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Master William e Mistress Elizabeth portano la schiava nel club privè dell’usuraio


di padrone29
23.12.2023    |    259    |    0 8.0
"Per fortuna la donna ebbe l’orgasmo poco dopo..."
chi mi vuole contattare può scrivere a [email protected]

IIl playboy era un club prive della mala londinese. Un locale realizzato con grande senso dell’eleganza e dell’erotismo. All’entrata c’era una grande galleria di donne in topless che finiva al centro di una sala con divanetti, un grande bar al centro, un dedalo di camere da letto con vasche da bagno Jacuzzi.

Il locale era gestito da un usuraio siciliano trapiantato a Londra Alfredo, che aveva il proprio ufficio al piano superiore del locale. Le ballerine che si esibivano erano ormai delle schiave: mogli e fidanzate di chi ormai non riusciva a pagare le rate usuraie dei prestiti contratti con Alfredo.

L’uomo era un grande amico di Master William e Mistress Elizabeth in quanto questi dietro pagamento prestavano qualcuna delle loro schiave al locale.

Entrando nell’ufficio Alfredo era alle prese con un allevatore il cui bestiame era stato falcidiato dalla mucca pazza che chiedeva un prestito che credeva di essere in grado di pagare nel tempo. Era venuto accompagnato dalla bella moglie. Dall’occhio sornione di Alfredo si capiva che voleva toglierli l’azienda; infatti, lo lasciò parlare tenendo d’occhio la bella moglie.

Era una bella donna sui trent’anni, aveva due belle tette, ma si vedeva che era a disagio in quei vestiti così corti messi per l’occasione. Finito il discorso Alfredo salutò William ed Elizabeth che gli presentarono Susan dicendo che gliela avrebbero prestata per il locale per qualche tempo. L’uomo restò molto favorevolmente colpito da Susan e disse che poteva cominciare a lavorare da subito, ma che se ne sarebbe occupato personalmente solo più tardi, in quanto si doveva occupare della pollastra che aveva davanti.

La schiava venne quindi mandata al centro del locale a esibirsi come ballerina di lap dance, dopo essere stata vestita adeguatamente. Le venne messa una divisa fatta di un tanga e un grembiulino rosa.

Come ringraziamento Alfredo disse “vi regalo la moglie dell’allevatore”.

L’uomo disse poi rivolto alla donna “il programma che avevi previsto con tuo marito non prevedeva forse che dovevi a metterti a mia disposizione?”

“Più o meno si” rispose la donna

“Allora non devi deludere tuo marito e vai con i miei due amici” disse Alfredo

Le camere da letto del locale avevano uno spioncino attraverso cui tutti potevano vedere quello che succedeva all’interno, il che rendeva la donna in sensibile imbarazzo non essendo abituata a farsi vedere nuda davanti a tutti.

La donna chiese ai due padroni “Alfredo farà a pezzi mio marito?”

William rispose” È meglio che pensi per te, che sei già nei casini per conto tuo”. Lo sguardo della donna fu di annichilimento totale, il che eccitò in modo incredibile William ed Elizabeth.

Susan intanto ballava tra i tavoli del locale, era alle prese con signora anziana una vera palla di lardo che continuava a mettere banconote sotto il suo tanga mentre lei si offriva sorridente.

A un certo punto si avvicinò Alfredo dicendo alla donna “Le piace Susan? Sapesse quanti giochini sa fare con mille sterline è sua! quanto è facile fare soldi per queste puttane!”

Alla palla di grasso brillavano gli occhi e si mise subito a cercare il portafoglio nella borsetta il che fece intervenire di nuovo Alfredo che disse “non si preoccupi signora, i soldi glieli darà direttamene in camera”
Tutti videro quindi la palla di grasso che nel percorso verso la camera da letto palpava Susan pregustando il piacere che questa le avrebbe dato.

Una volta entrate nella stanza da letto la palla di lardo si mise Susan sulle ginocchia e fu presa dall’irrefrenabile voglia di infierire ordinandole di raccontare cosa sapesse fare a letto, mentre le strizzava i capezzoli con le unghie dandole un’umiliazione che credeva di non dover mai subire in vita sua.

La cicciona mise la mano tra le cosce di Susan e sentì che era già eccitata.

Le disse” Adesso apri le gambe perché voglio vedere quanto sei troia dentro!”

Non appena allargò le cosce Susan, sentì alcuni baci languidi sulle labbra da parte della cicciona la cui mano si appoggiò sulla sua figa per penetrarla con le dita.

La grassona le ordinò di leccarle i piedi. Susan era completamente impotente e sottomessa sembrava che la cicciona provasse più piacere nello schiavizzarla, che del piacere fisico che provasse nel farsi leccare i piedi.

Anche Susan però era visibilmente eccitata e la grassona lo capì mettendole due dita nella figa e disse” Sei proprio puttana dentro! Mi lecchi i piedi e ti si bagna la fica, ma adesso basta ti romperò il culo come meriti”.

La grassona mise a secco nel culo di Susan un grosso e pesante plug, per poi prendere in mano una frusta con cui colpì le tette e la figa di Susan. La donna poi prese strapon di altre forme e dimensioni, tra cui uno dotato di una punta di notevoli dimensioni procurandole parecchio dolore.

Susan urlò molto forte da quanto dolore provava, ma bastarono due ceffoni della grassona ben assestati per farla tacere.
Il supplizio però non era ancora finito, la cicciona prese un strap-on di proporzioni paurose che non fece fatica ad entrare nel suo culo visto quanto si era allargato dalle precedenti penetrazioni, ma il tempo in cui restò dentro il suo culo le parve lunghissimo. Quando il strap-on fu dentro completamente dentro il suo culo Susan capì che aveva più di trenta centimetri dentro il suo culo e quando la cicciona lo tolse fu una vera liberazione e un vero sollievo.

Il supplizio per Susan doveva però ancora finire e la cicciona le ordinò “leccami la figa!”

Susan rispose “No, non l’ho mai fatto, mi fa schifo…”

“ho pagato e devi fare quello che ti ordino o devo chiamare Alfredo per convincerti?”
Susan allora capì che non aveva più scelta e doveva leccare quella figa grassa e pelosa. L’esperienza fu tremenda la figa della donna era eccitata, puzzava i peli erano bagnati. Per fortuna la donna ebbe l’orgasmo poco dopo.
Quando la cicciona se ne andò, Susan andò in bagno e le venne da vomitare penso per una cena in che mano si era messa.





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