mi avevano allargato a dovere. Quando il suo fallo fu dentro di me, mi resi conto che non avevo calcolato bene la lunghezza, a cui non ero certo abituato. Sentii la cappella sbattere contro la prostata, e questa è una cosa che mi procura un gran piacere e mi fa impazzire.
Marco iniziò subito a penetrarmi con energia e, nonostante ogni colpo, questa volta, mi procurasse un piccolo dolore interno, stavo godendo come poche volte era successo nella mia vita, cominciai a toccarmi ma il mio amante me lo impedì, bloccandomi le mani dietro la schiena e facendomi mettere la testa sul cuscino
“Mica vorrai venire subito... Qua ne abbiamo per molto!”.
Dopo svariati minuti in quella posizione, in cui mi sentivo completamente dominato da lui ed eccitato fino all’inverosimile, Marco volle cambiare: mi fece mettere a carponi sul bordo del letto ed egli si mise in piedi sulla moquette, aggiunse altro lubrificante al mio sfintere e ricominciò a penetrarmi, ancora più furiosamente di prima, tanto che il fastidio alla prostata aumentò, ma nonostante questo godevo ad ogni suo colpo.
Ad un certo punto, sarà stato il caldo o l’ora tarda, Marco interruppe la penetrazione “Non ce la faccio più” e mentre andava in bagno vidi il suo corpo coperto di sudore; quando tornò mi disse “Anche tu hai bisogno di una rinfrescata” e mentre andavo in bagno pensai che forse era rimasto qualche residuo di feci nel retto e che stavo facendo una pessima figura, però quando mi lavai non vidi nulla e tornai di là perplesso.
“Sapevi di avere orgasmi anali?”
La sua domanda mi sorprese alquanto
“A dire la verità no…“
“E invece ce li hai, anche se non te ne sei mai accorto”
“Oppure tu sei il primo che me li fa avere”.
Dopo questo interessante chiarimento bevemmo qualcosa e chiacchierammo per almeno mezz’ora, poi ci fu uno sguardo di intesa e fui a cavalcioni sopra di lui, con la lingua di nuovo nella su bocca.
Mentre lo baciavo, facevo lentamente ondeggiare il bacino avanti e indietro per stimolare il fallo di Marco, che rispose benissimo, diventando duro in pochi minuti, senza che neanche lo sfiorassi con la bocca. Mi fece girare ma restando sempre sopra di lui. Mi sollevò il bacino, così da potermi lubrificare di nuovo l’ano. Con quella mossa, mi ritrovai a cadere con il busto nel vuoto, verso il pavimento. Arrivai con la faccia vicino ai suoi piedi, che trovai estremamente sexy, e mi sembrò naturale cominciare a leccarli, a lui non dispiacque e mi lasciò fare.
Dopo pochi minuti Marco non resistette: era eccitatissimo e voleva di nuovo entrare in me, mi disse di sedermi sul suo uccellone e io obbedii, facendo scomparire quella lunga asta di carne all’interno del mio retto; nonostante il mio peso mi muovevo agile su e giù sopra di lui, facendo godere Marco, purtroppo però dopo qualche minuto cominciarono a farmi male le ginocchia e feci il gesto di scendere.
Il bel 46enne mi fece sdraiare su un fianco con le gambe piegate, lui si inginocchiò dietro di me facendo aderire perfettamente il suo bacino alle mie chiappe e ancora una volta ricominciò a penetrarmi. Dopo svariati minuti, mi prese e fece per girarmi, in modo da mettere le gambe in alto sopra le sue spalle. Lo fermai e gli dissi che ci volevano almeno due cuscini, da mettere sotto di me. Li mettemmo e ci ritrovammo in quella che, senza avercelo mai detto, era la posizione preferita di entrambi.
Essere penetrato a pancia in su per me è sempre bellissimo: riesco a sentire tutta la lunghezza del pene che è in me, quando mi metto a pecorina, le chiappe distanziano un po’. E ancora più eccitante, posso guardare in faccia il mio amante, rendendo il rapporto sempre un po’ speciale, direi più intimo. Ormai il mio ano era dilatato e lubrificato. Il suo cazzone, tutte le volte, usciva per tutta la sua lunghezza, restando appena in guida. Quando rientrava sentivo per intero i suoi 22cm, che sfregavano dentro il mio sfintere. questo mi faceva impazzire.
Sotto i colpi feroci di Marco, venni non mi ricordo più quante volte. Il mio ventre era un lago di sborra, non mi fermavo più. A ogni colpo che sentivo internamente sulla prostata, corrispondeva a uno schizzo. Ero in preda al delirio totale. In tutto questa eccitazione inebriante, mi venne in mente una pazzia
“Sai che cosa sarebbe il massimo?”
“Che cosa?”
“Se tu mi sborrassi nel culo”
“Oh sì... Preparati che ti riempio”
L’eccitazione di entrambi fu ancora più intensa, tanto che dopo qualche minuto sentii il caldo nettare di Marco riempire le mie viscere, e quasi all’unisono la mia pancia fu coperta dall’ennesimo, violento, orgasmo. Dalle contrazioni che ho avuto, a causa della mia eiaculazione, ho stretto il mio ano talmente tanto, che quasi ho sentito dolore quando Marco si è sfilato da me.
Mentre Marco andava in bagno io mi sdraiai sul letto. Per quanto era stato intenso, e per quanto avevo goduto, mi girava la testa. Poi fu il mio turno di andarmi a ripulire. Mentre ero seduto sul bidet vidi che dal mio retto non uscì solo lo sperma del mio amante, ma anche un po’ di sangue. Evidentemente essere penetrati per quasi un’ora da un fallo di 22 cm aveva avuto qualche piccolo inconveniente.
Mi rivestii, ma non andai via subito: quell’uomo mi affascinava così tanto che anche parlare con lui era un piacere e rimanemmo a chiacchierare fino alle 4 del mattino. Io mi sarei fatto scopare anche tutta la notte, ma dovevamo dormire almeno qualche ora. Io sarei dovuto andare al lavoro, e non potevo presentarmi completamente rincoglionito. Lui doveva riposarsi un po’, poiché l’indomani doveva ripartire per Rimini.
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